Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

Volete divertirvi con noi?
Venite qui: Winter's Tale GdR

venerdì 27 giugno 2014

Voglio te, voglio solo te!

Brianna annuisce, sa che lui sta facendo un buon ragionamento, che sta mettendo in piedi un piano attuabile ma resta perplessa, resta frenata dalla possibilità che accada qualcosa a cui non vuole neanche pensare. Valuta in rapida successione le sue conoscenze: Nephilim, Lycans, Hunters, ovvero coloro che vanificherebbero la tanto agognata discrezione: «Escludiamo Beth.» fa una pausa, mordicchia il labbro inferiore: «C'è quella ragazza, Isobel di cui mi avete parlato. Non credo sia molto ignara, anzi presumo non lo sia affatto. C'è una Strega di cui mi ha parlato Pandora, Helena ma se l'affiancassi appositamente, la mia testa sarebbe nel piatto della Custode. C'era Mansour, era un uomo ed era tutt'altro che ignaro o sprovveduto. Ha lasciato la città, penso avesse troppi ricordi qui. Tu non conosci qualcuno che abbia il tuo stesso dono?» azzarda con cautela, senza andare troppo nello specifico. «Esatto, le Streghe e i Fallen sono i soli che possono riportare indietro un morto. Ora, comprenderai che i Fallen sono restii ad aiutarci. Sono Angeli esiliati, spesso per causa nostra o che hanno visto dei fratelli cadere per via di un amore terreno. Non ho mai visto un Fallen ansioso di riportare indietro qualcuno con la scritta 'Abominio' addosso.» c'è una traccia di amarezza nella voce, qualcosa di mai realmente risolto. «Non conosco molte persone, oltre ai miei fratelli, ai nostri alleati. Non per il momento.» sorride tesa. «Io mi arrabbio.» gli assicura, sembra una bambina che deve rassicurare la mamma di essersi lavata le mani: «Ma vedi, c'è un metedo che mi ha insegnato mia cognata.» illustra, ora, un metodo favoloso per gestire le emozioni. Dove 'favoloso' è ironico. «Quando sono assalita da un'emozione negativa, molto forte... Immagino una scatola bianca, immagino di aprirla, immagino di sollevare l'emozione come fosse un sasso e immagino di chiudere la scatola.» recita con voce ferma, rilassata: «Quando sento di essere tranquilla, torno dalla scatola e cerco di esaminare il contenuto.» sorride un po' tesa. «Vedi, non mi riesce sempre ma... Se non mi controllo, io posso non rendermi utile. L'ho visto con David.» deve tacere, deve deglutire prima di parlare ancora: «L'ho visto con la morte del signor Jannigs, l'uomo che mi ha insegnato a fare dolci. Io restavo come... Stordita.» stacca una mano per muoverla in aria. «E si piange solo al buio in solitudine. Diceva mia madre.» aggiunge. «L'urlo liberatorio?» ripete, respira: «Potrebbe essere un'idea.» acconsente: «Non so bene in cosa consista e non credo si possa fare a casa tua.» abbassa il viso: «Non è facile stare con me, lo so. Dovrei essere più espansiva, io ti amo. Ti amo così tanto che non saprei cosa fare, se tu dovessi stancarti. Mi mancherebbe l'aria ma non riesco a dimostrarlo. Non quanto vorrei. Tu fai così tanto per me, io non so cosa fare per te. Non so come dirti che ti sono grata, che ti ammiro, che ti amo, che vorrei solamente stare con te. Come dicevi prima, senza... Senza che ci sia un mondo fuori, almeno per qualche giorno e poi non so se lo vuoi, se ti posso stancare, io sono così... E tu puoi avere una donna giovane, bella, una che può dimostrarti quanto la rendi felice.» scrolla la testa di nuovo.
Nathaniel l'osserva, pur non potendo sapere cosa passa in quella testolina. Rimane pure in silenzio, senza preoccuparsi che cali tra i due. Le lascia il suo tempo, quello necessario per pensare o semplicemente navigare in quello stato di quiete. «Escludiamo Beth.» annuisce e sembra concordare a pieno con lei. «Isobel...» e lascia la frase in sospeso, indeciso lui, stavolta, se rivelare o meno la sua vera natura o meglio il suo dono. Alla fine inspira fino a fondo, ampliando per bene la cassa toracica, poi sbuffa assieme aria e parole: «Lei è come me.» le rivela, ricercandone lo sguardo e mordendosi l'interno di una guancia. «Non so se voglia farlo sapere o meno quindi, te ne prego, non rivelarlo per il momento.» evidentemente è ignaro del fatto che lei abbia un'agenzia per contattare allegramente i cari defunti. «Pareva conoscere discretamente Beth, quando andai in ospedale da Pandora.» le confida: «E non credo che sia del tutto estranea a ciò che altri non riescono a vedere, ecco.» scuote poi il capo: «No, finchè non sai se puoi fidarti o meno o se c'è qualcosa che potrebbe dare potere alla tua contro parte nel trattato, evita le streghe, per il momento.» fa spallucce, anzi solo con una, quella distante dal punto in cui si trova appiccicato, praticamente, alla nephilim: «Magari, in vece del fatto di essere figli di ciò che erano prima, potrebbero aiutarvi più di tanti altri. Hai mai provato ad avvicinare qualcuno di loro? Forse potrebbero essere più ragionevoli di quel che pensi, come no.» scuote il capo e ride poi, in merito alle parole successive: «No, non sai arrabbiarti. Non ti ho mai vista arrabbiata e sei pronta a giustificare tutti.» non è un'accusa la sua, tanto che poco dopo cerca di darle qualche colpetto con la punta del naso contro la sua guancia.«È un buon modo.» sembra esserci però un seguito da come trattiene il fiato: «...Ma non sempre si può fare. A forza di lasciarti scorrere tutto addosso, di esaminare le cose solo dopo tot tempo, puoi diventare come il sasso in quella scatola. Ammucchi, ammucchi, fino a quando nella scatola non ne stanno più ed esplode.» rimane poi in silenzio per tutto il resto del discorso, sorridendo gradatamente sempre in maniera più ampia e visibile man mano che lei dice: «Me lo stai dicendo ora, ne sei cosciente?» e cerca anche di bloccarsi, tentando anche di piazzarsi davanti a lei. «Me lo dimostri sempre. Me lo stai dimostrando anche ora, nonostante il tuo cattivo umore.» abbassa la testa quel tanto che basta per arrivare all'altezza del suo viso: «Vuoi sapere cosa puoi fare per me?» una lunga pausa, con le sopracciglia che si sollevano verso l'alto: «Essere sincera. Sempre. Quando dico o faccio qualcosa che non va. Quando ti faccio arrabbiare. Quando hai voglia di me e quando invece, se capitasse, ti stancassi della mia presenza.» scuote la testa e cerca di metterle l'indice contro le labbra: «Non dire che non succederà mai o altre cose simili.» è un ammonimento, anche se l'espressione non muta e rimane addolcita. «Io non posso desiderare nessun'altra che non sia tu. Con i tuoi pregi, con i tuoi difetti.» sottolinea la frase con un lieve abbassarsi del mento che dovrebbe essere un annuire: «E certo che lo voglio, te lo chiedo da molto e poi si può sempre chiedere, no?» piega il capo su un lato. «Bene.» pausa. «E ora detto questo, al mio via, urliamo assieme. A squarciagola e finchè abbiamo aria nei polmoni.» poi ride. «E poi scappiamo in macchina o ci tirano secchiate d'acqua.» alzando pure la mano che nel frattempo ha prelevato qualcosa nella tasca, mostrandole le chiavi che fa oscillare, trattenute per l'anello metallico con il dito indice. «Tre...»pausa: «Due...» altra pausa: «Uno.» una ancora più breve: «VIA.»
Brianna ascolta, annuisce senza obiettare. «Mi pare giusto.» dice solamente, infatti, lo pensa anche. «Lascio che sia tu a valutare la situazione, ma francamente non saprei indicarti altre persone capaci di passare inosservate.» ribatte. Gli Hunters potrebbero, però non sono decisamente adatti al compito e la metà di loro è stata pure volantinata. «Potrebbero.» acconsente diplomatica: «Ne ho incontrati due, erano ragionevoli e affatto aggressivi ma poi, non sono riuscita a contattarli. Ce ne saranno altri, sicuramente ma non saprei come cercarli. Sai, spesso non hanno una bassa opinione di ciò che sono e visto quello che sono stati in passato è comprensibile.» accenna una giustificazione, ad onor del vero è sempre ansiosa con i Fallen. «Mi piacerebbe conoscerne bene uno, però. Se non mi vede come un'onta alla sua stirpe.» specifica, ché di insulti ha fatto il pieno nel corso degli anni. «Può darsi, ma la rabbia porta alla violenza.» tenta di riparare, subito passa all'estremo. Ride e si gira per cercare di toccare il ponte degli occhiali con l'indice. «Lo so che hai ragione, ma io non posso lamentarmi, arrabbiarmi. Ho tutto, c'è gente che non ha nulla. Quella ragazza ammalata di cancro, quel Demone... Pandora condannata a custodire i Mali e altri ancora. Io sono circondata dall'affetto, dalla stima, ho un compito, ho te.» agita la mano in aria. Risponde annuendo, sembra sul punto di commuoversi, ma ripara baciandolo con trasporto. «Lo prometto. Se ci fermiamo da me, prendo qualcosa da vestire, avviso i ragazzi e resto sino a Lunedì.» propone di botto. È un principio. Se acconsentisse, uscirebbe con uno zaino in meno di venti minuti. È sicura che i suoi amati pargoli non moriranno di dolore. «Oh... Diamine.» ride. Si guarda attorno, ma poi annuisce. Aspetta, ride piano ma al 'Via' di Nathaniel, griderà abbastanza forte da far accendere qualche finestra, per un attimo sembra che stia mutando perché gli occhi hanno pagliuzze argentate e l'aura è un'onda che inizia a essere un bagliore azzurro, poi si esaurisce anche la voce si fa rauca e la fuga è inevitabile. 

Voglio te, solo te!
Lascia che il mio cuore
lo ripeta senza fine.
Tutti i desideri che mi distraggono
di giorno e di notte
in sostanza sono fasulli e vani.
Come la notte tiene nascosta nel buio
l'ansia di luce
così nel profondo del mio cuore
senza ch'io me ne renda conto
un grido risuona:
Voglio te, solo te!
Come la tempesta cerca la quiete
mentre ancora lotta contro la quiete
con tutte le sue forze
così io mi ribello e lotto
contro il tuo amore
ma grido che voglio te, solo te.

giovedì 12 giugno 2014

Oh My Love

Oh my love for the first time in my life
My eyes are wide open
Oh my lover for the first time in my life
My eyes can see
I see the wind, oh I see the trees
Everything is clear in my heart.

Nathaniel è proprio in favore dell'ora tarda e da una mole di lavoro impressionante che non gli ha permesso, neanche chiedendo un minimo di riguardo nei suoi confronti e un pò di pausa per riuscire a riprendersi dopo la notte insonne e la disperazione che ne è derivata nelle ore seguenti, che si trova lì. Ha temuto e al tempo stesso desiderato quel momento, favorito dal mal tempo e dalla notte, per poterne fare uno proprio. Proprio e della stessa Nephilim: un momento intimo come possono esserne altri, ma in maniera molto differente. Ha parcheggiato abbastanza distante da Congo Square, con la speranza che la pioggia potesse lavare via i segni di stanchezza, il rossore degli occhi e una camminata potesse lenire quell'agitazione perpetua che si porta appresso dalle prime ore dell'alba. Niente di tutto questo, se non l'accentuare la stanchezza con una doccia non richiesta e con i capelli ormai attaccati alla testa, lasciando scivolare via in avvitamenti vari le gocce dalla chioma riccia. Sbuca da uno degli angoli qualsiasi della piazza, con gli occhiali inforcati e poggiati sul naso, anche se riempiti di simpatiche goccioline che gli danno una visione a pallini, ma nonostante questo, ben deciso a ricercare spasmodicamente la figura di Brianna, o quella della sua versione skullizzata. È probabile non ci metta molto, nonostante la difficoltà ulteriore e lo scrosciare continuo della pioggia, inframezzata pure da qualche raro sprazzo di luce dovuto ai lampi e subito dopo seguiti da tuoni assordanti. Il freddo lo sente, lo avverte, ma quando sale d'intensità e non per il semplice fatto di essere bagnato come un pulcino, si raddrizza bene con il tronco, schiudendo le labbra per mormorare una semplice parola.«Brianna?»un soffio che si perde nel temporale ma che di fatto dovrebbe arrivare alle orecchie di Brianna, sempre che non l'abbia già adocchiata, oltre quella siepe o quella panchina.
Brianna riconosce il proprio nome, oppure è solamente attirata dalla figura dell'uomo che sta cercando di comunicare con lei. Non è la persona che ha conosciuto: è divenuta umorale, spesso infastidita dai rumori o dalla presenza degli esseri viventi, altre è depressa dalla solitudine in cui versa. Vaga inquieta nel perimetro, senza posa perché non avverte alcuna stanchezza, perché ha la sensazione di essere in attesa di qualcosa o di qualcuno. «Nathaniel.» risponde, l'ombra di un sorriso le si dipinge sul volto, una piega amara delle labbra candide, si accosta al Medium, la voce privata d'entusiasmo è come un'eco: «Mi spiace, io non desideravo abbandonarti. Ho girato a lungo per il mondo, ripetevo a me stessa che non avrei avuto rimpianti, se fossi caduta svolgendo il mio dovere, facendo qualcosa che ritenevo giusto e quando avevo finalmente un motivo per temere la morte... Lei è arrivata.» cerca di fronteggiarlo, le braccia ricadono lungo i fianchi, inclina il capo: «Ho pensato tanto a te, ai miei fratelli. Non volevo causare della sofferenza. Era la prima volta che guidavo una Fratellanza, non ho risparmiato loro il peso della morte.» volge il profilo per osservare la siepe, deve essere convinta di aver trascorso diversi giorni, se non mesi come Skulls, perché ha parlato della sua sconfitta come di un evento ormai lontano. «Mi dispiace. È colpa mia, avrei dovuto tenerti al sicuro, lontano da questa vita. Ti ho solo dato un peso in più.» mormora cupamente. È il vittimismo Skull, evidentemente.
Nathaniel finalmente l'avvista e non può fare a meno di bloccarsi e trasalire, come se gli avessero appena conficcato un coltello tra le costole. Trattiene persino il fiato per qualche secondo di troppo, rilasciando poi l'aria incamerata e trattenuta in un unico sbuffo sonoro. Non sorride, non accenna a farlo neanche per scherzo, per quanto il destino beffardo gli abbia donato una linea della bocca perennemente atteggiata ad una piega poco aspra e gentile. Gli occhi dietro le lenti non smettono di percorrere la sua figura, a partire dal viso e quelle linee che disegnano il teschio bianco e nero sul suo viso, fino alla colorazione dei capelli e poi più giù, a scendere verso gli abiti, cercando di individuare il punto in cui le armi le hanno portato la morte. Si ritrova più volte a deglutire, senza per altro rispondere sulle prime alle sue parole. Quando lo fa, è tornato a respirare a fondo. «Non posso nascondere di essere arrabbiato...» una breve pausa. «Anzi sono incazzato nero.» non lo nasconde e quel termine inusuale per qualcuno con la buona educazione come il becchino, dovrebbe tranquillamente lasciare intuire lo stato attuale del suo umore. «...Triste, infinitamente triste.» ancora una pausa.«Disperato.» lo ammette ma solo in un sussurro lieve, mentre lo sguardo si abbassa sulla punta delle proprie calzature. «Ma tornerai indietro.» il tono si ingentilisce, mentre gli occhi vengono privati velocemente degli occhiali, riposti poi appesi per una stanghetta allo scollo del giubbotto blu che indossa, vanno a cercare quelli della Nephilim. «Me l'hai promesso.» si sporge in avanti, lasciando intuire tranquillamente il rossore diffuso degli occhi stessi. «E l'hai promesso anche a loro.» non sembra una ricerca infantile di attenzione o di rassicurazione. Lo dice con il tono fermo e sicuro di chi davvero ci crede. «Sei la cosa migliore che mi sia capitata, Brianna e non dico soltanto in questa città.» scuote piano il capo. «Non privarmene, ti prego.» prova a sollevare la mano destra, palmo rivolto verso di lei, che pian piano le si avvicina. Sembra quasi invitarla a fare lo stesso, anche se è consapevole di non poterla toccare. «E di qui non me ne vado, starò con te finché ne avrai bisogno.»si sporge su un lato, pattandosi poi la mano che non è tesa verso di lei, contro la tasca del giubbotto. «Ho anche l'ombrello.» che non ha aperto, naturalmente.
Brianna è stata uccisa con una frusta d'acciaio, quindi ha lunghi tratti lacerati sulle braccia, sulle gambe, sulla schiena ma il più profondo è presente sull'addome. Non è stato un decesso indolore, non è stato un decesso pietoso, quello della Nephilim. È quasi un bene che non abbia coscienza di ciò che le è accaduto. Congiunge le mani, aggrotta la fronte, sembra tirare su col naso ma non può farlo effettivamente. «Lo so.» risponde a Nathaniel, non imprime troppo sentimento nel tono o negli occhi, come se non fosse totalmente consapevole ma si muovesse in un sogno grigio: «Io non ho mai cercato la morte. Io non ho mai voluto essere un eroe. Non mi interessa avere la gloria, essere conosciuta come quella che si lancia in battaglia e non bada alla sua sicurezza.» fa presente, intreccia le dita nervosamente: «Io volevo essere una brava persona. Io volevo essere una buona sorella, un'amica affidabile, una Nephilim coraggiosa, una donna amabile. Il resto lo lasciavo a chi aveva il talento per essere davvero superiore, per essere davvero un esempio per tutti.» sembra riempire i polmoni d'aria per poi rilasciarla dalle narici. «Tu hai una vita.» risponde con dolcezza: «Hai una figlia, hai i tuoi genitori. Non è giusto che te ne privi.» allunga il braccio sinistro, ma prima che le dita possano raggiungergli il viso, lo ritrae: «Spero di non dover restare così. È logorante.» ammette, rilassa i muscoli facciali: «Spero di tornare da te. Spero di vivere, ma se non accadesse, tu non resterai qui: andrai avanti, troverai qualcuno che non ti faccia del male, come ho fatto io e sarai felice, più di quanto lo sei mai stato. Se vorrai parlarmi ancora, io sarò contenta.» dice in tono rassegnato, basso: «Non posso accettare che a causa mia, tu non sia felice.» sorride tristemente, quando Nathaniel menziona l'ombrello.
Everything is clear in our world
Oh my love for the first time in my life
My mind is wide open.
Nathaniel si è soffermato giusto il tempo necessario sulle ferite visibili ancora sul corpo incorporeo della Nephilim. Quello per annotare mentalmente i colpi che le sono stati inferti e quali probabilmente fatali. Non è certo un medico, ma di ferite ne ha viste parecchie con il suo lavoro, così come ha pure nozioni ovvie di anatomia. Uno sguardo frettoloso, scostato in tutta velocità, come se non volesse farli notare neanche a lei, ma premendo poi le labbra con così tanta forza da farle quasi sbiancare e trattenere quella tristezza che torna ad affiorare, ringraziando comunque silenziosamente la pioggia che continua a cadere. «Pensavo...» sbotta in una semi risata che gli fa storcere la bocca in un sorriso ma che ha il sapore di qualcosa di estremamente amaro. «Pensavo...» riprende, per poi sospendersi ancora una volta mentre lo sguardo svicola su un lato e la mano che le aveva teso, forse aspettandosi che lei provasse anche solo a sfiorarla che vira verso la propria nuca, grattandola. «Che fossi con un altro.» ammette dopo aver ripreso un lunga boccata d'aria. «Che idiota che sono stato.» ma questo ultimo commento lo fa con l'ennesimo sorriso amaro ma senza scoprire la dentatura e scuotendo con estrema lentezza il capo, spandendo attorno qualche goccia d'acqua più o meno grande. La voce poco più di un soffio mentre torna ad affrontare il suo sguardo.«Lo sei.» l'espressione si indurisce, formando una solco tra le due sopracciglia. Fa un ulteriore passo in avanti, infischiandosene del freddo che penetra oltre gli abiti bagnati, accarezzando la pelle, le ossa. «Sei tutto questo e anche molto di più.» di nuovo il tono è risoluto, sicuro .«Hai affrontato il tuo nemico senza fare marcia indietro, sei un esempio di protezione per le tue sorelle e i tuoi fratelli, se ce ne sono.» breve pausa. «E sei una donna più che amabile e amata.» corruga ulteriormente la fronte. «Non devi neanche osare...» calcando sul termine e alzando poco il mento. «Pensare il contrario.» sporge il viso in avanti. «Okay?» glielo domanda ancora in un sussurro e ingentilendo i tratti. «Smettila di dire tutte queste cose, ti prego.» chiude per alcuni istanti gli occhi, scuotendo ancora il capo. «Io sono felice anche adesso.» poi giusto per alleggerire un po' il peso. «Anche se ti darei un pugno in faccia, ad onor del vero.» ma il sorriso che le snocciola poco dopo lascia intuire chiaramente tutta l'ironia delle sue parole. «Starò qui tutta la notte.» e ancora sembra inamovibile. «E il giorno, se serve.»uno sguardo verso il cielo, storcendo la bocca. «Magari con qualche piccola pausa.» ancora il tentativo di alleggerire e accennare solo una parvenza di sorriso, stavolta.
Brianna non ha soffermato l'attenzione sulle tracce lasciate da Kairi, ha girovagato tentando di comprendere le leggi della dimensione degli Skulls, a lei sconosciuta e non è approda a nessuna rivelazione. Lo scruta, si sporge come se non seguisse il filo logico dei suoi pensieri. «Con un altro?» ripete perplessa. Lei non ha una visione nitida della sua fine, però reputa plausibile che non fosse sola. «Io sono spesso con qualcuno, dovresti saperlo.» dice con un'alzata di spalle: «Ho i miei fratelli, ma sono appunto dei fratelli: cerco di insegnare loro qualcosa, cerco di essere una sorella con cui confidarsi. Ho degli amici, non tanti per la verità ma ne ho e mi piace stare con loro.» prosegue parlare, lancia un'occhiata alla panchina, non sente l'esigenza di sedersi, può restare immobile per ore e non rendersene conto. «Ma ci sei solo tu.» rimarca con fermezza: «Ricordo che quando sei passato alla Verte Etoile con i dolci, io ho pensato che non fossi davvero interessato a me, perché mi sembrava troppo bello, troppo semplice e naturale. Ho pensato che forse stavi cercando qualcuno, qualcuno vicino a me o che ti facessi un po' pena o solo simpatia.» muove la mano sinistra nell'aria, un gesto vago: «Da quel momento, ci sei stato solo tu. Non volevo una relazione, ma quando ho cominciato a frequentarti, a ricevere i tuoi messaggi, non ho più visto nessun altro. Non l'ho più sentito. Non l'ho più voluto. Qualsiasi altra ipotesi, se l'ho fatta, si è dissolta e sono stata felice.» fa una pausa, come se dovesse prendere fiato: «Non sono mai con un altro. Sono sempre stata con te.» ribadisce, ancora allunga la mano destra e la ritrae. Alle sue parole successive, non sa cosa replicare, non subito. «Nathaniel.» si morde il labbro inferiore, ma l'intero palato sembra bianco, gengive incluse: «Non... Io penso che tu debba stare a casa, questo posto... Ci sono dei mostri, in giro. Se avessi comprato la pistola da Morgan!» esclama risentita, il pensiero la distrae: «Non devi restare, piove, hai bisogno di mangiare, di dormire e io non so dove sia... Spero non mi abbiano portata in Scozia o sarebbe un bel guaio.» sbuffa. Al solito, la distorsione del tempo, la spinge a vedere le cose in maniera particolare. «Tu conosci Anja, dille che devono proteggerti. Non voglio ti accada qualcosa.» aggiunge con uno sguardo allarmato.
Oh my lover for the first time in my life
My mind can feel
I feel the sorrow, oh I feel the dreams.
Nathaniel: «Lascia stare.» cerca di scacciare l'argomento con un gesto distratto della mano destra, quasi stesse cercando di scacciare un insetto fastidioso da davanti al naso. «Sì ma...» arriccia il naso. «Con un altro.» ribadisce, come se così fosse eccezionalmente più comprensibile. Ascolta poi tutto il resto, inconsapevolmente tirando un sospiro di sollievo. «Sì, beh... Amici.» calcando sul termine e ciondolando appena con il capo a destra e a manca. Si sta ingarbugliando da solo, tanto che la mano destra viene passata ripetutamente tra la chioma bagnata, tirando indietro le ciocche che gli ricadevano sulla fronte. «Non...» stringe i denti. «Non sono una persona che fa capire molto quello che prova. Lo sai, sono introverso, mi chiudo a riccio e tiro fuori gli aculei. So che non è facile avere a che fare con me, comprendere quello che mi passa per la testa.» una breve pausa. «Sempre.» sussurra .«Io sono sempre così, ma speravo solo che ti accorgessi di me.» si stringe nelle spalle. «Il bicchiere d'acqua, ricordi?» allarga il sorriso che si fa più addolcito. «È da quella sera.» e quindi di molto precedente alla sua visita alla Verte Etoile. «Sei l'unica ad avermi fatto uscire fuori dalla corazza che mi ero creato e in cui non voglio più infilarmi, non con te.» scuote la testa. «Io di qui non me ne vado, sia ben chiaro.» glielo riconferma, per quanto con lo sguardo cerchi eventuali bar dove ci sia qualcosa da mangiare e possibilmente anche un bagno. Sarà una lunga attesa e lui è ancora vivo. «Non sei in Scozia, sei al Dormitorio.» a bassa voce, come se anche le siepi potessero sentire. «Alla Chiesa.» spiega, raddrizzandosi dopo essersi sporto verso di lei per quell'informazione. «Me l'ha detto Cora.»si ritira poco per volta, per quanto tenti un azzardo, provando a sfiorarle il viso con le dita, senza riuscirci. «Lei mi ha chiesto che cosa deve fare e mi ha confermato che ti riporteranno, tutti loro, indietro prestissimo.» rassicurazione da Medium a Skull, ma stavolta sembra crederci realmente in quello che dice. «Non verrà nessuno e se accadesse, manderò un sms ad entrambe, d'accordo?»
Brianna resta a guardarlo, raddrizza la testa come se stesse riflettendo. «Lo so.» mormora: «Nel senso, posso capirlo.» specifica, purtroppo non ha molta della vivacità consueta e resta con un'espressione mesta: «Qualche volta, mi chiedo anche se puoi essere con un'altra. Io mi fido, sia chiaro.» precisa in fretta, agita la mano sinistra per poi spostarla sulla gonna: «Semplicemente, ho paura che tu possa trovare qualcuna che sia migliore di me.» fa una smorfia innervosita, perché è chiaro che non riesce ad esprimersi quanto desidera: «Non è facile, non è semplice ma è la cosa più bella che mi capiti da decenni, avere a che fare con te.» piega gli angoli della bocca verso l'alto: «Non vorrei dovermi allontanare per niente al mondo. Vorrei solo saperti felice, saperti al sicuro...» sospira o meglio, ne mima uno profondo, sta per ricadere nel vittimismo Skull. È diventata una lagna. «Credevo che scoprendo la verità, provassi il desiderio di prendere le distanze. Potevi vedere, certo ma sentirselo dire è diverso. In realtà, lo temevo. Temo qualsiasi cosa mi porti lontano.» non può realmente sentire la carezza, può vedere la mano, sembra sul punto di piangere anche se non può versare lacrime. «Tu sei un uomo buono, quello che fai e come lo fai è fra le cose che più ammiro in te. Non tutti riescono a sfruttare il dono così altruisticamente, ma tu sei generoso. L'ho visto nel tuo sguardo, l'ho visto nel tuo sorriso. Sei l'uomo migliore che abbia incontrato.» aggiunge abbassando la voce: «Non saprei fare a meno di te, Nathaniel. Forse è egoismo, forse tu meriti una donna più bella, più giovane, una donna che non abbia fardelli o ricordi...» riprende il secondo atto della depressione spettrale: «Sono alla chiesa.» metabolizza la notizia, deve suonarle strano, perché scrolla le spalle: «Spero non si siano angosciati.» fa una pausa. «Troppo.» ridimensiona le aspettative. «Ma, sei sicuro che non ti stancherai?» domanda verso il Medium. Può essere rivolta all'attesa che le Streghe la strappino a questo cattivo umore, può essere rivolta alla relazione con una Nephilim, non sta a specificarlo.
Nathaniel sogghigna, o meglio fa sobbalzare solo le spalle in una risata più che silenziosa e che non trova reale sfogo, se non con uno sbuffo diretto di aria dalle narici che vibrano al passaggio. «Scherzi?»scuote il capo. «Sono l'uomo più noioso del mondo.» e non sembra vittimismo il suo, semplicemente prende un dato di fatto e lo propina con ironia. «Io voglio solo te e nessun'altra. Potrebbe anche essere la donna migliore di questo mondo, anche se lo trovo improbabile, che io non la vorrei.» ulteriore mezzo passo in avanti, cercando di fronteggiarla, per quanto la distanza così ravvicinata abbia il potere di farlo rabbrividire ad intervalli regolari, che cerca di celare irrigidendo appena i muscoli. «Ho scelto te e non me ne pento.» scuote la testa piano piano, con i capelli che da fradici sono diventati miracolosamente soltanto umidi, dato che almeno ha smesso di piovere. «Qualsiasi cosa dovesse succedere, io non mi pento e non mi pentirò. Mai.» calca bene sulle parole. «Ficcatelo in testa.» fa spallucce mascherando poi il gesto con una blanda carezza della guancia coperta dalla barba, contro la spalla stessa. «Non posso dire che sia stata una passeggiata, ma ero consapevole che non ero solo io qualcosa di... » cerca la parola giusta, senza riuscire a trovarla, con tanto di aggrottarsi delle sopracciglia. «Strano.» la parola ha una vaga sfumatura interrogativa. «Certo, nessuno può vantare di amare o essere amato da una avvenente centenaria che batte qualsiasi balda venticinquenne di adesso.» e il sorriso cede il passo ad un pericoloso tirare su con il naso e alzare velocemente la mano destra per sfregarsi gli occhi. Insettini fastidiosi che tormentano giovani uomini. Già che c'è, deglutisce pure un paio di volte. «Una donna senza fardelli e senza ricordi è un involucro vuoto. Io non voglio un'oca al fianco, voglio una donna.» calcando sul termine, tanto da far pensare che ne intenda una con la D maiuscola. «Non mi stancherò.» glielo ribadisce e anche lui senza effettivamente entrare nel particolare, ma lasciando entrambe le vie aperte.
Brianna cerca di portare la mano sinistra sulla sua fronte, come a spostargli una ciocca di capelli scuri, ma non riesce a muovere neanche l'aria. «Non sei noioso, nessuno che restaura libri antichi può esserlo.» afferma con un sorriso. «Penso che parlare delle nostre differenze, al momento, non ci conduca a nulla.» ritrae il braccio, porta l'altra mano alla fronte: «Lo so. Io so che sei sincero. Io non metto in dubbio quello che dici, sul serio.» parla con il nuovo tono basso, vagamente lamentoso: «Ho paura. Ho paura perché quando accade qualcosa di così bello, di così speciale si teme arrivi qualcosa a rovinarlo.» fa presente con rammarico. Può essere una Vampira bionda, anche. «Ho paura di non essere abbastanza per te, di non averti dimostrato quanto incontrarti sia stato importante, quanto mi sia stupita di essere capace di amare e di amare come se avessi l'età che dimostravo, quanto sappia che uomo straordinario tu sia e quanto ammiri, stimi, ami ogni lato del tuo carattere, anche quello più ombroso perché nasconde la tua dolcezza.» fa un passo indietro, scrolla le spalle. «Se non ti amassi, non avrei paura. Lo so. Lo so.» muove le dita come a scacciare una mosca. «Io... Davvero... Ti prego, perdonami.» sussurra fissandolo con dolore: «Per ciò che stai passando, per qualsiasi cosa possa fare in futuro di sbagliato. Desidero unicamente il tuo bene, non mi importa dove si trovi ma che tu lo raggiunga.» sospira di nuovo. «Ti prego, ti prego.» allarga le braccia, spinta dall'enfasi, dalle emozioni, dal suo stato tenta di abbracciarlo: «Non stancarti di me.» termina con un singhiozzo trattenuto.
Nathaniel osserva il gesto ma non si ritrae, per quanto la vicinanza così stretta abbia il potere di far insinuare il freddo nella testa, come tante capocchie di spilli. Socchiude gli occhi e stringe semplicemente i denti, indurendo i tratti della mascella. «Infatti è nelle dieci cose da fare per essere gioviali uomini del ventunesimo secolo.» ancora con ironia, anche se l'espressione non lo mostra, tutto concentrato sulla sensazione di freddo che si attenua e poi sparisce quando lei ritira l'arto. «Siamo qui, tutti e due e questo è già molto, no?» saltando il piccolo particolare che uno è vivo e l'altra no. «L'ho capito e lo capisco.» replica, piegando il capo verso la spalla destra. «E lo capirò anche in futuro. Me l'hai dimostrato in ogni modo possibile, te l'assicuro. Anche solo il fatto di starmi a fianco, di dormire nel mio stesso letto, di soccorrermi quando mi spalmo in piscina dopo una caduta rovinosa dallo scivolo e soprattutto senza ridere.» ancora sbuffa aria dalle narici. «Ti prego, basta scusarti, basta chiedermi perdono.» quando poi lei tenta di abbracciarlo, il freddo è talmente forte da fargli battere i denti. «Non mi stanco di te. Sei la persona di cui non mi stancherei di vedere tutti i giorni per gli anni a venire. C'è sempre qualcosa di nuovo, di interessante, di bello da scoprire. E quando non ce ne saranno più, non potrò comunque separarmi da te perché sarebbe come tagliare via una parte di me. Quella buona.» un passo indietro lo fa ora, ma solo per cercare di avvicinarsi alla panchina e poi pattare contro la seduta, una volta che ci si è accomodato. «Vieni qui.» alzando comunque lo sguardo su di lei. «Vicino a me.» una piccola pausa. «Parliamo di quel viaggio, ti va? Lo organizziamo.»
Brianna riesce a sorridere in maniera sincera, non spensierata ma è più di quanto si creda. «Tu hai cura delle cose, ma hai anche un mente creativa e non hai tramutato la tua abilità in una malattia.» risponde cercando di guardarlo negli occhi. Non ha valutato l'impatto che poteva avere su di lui, quando si scosta è chiaro che sia dispiaciuta. «Sì, te lo dimostrerò ancora. Te lo dimostrerò ogni giorno, perché è la verità.» risponde con lo slancio di prima: «Ma non dubitarne, possiamo temere di perdere chi amiamo, possiamo essere gelosi ma non dubitare del mio amore. È ciò che mi fa sentire... Viva e non lo sono!» c'è una tetra ironia nella sua esclamazione: «Sei tu che mi hai mostrato perché fossi arrivata a New Orleans, perché dovessi rimanere: non ero la migliore, però forse dovevo rimanere perché c'era l'amore ed è l'amore che muove i passi di chi è fedele a Dio.» fa una pausa, rilassa le braccia lungo i fianchi: «Credimi, tu sei il mio amore perciò seguirò i tuoi passi ovunque possano portarmi, sarò felice di farlo. Se non volessi più vedermi, sarò discreta ma ti seguirò comunque, perché tu sei il solo sentiero che voglia percorrere.» concludere. Ritorna a studiare la siepe, pensosa: «Non ero mai morta. Mi sono battuta, in passato ma non ho mai ucciso e non sono stata uccisa.» riflette con la fronte aggrottata. «Non voglio tu senta freddo.» rileva, però si distrae con facilità e la prospettiva della vacanza è ben più appetibile del gelo di uno Skulls.

L O L I T A

Everything is clear in my heart
I feel life, oh I feel love
Everything is clear in our world.

domenica 8 giugno 2014

Something Stupid

I practice every day to find some clever lines to say to make the meaning come true,
But then I think I'll wait until the evening gets late and I'm alone with you.
Brianna sposta lo sguardo, cerca di ricordare se ha mai vissuto qualcosa di simile, se ha mai spostato un corpo nell'acqua: «Sicuramente è vero.» acconsente, sincera: «Ma non rischio di trascinarti in acqua, mentre potremmo inscenare qualcosa in strada: un finto svenimento, io che devo trafugare il corpo del mio amante infedele. Secondo me, avremmo successo.» dice ritornando gradualmente al suo consueto tono pacifico, sereno. «Va bene così. David, mio nipote, è ovunque vadano le creature innocenti. Me lo disse la Custode. Da lì, avrà scordato la paura, sarà felice e adesso, sarà con i suoi nonni, i suoi genitori.» respira a fondo, guarda avanti a sé: «Un giorno, forse... Potrei andarci anche io. Se lo meriterò.» soggiunge di seguito, perché il marchio sulla schiena è esposto, sembra una banale cicatrice un po' ruvida al tatto ma reca la sua condanna: è un errore e il Cielo non dimentica. «La vita è un'avventura meravigliosa. Sì, vorrei che ci risparmiasse tante cose ma ne vale la pena.» decise con il suo inamovibile ottimismo. «Ci sono momenti che non dovrebbero esistere e anche tu sai bene cosa si prova a perdere chi si ama.» aggiunge, allude alla nonna e pure ed eventuali lutti fra parenti, amici, conoscenti. Sospira. «Dovresti venire a cenare da me.» risponde ironica, ma non parla sul serio: se lo chiede, gli fa mezzo chilo di biscotti in tre ore. «Non mi hai detto che preferenze hai e... Uhm... Cucinare per te, mi mette un po' di ansia.» ride piano. Nathaniel non è come con i Nephilim, che devono abbuffarsi come maiali o la mamma si offende e lo stesso vale per le nipoti. Solleva il braccio destro per accarezzargli i capelli, vi affonda le dita per quanto ne consenta la lunghezza. «Ti amo.» sussurra.
Nathaniel vorrebbe far durare quel bacio più a lungo, ma si ritrova costretto ad allontanarsi, trovandosi alla fine in un luogo pubblico e per altro affollato, teoricamente, di bambini, per quanto l'ora in effetti sia tarda. E poi, semplicemente per dare modo all'altra di tornare a parlare, per quanto con il viso la segua, indugiando ancora a lungo sulle sue labbra. Quando si distacca pienamente, fa scivolare il pollice in direzione delle sue labbra, provando a sfregarle semplicemente con il dito, per buona parte della loro lunghezza.«Dici che è meglio vivacizzare la prova di forza e resistenza con qualcosa di più scenico?» ironizza a propria volta, facendo scattare le sopracciglia verso l'alto. Per quanto il mondo, per lui, al momento sia avvolto costantemente dalla nebbia, continua ad indugiare con gli occhi sul suo viso. «Vogliamo fare qualcosa sul modello inglese, o qualcosa di più struggente e mediterraneo con tanto di urla?»per quanto abbia spostato la mano, ancora tenta di accarezzarle, stavolta, la guancia. «Come ho detto io, probabilmente era un'anima troppo bella e ha voluto tenerselo accanto.» ci aggiunge un secondo bacio, ma stavolta cercando di poggiare le labbra sulla punta del suo naso. «È parte della vita anche quello. Pensa anche solo ai grandi libri, alla letteratura, cosa darebbe senza dolori, perdite, grandi amori, avventure e rivalse.»inspira a fondo.«fa tutto parte della vita.» e forse la risposta non è quella che si aspetterebbe... «Sì.» annuisce una sola volta, ben convinto di ciò che ha appena detto. «Scherzi? Io sono uno che vive di toast.» sbuffa ancora aria dalle narici. «Brucio il caffè, brucio la colazione, brucio qualsiasi cosa sia da passare sotto una fiamma.» si stringe nelle spalle.«Se hai notato non ho fatto niente che potesse anche solo lontanamente essere cotto, nella cena che abbiamo mangiato assieme.» se l'hanno mangiata. Alle due semplici parole, quelle capaci di agitare il mondo con un solo dito, di far scappare orde di uomini a gambe levate, rimane per un momento interdetto, tirando indietro la testa per la sorpresa con tanto di occhi appena sgranati. Si ritrova a deglutire ma poi il corpo si rilassa, segno che dopo la prima sorpresa, sembra essersi quietato, e non solo per il potere dell'aura della Nephilim. «Ti amo anche io.» sussurra a propria volta. «Tanto.» avvicinandosi poi quel tanto che basta per sussurrarle ancora qualcosa: «Dormi da me?»
Brianna stira le labbra in un sorriso, mentre cerca di strofinargli gentilmente il naso sulla guancia, un po' come fanno i cani. «Dai.» finge di spronarlo: «Ti immagini le facce?» ride piano, la mano sinistra cerca di raggiungere la spalla, sembrano e sono effettivamente ancora abbracciati e lei gli sfiora il polpastrello in un bacio. «Preferisco qualcosa dal forte impatto emotivo, magari con le giuste lacrime e un po' di make-up a fare scena: ho dello smalto rosso per il sangue, sfumi la matita sotto gli occhi. Oplà!» commenta allegramente. Annuisce ancora, la morte di un bambino è sempre una tragedia oscura che può annientare anche gli spiriti più forti, perciò sebbene siano passati decenni, Brianna fatica a trattare l'argomento con distacco. Non riesce a spiegare quel rimpianto, il pensiero ossessivo di come sarebbe cresciuto, di quanto sia stato devastante vederlo immobile senza poterlo curare. «Sì, la vita è un'avventura. È un lungo percorso. Il dolore è parte di essa, almeno per come la conosciamo e ciò che importa è l'averla vissuta sia nella gioia che nel dolore. L'averla apprezzata.» mormora con un sorriso lieve: «E la gonna ampia era scomoda, aveva sottogonne a profusione e d'inverno rischiavi di congelarti, ma i jeans sanno essere peggiori: a volte, ho impressione che non riuscirò a toglierli.» fa spallucce. Sono idee da centenaria. Tenta di sporgersi per baciarlo, un solo istante. «Non devi...» sta per ridimensionare, temendo che prenoti un volo per l'Australia. Abbassa lo sguardo, si ricorda adesso di fare la brava ragazza discreta. Sorride e si sporge a sua volta a mormorare la risposta: «Sì, mi sei mancato in questi giorni».
Nathaniel incassa la testa da quel lato, anche perché il naso della Nephilim è più che probabile sia umido e anche freddo, dopo quel tuffo in piscina. «Posso già vederle. Orde di individui che si schierano o dalla mia parte o dalla tua. Alcune faranno il tifo, altre saranno indignate, altre ancora fingeranno di diventare tutt'uno con qualche lampione o cassetta della posta nella speranza di non farsi vedere mentre assistono alla scena.» segue con lo sguardo il bacio che viene portato sul polpastrello del pollice, inspirando quindi a lungo, espandendo per bene la cassa toracica. «Lo smalto rosso secondo me non va mai più via.» storce la bocca a quella proposta. «Si può provare con marmellata o passata di pomodoro.» ancora ipotizza assieme a lei. È arrivato comunque a fronteggiarla, o almeno a mettersi proprio di fronte a lei, pur rimanendo legato alla sua persona tramite la mano che con le dita accarezza i polpastrelli o cerca di impossessarsi di una delle ciocche che gli capitano a tiro. «Scaccia i brutti pensieri e torna la persona solare di sempre.» sembra un consiglio, mormorato in sua direzione mentre abbassa di poco la testa. Sembra un incoraggiamento, con tanto di sorriso appena accennato. «Non sempre si apprezzano anche i momenti brutti, anzi è più facile ricordarsi quelli che non gli altri, quelli belli.» ciondola appena un po' con il capo. «Ma hai vissuto anche i ruggenti anni sessanta..» il sorriso si marca e diventa divertito. «Davvero, ti prego, trova delle foto.» sembra una richiesta accorata. «I jeans non sono nulla di malvagio e di perfido. Sono comodi e funzionali e ti stanno anche molto bene.» conclude, dopo averla vista una singola volta con quell'indumento, la notte in cui ha incontrato Pandora. «...Cosa?» domanda in un secondo momento, abbandonando però il contatto con il collo, per arrivare a cingerla con il braccio e poi fare lo stesso anche con l'altro. Un abbraccio che sembra voler unire i due corpi e sentire la presenza dell'altro. Non si esime anche ad azzardare un secondo bacio, questa volta con più irruenza di quanto non sia stato il precedente, stringendo maggiormente la presa di quell'abbraccio e infischiandosene assolutamente di trovarsi nel bel mezzo di un parco acquatico al chiuso. Forse è anche la risposta al sussurro che gli è arrivato proprio dalla scozzese. 

The time is right, your perfume fills my head, the stars get red and oh the night so blue.
And then I go and spoil it all by saying something stupid like "I love you".

venerdì 6 giugno 2014

All This And Heaven Too

Nel primo pomeriggio, alla 'Green&Hunt' arriverà un giovane ragazzo latino-americano, nonché fattorino della 'Verte Etoile' con una consegna per il signor Nathaniel Hunt: gli sarà recapitata una scatola rettangolare bianca avvolta in un nastro verde e una busta bianca scritta a mano con grafia panciuta, ordinata che Nathaniel potrebbe riconoscere come la scrittura di Brianna.
'Per Nath da Bri.
Non pensavo a niente, senonché a guardarti.
È in questo che si nasconde l'infinito, non bisogna neppure guardare troppo lontano, a volte.
È questa la felicità.
Eri tu, semplicemente tu seduto accanto a me.
B.B.'


All'interno della scatola, c'è un vaso bianco smaltato con un Bonsai di Punica Granatum, dicasi Melograno.
È ben proporzionato, grazie al fogliame di piccole dimensioni, ha il tronco che nel tempo si contorce, conferendo al bonsai un aspetto affascinante.
Inoltre, in primavera produce dei graziosi fiori rossi e successivamente, i gustosi frutti che rimangono attaccati alla pianta anche dopo la caduta delle foglie.

[sms]
A volte l'infinito è così vicino, da poterlo toccare con le dita. Solo una parte di esso, ma il resto è soltanto da scoprire, da perdersi e ritrovarsi.
Mano nella mano è tutto più facile, anche sotto un diluvio.
E' meraviglioso e ne avrò cura.
p.s. Il melograno simboleggia amore, fratellanza e...fertilità. Sei proprio sicura?
 

And the heart is hard to translate
It has a language of its own
It talks and turns and courts sighs and present proclamations
In the grand days of great men and the smallest of gestures
And short shallow gasps
But with all my education I can’t seem to command it
And the words are all skipping and coming back all damaged
And I will put them back in poetry if I only knew how
I can’t seem to understand it
And I would give all this and heaven too
I would give it all if only for a moment
That I could just understand the meaning of the word you see
‘Cause I’ve been scrawling it forever but it never makes sense to me at all
And it talks to me in tiptoes
And sings to me inside
It cries out in the darkest night and breaks in morning light
But with all my education I can’t seem to command it
And the words are all skipping and coming back all damaged
And I will put them back in poetry if I only knew how
I can’t seem to understand it
And I would give all this and heaven too
I would give it all if only for a moment
That I could just understand the meaning of the word you see
‘Cause I’ve been scrawling it forever but it never makes sense to me at all
And I would give all this and heaven too
I would give it all if only for a moment
That I could just understand the meaning of the word you see
‘Cause I’ve been scrawling it forever but it never makes sense to me at all
No, words are a language that doesn’t deserve such treatment
That all of my stumbling phrases never amounted to anything worth this feeling
All this heaven never could describe such a feeling as I’m here
Words were never so useful ’til I was screaming out a language that I never knew existed before.