Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

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venerdì 27 giugno 2014

Voglio te, voglio solo te!

Brianna annuisce, sa che lui sta facendo un buon ragionamento, che sta mettendo in piedi un piano attuabile ma resta perplessa, resta frenata dalla possibilità che accada qualcosa a cui non vuole neanche pensare. Valuta in rapida successione le sue conoscenze: Nephilim, Lycans, Hunters, ovvero coloro che vanificherebbero la tanto agognata discrezione: «Escludiamo Beth.» fa una pausa, mordicchia il labbro inferiore: «C'è quella ragazza, Isobel di cui mi avete parlato. Non credo sia molto ignara, anzi presumo non lo sia affatto. C'è una Strega di cui mi ha parlato Pandora, Helena ma se l'affiancassi appositamente, la mia testa sarebbe nel piatto della Custode. C'era Mansour, era un uomo ed era tutt'altro che ignaro o sprovveduto. Ha lasciato la città, penso avesse troppi ricordi qui. Tu non conosci qualcuno che abbia il tuo stesso dono?» azzarda con cautela, senza andare troppo nello specifico. «Esatto, le Streghe e i Fallen sono i soli che possono riportare indietro un morto. Ora, comprenderai che i Fallen sono restii ad aiutarci. Sono Angeli esiliati, spesso per causa nostra o che hanno visto dei fratelli cadere per via di un amore terreno. Non ho mai visto un Fallen ansioso di riportare indietro qualcuno con la scritta 'Abominio' addosso.» c'è una traccia di amarezza nella voce, qualcosa di mai realmente risolto. «Non conosco molte persone, oltre ai miei fratelli, ai nostri alleati. Non per il momento.» sorride tesa. «Io mi arrabbio.» gli assicura, sembra una bambina che deve rassicurare la mamma di essersi lavata le mani: «Ma vedi, c'è un metedo che mi ha insegnato mia cognata.» illustra, ora, un metodo favoloso per gestire le emozioni. Dove 'favoloso' è ironico. «Quando sono assalita da un'emozione negativa, molto forte... Immagino una scatola bianca, immagino di aprirla, immagino di sollevare l'emozione come fosse un sasso e immagino di chiudere la scatola.» recita con voce ferma, rilassata: «Quando sento di essere tranquilla, torno dalla scatola e cerco di esaminare il contenuto.» sorride un po' tesa. «Vedi, non mi riesce sempre ma... Se non mi controllo, io posso non rendermi utile. L'ho visto con David.» deve tacere, deve deglutire prima di parlare ancora: «L'ho visto con la morte del signor Jannigs, l'uomo che mi ha insegnato a fare dolci. Io restavo come... Stordita.» stacca una mano per muoverla in aria. «E si piange solo al buio in solitudine. Diceva mia madre.» aggiunge. «L'urlo liberatorio?» ripete, respira: «Potrebbe essere un'idea.» acconsente: «Non so bene in cosa consista e non credo si possa fare a casa tua.» abbassa il viso: «Non è facile stare con me, lo so. Dovrei essere più espansiva, io ti amo. Ti amo così tanto che non saprei cosa fare, se tu dovessi stancarti. Mi mancherebbe l'aria ma non riesco a dimostrarlo. Non quanto vorrei. Tu fai così tanto per me, io non so cosa fare per te. Non so come dirti che ti sono grata, che ti ammiro, che ti amo, che vorrei solamente stare con te. Come dicevi prima, senza... Senza che ci sia un mondo fuori, almeno per qualche giorno e poi non so se lo vuoi, se ti posso stancare, io sono così... E tu puoi avere una donna giovane, bella, una che può dimostrarti quanto la rendi felice.» scrolla la testa di nuovo.
Nathaniel l'osserva, pur non potendo sapere cosa passa in quella testolina. Rimane pure in silenzio, senza preoccuparsi che cali tra i due. Le lascia il suo tempo, quello necessario per pensare o semplicemente navigare in quello stato di quiete. «Escludiamo Beth.» annuisce e sembra concordare a pieno con lei. «Isobel...» e lascia la frase in sospeso, indeciso lui, stavolta, se rivelare o meno la sua vera natura o meglio il suo dono. Alla fine inspira fino a fondo, ampliando per bene la cassa toracica, poi sbuffa assieme aria e parole: «Lei è come me.» le rivela, ricercandone lo sguardo e mordendosi l'interno di una guancia. «Non so se voglia farlo sapere o meno quindi, te ne prego, non rivelarlo per il momento.» evidentemente è ignaro del fatto che lei abbia un'agenzia per contattare allegramente i cari defunti. «Pareva conoscere discretamente Beth, quando andai in ospedale da Pandora.» le confida: «E non credo che sia del tutto estranea a ciò che altri non riescono a vedere, ecco.» scuote poi il capo: «No, finchè non sai se puoi fidarti o meno o se c'è qualcosa che potrebbe dare potere alla tua contro parte nel trattato, evita le streghe, per il momento.» fa spallucce, anzi solo con una, quella distante dal punto in cui si trova appiccicato, praticamente, alla nephilim: «Magari, in vece del fatto di essere figli di ciò che erano prima, potrebbero aiutarvi più di tanti altri. Hai mai provato ad avvicinare qualcuno di loro? Forse potrebbero essere più ragionevoli di quel che pensi, come no.» scuote il capo e ride poi, in merito alle parole successive: «No, non sai arrabbiarti. Non ti ho mai vista arrabbiata e sei pronta a giustificare tutti.» non è un'accusa la sua, tanto che poco dopo cerca di darle qualche colpetto con la punta del naso contro la sua guancia.«È un buon modo.» sembra esserci però un seguito da come trattiene il fiato: «...Ma non sempre si può fare. A forza di lasciarti scorrere tutto addosso, di esaminare le cose solo dopo tot tempo, puoi diventare come il sasso in quella scatola. Ammucchi, ammucchi, fino a quando nella scatola non ne stanno più ed esplode.» rimane poi in silenzio per tutto il resto del discorso, sorridendo gradatamente sempre in maniera più ampia e visibile man mano che lei dice: «Me lo stai dicendo ora, ne sei cosciente?» e cerca anche di bloccarsi, tentando anche di piazzarsi davanti a lei. «Me lo dimostri sempre. Me lo stai dimostrando anche ora, nonostante il tuo cattivo umore.» abbassa la testa quel tanto che basta per arrivare all'altezza del suo viso: «Vuoi sapere cosa puoi fare per me?» una lunga pausa, con le sopracciglia che si sollevano verso l'alto: «Essere sincera. Sempre. Quando dico o faccio qualcosa che non va. Quando ti faccio arrabbiare. Quando hai voglia di me e quando invece, se capitasse, ti stancassi della mia presenza.» scuote la testa e cerca di metterle l'indice contro le labbra: «Non dire che non succederà mai o altre cose simili.» è un ammonimento, anche se l'espressione non muta e rimane addolcita. «Io non posso desiderare nessun'altra che non sia tu. Con i tuoi pregi, con i tuoi difetti.» sottolinea la frase con un lieve abbassarsi del mento che dovrebbe essere un annuire: «E certo che lo voglio, te lo chiedo da molto e poi si può sempre chiedere, no?» piega il capo su un lato. «Bene.» pausa. «E ora detto questo, al mio via, urliamo assieme. A squarciagola e finchè abbiamo aria nei polmoni.» poi ride. «E poi scappiamo in macchina o ci tirano secchiate d'acqua.» alzando pure la mano che nel frattempo ha prelevato qualcosa nella tasca, mostrandole le chiavi che fa oscillare, trattenute per l'anello metallico con il dito indice. «Tre...»pausa: «Due...» altra pausa: «Uno.» una ancora più breve: «VIA.»
Brianna ascolta, annuisce senza obiettare. «Mi pare giusto.» dice solamente, infatti, lo pensa anche. «Lascio che sia tu a valutare la situazione, ma francamente non saprei indicarti altre persone capaci di passare inosservate.» ribatte. Gli Hunters potrebbero, però non sono decisamente adatti al compito e la metà di loro è stata pure volantinata. «Potrebbero.» acconsente diplomatica: «Ne ho incontrati due, erano ragionevoli e affatto aggressivi ma poi, non sono riuscita a contattarli. Ce ne saranno altri, sicuramente ma non saprei come cercarli. Sai, spesso non hanno una bassa opinione di ciò che sono e visto quello che sono stati in passato è comprensibile.» accenna una giustificazione, ad onor del vero è sempre ansiosa con i Fallen. «Mi piacerebbe conoscerne bene uno, però. Se non mi vede come un'onta alla sua stirpe.» specifica, ché di insulti ha fatto il pieno nel corso degli anni. «Può darsi, ma la rabbia porta alla violenza.» tenta di riparare, subito passa all'estremo. Ride e si gira per cercare di toccare il ponte degli occhiali con l'indice. «Lo so che hai ragione, ma io non posso lamentarmi, arrabbiarmi. Ho tutto, c'è gente che non ha nulla. Quella ragazza ammalata di cancro, quel Demone... Pandora condannata a custodire i Mali e altri ancora. Io sono circondata dall'affetto, dalla stima, ho un compito, ho te.» agita la mano in aria. Risponde annuendo, sembra sul punto di commuoversi, ma ripara baciandolo con trasporto. «Lo prometto. Se ci fermiamo da me, prendo qualcosa da vestire, avviso i ragazzi e resto sino a Lunedì.» propone di botto. È un principio. Se acconsentisse, uscirebbe con uno zaino in meno di venti minuti. È sicura che i suoi amati pargoli non moriranno di dolore. «Oh... Diamine.» ride. Si guarda attorno, ma poi annuisce. Aspetta, ride piano ma al 'Via' di Nathaniel, griderà abbastanza forte da far accendere qualche finestra, per un attimo sembra che stia mutando perché gli occhi hanno pagliuzze argentate e l'aura è un'onda che inizia a essere un bagliore azzurro, poi si esaurisce anche la voce si fa rauca e la fuga è inevitabile. 

Voglio te, solo te!
Lascia che il mio cuore
lo ripeta senza fine.
Tutti i desideri che mi distraggono
di giorno e di notte
in sostanza sono fasulli e vani.
Come la notte tiene nascosta nel buio
l'ansia di luce
così nel profondo del mio cuore
senza ch'io me ne renda conto
un grido risuona:
Voglio te, solo te!
Come la tempesta cerca la quiete
mentre ancora lotta contro la quiete
con tutte le sue forze
così io mi ribello e lotto
contro il tuo amore
ma grido che voglio te, solo te.

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