Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

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venerdì 10 aprile 2015

Brand New Day

Ho rivisto Sinead Kinner, questa settimana. Credo sia la prima Vyedas che abbia mai addestrato. Eravamo entrambe nella Fratellanza di Cork, lei covava molta rabbia nei confronti dell'Angelo, non tollerava la vista dei Fallen, sicura che aspettassero l'occasione propizia per vendicarsi della Caduta, per sfogare la rabbia di essere privati della Grazia. Era una bellissima ragazza dai capelli rossi, una manciata di efelidi sul viso ovale e una naturale propensione per la pittura.
In città è arrivata con la sua famiglia, visto che sua nipote sta per inaugurare una galleria fotografica; avevo sentito dire che si fosse sposata, avesse avuto dei bambini ma suo marito è morto cinque anni fa, un infarto in un'afosa Domenica estiva.
Ci siamo abbracciate, come ex compagne del liceo, siamo andate nella pasticceria di Fanny e Gwen per chiacchierare, per raccontarci anni di silenzio.
«I ragazzi erano grandi. Natalie soffrì moltissimo per la perdita del nonno, perché nostro figlio aveva divorziato.» ha fatto una pausa, un sospiro spiaciuto: «Prese la sua macchina fotografica. Neil sarebbe orgoglioso di lei, anzi sono certa che lui avesse visto il suo potenziale, sono sicura che l'abbia guidata alla fotografia in quel modo. È una Medium, l'abbiamo scoperto quando ci ha informato che Gatty, la sua cocker, dormiva ancora nella sua cesta e non si poteva rimuoverla.» ha soggiunto, come divertita.
Ho finito per chiederle come Neil avesse vissuto il suo ruolo nella Fratellanza.
«Si possono fare grandi discorsi, però il banco di prova sono i fatti. Smuovi le montagne con le parole, ma è davanti agli ostacoli che puoi essere forte.» ha detto, assaggiando la cheesecake: «Io venni uccisa da una Baali. Le sfregiai quel suo viso da puttana, comunque, Lyle prese il mio corpo, lo nascose mentre aspettava che la Congrega mi portasse indietro. Neil non poté vedermi, rimase a casa con nostra figlia di tre anni. Piangeva, gridava di volere la mamma, non mangiava, aveva una febbre nervosa, Neil era figlio unico, i genitori erano rimasti ad Arlow, dove io ero andata per la gente.» ha fatto una pausa, il dolore del ricordo è riaffiorato: «Non ha mai parlato nel dettaglio di quei giorni, ma quando sono tornata a casa... Abbiamo impiegato qualche settimana a ritrovare la serenità. Eravamo felici, turbati, spaventati, grati.» ha alzato il volto su di me: «Ci siamo confrontati, gli ho domandato perché fosse arrabbiato e non lo era con me bensì con se stesso, per non avermi protetta. Abbiamo dovuto superare questo ostacolo, senza troppe parole e con i fatti: non perdevo occasione per dimostrargli fiducia, sostegno, amore. Cercavo di passare del tempo con la famiglia, lasciavo che lui stesse con la bimba. In maniera graduale, abbiamo superato la nostra prova.» ha sorriso, ha capito perfettamente.
Ho annuito, sicura che avesse ragione: Nathaniel ed io cambieremo casa, passa più tempo con i gemelli, ci guardiamo attorno, facciamo progetti per il nostro futuro. La sera, scivolo nel letto per raggomitolarmi accanto a lui, talvolta è sveglio, altre è già addormentato, sento le sue emozioni, poi le sue braccia mi circondano, le sue mani mi accarezzano.
«Dormiamo, amore mio.» sussurro, mentre lo bacio: «Ci aspetta un nuovo giorno.» e ho la certezza, che tutto ciò sia confortante per me e per lui.

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