Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

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venerdì 6 marzo 2015

One last time, say my name

Il nostro cattivo questa sera non sembra voler far sconti a nessuno. Infilza Brianna senza pietà, le fa male, ed è sempre più vicino al suo scopo. Eliminarla, distruggerla, toglierla di mezzo. Si sta accanendo su quella figura esile che è Brianna, ma è figlia di un angelo e le direttive sono precise, gli ordini vanno rispettati. Nathaniel continua imperterrito a urlare, continua ad infastidire il cacciatore che comincia a perdere la pazienza anche nei confronti del Medium. Medium che spara e colpisce dalle parti dei gioielli di famiglia, esplosione di sangue, i tappeti dovranno andare in lavanderia. Dubitiamo comunque che abbia un apparato riproduttivo quindi diremo che colpisce quella zona e allarga le braccia, indietreggia e per questo esce dalla mira di Brianna che stila testamento con il marito. E visto che qua sta finendo a sparatutto contro il cacciatore e questo sta perdendo la pazienza decisamente in tutti i sensi Proverebbe quindi a colpire Nathaniel che gli ha frantumato qualcosa con la pallottola ma non tagliandolo da parte a parte come si farebbe con il fruit ninja, bensì con il piatto della Katana per disarmarlo e poter dedicarsi alla Ethevyn, anche se comincia a sentirsi stanco, di tutte queste tarantelle.
Nathaniel urlerebbe se solo avesse il fiato per farlo. Invece si mozza, e il cuore sembra perdere qualche colpo quando vede la compagna, l'amore della sua vita, accasciarsi a terra. «Brutto fottuto bastardo! Tornatene da dove sei venuto!» non soltanto schiva alla grande il colpo che lui cerca di infliggergli, anzi si scosta abilmente sul lato, ma tenta poco diplomaticamente, il momento dopo, di abbassare le braccia, reggere l'arma con la sola mano destra e poi fare il gesto più avventato della sua vita, con ogni probabilità. Forse pure l'ultimo. Non si china a guardare come sta la moglie, non si mette a piangere. Non è il momento. Semplicemente si avventa contro il cacciatore e tentare, ovviamente facendo conto sullo slancio appena messo, se non sul proprio peso, di atterrarlo. La mano sinistra che nell'impatto, tenterebbe pure di acchiappargli il polso con cui regge la katana. È  semplicemente la forza della disperazione, mista alla rabbia più cieca, al momento. Nel movimento non viene emessa parola, né tanto meno alcun suono o respiro. Sembra semplicemente... Sospeso. E dire che sarebbe un becchino e un anonimo medium che lavora il legno e restaura libri. «Smettila!» c'è più disperazione che tentativo di zittire la moglie o essere arrabbiato per chissà quale motivo.
Brianna sapeva che non sarebbe sfuggita al Darach, l'ha compreso quando si è avventato su di lei alla Sede. È stata una sensazione epidermica, anche se Umana ha saputo riconoscere la morte, quando si è presentata. Vede altro sangue addensarsi sull'ingresso, comprende che arriva dal nemico. «Muoiono.» è la sua constatazione, è la sua consolazione. «Usa il mio cellulare.» nel parlare, sente il palato invaso da un sapore aspro, ferroso, qualcosa di caldo scivola dalla bocca. I polmoni, il cuore si muovo pigramente, stremati dalla perdita ematica, vicini al collasso. «Nathaniel.» pronuncia quel nome con amore, con gratitudine, un suono dolce immerso nella violenza della notte. «Vivi per... Noi.» è scossa da un sussulto nervoso, vorrebbe tendere le braccia, ormai non riesce a tendere alcun oggetto. «Per noi. Per noi. Io sarò con voi. Non mi abbandonare, amore. Non mi lasciare.» la velocità di pronuncia aumenta, il tono si abbassa e si confonde: «Non ti vedo. Dove sei?» domanda con angoscia: «Nath... Non posso... Perderti. Amore, non andare... Ci siamo trovati, alla fine. Dì il mio nome, solo un'altra volta... Ti prego.» ha un attacco di tosse: «Dì il mio nome, quando lo fai... Quando mi parli è come... Una luce che si accende nella mia... Anima.» sussurra, gli occhi castani si velano di lacrime. Avverte la sofferenza fisica affievolirsi, perché buona parte del sistema nervoso si è bloccato, l'aspetta l'apnea dolorosa in cui vorrà espandere il torace senza riuscirvi.
Non riesce a disarmare il Medium, e se avesse sentimenti, il cacciatore, sarebbe parecchio stizzito. Invece osserva i movimenti di entrambi. Brianna agonizzante e Nathaniel prova pure ad aggredirlo fisicamente. Il Darach si sposta, lasciando capitolare il Medium a terra, non infierisce su di lui, per ovvie ragioni, piuttosto si accanisce nuovamente contro la Ethevyn, andando ad impugnare la katana saldamente, con due mani e proverebbe a spingerla con forza contro il petto della donna, diretto al cuore. Non c'è nemmeno un filo di pentimento in quel gesto, non c'è un minimo di rispetto niente. C'è solo un ordine da rispettare, un compito da portare a termine. Guarderà subito dopo Nathaniel, come se volesse assicurarsi che abbia visto la fine della sua consorte. La crudeltà.
Nathaniel capitombola a terra, neanche a dirlo. Si sbilancia e finisce con le ginocchia piantate nel tappeto del salotto di casa Hunt. C'è orrore nello sguardo, dopo quel gesto avventato e finito davvero male. Fissa per qualche secondo il pavimento, con la consapevolezza di averla, probabilmente, condannata a morte. Poteva sparare, poteva essere più veloce, poteva darle tempo o modo di scappare, di uccidere in qualche modo il cacciatore o farlo sparire. Niente di tutto questo. Si gira lentamente, richiamato dalla voce della moglie. Non dice ancora nulla ma si avvicina, carponi, senza separarsi comunque dall'arma. Cerca di arrivare il più vicino possibile alla sua figura, di piegarsi su di lei, ma viene letteralmente gelato sul posto dall'ennesimo colpo inferto a Brianna, questa volta diretto al cuore. Segue il movimento con gli occhi sgranati, la bocca aperto in un urlo di disperazione che suonerebbe strano persino a lui e anzi, lo è. Non si rende conto di farlo, non si rende conto nemmeno di mettersi a piangere. Ma è quando la creatura si gira verso di lui, che punta nuovamente la pistola e preme il grilletto. Stavolta mira al cuore del cacciatore, così come lui ha fatto con Brianna. «Brì, non mi lasciare, ti prego...» mormora appena, tirando su con il naso e provando ad accarezzarla, a scuoterla. A cercare eventuali segni di vita: «Vediamo se ce l'hai tu, un cuore.»
Brianna fa un debole sorriso, Nathaniel ha esaudito il suo ultimo desiderio: ha pronunciato il suo nome: «Nath» è un respiro. Le è risparmiata l'apnea, non vede il Darach, avverte una fitta lancinante al cuore. È indescrivibile quanto sia potente il dolore che raggiunge i centri nervosi, incurva la schiena involontariamente, il fisico stesso è scosso da quella tremenda ferita, mentre la katana esce dal petto, il sangue si solleva in uno zampillo, l'ultimo possibile. I pensieri si confondono, velocemente intravede ombre e suoni, le sensazioni cessano, ondeggia nel vuoto senza gioia, senza rammarico, inconsapevole persino di se stessa, l'agonia è breve, alcuni minuti in cui i muscoli si rilassano, le ferite cessano di gettare sangue, il calore si abbassa sino a quando la pelle non è tiepida, imperla di sudore sulla fronte e di lacrime sulle guance.


Il colpo alla Nephilim va a buon fine, la katana viene estratta dal petto della donna e rimessa nel suo fodero. Il suo compito qui è finito. La mattanza è compiuta. C'è sangue ovunque, sangue di Brianna, sangue del Darach. Lacrime, pallottole piantate nel muro, vasi rotti. C'è un sipario che cala, tutto diventa nero, tutto sembra inutile, tutto sembra andare in frantumi in questi casi. La vita a New Orleans non è facile, avere una famiglia legata al sovrannaturale non è facile, essere un esponente di una razza non è facile. Brianna ha pagato il suo essere figlia di un angelo con la vita. Nathaniel spara, probabilmente è l'ultimo tentativo che farà, ed il Darach evita, come a voler far capire che è tutto inutile, ogni sforzo compiuto dall'altro è spreco di forze. Rimessa la katana al posto si avvierà correndo verso la porta d'ingresso, non l'aprirà, ma la stessa figura svanirà nel fumo nero, come è comparsa tra quelle mura. Brianna non andrà via del tutto, no, avrà modo di stare vicino a Nathaniel, in un'altra forma che solo ed esclusivamente il medium può vedere.
Nathaniel non prova più a sparare. Abbandona l'arma di fianco a se e cerca di raccogliere come può, infischiandosene di inzaccherarsi di sangue, con le dita che tremano, il corpo di Brianna. Cerca di stringerla a sé, mentre si piega in avanti con il busto fino a tentare di poggiare il capo, con il lato sinistro, contro il suo petto. Piange e calde lacrime prendono a scorrergli giù dagli occhi arrossati e stanchi, fino sulle guance e poi ad imperlare la barba, mischiandosi con il sangue della Nephilim. Ondeggia piano con il tronco, quasi tentasse di cullarla, dolcemente e lentamente. «Non ci sono riuscito...» deve mettere parecchie pause per riuscire a finire una frase: «Non sono riuscito a proteggerti.» la voce praticamente un sussurro spezzato dai singhiozzi. Alza però lo sguardo, carico d'odio, verso il cacciatore. E in effetti sarebbe anche pronto a difendere i suoi due bambini al piano di sopra, se questo tentasse di uccidere anche loro. Rinuncerebbe alla sua stessa vita per loro, per volontà di Brianna. Sembra sfidarlo, almeno fino a quando questo non si allontana e poi, semplicemente, sprofonda nel suo silenzioso dolore. Un dolore intenso, come essere privati del proprio, di cuore o della propria anima. Come se un pezzo di lui si fosse disgregato, spezzato con la morte di Brianna.
Brianna è immersa in quel vuoto, quando il gelo della morte va a separarla dal mondo dei vivi. C'è qualcosa della sua consapevolezza che permane, una scheggia di lucidità che dona una parvenza fisica allo spirito, appare come uno Spettro dai capelli blu e un teschio a stravolgere i lineamenti gentili, ha una sfilza di lividi sul collo, gronda sangue dal ventre, dal petto, le braccia rilassate lungo i fianchi, i piedi scalzi con solo le calze di cotone. «I bambini hanno fame.» parla in tono stranamente fermo, sicuro. È morta da una manciata di minuti, eppure sembra averlo scordato. Non è apparsa all'ingresso, infatti ma sulle scale che vuole salire per raggiungere i gemelli. L'unico che può vederla, che può sentirla è Nathaniel. «Potresti preparare il bagnetto?» domanda al marito. Non ritiene di aver ragione di volgersi o forse non desidera fare i conti con la realtà, il suo obiettivo è andare nella cameretta di Heath e di Hester, stare con loro. La sua logica è distorta, piegata da quanto avverte, non è la Ethevyn, non è neppure la stessa donna, qualcosa in lei cambia, come accade a ogni Skull, separato dal suo corpo, dal mondo e ancorato ad esso. «Nath. Vieni.» lo chiama, infine.
Nathaniel preme il viso contro di lei, affondando i singulti. Un riguardo per i bambini, si presume, anche se al piano di sopra e non ancora... "coscienti" di ciò che accade nel mondo, non almeno quanto un adulto o un bambino più piccolo. Non si preoccupa però del fatto che Madison possa arrivare da un momento all'altro e, si spera, viva e vegeta. Prosegue con quel movimento impercettibile, che chiunque gli graviti attorno, avrà potuto vedere soltanto quando ha in braccio i bambini, quando arriva la voce di Brianna direttamente a sfiorarle le orecchie. Sgrana gli occhi ma non si alza ancora da lei, da ciò che rimane del suo corpo. «A...» una pausa, deglutisce a forza: «Arrivo subito.» tira su con il naso. «Tu...» preme le labbra tra di loro e cerca di ricacciare indietro le altre lacrime: «Tu vai. Io arrivo subito, te lo prometto.» solo ora alza lentamente il capo e si asciuga frettolosamente le guance, ma non gli occhiali, che comunque rimangono spruzzati di lacrime. Macchioline minuscole che vanno ad offuscargli la vista, come se le lacrime stesse non bastassero. O la miopia. «Arrivo subito.» lo ripete nuovamente e stavolta cerca persino di sorriderle.

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