Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

Volete divertirvi con noi?
Venite qui: Winter's Tale GdR

sabato 30 agosto 2014

Halo


Remember those walls I built
Well, baby they’re tumbling down
And they didn’t even put up a fight
They didn’t even make up a sound.
I found a way to let you in
But I never really had a doubt
Standing in the light of your halo
I got my angel now.
Si trovano in quel paradiso chiamato Belize da quanto? Un giorno, forse addirittura meno, se hanno raggiunto il posto in mattinata. Un viaggio sicuramente non troppo lungo, ma probabilmente ugualmente stancante. Con ogni probabilità ha spedito la povera Nephilim fuori o a dormire, comunque lontano da quell'angolo di paradiso costituito anche da quel bungalow, le cui finestre sono state opportunamente spalancate, senza paura che nessuno possa intrufolarsi all'interno. È sera e la brezza proveniente dall'oceano sposta morbidamente le tende, facendole oscillare a momenti alterni, permeando l'ambiente con l'odore salmastro. In lontananza, oltre al rumore persistente delle onde, c'è anche una musica leggera, conciliante, non fastidiosa. Un piacevole sottofondo. Ha cucinato, o almeno, si è occupato di qualcosa da mangiare, per lo più cose fredde che non hanno richiesto una cottura e, di conseguenza, anche la bruciatura conseguente della cena. Non ci sono luci all'interno del bungalow, almeno non di natura artificiale, ma ha posizionato mille e più candele, le cui fiammelle ondeggiano alla corrente, creando ombre più o meno grandi sulle pareti e sulle altre superfici lì attorno. Lui si trova, ad ogni modo, ancora in preda al panico, o meglio in alto mare, per rimanere in ambiente marino, tagliando forsennatamente il pane con cui accompagnare la cena, alternando questo compiti a tentativi di aprire anche la bottiglia di vino che non ne vuole sapere di farsi stappare. Addosso un paio di pantaloni leggeri, di lino neri e una maglietta a maniche lunghe, scollo leggermente a v, le cui maniche sono state rimboccate fino ai gomiti. È evidentemente in attesa di Brianna, in qualsiasi angolo lei si trovi al momento. Ha ovviamente apparecchiato fuori, su quel portico che si affaccia completamente sulla distesa scura e il manto di stelle, seppure ombreggiato da alcune piante tra felci e palme di varia grandezza e fattezza.
Brianna si è lasciata mettere alla porta, considerato che non soffre di insonnia e avrà riposato quanto basta per recuperare le stancanti ore di viaggio, anzi ha approfittato della solitudine per visitare i paraggi e scattare qualche nuova fotografia. Indossa un paio di jeans al polpaccio, una canottiera bianca aderente con le spalline intrecciate sulle scapole, una maglia di cotone rosa legata in vita coordinata alla maniglia della borsetta di tela con stampa floreale e con i sandali da spiaggia. Al collo ha allacciata una catenina con un ciondolo ovale di acquamarina, gli orecchini sono di pietre dure rosa e azzurre come l'elastico che trattiene i capelli castani in un'alta coda. Il viso pure se quasi struccato è raggiante, come lo sguardo degli occhi color nocciola attraversati da un lampo celeste nel preciso istante in cui il Medium si fermerà ad osservarla. Congiunge le mani dietro la schiena per avanzare con aria guardinga, sorridente, sino a quando non gli sarà abbastanza vicino da esclamare: «Bu!» con una risata allegra. Attratta dalle candele, studia quanto le sta attorno salvo poi spostare il viso verso l'esterno. «La nostra prima cena.» valuta senza mutare il tono sereno come l'espressione del volto: «Visto che non abbiamo esattamente fatto un pasto, ieri.» conclude. Cerca di sporgersi per baciarlo: «Ti darei venticinque anni.» rileva neutrale. Sincera.
Nathaniel è ancora impegnato a lottare con la bottiglia di champagne, a giudicare dal tappo e dal contenitore costituito per lo più da intrecci di metallo, posto sul tavolo, quando si accorge, finalmente, dell'arrivo di Brianna. L'atmosfera è soft, romantica, sempre che non ci si avvicini troppo ad una delle candele poste a terra e non si rischi di prendere fuoco, naturalmente, ma considerando che la nostra Nephilim, assennatamente, ha optato per un paio di pantaloni, non si dovrebbe correre il rischio. «Ehi.» allungando la vocale e rivolgendole uno di quei sorrisi aperti che sono riservati davvero a pochissimi e in larghissima parte solo a Brianna. Scopre la dentatura, così come anche una fossetta sul lato destro, stavolta completamente percepibile, visto che si è sbarbato. Gli occhiali, tuttavia, sono ancora sul naso: «Dovevo mandarti un po' più lontano per riuscire a preparare tutto per tempo.» piccola pausa e tira nuovamente il tappo, cercando di fargli compiere anche un giretto attorno al collo: «Se...» pausa ancora: «Questo affare...» altra pausa significativa, con tanto di smorfia. «Si aprisse. Dannatissimo affare.» e non appena l'altra si avvicina per baciarlo, si sente il botto provocato dal tappo. «Tutto previsto, no? Così sembro un tuo coetaneo.» si sporge a propria volta per darle un bacio, ma ne cerca la bocca, per quanto gli occhi svicolino lateralmente per cercare di versare lo champagne in due alti bicchieri sottili che stanno proprio alle spalle della Nephilim: «Alla nostra vacanza.» questo dopo essersi ritratto e con il movimento, tirandosi dietro anche i due bicchieri. Uno lo porge a lei, l'altro lo tiene per sé: «Cosa hai visto di bello?» ha l'odore leggero del salmastro addosso e anche le labbra, sono discretamente salate. I capelli più ricci del solito testimoniano probabilmente una giornata di sole e mare.
Brianna resta con la testa inclina per scrutarlo più attentamente, non cambia posizione. Annuisce nell'ascoltarlo. «La zona è tranquilla.» risponde con diligenza: «A quindici minuti dalla spiaggia, c'è una piccola foresta, molto ombreggiata e silenziosa. Non ci sono sentieri tracciati, quando è iniziato il tramonto, sono uscita. Domani mattina, potremmo fare una sorta di escursione.» propone con vivacità. Dall'umore che sfoggia, è lampante l'entusiasmo con cui affronta qualsiasi aspetto del viaggio. Aggrotta la fronte, senza muovere un dito per aiutarlo con la bottiglia. «Meno male che non è l'ultimo dell'anno.» è il suo commento. Si stringe nelle spalle. «Gli uomini che hanno un aspetto elegante senza barba, senza per questo somigliare a senza tetto, quando non si radono sono una manciata. Non avrei mai sperato di essere meritevole di incontrarne uno.» ricambia il bacio, cercando di strofinargli il naso sulla guancia, rilassando le braccia. «Sul serio, saresti un qualsiasi universitario in cerca di divertimenti.» conferma. Prende l'alcolico fresco con la mano destra. «E alle tue idee brillanti.» soggiunge, cercando di far scivolare l'altro braccio attorno ai fianchi di Nathaniel. «Ho detto hai ragazzi della casa. È la prima volta che abbandono la Sede.» giustifica il tavolo di dibattito aperto sull'argomento. «Tu hai mai convissuto?» chiede al Medium.
Nathaniel: «E a mezz'ora di auto c'è invece un Resort con Spa.» le rivela, alzando progressivamente le sopracciglia. «Relax allo stato puro per due persone, quando le due persone in questione si stufano di fare gli avventurieri o i naufraghi.» si piega su un lato, provando a poggiare le labbra sul suo collo. «Vada per l'escursione di domani.» la voce un sussurro e gli occhi socchiusi, fissi sulla sua pelle, dato che non si è ancora scostato, sempre che non l'abbia fatto lei: «Se fosse l'ultimo dell'anno avremmo sopra la testa un rametto di vischio.» spiega, rimanendo ancora per qualche momento allacciato a lei, ma poi retrocedendo per acchiappare qualcosa da uno dei ripiani del cucinino, per prendere una rosa. Una singola, di quelle a gambo lungo, rosso cupo. «E invece abbiamo questa.» non gliela porge, ma alza il braccio per mantenere sospeso il fiore, sopra la testa di entrambi. «Dici che vale comunque?» ironizzando e occhieggiando lei e il fiore stesso: «Ma io sono un universitario in cerca di divertimenti di varia natura. Altrimenti perché sarei qui in Belize? E lei, signorina, cosa sta studiando?» sempre con voce morbida, carezzevole e bassa. «Ah.» preme le labbra tra di loro: «E come l'han presa?» ne cerca lo sguardo stavolta, con il tono di voce ben diverso da quello precedente. «Mai convissuto.» spiega, abbassando il braccio per porgerle anche il fiore. «E tu? Cioè, già lo so... O meglio, credo di saperlo.»
Brianna allunga la mano libera per provare ad affondare le dita tra i suoi capelli, accarezzandogli il capo sino alla nuca. «Dubito ci perderemo.» conclude, accosta le labbra al bicchiere. Furono le ultime parole famose. «Potremmo concederci una pausa dalle gite, dalla spiaggia, prima di partire.» dice, abbassa il bicchiere per posarlo sul tavolo. «Crescono le rose, qui?» domanda meravigliata, però cercherebbe di stringersi al suo corpo per alzarsi sulle punte dei piedi, baciandolo con maggiore trasporto. «Bene.» risponde laconica: «Non siamo obbligati a vivere in branco.» gli ricorda, la voce è leggera, discorsiva, raramente ha un tono serio. Si scosta di pochi millimetri, guardandosi attorno. «Non ho fatto l'Università.» cinguetta senza un'ombra di rammarico o di vergogna. «All'epoca, non erano molte le facoltà aperte alle donne e nessuna poteva rendermi indipendente. Avrei potuto cercare un posto come tutrice, però non lasciavo la mia casa per sottostare alle regole di un altro capofamiglia e col tempo... Non ho mai pensato a conseguire una laurea. Ho il mio diploma di pasticcera, quello non poteva mancare e un certificato di qualifica come erborista.» si stringe nelle spalle. «Che ne pensi?» è una vera domanda sul suo iter formativo. Ha considerato una perdita di tempo, accatastare lauree e gli studi fatti non hanno attestati, non si è curata dell'opinione altrui, sino a quando non è arrivato Nathaniel. «Non saprei.» ribatte perplessa: «La Sede ospita la Fratellanza, in genere stavo lì anche per praticità. L'unica volta che ho lasciato il nido, diciamo, è stato per seguire Nathan. Lui abitava con gli altri Lycans. Non mi ero trasferita in maniera ufficiale.» spiega per dovere di completezza. «Non deve essere male, cercare divertimenti e non avere responsabilità. In qualche maniera, io ho saltato la fase dell'innocenza.» ritorna a studiare i petali della rosa. «Mio fratello, qualche volta, riusciva a trascinarmi in qualche festa. Mi faceva anche la guardia, chiaramente ma non era geloso o possessivo. Non lo era neppure con sua moglie, figurarsi con me... Stava attento che non dessero fastidio alla sua ingenua sorellina.» ricorda con una risata bassa.

It’s like I’ve been awakened
Every rule I had you breakin’
It’s the risk that I’m takin’
I ain’t never gonna shut you out.

I capelli di Nathaniel non sono crespi, anzi permangono morbidi al tatto come sempre, seppure sia più difficile districare le dita dai ricci. Lascia comunque la rosa alle sue mani, ritraendo l'arto solo per bere un goccio di champagne e non prima di aver fatto tintinnare il proprio bicchiere con quello della Nephilim. «No, ma esistono i fiorai, sai?» ci scherza su, alzando gli angoli della bocca ma senza esibire la dentatura: «Pensavo si strappassero i capelli, perché la loro adorata mamma li abbandona al loro destino, lasciando il nido.» sembra genuinamente sorpreso, tanto da concedersi un leggero oscillamento del capo a destra e a manca. «Non è certo l'Università a formare le persone, o ad istruirle, o a renderle interessanti, o ancora curiose del mondo.» si stringe nelle spalle, allungando in un secondo momento la mano libera dal bicchiere per accarezzarle il viso con un solo dito, l'indice. Ne accarezza per lo più il profilo. «Penso che hai fatto ciò che ti piaceva e sia giusto così. Penso che non ci sia un'età valida per ricominciare a studiare, se ne si sente la necessità, o si ha voglia.» lo sguardo non si indurisce, ma per qualche istante, seppure fugace, passa un'ombra scura, salvo allontanarsi velocemente. «Capito.» e beve un altro sorso di champagne, mettendo a tacere qualsiasi altra discussione su quello stesso individuo che porta, in parte, il suo nome. «Perché non provare a farlo assieme, allora?» poi segue una lunga pausa riflessiva: «Sei sicura di volerlo fare? O che trovi la cosa» ridacchia: «Sconveniente?» ma non c'è traccia di malizia, per quanto quella parola sia usata spesso e volentieri tra i due.
Brianna rimira la rosa, sorridendo alla sua replica. «Non credevo servissero in un posto così bello.» dice senza alzare gli occhi. Indugia sulla nuca, infine ritrae la mano per spostare il viso su di lui. Il Medium aveva chiesto di non parlare del caro estinto, lei ha fatto un semplice accenno senza dettagli. «Ci ho pensato.» resta sull'altro discorso: «Iscrivermi all'Università, studiare in modo regolare. Può darsi ci sia qualcosa che ne valga la pena. Non ho talenti singolari, quello che dovrebbe indirizzarmi. Ci sono fin troppe cose che mi interessano, che approfondisco per conto mio. Non sono adatta ad insegnare.» aggiunge. È possibilista, al momento non arde dal desiderio di pagare le tasse scolastiche. «So che ti da fastidio.» prende l'argomento di petto, non il toro per le corna o Nathaniel è legittimato ad affogarla, rigirando il gambo tra le mani. «Hai detto di voler conoscere il mio passato. Questo è stato il mio passato. Io sono una persona tranquilla, ordinaria che sta benissimo alla Sede con una stanza da arredare, che si allontana per trascorrere le feste in famiglia e ho viaggiato poco, anche se ho sognato di fare tante cose, di vedere mille paesi lontani...» scrolla le spalle, ha la testa bassa. Sorride sino a mettere in mostra le fossette. «Non c'è niente che possa giudicare sconveniente, se posso farlo con te.» è la risposta. Si potrebbe credere sia un'allusione maliziosa, però la Ethevyn è un'anima candida. «Cosa intendi per divertimento?» gli domanda curiosa.

Everywhere I’m looking now
I’m surrounded by your embrace
Baby I can see your halo
You know you’re my saving grace.


Nathaniel: «Non tutti vanno a rubare fiori nei giardini altrui, né vanno a coglierli in giro.» si stringe nelle spalle. «È un posto come un altro con bisogni come altri.» si ritrae comunque di qualche passo per poggiare il bicchiere sul primo piano che trova. «Come detto, non sei costretta a fare l'università, se non ti va. A me non cambia niente e a te neanche, alla fine. Hai il tuo lavoro e ti piace, così come sai preparare meravigliosi dolci.» solleva di scatto le sopracciglia e le riabbassa altrettanto velocemente, ritrovandosi anche a massaggiarsi il tronco ad altezza stomaco. «Sì, mi da fastidio.» ammette con un sospiro: «Ma alla fine fa parte di te, come qualsiasi altra cosa della tua vita.» nuovamente espande la cassa toracica mentre inspira aria nei polmoni. La trattiene per qualche istante, poi infila la mano destra all'interno della tasca dei pantaloni. «Le passiamo insieme, le prossime feste?» chiede speranzoso, sempre rimanendo in quella posizione, appena distanziato da lei di qualche passo: «E i mille paesi lontani li visiteremo, uno alla volta e se vuoi, per fare una pazzia da ragazzini, anche con lo zaino in spalla, all'avventura e senza bungalow affacciati sull'oceano.» il sorriso si fa appena appena più malizioso, mentre torna ad avvicinarsi, cercando di allungare la mano che non è in tasca, verso il suo viso. Lo sfiora ancora, ma poi risale a cercare di coprirle gli occhi con il palmo: «Signorina Byrne, mi sta diventando maliziosa, per caso?» una pausa piccolissima. «Chiudi gli occhi.» come se non avesse già tentato di farlo con la mano: «Per favore.»
Brianna ha svuotato il bicchiere, perché in fatto di alcolici, lei non si fa pregare. «Hai ragione.» constata, ma la faccenda non pare turbarla. «Vorrei anche darti qualche lezione di cucina, magari quando saremo a casa.» soggiunge sorridente, piega la testa per fissarlo. «Avrei voluto conoscerti prima, quando mi consigliavano di essere saggia, seria, prudente, di non allontanarmi, di evitare posti sconosciuti, di essere la ragazza che aspetta in un angolo, senza chiedere, distratta solamente dai suoi sogni. Quelli in cui girava per l'Europa, quelli in cui poteva fare ciò che le piaceva.» prende fiato. «Non sono stata infelice, tarpare le ali era una prassi regolare all'epoca. Io ho realizzato obiettivi che altre non hanno sfiorato, però ho rinunciato a parecchia libertà. Può darsi fosse giusto.» temporeggia, alza gli occhi: «Se ti avessi incontrato prima, sarei una persona diversa e migliore.» mormora contraendo la mascella: «Mi hai resa migliore, eppure ci conosciamo da meno di un anno.» sottolinea. «Voglio fare tanto, ma ancora di più sapendoti con me. Il mondo sembra più accogliente da quando sei entrato nella mia vita.» scuote la testa. «Mi esprimerei meglio, se solamente fossi capace.» abbassa di nuovo lo sguardo. Ridacchia. «La malizia è sempre in chi la coglie.» replica saccente, ma scherzosa. Abbassa le palpebre. «Hai fatto un'altra porta?» scoppia a ridere. Gradirebbe, però sapendo da quanto sono arrivati, trova l'ipotesi buffa.



Nathaniel: «Ti prego, no!» si affretta a dire: «Rischierei di dare fuoco alle pentole, alla cucina e anche a te.» ci scherza su, per quanto sarebbe davvero in grado di farlo, con ogni probabilità. «Dici che sarei stato degno erede di mia nonna? Scappava per andare ad incontrare mio nonno e continuava a raccontarmi che andavano a fare il bagno in mare, a mezzanotte.» sospira: «Mi hanno turbato tantissimo, all'epoca.» ammette ancora, scherzosamente ma non troppo: «Insomma, è come scoprire che i tuoi genitori fanno sesso. Qui si parlava addirittura di nonni.» la mano che intanto è sui suoi occhi, scende a dare un'ulteriore carezza. «Hai ancora il tempo per farlo. Non cedere all'età anagrafica ovviamente, solo con l'anima e non l'aspetto. Vuoi divertirti? hai voglia di fare qualche pazzia? Falla.» calcando sul termine: «Potrebbe arrivare il tempo in cui non si possono più fare follie e allora tanto vale prendere la palla al balzo.» si sporge per darle un bacio, ora che ha chiuso gli occhi, ritirandosi solo per poterle guardare il viso, ora non osservato a propria volta. «All'epoca era giusto, ora invece non lo è, privarti di certe cose.» scuote il capo, per quanto non visto: «Non ti ho resa migliore, soltanto perché lo eri già. Magnifica in ogni tua forma, ricordi?» rifacendosi proprio a quegli sms in cui si riferiva a lei come Mary Poppins: «A parte che ti ha ucciso un vampiro...» ironizza ancora, estraendo finalmente dalla tasca ciò che celava al suo interno. Rimira l'oggetto con cautela, quindi sospira. «Sono una persona estremamente maliziosa? Mi stai accusando di questo?» scherzoso, ancora, scoppiando quindi a ridere: «Per tua fortuna, no.» ride ancora, abbassando di poco il capo, osservando il pavimento: «E non avrei avuto il tempo materiale e, se non l'hai notato, sono stato parecchio indaffarato da quando sei arrivata. Ma potrei fartene una spartana con il legno di qualche palma.» ipotizza, cercando poi di prenderle una mano. «Apri.» non si è messo in ginocchio, anche perché è impacciato, imbarazzato ed estremamente ansioso, al momento. Quando riaprirà gli occhi, la Nephilim, si troverà però davanti un anello decisamente particolare, costellato di brillantini, la cui sommità è arricchita da un bel fiocco. Un oggetto prezioso, molto femminile, proprio come è Brianna, alla fine. «Vuoi rendermi ancora migliore e la persona più felice del Belize? Anzi, del Belize e di New Orleans, anche se lontana chilometri.»

You’re everything I need and more
It’s written all over your face
Baby I can feel your halo
Pray it won’t fade away.
Hit me like a ray of sun
Burning through my darkest night
You’re the only one that I want
Think I’m addicted to your light.


Brianna posa la rosa sul tavolo, incrocia le braccia sotto al seno studiandolo. «Non saresti stato un noioso gentiluomo, bensì un gentiluomo dalla mentalità aperta con idee spesso bizzarre ma affidabile, oggettivamente adorabile.» sentenzia alla fine: «Sei un degno erede di tua nonna, io non sarei stata capace di fare altrettanto, alla sua età.» dice senza problemi: «Mia mamma per impressionare papà, si accese una sigaretta e rischiò di morire soffocata. Lui fece del suo meglio per non ridere. Spezzarono il ghiaccio, mentre lei beveva acqua fresca tossendo.» racconta, si umetta le labbra. «Ci sarò io, non darai fuoco a nulla.» cerca di incoraggiarlo. Sorride, sembra incerta. «Potrei farla, sono andata al Tiro a Segno.» menziona il passato prossimo: «Un'immersione subacquea. Siamo in vacanza.» azzarda. Nella sua testolina, è una follia. «Passeremo le prossime vacanze insieme, non importa altro. I tuoi, i miei, non fa alcuna differenza. Mi starà benissimo restare a New Orleans. Andare in Scozia oppure a Bridport.» gli assicura e ne è convinta: «Non avrei niente da festeggiare, se non ci fossi.» termina il ragionamento. «Sai, io credo sul serio che tu mi abbia cambiata, che tu mi abbia aiutata a non sentirmi inadeguata. Non ero incompleta, però... Esiste qualcuno che è adatto a noi, qualcuno che potremmo amare oltre la ragione e che ha il potere di renderci felici o disperati con una parola, con uno sguardo. Tu sei quella persona per me. Ti ho aspettato per tanto tempo. Quando vedo che sei al mio fianco, ho paura che sia un sogno; poi, apri gli occhi e mi sorridi e non c'è nient'altro al mondo, oltre al tuo sorriso.» serra le labbra. Non serve l'empatia per capire che sembra temere di aver detto troppo, di essere stata eccessivamente enfatica pure se sincera. Resta di nuovo al buio, stavolta non deve camminare, quindi non mostra resistenze. «Potresti costruire una capanna.» sospira: «No, non sei troppo malizioso. Lo sei il giusto.» concede. Sbatte le palpebre, come abbagliata, individua il punto da fissare e quindi l'oggetto, contrae le dita delle mani, gli occhi sono inequivocabilmente lucidi, respira velocemente. «È bellissimo.» un sussurro appena udibile: «Grazie. È perfetto. Sembra fatto per me e... Non dire niente, insomma... Io lo trovo fantastico.» porta la ma no sinistra al petto, accertandosi che non le finisca il cuore sul tavolo. «No.» replica con uno sforzo. Nihael, la figlia di Haniel dovrebbe essere una creatura di bontà celestiale, incapace di fare certi scherzi. Piega gli angoli della bocca, scoprendo la dentatura. «Tu sei eccezionale. Io farò qualsiasi cosa per renderti l'uomo più felice del mondo, se me lo consentirai.» è quanto afferma. Allungando la mano per ricevere l'anello, sempre che non le sia appena arrivato in testa.
Nathaniel: «Uno di quelli che nella quotidianità ti apre la porta, ti sistema la sedia, si toglie il cappello quando è in presenza di signore, e poi scappa appena ha occasione per aggirarsi per le campagne in compagnia di una procace e prorompente pasticcera?» solleva un solo sopracciglio verso l'alto, cercando di non scoppiare a ridere anche stavolta. «Colpo l'ha fatto sicuramente, anche se non so come avrebbe voluto lei.» sorride invece su quella storia. Lo fa addirittura con tenerezza. «Io non ho nessuna intenzione di festeggiare, se non ci sei tu. Sei la mia nuova famiglia. La mia.» calcando sul termine: «Famiglia. Lo sai, questo.» ascolta poi il resto, prima di prendere parola rimane qualche secondo in silenzio: «Due metà perfettamente combacianti, che ogni tanto si azzuffano, solo per poi tornare a fare pace.» torna a sorridere, fin troppo apertamente: «Ed è davvero meraviglioso, fare pace.» precisa questa volta sì, con una punta di malizia. «Ed è qui che entra in gioco lui, l'unica cosa al maschile di cui non sarei geloso.» mostrando ancora l'anello, trattenuto con pollice e indice, rigirandolo appena: «Io non voglio svegliarmi a fianco di nessun altra. Non posso immaginare come sia la mia vita, adesso, senza di te. La casa c'è, è pronta... Ma io non voglio che pensi che sia qualcosa di campato in aria, che sia solo una convivenza. Voglio che tu sia mia moglie.» preme le labbra tra di loro: «Tra un giorno, un mese, un anno o anche dieci.» scuote il capo: «Non importa quando. Quello lo deciderai tu e spero che un singolo oggetto non dia l'impressione di volerti mettere fretta, di essere troppo avventata.» deglutisce: «Non voglio neanche che sia un'imposizione, una gabbia che ti metto al dito, una cintura di castità.» una pausa. «È il mio amore. È per dirti che sono serio. È per farti capire che non c'è nessuna donna, su questa terra, che vorrei come voglio te.» inspira a fondo. «...No?» e il respiro si mozza, sgranando gli occhi. «N-non vuoi?» sembra poi ingobbirsi tutto d'un colpo e tirare un bel sospiro di sollievo alle parole successive. «Non dovresti farmi certi scherzi.» ride e lo fa per stemperare la tensione, probabilmente: «Tra qualche anno comincia l'età in cui controllare il cuore, non vorrei arrivare al pronto soccorso con un infarto in atto, proprio qui in vacanza.» poi precisa: «O anche a casa.» tanto per star tranquilli. «Mi vuoi, fino a quando lo desidererai?» e stavolta sì, si mette anche in ginocchio, o meglio poggiando soltanto il destro a terra e augurandosi di non prendere fuoco con qualche fiammella delle candele, nel mentre. Gli occhi puntati verso il suo volto, nuovamente con il fiato sospeso.

I swore I’d never fall again
But this don’t even feel like falling
Gravity can’t forget
To pull me back to the ground again.
Feels like I’ve been awakened
Every rule I had you breakin’
The risk that I’m takin’
I’m never gonna shut you out.


Brianna imbroncia le labbra. «Sì, esatto.» dice con una risata. «Alla fine, papà si accorse di lei e tanto bastò.» si stringe nelle spalle. Cerca di accarezzargli il viso con la mano sinistra sino al collo. «Tu sei la mia famiglia. Sei la mia famiglia, perché non potrei sentirmi a casa, senza te.» spiega con semplicità: «Passeremo insieme le feste, i giorni lavorativi, le vacanze e i momenti difficili, perché siamo una famiglia.» ritrae piano il braccio, mentre lo ascolta. Lo sente, ogni parola suona come una melodia alle sue orecchie, lo guarda anche se la vista è appannata dalle lacrime, annuisce soltanto, mordicchiandosi il labbro inferiore. «Non devi specificarlo, io ti conosco. Io so chi sei. Ti amo anche perché senti la necessità di tranquillizzarmi, spesso su cose che io vedo come benedizioni.» si porta le dita alla collana, giocherellando inquieta con il pendente. «Sposarti domani o fra un secolo, non è importante. Non mi sentirei mai in una gabbia, non mi sentirei mai costretta.» dice senza sbilanciarsi sulla data: «Il tuo amore mi dà forza e mi dà coraggio. Averlo è la luce delle mie giornate.» sorride: «Sì, fare la pace è la parte migliore di un litigio.» cinguetta. Nota il momento di panico, si sente subito in colpa ma poi arriccia il naso. «Tengo vivo il rapporto così, sai?» si difende con impostata calma. «Scusami, tesoro.» aggiunge, tende la mano, perché l'anello deve essere lui a sistemarlo. «Nathaniel Hunt.» risponde a voce bassa, un mormorio: «Ogni singola cellula del mio corpo ti appartiene, ti vuole come fossi ossigeno. Sarò la tua compagna, sarò la tua amica, sarò tua moglie, sarò chiunque tu vorrai sino alla fine dei miei giorni. E oltre.» è la vera risposta, che le provoca un singhiozzo ma di gioia.
Nathaniel non fiata, al momento. Ascolta tutto ma è troppo impegnato ad osservarla. Si piega soltanto per riuscire a darle un bacio sul palmo della mano che sta tenendo nella propria, mentre la destra regge ancora l'anello. Gli occhi intanto no smettono di guardare verso l'alto, verso il suo viso, per una volta da una prospettiva diversa. Al pronunciare del suo nome, torna a sorridere, peccato che tiri anche su con il naso, seppure discretamente. Poi arriva il momento cruciale, con gli occhi discretamente umidi, ma senza aprire i rubinetti: passa quel cerchio perfetto, seppure decisamente lavorato sulla sua sommità, attorno all'anulare sinistro, spingendo quindi fino al fondo, prendendole poi la mano tra entrambe le sue. «E io sarò il tuo compagno, il tuo sposo, il tuo amico, il tuo confidente e...» piccola pausa: «Sì, quello che odierai anche quando metterò disordine in casa o lascerò trucioli di legno in giro, sul pavimento.» ciondola appena con il capo, sopracciglia sollevate: «Sarò tutto questo, fino alla fine dei miei giorni.» piccola pausa: «E oltre.» ride nuovamente. «Adesso, puoi anche baciare la tua futura palla al piede disordinata.» indicandosi, naturalmente e picchiettandosi l'indice contro il petto.
Brianna deve abbassare lo sguardo, cosa un po' inusuale e infatti, sorride. «Io sarò quella che ci mette decisamente troppo a prepararsi, che è fissata con i vestiti e che parla tanto. Sarà petulante, fastidiosa, frivola, assurdamente felice.» continua a parlare, come se avesse fatto una corsa: «Tornerò tardi, qualche volta, avrò il viso tumefatto, la schiena sanguinante, vorrò solamente cercare conforto nelle tue braccia. Altre volte, ti scriverò che sono in pericolo, dovrai aspettare per sapere se vivrò o meno. Se non dovessi farcela, sarò quella che ti spingerà a essere felice, anche senza me.» questa è la parte seria, terribilmente grave per una coppia innamorata. Abbassa il viso sul dito, gli occhi sembrano brillare, le lacrime scivolano sino alle labbra. «Bellissimo.» chiude e apre la mano per adattarsi all'anello. «Tu bacia la tua centenaria logorroica.» la frase sta a metà tra la risata e il singulto. Cerca di gettargli le braccia al collo, a costo di franargli addosso per baciargli il viso, la testa, il collo, salvo poi soffermarsi a cercare le sue labbra per un contatto meno frenetico ma languido, stringendosi a lui con la pelle umida di pianto. «Ti amo. Ti amo. Ti amo. Sono tua da quando mi hai detto che mi ricambiavi, malgrado tutto. Sono tua da quando hai accettato chi fossi. Sarò tua sino a quando sarai tu a volermi. Mia adorabile palla al piede disordinata!» esclama. Nessuno, neppure Nathaniel l'ha vista così felice, euforica si direbbe ed insieme commossa, un miscuglio di emozioni che la fa tremare leggermente. Mangerà qualcosa, non digiuna affatto e si calmerà poco a poco, si farà coccolare a dovere perché sembra estremamente vulnerabile, in quel frangente con buona pace del controllo da Ethevyn. La serata proseguirà in maniera rosea, romantica e poi, decisamente meno platonica sul fronte amoroso. 
 
Everywhere I’m looking now
I’m surrounded by your embrace
Baby I can see your halo
You know you’re my saving grace.
You’re everything I need and more
It’s written all over your face
Baby I can feel your halo
Pray it won’t fade away.

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