«Sapete, io ho
attraversato due conflitti mondiali e ho sepolti quasi tutti i miei
parenti. Ogni attimo che ci viene concesso è prezioso, perché
domani potrei perdere qualcuno che amo, perché domani potrei morire
fra le braccia di qualcuno che amo e avrei soltanto il rimpianto di
aver voltato le spalle a una serata di quiete, di chiacchiere in cui
ricordarci di essere vivi, in cui ricordarci che la vita non fa
schifo come può sembrare, dobbiamo tenerlo a mente per quando le
cose andranno davvero male. L'ho detto: la vita non è trascinarsi
dall'alba al tramonto con rabbia e dolore. Non è neppure
sopravvivere, quello. Vivere è qualcosa di più. Vivere è qualcosa
di meglio e val bene una serata. Io finirò di mangiare, tornerò a
casa dalla mia famiglia. Sarò felice di poterlo fare. Non dovete
imparare a guarire i colpi inferti al corpo, ma quelli all'anima. È
imparare a tenersi addosso le cicatrici. È imparare a convivere con
la sofferenza, con il senso di colpa, il disagio, la voglia di
mollare e comunque non perdere la voglia di ridere in compagnia, di
amare, di essere amati. Voi, questo non l'avete imparato perché
siete giovani. La vostra strada non è lastricata di lapidi come la
mia o quella di Roseclare o di David. È questa la parte più dura. È
questa la parte che richiede anni e anni di vita per essere appresa.
Andate pure. La festa prosegue un altro poco. Controllerò le Stelle
e saluterò per voi i miei gemelli.»
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