Oh my love for the first time in my life
My eyes are wide open
Oh my lover for the first time in my life
My eyes can see
I see the wind, oh I see the trees
Everything is clear in my heart.

Nathaniel è proprio in favore dell'ora
tarda e da una mole di lavoro impressionante che non gli ha permesso,
neanche chiedendo un minimo di riguardo nei suoi confronti e un pò di
pausa per riuscire a riprendersi dopo la notte insonne e la disperazione
che ne è derivata nelle ore seguenti, che si trova lì. Ha temuto e al
tempo stesso desiderato quel momento, favorito dal mal tempo e dalla
notte, per poterne fare uno proprio. Proprio e della stessa Nephilim: un
momento intimo come possono esserne altri, ma in maniera molto
differente. Ha parcheggiato abbastanza distante da Congo Square, con la
speranza che la pioggia potesse lavare via i segni di stanchezza, il
rossore degli occhi e una camminata potesse lenire quell'agitazione
perpetua che si porta appresso dalle prime ore dell'alba. Niente di
tutto questo, se non l'accentuare la stanchezza con una doccia non
richiesta e con i capelli ormai attaccati alla testa, lasciando
scivolare via in avvitamenti vari le gocce dalla chioma riccia. Sbuca da
uno degli angoli qualsiasi della piazza, con gli occhiali inforcati e
poggiati sul naso, anche se riempiti di simpatiche goccioline che gli
danno una visione a pallini, ma nonostante questo, ben deciso a
ricercare spasmodicamente la figura di Brianna, o quella della sua
versione skullizzata. È probabile non ci metta molto, nonostante la
difficoltà ulteriore e lo scrosciare continuo della pioggia,
inframezzata pure da qualche raro sprazzo di luce dovuto ai lampi e
subito dopo seguiti da tuoni assordanti. Il freddo lo sente, lo avverte,
ma quando sale d'intensità e non per il semplice fatto di essere
bagnato come un pulcino, si raddrizza bene con il tronco, schiudendo le
labbra per mormorare una semplice parola.«Brianna?»un soffio
che si perde nel temporale ma che di fatto dovrebbe arrivare alle
orecchie di Brianna, sempre che non l'abbia già adocchiata, oltre quella
siepe o quella panchina.
Brianna riconosce il proprio nome, oppure è solamente attirata dalla
figura dell'uomo che sta cercando di comunicare con lei. Non è la
persona che ha conosciuto: è divenuta umorale, spesso infastidita dai
rumori o dalla presenza degli esseri viventi, altre è depressa dalla
solitudine in cui versa. Vaga inquieta nel perimetro, senza posa perché
non avverte alcuna stanchezza, perché ha la sensazione di essere in
attesa di qualcosa o di qualcuno. «Nathaniel.» risponde,
l'ombra di un sorriso le si dipinge sul volto, una piega amara delle
labbra candide, si accosta al Medium, la voce privata d'entusiasmo è
come un'eco: «Mi spiace, io non desideravo abbandonarti. Ho girato a
lungo per il mondo, ripetevo a me stessa che non avrei avuto rimpianti,
se fossi caduta svolgendo il mio dovere, facendo qualcosa che ritenevo
giusto e quando avevo finalmente un motivo per temere la morte... Lei è
arrivata.» cerca di fronteggiarlo, le braccia ricadono lungo i fianchi, inclina il capo:
«Ho pensato tanto a te, ai miei fratelli. Non volevo causare della
sofferenza. Era la prima volta che guidavo una Fratellanza, non ho
risparmiato loro il peso della morte.» volge il profilo per
osservare la siepe, deve essere convinta di aver trascorso diversi
giorni, se non mesi come Skulls, perché ha parlato della sua sconfitta
come di un evento ormai lontano. «Mi dispiace. È colpa mia, avrei dovuto tenerti al sicuro, lontano da questa vita. Ti ho solo dato un peso in più.» mormora cupamente. È il vittimismo Skull, evidentemente.
Nathaniel finalmente l'avvista e non può fare a meno di bloccarsi e
trasalire, come se gli avessero appena conficcato un coltello tra le
costole. Trattiene persino il fiato per qualche secondo di troppo,
rilasciando poi l'aria incamerata e trattenuta in un unico sbuffo
sonoro. Non sorride, non accenna a farlo neanche per scherzo, per quanto
il destino beffardo gli abbia donato una linea della bocca perennemente
atteggiata ad una piega poco aspra e gentile. Gli occhi dietro le lenti
non smettono di percorrere la sua figura, a partire dal viso e quelle
linee che disegnano il teschio bianco e nero sul suo viso, fino alla
colorazione dei capelli e poi più giù, a scendere verso gli abiti,
cercando di individuare il punto in cui le armi le hanno portato la
morte. Si ritrova più volte a deglutire, senza per altro rispondere
sulle prime alle sue parole. Quando lo fa, è tornato a respirare a
fondo. «Non posso nascondere di essere arrabbiato...» una breve pausa. «Anzi sono incazzato nero.» non
lo nasconde e quel termine inusuale per qualcuno con la buona
educazione come il becchino, dovrebbe tranquillamente lasciare intuire
lo stato attuale del suo umore. «...Triste, infinitamente triste.» ancora una pausa.«Disperato.» lo ammette ma solo in un sussurro lieve, mentre lo sguardo si abbassa sulla punta delle proprie calzature. «Ma tornerai indietro.»
il tono si ingentilisce, mentre gli occhi vengono privati velocemente
degli occhiali, riposti poi appesi per una stanghetta allo scollo del
giubbotto blu che indossa, vanno a cercare quelli della Nephilim. «Me l'hai promesso.» si sporge in avanti, lasciando intuire tranquillamente il rossore diffuso degli occhi stessi. «E l'hai promesso anche a loro.»
non sembra una ricerca infantile di attenzione o di rassicurazione. Lo
dice con il tono fermo e sicuro di chi davvero ci crede. «Sei la cosa migliore che mi sia capitata, Brianna e non dico soltanto in questa città.» scuote piano il capo. «Non privarmene, ti prego.»
prova a sollevare la mano destra, palmo rivolto verso di lei, che pian
piano le si avvicina. Sembra quasi invitarla a fare lo stesso, anche se è
consapevole di non poterla toccare. «E di qui non me ne vado, starò con te finché ne avrai bisogno.»si sporge su un lato, pattandosi poi la mano che non è tesa verso di lei, contro la tasca del giubbotto. «Ho anche l'ombrello.» che non ha aperto, naturalmente.
Brianna è stata uccisa con una frusta d'acciaio, quindi ha lunghi tratti
lacerati sulle braccia, sulle gambe, sulla schiena ma il più profondo è
presente sull'addome. Non è stato un decesso indolore, non è stato un
decesso pietoso, quello della Nephilim. È quasi un bene che non abbia
coscienza di ciò che le è accaduto. Congiunge le mani, aggrotta la
fronte, sembra tirare su col naso ma non può farlo effettivamente. «Lo so.» risponde
a Nathaniel, non imprime troppo sentimento nel tono o negli occhi, come
se non fosse totalmente consapevole ma si muovesse in un sogno grigio: «Io
non ho mai cercato la morte. Io non ho mai voluto essere un eroe. Non
mi interessa avere la gloria, essere conosciuta come quella che si
lancia in battaglia e non bada alla sua sicurezza.» fa presente, intreccia le dita nervosamente: «Io
volevo essere una brava persona. Io volevo essere una buona sorella,
un'amica affidabile, una Nephilim coraggiosa, una donna amabile. Il
resto lo lasciavo a chi aveva il talento per essere davvero superiore,
per essere davvero un esempio per tutti.» sembra riempire i polmoni d'aria per poi rilasciarla dalle narici. «Tu hai una vita.» risponde con dolcezza: «Hai una figlia, hai i tuoi genitori. Non è giusto che te ne privi.» allunga il braccio sinistro, ma prima che le dita possano raggiungergli il viso, lo ritrae: «Spero di non dover restare così. È logorante.» ammette, rilassa i muscoli facciali: «Spero
di tornare da te. Spero di vivere, ma se non accadesse, tu non resterai
qui: andrai avanti, troverai qualcuno che non ti faccia del male, come
ho fatto io e sarai felice, più di quanto lo sei mai stato. Se vorrai
parlarmi ancora, io sarò contenta.» dice in tono rassegnato, basso: «Non posso accettare che a causa mia, tu non sia felice.» sorride tristemente, quando Nathaniel menziona l'ombrello.
Everything is clear in our world
Oh my love for the first time in my life
My mind is wide open.
Nathaniel si è soffermato giusto il
tempo necessario sulle ferite visibili ancora sul corpo incorporeo della
Nephilim. Quello per annotare mentalmente i colpi che le sono stati
inferti e quali probabilmente fatali. Non è certo un medico, ma di
ferite ne ha viste parecchie con il suo lavoro, così come ha pure
nozioni ovvie di anatomia. Uno sguardo frettoloso, scostato in tutta
velocità, come se non volesse farli notare neanche a lei, ma premendo
poi le labbra con così tanta forza da farle quasi sbiancare e trattenere
quella tristezza che torna ad affiorare, ringraziando comunque
silenziosamente la pioggia che continua a cadere. «Pensavo...» sbotta in una semi risata che gli fa storcere la bocca in un sorriso ma che ha il sapore di qualcosa di estremamente amaro. «Pensavo...»
riprende, per poi sospendersi ancora una volta mentre lo sguardo
svicola su un lato e la mano che le aveva teso, forse aspettandosi che
lei provasse anche solo a sfiorarla che vira verso la propria nuca,
grattandola. «Che fossi con un altro.» ammette dopo aver ripreso un lunga boccata d'aria. «Che idiota che sono stato.» ma
questo ultimo commento lo fa con l'ennesimo sorriso amaro ma senza
scoprire la dentatura e scuotendo con estrema lentezza il capo,
spandendo attorno qualche goccia d'acqua più o meno grande. La voce poco
più di un soffio mentre torna ad affrontare il suo sguardo.«Lo sei.»
l'espressione si indurisce, formando una solco tra le due
sopracciglia. Fa un ulteriore passo in avanti, infischiandosene del
freddo che penetra oltre gli abiti bagnati, accarezzando la pelle, le
ossa. «Sei tutto questo e anche molto di più.» di nuovo il tono è risoluto, sicuro .«Hai
affrontato il tuo nemico senza fare marcia indietro, sei un esempio di
protezione per le tue sorelle e i tuoi fratelli, se ce ne sono.» breve pausa. «E sei una donna più che amabile e amata.» corruga ulteriormente la fronte. «Non devi neanche osare...» calcando sul termine e alzando poco il mento. «Pensare il contrario.» sporge il viso in avanti. «Okay?» glielo domanda ancora in un sussurro e ingentilendo i tratti. «Smettila di dire tutte queste cose, ti prego.» chiude per alcuni istanti gli occhi, scuotendo ancora il capo. «Io sono felice anche adesso.» poi giusto per alleggerire un po' il peso. «Anche se ti darei un pugno in faccia, ad onor del vero.» ma il sorriso che le snocciola poco dopo lascia intuire chiaramente tutta l'ironia delle sue parole. «Starò qui tutta la notte.» e ancora sembra inamovibile. «E il giorno, se serve.»uno sguardo verso il cielo, storcendo la bocca. «Magari con qualche piccola pausa.» ancora il tentativo di alleggerire e accennare solo una parvenza di sorriso, stavolta.
Brianna non ha soffermato l'attenzione sulle tracce lasciate da Kairi,
ha girovagato tentando di comprendere le leggi della dimensione degli
Skulls, a lei sconosciuta e non è approda a nessuna rivelazione. Lo
scruta, si sporge come se non seguisse il filo logico dei suoi pensieri.
«Con un altro?» ripete perplessa. Lei non ha una visione nitida della sua fine, però reputa plausibile che non fosse sola. «Io sono spesso con qualcuno, dovresti saperlo.» dice con un'alzata di spalle: «Ho
i miei fratelli, ma sono appunto dei fratelli: cerco di insegnare loro
qualcosa, cerco di essere una sorella con cui confidarsi. Ho degli
amici, non tanti per la verità ma ne ho e mi piace stare con loro.»
prosegue parlare, lancia un'occhiata alla panchina, non sente
l'esigenza di sedersi, può restare immobile per ore e non rendersene
conto. «Ma ci sei solo tu.» rimarca con fermezza: «Ricordo
che quando sei passato alla Verte Etoile con i dolci, io ho pensato che
non fossi davvero interessato a me, perché mi sembrava troppo bello,
troppo semplice e naturale. Ho pensato che forse stavi cercando
qualcuno, qualcuno vicino a me o che ti facessi un po' pena o solo
simpatia.» muove la mano sinistra nell'aria, un gesto vago: «Da
quel momento, ci sei stato solo tu. Non volevo una relazione, ma quando
ho cominciato a frequentarti, a ricevere i tuoi messaggi, non ho più
visto nessun altro. Non l'ho più sentito. Non l'ho più voluto. Qualsiasi
altra ipotesi, se l'ho fatta, si è dissolta e sono stata felice.» fa una pausa, come se dovesse prendere fiato: «Non sono mai con un altro. Sono sempre stata con te.» ribadisce, ancora allunga la mano destra e la ritrae. Alle sue parole successive, non sa cosa replicare, non subito. «Nathaniel.» si morde il labbro inferiore, ma l'intero palato sembra bianco, gengive incluse:
«Non... Io penso che tu debba stare a casa, questo posto... Ci sono dei
mostri, in giro. Se avessi comprato la pistola da Morgan!» esclama risentita, il pensiero la distrae: «Non
devi restare, piove, hai bisogno di mangiare, di dormire e io non so
dove sia... Spero non mi abbiano portata in Scozia o sarebbe un bel
guaio.» sbuffa. Al solito, la distorsione del tempo, la spinge a vedere le cose in maniera particolare. «Tu conosci Anja, dille che devono proteggerti. Non voglio ti accada qualcosa.» aggiunge con uno sguardo allarmato.
Oh my lover for the first time in my life
My mind can feel
I feel the sorrow, oh I feel the dreams.
Nathaniel:
«Lascia stare.»
cerca di scacciare l'argomento con un gesto distratto della mano destra,
quasi stesse cercando di scacciare un insetto fastidioso da davanti al
naso.
«Sì ma...» arriccia il naso.
«Con un altro.»
ribadisce, come se così fosse eccezionalmente più comprensibile. Ascolta
poi tutto il resto, inconsapevolmente tirando un sospiro di sollievo.
«Sì, beh... Amici.»
calcando sul termine e ciondolando appena con il capo a destra e a
manca. Si sta ingarbugliando da solo, tanto che la mano destra viene
passata ripetutamente tra la chioma bagnata, tirando indietro le ciocche
che gli ricadevano sulla fronte.
«Non...» stringe i denti.
«Non sono una persona che fa capire molto quello che prova. Lo sai,
sono introverso, mi chiudo a riccio e tiro fuori gli aculei. So che non è
facile avere a che fare con me, comprendere quello che mi passa per la
testa.» una breve pausa.
«Sempre.» sussurra .
«Io sono sempre così, ma speravo solo che ti accorgessi di me.» si stringe nelle spalle.
«Il bicchiere d'acqua, ricordi?» allarga il sorriso che si fa più addolcito.
«È da quella sera.» e quindi di molto precedente alla sua visita alla Verte Etoile.
«Sei l'unica ad avermi fatto uscire fuori dalla corazza che mi ero creato e in cui non voglio più infilarmi, non con te.» scuote la testa.
«Io di qui non me ne vado, sia ben chiaro.»
glielo riconferma, per quanto con lo sguardo cerchi eventuali bar dove
ci sia qualcosa da mangiare e possibilmente anche un bagno. Sarà una
lunga attesa e lui è ancora vivo.
«Non sei in Scozia, sei al Dormitorio.» a bassa voce, come se anche le siepi potessero sentire.
«Alla Chiesa.» spiega, raddrizzandosi dopo essersi sporto verso di lei per quell'informazione.
«Me l'ha detto Cora.»si ritira poco per volta, per quanto tenti un azzardo, provando a sfiorarle il viso con le dita, senza riuscirci.
«Lei mi ha chiesto che cosa deve fare e mi ha confermato che ti riporteranno, tutti loro, indietro prestissimo.» rassicurazione da Medium a Skull, ma stavolta sembra crederci realmente in quello che dice.
«Non verrà nessuno e se accadesse, manderò un sms ad entrambe, d'accordo?»
Brianna resta a guardarlo, raddrizza la testa come se stesse riflettendo.
«Lo so.» mormora:
«Nel senso, posso capirlo.» specifica, purtroppo non ha molta della vivacità consueta e resta con un'espressione mesta:
«Qualche volta, mi chiedo anche se puoi essere con un'altra. Io mi fido, sia chiaro.» precisa in fretta, agita la mano sinistra per poi spostarla sulla gonna:
«Semplicemente, ho paura che tu possa trovare qualcuna che sia migliore di me.» fa una smorfia innervosita, perché è chiaro che non riesce ad esprimersi quanto desidera:
«Non è facile, non è semplice ma è la cosa più bella che mi capiti da decenni, avere a che fare con te.» piega gli angoli della bocca verso l'alto:
«Non vorrei dovermi allontanare per niente al mondo. Vorrei solo saperti felice, saperti al sicuro...» sospira o meglio, ne mima uno profondo, sta per ricadere nel vittimismo Skull. È diventata una lagna.
«Credevo
che scoprendo la verità, provassi il desiderio di prendere le distanze.
Potevi vedere, certo ma sentirselo dire è diverso. In realtà, lo
temevo. Temo qualsiasi cosa mi porti lontano.» non può realmente sentire la carezza, può vedere la mano, sembra sul punto di piangere anche se non può versare lacrime.
«Tu
sei un uomo buono, quello che fai e come lo fai è fra le cose che più
ammiro in te. Non tutti riescono a sfruttare il dono così
altruisticamente, ma tu sei generoso. L'ho visto nel tuo sguardo, l'ho
visto nel tuo sorriso. Sei l'uomo migliore che abbia incontrato.» aggiunge abbassando la voce:
«Non
saprei fare a meno di te, Nathaniel. Forse è egoismo, forse tu meriti
una donna più bella, più giovane, una donna che non abbia fardelli o
ricordi...» riprende il secondo atto della depressione spettrale:
«Sono alla chiesa.» metabolizza la notizia, deve suonarle strano, perché scrolla le spalle:
«Spero non si siano angosciati.» fa una pausa.
«Troppo.» ridimensiona le aspettative.
«Ma, sei sicuro che non ti stancherai?»
domanda verso il Medium. Può essere rivolta all'attesa che le Streghe
la strappino a questo cattivo umore, può essere rivolta alla relazione
con una Nephilim, non sta a specificarlo.

Nathaniel
sogghigna, o meglio fa sobbalzare solo le spalle in una risata più che
silenziosa e che non trova reale sfogo, se non con uno sbuffo diretto di
aria dalle narici che vibrano al passaggio.
«Scherzi?»scuote il capo.
«Sono l'uomo più noioso del mondo.» e non sembra vittimismo il suo, semplicemente prende un dato di fatto e lo propina con ironia.
«Io
voglio solo te e nessun'altra. Potrebbe anche essere la donna migliore
di questo mondo, anche se lo trovo improbabile, che io non la vorrei.»
ulteriore mezzo passo in avanti, cercando di fronteggiarla, per quanto
la distanza così ravvicinata abbia il potere di farlo rabbrividire ad
intervalli regolari, che cerca di celare irrigidendo appena i muscoli.
«Ho scelto te e non me ne pento.»
scuote la testa piano piano, con i capelli che da fradici sono
diventati miracolosamente soltanto umidi, dato che almeno ha smesso di
piovere.
«Qualsiasi cosa dovesse succedere, io non mi pento e non mi pentirò. Mai.» calca bene sulle parole.
«Ficcatelo in testa.» fa spallucce mascherando poi il gesto con una blanda carezza della guancia coperta dalla barba, contro la spalla stessa.
«Non posso dire che sia stata una passeggiata, ma ero consapevole che non ero solo io qualcosa di... » cerca la parola giusta, senza riuscire a trovarla, con tanto di aggrottarsi delle sopracciglia.
«Strano.» la parola ha una vaga sfumatura interrogativa.
«Certo,
nessuno può vantare di amare o essere amato da una avvenente centenaria
che batte qualsiasi balda venticinquenne di adesso.» e il sorriso
cede il passo ad un pericoloso tirare su con il naso e alzare
velocemente la mano destra per sfregarsi gli occhi. Insettini fastidiosi
che tormentano giovani uomini. Già che c'è, deglutisce pure un paio di
volte.
«Una donna senza fardelli e senza ricordi è un involucro vuoto. Io non voglio un'oca al fianco, voglio una donna.» calcando sul termine, tanto da far pensare che ne intenda una con la D maiuscola.
«Non mi stancherò.» glielo ribadisce e anche lui senza effettivamente entrare nel particolare, ma lasciando entrambe le vie aperte.
Brianna cerca di portare la mano sinistra sulla sua fronte, come a
spostargli una ciocca di capelli scuri, ma non riesce a muovere neanche
l'aria.
«Non sei noioso, nessuno che restaura libri antichi può esserlo.» afferma con un sorriso.
«Penso che parlare delle nostre differenze, al momento, non ci conduca a nulla.» ritrae il braccio, porta l'altra mano alla fronte:
«Lo so. Io so che sei sincero. Io non metto in dubbio quello che dici, sul serio.» parla con il nuovo tono basso, vagamente lamentoso:
«Ho paura. Ho paura perché quando accade qualcosa di così bello, di così speciale si teme arrivi qualcosa a rovinarlo.» fa presente con rammarico. Può essere una Vampira bionda, anche.
«Ho
paura di non essere abbastanza per te, di non averti dimostrato quanto
incontrarti sia stato importante, quanto mi sia stupita di essere capace
di amare e di amare come se avessi l'età che dimostravo, quanto sappia
che uomo straordinario tu sia e quanto ammiri, stimi, ami ogni lato del
tuo carattere, anche quello più ombroso perché nasconde la tua
dolcezza.» fa un passo indietro, scrolla le spalle.
«Se non ti amassi, non avrei paura. Lo so. Lo so.» muove le dita come a scacciare una mosca.
«Io... Davvero... Ti prego, perdonami.» sussurra fissandolo con dolore:
«Per
ciò che stai passando, per qualsiasi cosa possa fare in futuro di
sbagliato. Desidero unicamente il tuo bene, non mi importa dove si trovi
ma che tu lo raggiunga.» sospira di nuovo.
«Ti prego, ti prego.» allarga le braccia, spinta dall'enfasi, dalle emozioni, dal suo stato tenta di abbracciarlo:
«Non stancarti di me.» termina con un singhiozzo trattenuto.
Nathaniel osserva il gesto ma non si ritrae, per quanto la vicinanza
così stretta abbia il potere di far insinuare il freddo nella testa,
come tante capocchie di spilli. Socchiude gli occhi e stringe
semplicemente i denti, indurendo i tratti della mascella.
«Infatti è nelle dieci cose da fare per essere gioviali uomini del ventunesimo secolo.» ancora
con ironia, anche se l'espressione non lo mostra, tutto concentrato
sulla sensazione di freddo che si attenua e poi sparisce quando lei
ritira l'arto.
«Siamo qui, tutti e due e questo è già molto, no?» saltando il piccolo particolare che uno è vivo e l'altra no.
«L'ho capito e lo capisco.» replica, piegando il capo verso la spalla destra.
«E lo capirò anche in futuro. Me l'hai dimostrato in ogni modo
possibile, te l'assicuro. Anche solo il fatto di starmi a fianco, di
dormire nel mio stesso letto, di soccorrermi quando mi spalmo in piscina
dopo una caduta rovinosa dallo scivolo e soprattutto senza ridere.» ancora sbuffa aria dalle narici.
«Ti prego, basta scusarti, basta chiedermi perdono.» quando poi lei tenta di abbracciarlo, il freddo è talmente forte da fargli battere i denti.
«Non
mi stanco di te. Sei la persona di cui non mi stancherei di vedere
tutti i giorni per gli anni a venire. C'è sempre qualcosa di nuovo, di
interessante, di bello da scoprire. E quando non ce ne saranno più, non
potrò comunque separarmi da te perché sarebbe come tagliare via una
parte di me. Quella buona.» un passo indietro lo fa ora, ma solo
per cercare di avvicinarsi alla panchina e poi pattare contro la seduta,
una volta che ci si è accomodato.
«Vieni qui.» alzando comunque lo sguardo su di lei.
«Vicino a me.» una piccola pausa.
«Parliamo di quel viaggio, ti va? Lo organizziamo.»
Brianna riesce a sorridere in maniera sincera, non spensierata ma è più di quanto si creda.
«Tu hai cura delle cose, ma hai anche un mente creativa e non hai tramutato la tua abilità in una malattia.» risponde
cercando di guardarlo negli occhi. Non ha valutato l'impatto che poteva
avere su di lui, quando si scosta è chiaro che sia dispiaciuta.
«Sì, te lo dimostrerò ancora. Te lo dimostrerò ogni giorno, perché è la verità.» risponde con lo slancio di prima
:
«Ma non dubitarne, possiamo temere di perdere chi amiamo, possiamo
essere gelosi ma non dubitare del mio amore. È ciò che mi fa sentire...
Viva e non lo sono!» c'è una tetra ironia nella sua esclamazione:
«Sei
tu che mi hai mostrato perché fossi arrivata a New Orleans, perché
dovessi rimanere: non ero la migliore, però forse dovevo rimanere perché
c'era l'amore ed è l'amore che muove i passi di chi è fedele a Dio.» fa una pausa, rilassa le braccia lungo i fianchi:
«Credimi, tu sei il mio amore perciò seguirò i tuoi passi ovunque
possano portarmi, sarò felice di farlo. Se non volessi più vedermi, sarò
discreta ma ti seguirò comunque, perché tu sei il solo sentiero che
voglia percorrere.» concludere. Ritorna a studiare la siepe, pensosa:
«Non ero mai morta. Mi sono battuta, in passato ma non ho mai ucciso e non sono stata uccisa.» riflette con la fronte aggrottata.
«Non voglio tu senta freddo.» rileva, però si distrae con facilità e la prospettiva della vacanza è ben più appetibile del gelo di uno Skulls.
Everything is clear in my heart
I feel life, oh I feel love
Everything is clear in our world.