Brianna è adagiata sul
letto nella camera d'ospedale che occupa dalla nascita di Hester e
Heathcliff. È in buona salute, come lo sono i suoi bambini e il
marito è andato a prendere i genitori all'aeroporto. Lei ha ricevuto
la visita dei nipoti, anche di sua madre e di suo fratello, si sente
felice, ma anche stanca. La stanza è addobbata come si conviene con
palloncini colorati legati alla testiera del letto, con un
incalcolabile numero di mazzi di fiori, vasi di piantine, scatole di
cioccolati, cesti traboccanti prodotti per l'infanzia. È una stanza
allestita per l'evento più lieto. È in quel momento che,
bizzarramente, ricorda la sua infanzia, il periodo dorato trascorso
nella villa dei Byrne, quando i suoi genitori erano giovani e suo
fratello era un bambino: rivede la stanza dei giochi, dove era
custodita la sua casa delle bambole, il cavallo a dondolo bianco, il
trenino che Alfred aveva costruito con l'aiuto del maggiordomo, il
servizio da tea per le sue bellissime bambole di porcella, immagina
Hester e Heath giocare in quella cornice datata ma per lei perfetta.
Percorre con la mente il corridoio, arriva in Biblioteca, scivolando
sotto la scrivania, vede le gambe di suo padre e ridendo, vi si
aggrappa. Malcom sta disegnando qualcosa sul bordo di un libro
aperto, lascia la bambina in attesa qualche secondo, sorridente, la
solleva d'istinto facendo gridare eccitata. Brianna ricorda ogni
libro su cui Malcom ha disegnato, ogni fotografia scattata e
sistemata negli album da sua mamma, ricorda la musica che ascoltava
Rebecca mentre si pettinava davanti allo specchio e pensa che tutto
questo è perduto. I suoi bambini, lei stessa non rivedranno il bel
viso di Rebecca Byrne o di Malcolm, neppure in una fotografia e non
ci sono più i biglietti di auguri, le lettere conservate, i calamai
e i pennini... Tutto perso in quella precipitosa fuga verso la
campagna, durante la Seconda Guerra Mondiale. I bombardamenti non
davano tregua, seminavano morte, dovevano sfollare lontano da
ferrovie e fabbriche. Presero i soldi, gli abiti, i gioielli, per il
resto non c'era spazio e al ritorno, la villa era stata devasta dai
soldati, i mobili spaccare per farne legna da ardere, così i libri,
i giocattoli rotti o rubati. Brianna sospira. È una piccola cosa in
un mondo in tumulto, però sono tasselli importanti nella sua vita,
le parlano di chi ha amato, le parlano di lei e ne parleranno ai suoi
figli. «Vorrei che la Villa della famiglia Byrne tornasse come era
un tempo, prima della Guerra. Vorrei rivedere la camera dove dormivo,
quella in cui giocavo con Alfred, vorrei ascoltare i dischi della
mamma, mostrare tutte le fotografie che sono state bruciate a mio
marito, ai miei figli, ai miei nipoti. Vorrei che nessuno avesse
devastato, saccheggiato la nostra casa, che nessuno mi avesse tolto
quelle cose che... Che sono legate alla mia famiglia, alla mia vita.
So che non è una cosa di vitale importanza, ma se potessi avere
quello che mi hanno tolto, io sarei felice. Sarei felice di non avere
solo i ricordi, di avere qualcosa anche se piccolo come può esserlo
un disco o una fotografia. Vorrei tanto rivedere la casa in cui sono
cresciuta. Lo desidero con tutto il cuore.» si esprime così, alla
Shamana con un sospiro. Non è il massimo dell'altruismo, ma per una
volta, pensa principalmente a cosa farebbe piacere a lei: riavere una
parte del suo passato.
Nessun commento:
Posta un commento