Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

Volete divertirvi con noi?
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domenica 20 luglio 2014

The Blessing

In the morning when you rise
I bless the sun, I bless the skies
I bless your lips, I bless your eyes
My blessing goes with you
In the nighttime when you sleep
Oh I bless you while a watch I keep
As you lie in slumber deep
My blessing goes with you.
Brianna si è premurata di preparare la torta e di servirla al festeggiato, la sera prima della partenza per la vacanza a Bridport: un dolce semi-freddo al caffè con ornamenti in cioccolato fondente e panna, l'ha sistemata sul tavolo della cucina con un biglietto d'auguri, prima che il Medium rientrasse. Essere una pasticcera fa la differenza in talune occasioni. La mattina del 20 Luglio 2014 è scivolata fuori dal letto con l'agilità silenziosa di una gatta per appoggiare sul comodino un pacco avvolto nella carta da regalo blu tempestata di minuscole stelline, chiuso da un fiocco dorato in cui è anche assicurato il secondo biglietto, chiuso in una bustina. Di qualsiasi cosa si tratti, il dono è compatto, ha un peso ragguardevole e non produce alcun rumore allo scuotimento. Al risveglio di Nathaniel, ha usato le doti persuasive per convincerlo ad aprirlo durante una romantica passeggiata sul lungomare, quando avessero trovato una panchina su cui sedersi, possibilmente senza troppi turisti nei dintorni. Indossa un abito rosa monospalla stretto da una cintura argentata che lascia scoperte le gambe, ai piedi ha i consueti tacchi vertiginosi in tinta con il vestito e al collo brilla una collanina d'oro con due ciondoli a forma di stella e di falce di luna. È accuratamente truccata con i lunghi capelli castani raccolti alla nuca. Si sta godendo questa pausa da New Orleans, risulta più vivace e serena del solito e soprattutto, sembra felice di poter stare con Nathaniel senza doversi crucciare per i suoi doveri nei confronti della Sede.



Il lungomare si affaccia direttamente sulla spiaggia. Spiaggia costellata qua e là da qualche falò perché lì sì, pare che si possano ancora fare senza rischiare di rompere le scatole al prossimo. Tutto sommato, se si escludono alcuni gruppetti di giovanissimi in prossimità della riva, quel posto è tranquillo e silenzioso, visto che la maggior parte della folla di turisti e abitanti si sarà con ogni probabilità spostata in direzione del centro e dei vari locali tra bar, ristoranti, gelaterie, qualche pub. È in quest'ultima categoria di locale, che Nathaniel avrà insistito per farle vedere proprio quello dove si è ubriacato, durante il famosissimo capodanno di cui le ha parlato. « Posso aprirlo?» una breve pausa. «Posso aprirlo?» ancora una. «Posso aprirlo?» probabilmente non sono le prime sequele di domande del genere che le fa. È più che sicuro che l'abbia ammorbata per tutto il giorno, dal momento in cui ha visto il pacchetto sul suo comodino. «Qui sembra un posto buono, no?» curioso come una scimmia, sembra mostrare, lontano dalla pesantezza di New Orleans, un lato decisamente sconosciuto alla Nephilim. Ed è proprio la panchina che va a indicarle, che ha come meraviglioso panorama le luci delle barche e dei falò che si specchiano sulla superficie dell'oceano. Addosso ha un paio di informalissimi jeans dal lavaggio scuro e una polo verde i cui unici due bottoni sono stati lasciati slacciati. Soliti occhiali sul naso e capelli che si smuovono a causa della brezza marina, arruffandoli più del solito.
Brianna ha ammirato il panorama, anche se apprezza la città in cui abita è affascinata dal mare, oltre che piacevolmente colpita dalla bellezza della spiaggia. Non arde dalla voglia di sedersi, perché è affatto stanca, comunque finge di arrendersi. «Okay.» strascica un po' la parola, rivolgendogli un'occhiata divertita, la bocca è piegata in un sorriso da cui spuntano le fossette. Alza il braccio sinistro per tentare di affondare le dita fra i suoi capelli, in linea teorica dovrebbe riordinarli ma nella pratica sarebbe più una carezza dalla nuca alla fronte. Alcune delle ciocche castane le incorniciano il viso ovale. «Non sono sicura di aver fatto la scelta giusta.» ammette con un'alzata di spalle con cui tradisce una punta d'ansia: «Capirai cosa intendo.» conclude, abbassa il braccio per spostare lo sguardo all'orizzonte. Lei ha in mente di fare una seconda visita al pub, perché è scozzese ed è felice di ascoltare i racconti di Nathaniel, gli aneddoti sulla sua vita tranne quelli che lui ha saggiamente taciuto per evitarle un'ulcera. «Mi piace pensare che i giorni non passino, che tutta la nostra esistenza vada avanti come in questi ultimi giorni.» riflette ad alta voce, pensosa: «Vorrei che conoscessi Aberdeen, che vedessi la villa dei Byrne e poi il punto in cui c'era la pasticceria del signor Jannigs con la sua casa al piano superiore.» ispira ed espira scacciando quelle osservazioni, neanche pianificasse la conquista del mondo. «Dai, apri.» lo incoraggia allegramente.
Nathaniel ha una velocità che non ci si aspetterebbe, quando Brianna accetta. Si siede buono per qualche secondo sulla panchina, poi sembra smaniare perché lei lo raggiunga. Non è stanco neanche il Medium ma ha il suo pacchetto poggiato su una coscia trattenuto con entrambe, le mani come se dovesse essere protetto. Risponde alla carezza con un piegare il capo dalla parte del braccio e provare a farle una carezza resa ruvida dalla barba, direttamente sull'avambraccio. Gli occhi non si staccano dal suo viso, anche ora che ha la possibilità di aprire il suo regalo: «Grazie.» un ringraziamento che viene dal cuore, reso più morbido dalla voce che diventa un sussurro: «Per essere venuta qui, per avermi ascoltato anche quando ero noioso, per avermi sorretto, sempre e comunque.» una piccola pausa: «Grazie.» lasciando per qualche momento il pacchetto, per poggiarsi sul suo braccio e risalire con due dita, come una formichina, verso la spalla fino a fermarsi ponendosi a coppa sul suo viso e cercando di disegnare con il polpastrello del pollice una delle fossette. «Qualsiasi cosa sia, l'hai scelta tu e l'avrai fatto sicuramente per un motivo. Non ti vedo a prendere un portachiavi a forma di cane quando a chi viene regalato piacciono i gatti.» ipotizza, essendo però quasi certo che non ci sia proprio quello, lì dentro. Solleva entrambe le sopracciglia e dopo l'ennesima carezza leggera sulla sua pelle fresca, resa tale dalla brezza serale, torna ad afferrare il pacchetto con entrambe. «Portami.» fermo e convinto di ciò che sta dicendo: «Domani anche, se vuoi. Fammi vedere i tuoi posti, sono curioso e voglio condividerli con te.» annuisce piano ma quando lei gli dà il via non esita neanche per un secondo ad aprire con una certa meticolosità il pacchetto, quasi volesse rimandare il momento e prolungare l'attesa. Apre in effetti soltanto un lato, privandolo dello scotch, infilando poi le dita all'interno e provando a tirare verso l'esterno. Lo guardo, ogni tanto, va al viso di Brianna ma per la maggiore rimane su ciò che piano piano la carta va a scoprire. E sgrana gli occhi, così come dischiude le labbra, quando si accorge lentamente che sono libri. Non ha ancora visto i titoli comunque e ancor ameno ha visto il resto dei particolari.
Brianna si accomoda qualche istante dopo di lui, sempre con attenzione a mantenere una posa elegante perché sono in pubblico e non sul divano. Il contatto con la barba è simile al solletico, non è sgradevole anzi la fa sorridere ancora. «Tu non sei mai noioso. Non hai bisogno di essere sorretto, perché sei forte ma starti vicino è il dono che tu hai concesso a me.» gli risponde affettuosa, ma pacifica. Al resto delle parole, ride per alcuni secondi. «Beh... Io tento di capire i gusti degli altri, ma alla fine, non posso mai avere la certezza.» minimizza con leggerezza, senza scostarsi quando le dita arrivano sulla guancia. «Penso che si debbano amare tutti gli animali.» aggiunge un giudizio gratuito, quelli che sono i suoi marchi di fabbrica. Resta con le mani congiunte in grembo, le ginocchia sigillate, la schiena dritta e il capo inclinato per fissare il Medium scartare il regalo. «Mia nipote ha le chiavi della villa, non ci andiamo spesso: consuma moltissimo a livello di elettricità, riscaldamento, acqua.» rileva neutrale, sono pur sempre scozzesi. «Le pareti sono impregnate di ricordi, di voci... Sono io che diventerei pesante, Nathaniel.» fa presente tra il serio ed il faceto. «Però, vorrei tanto andarci con te. Quando lo desideri, prenotiamo il volo: domani, fra dieci anni non ha importanza.» conferma con entusiasmo. Amava viaggiare da sola, figurarsi in compagnia. «Mi hai parlato della tua collezione di prime edizioni, anzi l'ho pure vista.» spiega mostrando i palmi delle mani: «I tre libri sono stati venduti singolarmente, all'inizio come hanno fatto con i volumi di Harry Potter. Questa è la Trilogia con l'autografo del Professore.» prosegue, mostrandogli un cofanetto con i tomi accuratamente rilegati, restaurati così da rendere possibile la consultazione; la firma dell'autore si trova sulla prima pagina, sotto al titolo 'La Compagnia dell'Anello', in un riquadro plasticato che lo protegge dagli agenti esterni. «Mio padre era appassionato di Letteratura, nonché di Mitologia. Tolkien e Lewis avevano combattuto la Grande Guerra come lui e non era raro che si scrivessero. Quando fu pubblicato Il Signore degli Anelli, papà gli chiese una copia autografata e lui gliela fece recapitare.» prende una bocca d'aria, non sembra aver freddo: «Non mi sembrava l'avessi, però so di avere una memoria pessima in certi casi.» termina un po' tesa, aspetta.
Nathaniel scuote piano il capo: «Non sono forte.» replica alla Nephilim: «Rischio di andare in pezzi come tutti, specie se si toccano certi punti o le fondamenta, o quelle che sono le nuove fondamenta.» intanto continua a sfasciare stavolta privando dello scotch anche la parte inferiore, senza stracciare la carta. «Era un esempio, Brianna.» non riesce a trattenersi e poco dopo sbuffa una risata leggera: «Anche io amo entrambi. Ho preferenze ma avessi un cane certamente non lo odierei. O un cavallo. O un criceto, una cavia, un coniglio.» si stringe nelle spalle: «Sei davvero così sicura di non sapere i miei gusti?» solleva poi il cofanetto, mostrandoglielo: «Questo.»calcando sul termine: «Sei proprio sicura che possa non piacermi?» allarga velocemente la bocca, scoprendo in breve la dentatura: «È perfetto.» e ancora non sa, ovviamente, quali altri tesori nasconda. «Te l'ho detto: domani. Se vuoi partiamo domani in mattinata e andiamo.» ancora si ritrova a scuotere il capo: «Sono sicuro che non mi annoierai e se lo farai, ti riempirò di pizzichi costantemente per riportarti sulla retta via.» sta ovviamente scherzando e lo si intuisce non solo dal tono di voce ma anche dall'espressione, non propriamente seria anzi, tutt'altro. «Con l'autografo?» sbotta, alzando di qualche tonalità la voce: «Una prima edizione?» domanda ancora, con espressione balba. Sopracciglia sollevate fino a far comparire rughe d'espressione sulla fronte, occhi talmente sgranati da mostrare il bianco e il colore degli stessi. «Oh mio Dio, mi hai preso davvero la prima edizione del Signore degli Anelli?» ancora un'altra domanda, incredulo: «Ma quanto ti è costato? Una fortuna.» e prova a lanciarsi, letteralmente, verso di lei. Inizialmente prova a baciarla ma si blocca nel momento stesso in cui dice le ultime frasi. «È di tuo padre?» si scosta di qualche centimetro: «Davvero, no.» scuote il capo: «Non posso accettarlo.» cerca anche di allungare la Trilogia verso di lei. «Seriamente. È un ricordo. Non posso privartene.» ma ha gli occhi che brillano e smania dalla voglia di dare un'occhiata, si vede lontano un miglio.
Brianna ascolta, la fronte è attraversata da una ruga d'espressione. «Sono metafore?» domanda con sincerità, non essendo sicura del significato della frase. Non può tenere la mente sempre accesa, poi si consuma. Piega un angolo della bocca. «Credo di conoscerti abbastanza da sapere cosa può piacerti o meno, però ho imparato a non dar mai nulla per scontato.» si limita a replicare. Sembra soddisfatta, non ha bisogno di rispondere alle altre parole e cerca solamente di posare la mano destra sul suo polso. «Purtroppo, non sarei riuscita ad acquistarla. Avevo cercato in giro, ma sinceramente sarei finita a vendere i polmoni dei miei fratelli.» ridimensiona in maniera ilare la situazione economica della Ethevyn, non è che debba suonare l'armonica nella stazione della metropolitana ma non ha una sconfinata rendita a disposizione. Sembra sorpresa. «Era di mio padre.» ripete, la voce è bassa e sicura: «Sì, ha un valore ancora maggiore a quello monetario per me. Sì, mi ricorda quando lo leggeva davanti al camino.» finisce la frase in un sospiro pieno di nostalgia, come i suoi occhi: «Per questo, desidero che sia tu ad averlo: perché abbia nuovi ricordi. Perché tu somigli a Malcolm, non saprei dire in che modo, forse perché sei un uomo buono come sapeva esserlo lui.» tenta di spingere indietro il cofanetto: «Sono tuoi. Sono tuoi e lo sarà anche il mio passato. Tienili, ti prego.» insiste con dolcezza. «Non mi privi di nulla, anzi sono contenta che siano di qualcuno che amo. Che li ama.» ribadisce con decisione. Si umetta le labbra. «Ho promesso a Cora che l'avrei aiutata con i Faerings. Non hanno mai stipulato patti con i Nephilim, io stessa non ho idea di cosa possano chiedere.» distende la bocca in un sorriso di scuse.

This is my prayer for you
There for you, ever true
Each, every day for you
In everything you do.
And when you come to me
And hold me close to you
I bless you
And you bless me, too.


Nathaniel: «Sono metafore.» conferma, annuendo lentamente, ancora la sacra reliquia stretta tra le mani ma spinta in direzione della Nephilim: «Tu sei il mio pilastro portante.» glielo annuncia con un sorriso reso addolcito, mentre gli occhi ne ricercano ancora lo sguardo, i tratti del viso. «Saggia, saggia donna. Ma in questo caso, seriamente, non potevi farmi regalo migliore.» replica inspirando a lungo: «E per questo non posso accettarlo. Non perché non mi piaccia, non perché io non abbia voglia di mettermi a sfogliarlo forsennatamente seduto su questa panchina...» ancora inspira poi spinge fuori l'aria in un sospiro, come se dire le parole successive gli costasse fatica. «Ma è di tuo padre.» una piccola pausa: «Sei davvero sicura di volertene privare? È tuo di diritto.» le parole successive hanno di nuovo il potere di farlo avvicinare, staccare una mano dal suo tesoro e provare a portare le dita dietro la sua nuca, per avvicinarla a sé. Ne bacia le labbra, gli angoli della stessa, le guance. Non è frenetico: è anche abbastanza lento, ma sembra non riuscire a fermarsi. «Grazie.» ogni tanto qualche intervallo lo fa. «È uno dei regali più belli, dopo il tuo amore.» quando terminato e sempre che lei non si sia scostata, proverebbe anche a poggiare la fronte contro la sua: «Lo tratterò come una reliquia.» le assicura: «Come il tesoro più grande.» la mano rimane ancora sulla sua nuca, stringendo la presa con le dita. «Cosa pensi che possano chiederti?» e come se solo ora si fosse accorto della gravità, libro e mano che lo reggono calano inevitabilmente verso il basso, come anche le spalle si piegano come sotto un peso invisibile.
Brianna acconsente col capo. «Oh.» mormora alla prima spiegazione: «Uhm... In questo senso, sei il mio muro portante.» ribatte subito: «Tu sei più forte di quanto credi, ho già spiegato perché lo dico.» cerca di sporgersi per baciarlo, non indugia a lungo: «Non penso sia quel genere di libro.» dice in maniera calma, abbassando gli occhi sui volumi: «Hai ragione: era mia, ma io preferisco sia tua. Sono sicura che mio padre sarebbe d'accordo. Sono sicura di fare una cosa giusta.» replica annuendo. Cerca di cingergli il torace con le braccia, ricambiandolo e sfiorandogli il viso con la punta del naso. «Sono felice tu l'abbia accettato.» mormora al suo orecchio, non specifica cosa e rimane contro di lui per diversi minuti, ascoltandone il respiro. «Mi basta che non li scordi sul treno.» ride piano, piega un po' la testa. «I Faerings sono Spiriti delle Piante.» piega le labbra in una smorfia: «Cosa possiamo dare a simili esseri, dimmelo tu, se lo sai.» confessa in uno sbuffo, non è contrariata però non sa cosa aspettarsi dalla Corte. «Noi siamo diversi con esigenze, con obbiettivi differenti. Ci sono leggende che narrano le loro imprese: l'Essenza di Bella di Notte ha generato i Vampiri. Io non so cosa possa essersi bevuta.» commenta con una punta di sarcasmo, dando per scontato che fosse una Faerings: «Con tutte le brave persone che poteva aiutare, decise di graziare degli Wakers sadici e depravati.» muove le mani lungo la schiena di Nathaniel: «Possono volere di tutto. O niente.» conclude arresa alla possibile sorpresa che l'attende.
Nathaniel ride alle parole successive della Nephilim: «Non pensavo di destabilizzarti così tanto che oltre a dimenticarti le cose, non capissi neanche le metafore.» prova a spingere ancora il capo in avanti, ma stavolta non per baciarla bensì strofinando la punta del naso contro la sua. «Ti assicuro che questo va dritto dritto a finire in una vetrina e guai a chi prova soltanto a toccarlo.» pare pensarci un po' su ciondolando infine con il capo a destra e manca: «Giusto tu potrai farlo.» la rassicura sull'ipotesi. «Posso aprirli?» domanda come un bambino che chiede educatamente di mangiare l'ultima fetta di torta rimasta. Si discosta anche di qualche centimetro, per quanto le spalle siano ancora incurvate, dopo la meravigliosa notizia avuta: «Scordarli sul treno? Questa eventualità non è neanche contemplata.» sgrana gli occhi: «Scherzi? Verranno letti accuratamente, girando le pagine con le pinzette e soltanto a casa.» piccola pausa ancora: «Grazie. Davvero mille volte grazie, non saprò mai dirti quanto, a parole, io ami questo regalo.» ma se lo porta al petto, trattenendolo ad altezza cuore per qualche momento. Il resto lo ascolta con estrema attenzione. «Come è il capo dei Fae?» domanda velocemente: «Ti sembra una persona ragionevole? È tuo amico? Lo conosci?» la riempe ancora di domande, corrugando la fronte tanto da formare un leggero solco tra le sopracciglia: «Certo un'alleanza dovrebbe basarsi quanto meno sulla fiducia, non nel dare come pegno il proprio figlio primogenito e maschio.» ci ironizza su ma sembra discretamente svuotato, al momento, al di là del meraviglioso regalo che stringe tra le dita.

When your weary heart is tired
If the world would leave you uninspired
When nothing more of love's desired
My blessing goes with you.
When the storms of life are strong
When you're wounded, when you don't belong
When you no longer hear my song
My blessing goes with you.


Brianna non trattiene una risatina. «Poteva avere un senso anche a livello fisico.» osserva solamente, ma dove essersi distratta sul serio: «Dovresti sentirti in colpa per farmi comportare come una sedicenne alla prima cotta.» tenta di posare la fronte sulla sua: «A sedici anni, comunque, non avevo nessuna infatuazione. Credo. Conoscevo due soli uomini non imparentati: erano preti cattolici.» specifica con ironia. Ha avuto un'adolescenza frustrante, la figlia di Haniel. «Le pagine reggono ancora il contatto con delle dita pulite, casomai evita che i gatti ci dormano sopra e non è precisamente qualcosa di semplice: Binky si sdraia su qualsiasi libro, lo apre con zampette neanche fosse una brandina.» racconta uno sprazzo delle serate nella Biblioteca dei Nephilim con felini sui tavoli, cani sulle poltrone e bipedi che chiedono il permesso per muoversi. «Sì, sì.» assicura circa i volumi: «Hanno le cartine disegnate da Tolkien, stampate certo ma sono opera sua.» sposta il braccio destro per indicargli la copertina di un testo a caso fra i tre. «Mi basta che tu mi abbia ringraziato, che ti piaccia davvero. Non desideravo altro.» si sporge per sfiorargli lo zigomo con le labbra. «Non conosco l'attuale capo, si chiama Evelyn. Sembra in gamba, oltre che ragionevole. So che uno dei Faerings è innamorato di Cora. Lui è stato incaricato da Evelyn di propormi quest'alleanza. Ha scelto qualcuno che sapeva trattare con noi: denota del tatto, della diplomazia. No?» lo chiede, forse è ottimista. «C'è fiducia: non c'è alcuna belligeranza fra noi, né ruggine però i Faerings sono legati alla Natura, anzi ne sono la personificazione. Noi siamo fra gli Umani e gli Angeli. Dobbiamo scambiarci qualcosa per cementificare l'alleanza, un che di utile. Io non so cosa possa essere utile a un Faering.» cerca di mostrare la sua perplessità sul lato pratico: «Ne ho incontrati pochi nella mia vita, un fratello mi disse che erano tanti... Secoli addietro, ma poi la Natura è stata violata dall'Umanità e alcuni Faerings sono scomparsi. Sono come svaniti.» fa un profondo respiro. Era un Nephilim ubriaco, ad onor di cronaca.
Nathaniel la fissa per qualche momento, incredulo. Sopracciglia sollevate che fanno capolino oltre l'orlo superiore degli occhiali, labbra appena dischiuse. Alla perplessità si aggiunge anche un'espressione che palesa un sempre più evidente divertimento, tanto da sbattere ripetutamente le palpebre: «Ti prego. Ora spiegami, per cortesia, in che senso a livello fisico.» alza la mano libera per spingersi indietro gli occhiali, ma c'è un mezzo sorriso indecifrabile a sollevare gli angoli della bocca: «E lo capisco, certo. Non si può non sottostare al fascino discreto ed irresistibile di un gentleman inglese, anche quando fa certe domande.» si stringe nelle spalle ma non dà delucidazioni di chi fosse infatuato a sedici anni, evitando un discorso piuttosto pungente. «A proposito di gatti... » piccola pausa: «Ho adottato lo scarificatore con un occhio solo.» poco dopo specifica. «Quello che credevo essere il gatto della vicina ma non era lui, in realtà. Il suo è tornato a casa, serenamente, il giorno dopo.» sospira. Ne cerca ancora lo sguardo: «Ma questo forse lo sapevi già da te.» che se lo sarebbe tenuto, naturalmente. Abbassa però lo sguardo sul cofanetto. Ne preleva con delicatezza immensa il primo poi semplicemente va ad aprirlo e sfogliarlo. Lo fa con un accuratezza esasperante. «Sono davvero le sue?» domanda, ancora una volta stupito, passando un singolo dito a tracciare i segni sulla cartina per quanto stampata: «Mi piace da morire.» la rassicura ancora e pare non ci siano dubbi, né nell'espressione, né in quella luce negli occhi, né nel sorriso che torna a rivolgerle. «Hai chiesto a Cora consiglio?» domanda piegando il capo verso la spalla destra: «Lei dovrebbe conoscerlo meglio di te, no? »umetta le labbra: «Non metterti nei guai, Brianna.» piccola pausa: «Per favore.» inspira nuovamente a fondo. «Una...» pausa. «...Piantina?» incerto: «Ti suggerirei letame ma sarebbe davvero poco carino e lusinghiero nei loro confronti.» ironizza, premendo le labbra per non ridere.



Brianna finge un'espressione distaccata. «Pensavo alla spina dorsale, che se lesionata può comportare dei danni gravi o agli organi vitali.» bofonchia, portandosi una mano ai capelli ancora stretti nel fermaglio con una smorfia. «Sono una specie in via di estinzione, li si studia ammirati come fossero panda.» non è seria, anzi soffoca una risata con un colpo di tosse. Sulla turbolenta pubertà di Nathaniel ha appreso a sufficienza, intuisce che svicola di proposito dalla conversazione e non fa pressioni per sapere quanto tempo abbia speso dietro alla madre delle gemelle, né desidera avere i dettagli. «Bisogna trovargli un nome, allora.» ribatte candidamente: «Tornati a New Orleans, puoi farlo vaccinare. Delight è solitamente pacifica, mentre Bilbo ha bisogno del suo tempo per socializzare.» congettura ad alta voce. «Sì, Tolkien era un bravo illustratore. Per descrivere nel dettaglio la Terra di Mezzo, era chiaro che avesse una bozza. L'ha perfezionata, quando l'editore l'ha chiesta.» spiega al Medium. «Ottimo. Quest'anno è andata bene.» chiosa sorniona. «Non proprio, perché non voglio che pensino stia sfruttando il loro legame. Lei mi farà da tramite, perché effettivamente li conosce meglio ma poi dovrò essere io a comportarmi bene.» abbassa la mano sulla gonna, ispira l'aria di mare ed espira svuotando la cassa toracica. «L'ultima cosa che desidero è farmi altri nemici, come non ne avessi già abbastanza!» esclama con enfasi, alza lo sguardo al cielo. «Lavoro alla Verte Etoile: posso fare lo sconto. Ammesso che non chiedano la liberazione degli alberelli dai vasi.» ribatte divertita. Non è educato parlare così di una nobile razza. «Quello ne hanno abbastanza alla fattoria.» non è che rabbrividisce, perché i Byrne avevano i cavalli ma ridacchia. «Vedrò... Può darsi abbiano solo delle domande sulla situazione attuale.» scrolla le spalle con noncuranza. «Circa i guai. Mi ero scordata di dirti. O forse te l'ho detto?» affetta tutta l'innocenza di questo mondo sul viso: «Che ho parlato con la proprietaria del Radius Night Club. È una Baali. La figlia di un Diavolo. È una ragazza volgare, avida, senza scrupoli. È lei il mostro delle fotografie, ne sono sicura.» finisce così la narrazione, perché spia la sua reazione con un sorriso lieve, che vorrebbe essere molto rassicurante. Ammirevole la stima che nutre per Sayuri, inoltre.
Nathaniel: «La spina dorsale.» annuisce lentamente, ad occhi sgranati: «Capito.» non spiega tuttavia, in nessun modo. «I panda sono goffi e cicciotti. Noi gentleman al massimo siamo un po' pingui.» massaggia la zona addome con la mano libera, per quanto non abbia un filo di pancia pur essendo una buona forchetta, se cucinano gli altri. «Capitan barbarossa? Polifemo?» ironizza anche sulla menomazione del gatto: «Sicuramente lo farò, per quanto al momento stia in clinica veterinaria per tutti gli accertamenti del caso e perché non potevo lasciarlo da solo a casa con Iris, non sapendo se avesse malattie o meno.» torna comunque a dedicare la propria attenzione al libro, dopo una breve parentesi al suo viso.«Sai disegnare?» la butta lì: «Io al massimo so fare qualche uomo stecco, casette sbilenche degne di un bambino di due anni e soli sorridenti.» sbuffa una risata che stavolta non contiene, ma lascia libera. «È un consiglio. Non la stai costringendo e credo che abbia la maturità giusta per comprendere il motivo per cui tu possa chiederle un consiglio del genere. Vuole bene a lui e vuole bene a te, conosce entrambi e sa cosa possa essere vantaggioso per tutti e due.» la lascia finire di parlare: «Certo, tu sei poi la mente, ma il braccio destro o sinistro che dir si voglia, c'è sempre e lei ha una marcia in più in questo, come consigliera.» ride anche alle parole successive. «Fronte di liberazione degli alberelli. Dovrai andare di casa in casa a liberarli tutti.» cerca di poggiare l'indice sotto il suo mento poi afferrarlo gentilmente anche con il pollice. «Forse non è mai abbastanza.» una carezza leggera, poi ritira l'arto. «Perché non mi hai fatto andare?» corruga la fronte: «Pensi che non ne sarei stato in grado? Si trattava soltanto di guardare e sentire, nient'altro.» si stringe nelle spalle: «Dimmi che almeno non sei andata sola...» ma dall'espressione che fa e da come protende il viso in avanti, con tanto di sopracciglio destro, non sembra aspettarsi una risposta affermativa.
Brianna cerca di assestargli un colpetto sulla pancia con la mano destra. «Polifemo era un essere mostruoso, lui è micetto. Potresti chiamarlo One Eye ma è scontato.»  propone, fa una pausa, aggrotta la fronte: «Ciclope. È anche uno degli X-Men.» gli fa presente, insomma lei va a pescare nella più fine mitologia antica. «Oppure, potresti chiamarlo Ermes. Era un messaggero degli Dei come Iris.» annuisce quando Nathaniel spiega che il gatto è giustamente monitorato da un veterinario, ché non tutti sono come lei che ha portato Bilbo in clinica dopo un paio di giorni che le poltriva in casa. «Ho imparato al collegio, sai, padre George era il mio insegnante preferito: ho imparato qualcosa sulla prospettiva ma non è la mia dote principale. Padre George ci diceva che la nostra espressività, se è sincera, se è volta a trasmettere qualcosa a chi la guarda può definirsi Arte. In barba ai canoni dell'Estetica. In effetti, lui sosteneva che non si dovesse piegare la creatività alla ragione ma all'emotività. L'Arte doveva emozionare. Qualche volta, scarabocchio ma per tenere le mani occupate.» taglia corto con un'alzata di spalle. «Cora è il mio braccio destro. È la prima che abbia trovato a New Orleans, però ho anche rispettato una richiesta di Cedric. Ciò che sono loro non entrerà in contatto con i rapporti fra Corte e Fratellanza, visto che non saremo mai in guerrarespira a fondo, saranno le ultime parole famose. Ricambia il suo sguardo, senza replicare subito. «C'è qualcuno di simile a te, in quel locale.» dice quasi atona, non si espone nei giudizi: «Conosco bene la sensazione che si prova vicino a un Medium, può darsi sia un Waker. Non un Fauno, perché non sopporterebbe la vicinanza di una Baali.» sta tergiversando, se lui fosse in dubbio: «Io vorrei ancora che tu dessi un'occhiata alla gentaglia che la circonda, casomai ci fosse qualche innocente che ha ingannato.» ma dal tono pare dubitarne: «Dovevo parlarle. Doveva sapere che avrebbe saldato il conto e che le sue azioni non passano inosservate. Non può agire come le pare e piace, né lei, né nessuno della sua specie.» indurisce lo sguardo. «Io credo che tu sia in grado di cercare di capire cosa succede lì dentro: se ci sono altri come te, potresti... Avvicinarti, sino a quando saprai perché stanno accanto alla figlia di un Diavolo che ha sventrato sua madre per venire al mondo.» prosegue con voce più morbida: «Io volevo sapere, comunque, a cosa andavi incontro.» butta fuori le parole con l'aria: «Non perché abbia poca fiducia, ma... Tu pure vuoi sapere cosa aspetta me.» fa una pausa: «Ero sola. Il locale era aperto, se avesse provato a uccidermi, l'avrei trapassata con i miei pugnali: è inesperta, risvegliata da poco e lo sa bene.» termina senza pensarci troppo. In teoria, sarebbe andata così ma la Fortuna è mutevole. «Io so che tu puoi fare cose straordinarie, Nathaniel Hunt, perché hai già salvato il mondo e quindi, goditi questa giornata e pensa che presto ne avremo altre.» aggiunge accostandosi a lui per baciarlo. 
This is my prayer for you
There for you, ever true
Each, every day for you
In everything you do.
And when you come to me
And hold me close to you
I bless you
And you bless me, too.

martedì 15 luglio 2014

Happy

Ha salvato l'Universo dal Caos, ancor prima di conoscere l'identità della ragazza aggredita a Tremè, s'era interessato a lei con la premura sincera di chi ha la Legge della Giustizia scritta nel cuore e con il coraggio semplice, deciso degli onesti ha combattuto e ha vinto.
Nathaniel Hunt avrebbe potuto chiedere qualsiasi cosa, avrebbe potuto cambiare la sua vita sino a renderla perfetta, non adombrata dai ricordi spiacevoli che il dono comporta ma lui desiderava restare al mio fianco.
Pandora ha spalancato un mondo davanti ai suoi occhi e Nathaniel si è voltato a cercarmi, ad assicurarsi che fossi con lui.
Dove altro potevo essere?
Non potrei allontanarmi dall'uomo che mi insegnato ad amare, a sentire un altro essere vivente senza l'ausilio dell'empatia, ma conoscendone gradualmente l'indole, imparando a leggerne lo sguardo, a studiarne i movimenti così che qualsiasi cosa di lui mi sia chiara, mi sia cara.
È un'anima così nobile, la sua, aperta al prossimo eppure segnata dalla diffidenza che trova l'energia per imporsi, per scegliere senza lasciarsi trascinare dagli eventi.
L'amore che ho in me non è un sentimento irrazionale, perché so perfettamente da cosa è alimentato, perché mi fido ciecamente del suo giudizio, delle sue azioni, delle sue capacità, perché lo ammiro per la costanza nel cercare le sue figlie, per la sensibilità e per la pazienza che mi riserva, perché accetta chi sono, perché non vuole che io sia diversa o finga di volerlo essere.
Se non l'avessi incontrato, se non mi avesse notato, non avrei imparato ad appoggiarmi a qualcuno, non avrei compreso di poter essere più di un'aggiunta fatta in fretta e furia, ma avrei proseguito a restare in un angolo ad attendere d'essere chiamata, di essere richiesta, di essere grata per l'attenzione concessami.
Lionel ha sempre creduto che sbagliassi in questo, che avessi i medesimi diritti degli altri che fossero Nephilim, Lycans, Hunters però io gli raccontavo di come avessi guadagnato l'affetto di papà con la modestia.
«No, lui ti voleva bene perché hai un buon carattere, una volontà di ferro con una testa conseguentemente dura.» ha sempre sorriso orgoglioso nel dirlo: «Perché eri una bambina innocente che lui ha cresciuto sino a che non è diventata una donna intraprendente e concilliante al tempo stesso. Amarti è semplice, quasi naturale e sei l'unica a non vederlo. »
C'era della verità nelle sue parole, non l'ho mai negato ma la sensazione di dovermi sdebitare per l'amore ricevuto mi ha seguita dalla nascita, sino a quando Nathaniel non si è innamorato di Nihael, l'erede di Haniel, sino a quando non ha chiesto a Pandora di legarsi alla mia sorte, di essere il mio compagno.
È così che lui, Nathaniel Hunt, mi ha mostrato un modo di amare senza paura, senza l'ansia della perdita.
Per la prima volta in cento anni, sono felice.

lunedì 14 luglio 2014

A Sky Full of Stars

‘Cause you’re a sky, ’cause you’re a sky full of stars
I’m gonna give you my heart
‘Cause you’re a sky, ’cause you’re a sky full of stars
‘Cause you light up the path.
Nathaniel ha tante, troppe novità da raccontarle, o da mostrarle, o di cui metterla al corrente. Una di queste è il loro mezzo di trasporto, già mostrato in precedenza quando si sono dati appuntamento ed è passato a prenderla, qualsiasi posto lei gli abbia indicato. È un macinino di cui va strettamente fiero, un vecchio maggiolone riportato alla modernità con qualche accorgimento, per lo più basato sulla carrozzeria e il ricolorarlo con una tonalità più accesa di rosso. La particolarità, oltre all'essere piuttosto datato, sta in effetti nel tettuccio apribile che la rende un auto godibilissima nel clima estivo, se sono a New Orleans non piovesse ogni giorno. Questa sera, per grazia divina o per sommo dispiacere, ha invece abbassato il tutto, prendendosi l'aria sul viso e avendo il solo tetto di stelle sopra entrambi. La seconda è che si stanno dirigendo, ormai prossimi alla meta, in un luogo per lo più sperduto in mezzo a quella zona densamente popolata di zanzare e qualche alligatore che sono i dintorni di New Orleans, lì dove il Mississipi si muove pigro tra anse in mezzo alla vegetazione. «Allora.» piccola pausa, per quanto il discorso non sia mancato lungo il tragitto, con ogni probabilità: «Ti piace?» mani sul volante, entrambe a stringerlo con una certa sicurezza. Sorriso dell'entusiasta per natura o quello di qualsiasi uomo con un mezzo proprio che non sia un carro funebre. Lo sguardo si gira verso di lei ignorando momentaneamente la strada che si snoda con una scarsità disarmante di luci. Addosso una camicia nera dalle maniche rimboccate fino ai gomiti e un paio di pantaloni beige.
Brianna era ad aspettarlo vicino alla Chiesa, perché rientrata dal Radius Night Club ha sentito il bisogno fisiologico di lavarsi, strofinando la spugna sulla pelle neanche si fosse rotolata nel fango e l'abito è finito in tintoria dentro una custodia per evitare il contatto diretto. Ha cambiato stile: i capelli castani sono raccolti in un'alta coda, il viso è appena velato di trucco e indossa un paio di jeans aderenti, una maglietta a mezze maniche a righe orizzontali bianche e blu con un fiocco di seta ornamentale sulla spalla sinistra e un cardigan bianco con righe sottili a coprirla dall'aria notturna, ha sandali e borsa estiva abbinati, chiaramente. Ha girato attorno alla macchina per studiarla meglio e quindi si è seduta al posto del passeggero, il posto del morto appunto godendosi l'espressione entusiasta di Nathaniel. Gli ha raccontato qualche aneddoto sulla Verte Etoile, sulla cena con le nipoti, avrà chiesto di Anja e di Key ma alla fine alla domanda annuisce. «Mi piace.» ribatte allegramente: «Dove l'hai comprata? L'hai sistemata tu?» domanda incuriosita. «Sembra adatta per fare qualche gita!» esclama speranzosa. La sua aura è la consueta sensazione di benessere, di pace celestiale che le consente di cacciare indietro il timore di aver lasciato acceso il forno alla Sede. Si sporge un poco sul sedile, anche se ha la cintura di sicurezza o la patente di Nathaniel finisce al macero, appoggia la mano sinistra sul bordo della seduta per accarezzargli il collo con la punta del naso, prima e con le labbra in seguito. «Mi stai forse sequestrando, Nathaniel Hunt?» mormora con voce bassa, un tono che non appartenesse alla Ethevyn, alla figlia di un Arcangelo, si direbbe parecchio insinuante.
Nathaniel guida tranquillo, senza eccedere troppo nella velocità, anche perché praticamente impossibile con un veicolo simile. Il gomito sinistro poggiato dove teoricamente ci sarebbe il finestrino, ovvero sopra la portiera e il vento che gli arruffa i capelli, metro dopo metro, chilometro dopo chilometro. Gli occhiali da vista però sono di nuovo lì, a fare bella presenza(oltre che utile), sul naso. «Me l'hanno venduta per poco.» ammette e la maggior parte della gente non stenterebbe ad immaginarlo: «E no, non sono in grado di rifare tutto io o fare la revisione.» scuote piano il capo, premendo le labbra tra di loro: «L'ho presa da un anziano vicino di casa che voleva disfarsene a tutti i costi. Era troppo in buone condizioni per non approfittarne.» con l'entusiasmo di chi, solitamente, sfoggia un auto di gran lusso e non un maggiolone che appena si azzarda a fare un percorso a velocità più sostenuta, fa lo stesso rumore di un macina caffè in qualche caffetteria italiana. «Potremmo magari andare al mare, un giorno di questi.» gira lo sguardo verso di lei, ancora in favore della sua figura, prima di virare ancora verso la strada. E non appena il naso della Nephilim entra in contatto con il proprio collo, esegue una sterzata brusca seguita da uno sbuffo dalle narici che lascia presagire una risata: «Devo comprarmi una targa da mettere qui.» indicando più o meno la zona dello specchietto retrovisore: «Proprio qui. "Non parlare al conducente e ancora meno, non toccarlo se si è una bellissima centenaria".» ricambia comunque il gesto insinuando parte del viso tra i suoi capelli, anche se raccolti, poggiando le labbra sulla sommità del suo capo e indugiandosi qualche momento in più. «Ti sto portando alla perdizione, sappilo, oltre a sequestrarti.» i giri del motore però diminuiscono, in prossimità di una piazzola dispersa nel nulla: «Chiederò il riscatto, come mi hai suggerito una volta, così possiamo scappare verso luoghi ignoti e assolati.» fa una piccola pausa: «Ho una cosa da dirti e una cosa da fare.» ancora una, sorridendo a labbra strette: «Quale preferisci per prima?»
Brianna non ha una macchina di lusso, anzi sono le ultime cose che guarda in una persona ma notare la soddisfazione di Nathaniel basta a farle apprezzare l'auto. «Capisco.» dice senza inasprire il tono, anzi appare di ottimo umore, soave come lo è di solito. «In effetti, l'ha tenuta molto bene. Immagino non ci fossero grandi revisioni da fare.» ipotizza, lanciando una nuova occhiata all'interno. «Serve una radio con il cavo per connettere l'ipod.» aggiunge vivacemente: «Io ascolto sempre la musica, mentre guido.» gli spiega. Fa una pausa, alza appena il viso a guardare la strada senza scostarsi da lui. «Sarebbe bellissimo andare al mare o girare attorno alla città.» acconsente, cercando di dargli qualche altro bacio sul collo, anzi dietro l'orecchio. «Se vuoi, te la faccio confezionare apposta ma ricorda che io sono ligia alle regole.» sussurra, quasi lo sfidasse. Allontanandosi un poco, inclina la testa d'un lato. «Il tutto in un'unica serata.» replica affettando ammirazione: «Adesso, potresti chiedere un riscatto anche alla Fratellanza.» afferma scherzosa, perché le finanze dei Nephilim sono miserande. «Oppure a Madame Etoile.» all'ultima frase, ride per qualche secondo. Non è dato sapere se nutra scarsa fiducia nel buon cuore della sua datrice di lavoro o se ridimensioni le sue doti di erborista. Ritorna al suo posto, dopo il suo bacio. «Una cosa da dire.» valuta tra sé e sé, la fronte è attraversata da una ruga d'espressione: «Continuo a pensare che sia qualcosa di strano. Qualcosa che non ha a che fare con le faccende sul lavoro.» arguisce, perché è un'attenta osservatrice e un mente brillante. «Parlane.» lo invita. Respira a fondo, cercando di appoggiarsi allo schienale.

‘Cause you’re a sky, ’cause you’re a sky full of stars
I wanna die in your arms
‘Cause you get lighter the more it gets dark
I’m gonna give you my heart.


Nathaniel fa spallucce: «Alla fine non mi sarei mai visto su un'utilitaria di ultima generazione ma che somiglia più ad una scatola di cartone.» il sorriso si allarga: «Quindi, poco mi importa di quanto mi sia costata la revisione.» le parole di un padre fiero mentre lascia che sia soltanto la sinistra a poggiarsi sul volante e la destra va a scalare la marcia fino a fermarsi nella piazzola prima citata. Non spegne subito il motore, anzi inserisce semplicemente il freno a mano, girandosi poi verso di lei, anche con il tronco: «Io ci metto la radio, tu la compilation.» piccola pausa: «Ci stai?» cenno del capo verso di lei: «Facciamolo. Lo sai che non aspetto altro e che ti liberi un po' per girare.» ride senza trattenersi stavolta, le spalle che sobbalzano: «L'appenderei ogni volta che sono in auto con te.» il tono di voce però si abbassa drasticamente e si fa più morbido, quando quei baci arrivano appena dietro l'orecchio. Piega il capo su un lato e cerca di raggiungere anche il suo collo, stavolta disegnandoci un bell'orologio fatto di denti, senza tuttavia avere l'intenzione di fare male o ferirla: «Io sono convinto che sborserebbero tutto lo sborsabile pur di riaverti.» c'è una buona dose di convinzione nel tono di voce per altro sottolineando le parole con lenti cenni di assenso: «È qualcosa di importante, appunto.» fa breve pausa: «Il lavoro non è abbastanza importante per aver bisogno di parlartene di persona.» la mano destra alla cieca cerca le chiavi, finalmente spegnendo il motore e di conseguenza le luci: «Okay.» prende un lungo respiro: «Parlane.» alza lo sguardo verso la volta celeste: «Ho chiesto il mio regalo, premio a Pandora.» spiega, mentre la sinistra va a cercare la manovella per aprire la portiera: «Intanto usciamo di qui.» la piazzola appena citata si apre su un ulteriore passaggio sconnesso e sterrato, ma comunque illuminato, che si dirama in mezzo al verde: «E per fare quello che dobbiamo, abbiamo bisogno della luce. Ho fatto qualche sopralluogo durante il giorno.» spiega, senza però arrivare ancora al punto focale della discussione.
Brianna annuisce lieve, non ha alcuna affinità con i motori anche per ragioni anagrafiche, ha già sistemato la borsa sui sedili posteriori per avere maggiore libertà di movimento, aspetta a slacciare la cintura di sicurezza, accarezza appena il cruscotto: «Hai ragione: è una bella macchina, si adatta benissimo a te e vale la pena curarla.» decide mentre studia la piazzola, non sembra essere mai stata in quel luogo e ciò non la turba minimamente. Se ci fossero dei malintenzionati, saprà come metterli in fuga. «La playlist.» fa finta di correggerlo, alzando l'indice sinistro per tentare di sfiorargli la punta del naso. Scrolla le spalle. «Se alla terza traccia, ti addormenti e finiamo in una scarpata sarà comunque colpa tua.» sbotta teatrale, gonfiando le guance per rilasciare l'aria dalla bocca. Non sono in montagna, ma sorvoliamo sui dettagli. Si ricompone, acconsente silenziosa. Solleva gli occhi, abituandosi all'assenza di luce nella macchina, armeggia per liberarsi. «Il regalo: è stata generosa.» constata per non rimanere imbambolata nell'attesa. Comincia a valutare le ipotesi: parte da una resurrezione degli avi, passa a un sereno matrimonio con la madre delle sue figlie, che Nathaniel ha ammesso di aver amato segretamente per lungo tempo. La sua mente si blocca lì, sofferente ma rassegnata. Si fida del Medium, ma comprenderebbe qualsiasi suo gesto nel bene e nel mare. Scosta la portiera. «Dobbiamo montare dei mobili Ikea?» chiede divertita. Si volta a sorridergli. Resta seduta con le gambe fuori dal veicolo, aspetta a raddrizzarsi. «Posso sopportare qualsiasi cosa. Mi basta che tu sia onesto.» lo rassicura, va a raggiungerlo con le braccia rilassate lungo i fianchi, cerca di far scivolare la sua mano sulla sua spalla.
Nathaniel l'osserva a lungo in quel commento, alzando poi entrambe le sopracciglia, tanto da farle comparire oltre l'orlo superiore degli occhiali: «Poi, sai com'è...» cerca di addentarle il dito, di fatto mordendo solo l'aria, quando lei va a poggiare il polpastrello dell'indice contro la punta del proprio naso: «Ho sempre avuto un debole per le cose vecchiotte e datate.» il sorriso che si disegna sul viso del Medium, per una volta, assomiglia a qualcosa di malizioso, sempre mantenendo gli occhi verdi sul suo viso, alla ricerca del suo sguardo: «Vintage.» patta prima contro il cruscotto del mezzo poi contro la sua gamba, prima che lei decida di aprire la portiera e portare fuori i piedi. «Quella.» annuisce blandamente: «Vorrà dire che me ne assumerò le responsabilità, quando entrambi vagheremo in zona, con colori di capelli da far invidia ad un punk.» osserva ogni suo movimento, ogni suo gesto. Per quanto non dotato di empatia, segue comunque le sue espressioni cercando di carpirne lo stato d'animo attuale: «Per quelli ci vorrebbe una laurea in ingegneria che io non ho.» quando lei va a poggiargli una mano sulla spalla, semplicemente piega il capo da quel lato, strusciando la barba contro il suo dorso. «Andiamo a fare una passeggiata, vieni.» cerca di scostarsi, delicatamente, di qualche centimetro e poi aprire maggiormente la portiera, pronto ad uscire: «Io sono onesto, ma sarei curioso di sapere cosa ti aspetti o cosa passa per quella testolina al momento.» toglie le chiavi e quando si rimette in piedi, cerca di infilarle all'interno della tasca dei pantaloni: «Mi prendi per piacere il marsupio che c'è nello sportello?» indicando sommariamente quello che dovrebbe trovarsi davanti al sedile del passeggero e che dovrebbe teoricamente ospitare patente e documenti del mezzo.
Brianna abbandona la borsetta con i documenti falsi, il cellulare, il blister della pillola in serenità, quando cerca di addentargli il dito, sorride mettendo in mostra le fossette. «Sei un maleducato!» si ribella con una mezza risata: «Uhm... Aggiudicato, allora.» constata alla fine. Chiuderebbe la portiera, perché è lecito sperare nella buonafede degli eventuali passanti ma è dannoso sfidarla. Non è preoccupata, non prova il timore di saperlo in un Museo a lottare contro dei mostri, però era più spensierata prima. Non obietta alla sua proposta, guarda qua e là per capire che genere di terreno l'attenda. «Hanno lo schema nella confezione, qualcuno l'ho montato per la Sede.» risponde, aggrotta la fronte ma alla sua richiesta si limita a voltarsi per cercare l'oggetto. «Certo.» glielo porge e finalmente, decide che lasciare la borsa sola non è una trovata geniale. «Sei sicuro di voler sapere come io ragioni?» domanda retorica, voltandosi e minimizza con un'alzata di spalle: «Di solito, cerco di vedere il lato migliore e di focalizzarmi su di esso ma per osservarlo, devo trovarlo e incappo in quello peggiore.» spiega tutto sommato tranquilla: «Mi sono soffermata su cosa potessi desiderare. Ritrovare una persona cara, che hai perduto. Ad esempio, tua nonna.» ipotizza cautamente, cercandone lo sguardo: «Oppure una prospettiva di vita diversa: tu hai una famiglia, oltre ai tuoi genitori.» prosegue trattenendo ogni sfumatura negativa, allunga la mano sinistra: «Se volessi sentirla vicino, io ti capirei. È legittimo.» dice con maggiore fermezza: «Non sto dubitando di nulla, non ti sto rimproverando niente. Credimi.» si difende preventivamente: «Mi ami. Lo so.» chiude la bocca qualche secondo.
Nathaniel: «Quella magari prendila.» alludendo evidentemente alla borsa, accennandole un sorriso: «So che voi donne avete di tutto nelle borse...» non ironizza, anzi il tono e l'espressione si addolciscono: «E poi questa non la ruberebbe neanche il ladro più sbadato, quella invece sì.» solleva il sedile dal proprio lato e poi cerca di allungarsi per prendere l'accessorio e infine porgerglielo. «Ma no, era un complimento. E poi avete le curve sinuose entrambe.» fa lampeggiare brevemente le sopracciglia, prima di riabbassare il sedile e chiudere finalmente la portiera: «Allora vorrà dire che se devo montare un mobile Ikea, ti chiamerò per una consulenza.» scambio di borse e lui va a prelevare il marsupio, alla fine aprendo la zip per estrarre la smith&wesson: «Questo è il primo indizio della serata.» sorride, fino a scoprire la dentatura e un paio di fossette laterali alla bocca: «Non ho intenzione di spararti a sangue freddo.» aggiunge come se ce ne fosse reale bisogno: «Anche perché è probabile che mi ridurresti in una polpetta ancora prima di aver premuto il dito sul grilletto.» alla sua domanda, quindi, si ritrova ad annuire: «Certo che voglio saperlo.» rimane in ascolto, in silenzio. Sorride ancora al ricordo della nonna poi per il resto non fa altro che scuotere il capo con lentezza. «No.» il tono fermo e sicuro ancora cercandone lo sguardo, una volta che ha aggirato il mezzo e si è posto a fronteggiarla: «Sono contento se sta bene, se è in salute, ma non voglio più averci a che fare con lei.» inspira a fondo: «E io non voglio una famiglia che non sia quella formata da te e me.» solleva la mano, quella sprovvista di pistola per premere polpastrelli e palmo contro la sua guancia, spingendo appena la testa in avanti per provare a poggiare la fronte contro la sua: «E le mie figlie.» aggiunge, ancora scuotendo il capo: «Il regalo che ho chiesto è per noi due.» una breve pausa: «In realtà, è abbastanza egoistico ma è uscito fuori quando abbiamo parlato o meglio abbiamo bloccato l'argomento sul nascere, mentre ero ubriaco la scorsa sera.»
Brianna sistema la maniglia della borsa sulla spalla. «Sì, non ho voglia di fare altri documenti.» risponde ironica a Nathaniel, si volta a fissare il profilo della macchina: «Mi piace, poi è stata rimessa a nuovo. Io non la lascerei aperta.» fa notare neutra: «Grazie, in una dimensione parallela dominata da Maschi Alpha, è un complimento generoso essere paragonata a una vettura.» borbotta, cerca di andare ad affiancarlo: «Io sono contro la caccia.» dice compita, però qualcosa l'ha subodorato. «Sopravvaluti le mie capacità, ad ogni modo: se qualcuno volesse spararmi, saprei fare qualcosa per dissuaderlo.» concede. Tenta di circondargli il torace con le braccia, massaggiandogli la schiena con le dita, sorride senza scostare il capo. «Tu ne eri innamorato, lei ha preso le distanze e potresti avere il rimpianto di una vita con una donna che ha messo al mondo le tue bambine.» mormora, si solleva quanto basta per cercare di baciarlo per qualche secondo. «Conigli e uomini nudi?» si scosta con una risatina, anche se sa a cosa lui sia riferito, si stringe appena al suo corpo anche e può già sentirne il calore: «Quell'assurdità sul mio futuro?» serra la mascella in un'espressione tesa: «Io ho vissuto parecchio, Nathaniel, ho avuto la benedizione di guidare dei fratelli e tra molto, molto tempo potrò lasciare la vita senza faccende in sospeso. Sono sopravvissuta a troppe persone. Sono stanca di andare a avanti con un sacco di massi da portare dietro. Non cerco altro che di vivere con te. Non c'è qualcosa che vada oltre.» deglutisce, ha parlato con una quiete sconcertante: «Sei la mia famiglia. Sarete la mia famiglia. Sei la mia gioia e non importa quanto possa durare, importa che tu mi abbia conosciuto, che tu mi abbia accettato. Un giorno o un secolo senza di te sono ugualmente lunghi, ugualmente inutili.» termina la sua riflessione, restando in quella posizione.
Nathaniel: «Sono curioso però.» lascia la frase in sospeso. «Hai usato il tuo nome, o ne hai messo uno nuovo?» domanda occhieggiando per qualche istante la sua borsa. Si distacca da lei, giusto qualche minuto in più del previsto, richiudendo di fatto il tettuccio manualmente ovvio e per chiudere anche le portiere, tutte, dato che non esistono chiusure centralizzate per auto così datate: «Dai.» nel ritornare accanto a lei, cerca di regalarle una spallata leggera: «Stavo scherzando.» sospira: «E non posso neanche dare la colpa al pessimo humor inglese.» lo sguardo si abbassa poi verso l'arma, sollevandola di qualche centimetro così come la mano conseguentemente. «Per la caccia agli uomini, vestiti o meno che siano, preferisco usare la carabina o in alternativa una lupara.» si lascia abbracciare e il braccio libero da impedimenti e più prossimo alla sua figura va a circondarla: «Brianna, io sono felice che abbia messo al mondo le mie bambine. Sono felice di aver condiviso tanti anni con lei, nel bene o nel male. Sono felice di aver condiviso certe esperienze con lei.» si sposta lateralmente cercandone le labbra con le proprie: «Ma io non la voglio più nella mia vita, se non come madre delle mie figlie, se riuscirò ad incontrarle.» si stringe appena nelle spalle: «Nient'altro. Non sono neanche sicuro di volerla vedere o averci a che fare per troppo tempo.» inspira a fondo, dilatando la cassa toracica e trattenendo il respiro per qualche secondo: «Se io ti dicessi che ciò che ho chiesto a Pandora è vivere serenamente, io e te, senza vedermi diventare un vecchio rugoso e tu una giovane e avvenente colf?» butta fuori aria e parole, queste ultime uscite come un fiotto rapido. Intanto la passeggiata prosegue, addentrandosi verso quel sentiero che dovrebbe portarli ad un secondo spiazzo, sempre in mezzo al nulla. Nessuna casa, se non il rumore quieto del Missisipi, ad una certa distanza tuttavia.
Brianna scuote la testa: «Brianna Berenice Byrne.» scandisce il suo nome: «Questo nome l'ha scelto mia mamma, era sola ma volle comunque mantenere l'accordo fatto con mio papà e procedere con le lettere dell'alfabeto. In cuor suo, voleva solo che fosse possibile rimediare al suo errore.» racconta a Nathaniel senza rabbia o asprezza, sembra che questa sia una storia conclusa felicemente. «Non è male come battuta, quando sarai al pub, alza la pinta e dì qualcosa sulla tua donna che ha le curve sinuose quanto la tua macchina. Suona molto virile.» si interrompe per bloccare il riso, ma è una canzonatura bonaria: «Fai partire Danny Boy e sarai l'uomo della Provvidenza.» termina con un assenso. Arriccia le labbra in una smorfia: «Sei un moralista: esistono i nudisti, anzi c'era un periodo che riempivano le spiagge. Sai, il contatto con la Natura. Essere vestiti di Cielo, in comunione con la Terra, fertile madre della vita è catartico.» fa presente beffarda. Ne sa di peggiori. Non può che rilassarsi a quelle parole, ricambia il bacio con trasporto ma senza rischiare di bloccare il suo discorso. «Le conoscerai. Le conoscerò.» assicura. Sbatte le palpebre, perplessa. «Essere la cameriera sexy è sempre stata una mia fantasia.» tergiversa, poi tace. «Tu hai un padre Umano.» fa presente. È un complimento, visto come è stata concepita Nihael. «Come... Beh... Io ti direi che sarebbe anche il mio unico desiderio: poter stare con te, senza preoccuparmi di essere vista come una martire, come qualcuno a cui basta vedere la vecchiaia per smettere di amare. Senza vederti vulnerabile, senza saperti più esposto alle malattie.» specifica con sincerità: «Senza che tu smetta di vedere, di sentire. Sì, sarebbe una cosa meravigliosa.» svia appena l'attenzione, sebbene sia abbracciata a lui, vuole stringersi maggiormente e con dei jeans aderenti è anche rischioso, se si vuole chiacchierare.
Nathaniel sbuffa una mezza risata che non trova però sfogo. Sembra decisamente troppo teso per portarla a compimento, stato d'animo intuibile anche dall'irrigidirsi leggero del corpo nonostante permanga allacciato a lei. È come se ogni fibra del proprio corpo fosse sul punto di saltare, non appena azionato il detonatore. «Spero non avesse in programma di arrivare fino alla Z, anche perché non trovo eventuali nomi maschili decenti, con quella lettera.» stringe con forza i polpastrelli sul tessuto del suo cardigan e di conseguenza anche contro il suo fianco: «Di solito fa più presa se parli della tua moto, per quanto riguarda le curve femminili.» si stringe nelle spalle: «Vorrà dire che devo trovare un'altra battuta di spicco per le mie ubriacature moleste.» ride poi,apertamente almeno in apparenza alla battuta successiva. La realtà trasmissibile a Brianna e quella palpabile a causa dell'empatia di cui è che ancora è nervoso, irrequieto. «Beh, chi non la desidera da anziano? Quando si dice: chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane.» intanto prosegue a camminare, o almeno lo fa fino ad ora, dato che si blocca quando poi tornano sull'argomento che più gli sta a cuore. Lascia quindi il suo abbraccio, per provare a fronteggiarla e bloccarle il passo: «Ho un padre umano, è vero. E ho una madre altrettanto umana.» annuisce: «Ma finché l'amore esisterà per me, per te.» una piccola pausa: «Fino a quando uno dei due non rinuncerà all'altro, io rimarrò al tuo fianco così, come mi vedi ora.» cerca di allungare nuovamente la mano e provare a prendere la sua: «Fino a quando lo desidereremo, io camminerò di fianco a te.» altra pausa, cercandone lo sguardo: «Questo ho chiesto.»
Brianna sembra sospirare: «Zach?» domanda alla volta del Medium: «Non siamo arrivati alla G nell'arco di tre generazioni.» cinguetta allegra: «Dalla G alla Z c'è molta strada. Ammesso che la tradizione di piaccia.» puntualizza appena più composta. Corruga la fronte, alla sua osservazione. «Non sono esperta quanto te, in materia. Lascio i paragoni alle tue abilità oratorie.» ribatte con uno sfarfallio di ciglia: «Evita di divulgare i nostri dettagli intimi.» gli raccomanda inclinando la testa. «Io sono anziana: ho pane e ho denti.» mormora, si lascia prendere la mano stringendola con le dita. È commossa, non esistono altre definizioni, cerca di bloccare le lacrime in qualsiasi modo. «Nat...» riesce a bisbigliare: «Io non avrei mai osato sperare che tenessi a me tanto.» cerca di formulare delle frasi di senso compiuto, il tono è malfermo: «Perché, sono... All'inizio, ero persino fredda perché avevo paura di vederti sparire ma tu rimanevi, mi detestavo perché non esprimevo ciò che provavo. Era un fuoco, lasciavo che mi divorasse in silenzio, forse sarebbe stato meno dannoso. Mi dicevo. Poi, non sono riuscita a tacere. A essere distaccata e ne sono felice.» tenta di abbassare il viso per sfiorargli la mano con la bocca: «Ti amo anche io. Non ti ho detto quanto, ma cercherò di dimostrartelo da qui sino a quando avrò respiro.» promette. Allude all'ultimo, quello finale e non alle brevi soste da cui si spera verrà tratta in salvo dalle Streghe. Tira su col naso, infine. «Grazie. Per averlo chiesto, fra tutto quello che meritavi.» sorride tremante, tentando di abbracciarlo di nuovo e di baciarlo.
Nathaniel: «Zack.» preme le labbra, annuisce: «Come ho fatto a dimenticarmi di Zach?» alza la mano con la pistola, finendo per grattarsi poco sopra la fronte con il calcio dell'arma: «Siete già arrivati alla G?» alza di qualche centimetro le sopracciglia, sgranando gli occhi. «Dovrai farmi poi un rapido riepilogo.» sbuffa aria dalle narici, solleva blandamente gli angoli delle labbra ma poi torna ad essere serio, per quanto la bocca sia naturalmente atteggiata al sorriso, pur involontariamente: «Non mi permetterai mai...» la possibilità non sembra neanche sfiorarlo minimamente: «Non sono persona che vada a vantarsi di dettagli intimi o sulle generose e belle proporzionate forme della sua ragazza.» stringe le dita sulla sua mano, provando a tirarsela ulteriormente vicino. «Beh, intendo anziana anche nell'aspetto e ti assicuro, potrai avere cent'anni, ma tutto sembri tranne che vecchia.» le sorride nuovamente: «Sì?» si fa poi serio, terribilmente serio e ancora più in ansia di quanto non fosse prima. «E invece sì. Più di quanto tu possa immaginare.» deglutisce: «Tu avevi paura che sparissi e io rimanevo...»alza lo sguardo verso il cielo: «Fa tanto pensare ad un cucciolo di cane abbandonato.» ancora ironizza, forse per stemperare la propria tensione più di quella dell'altra. «Non voglio perderti.» scuote il capo: «E non voglio lasciarti da sola.» replica a velocità sostenuta: «Oddio, anche questo fa molto stalker, in effetti.» ma alla fine tace, lasciandosi abbracciare e facendolo di rimando senza esitazione, così come cerca la sua bocca avidamente e con una necessità più insistente del solito.
Brianna fa un cenno vago. «Forse ho parlato di Fanny e Gwen. Hanno una pasticceria. Sui documenti, sono le mie sorelle dove risulta che sono figlia di mio nipote.» spiega sardonica: «Non volevo rischiare di far perdere l'asse ereditario: mio fratello mi ha intestato parecchi beni dei Byrne. Restando nel nucleo famigliare, mi sono stati donati gli averi di Brianna e io stessa posso consegnarli ai miei tramite una scrittura privata.» emerge il senso pratico della scozzese, il ragionamento tortuoso ha la sua logica: «Non è un giocattolo.» dice a Nathaniel circa la pistola. Non ha un buon rapporto con le armi, non è una creatura bellicosa. «Lo so, non è un merito nel mio caso: è così che posso assolvere al mio compito.» rileva con distacco, ma se avesse almeno provato la sciatica si mostrerebbe riconoscente. Distoglie lo sguardo: «Scemenze.» minimizza con un'ombra di fastidio: «Io volevo mantenere le distanze, perché credevo fosse sensato e saggio. Tu non eri d'accordo, mi cercavi anche se io mi ripetevo di stare sulle mie, per tutte le ragioni che avrò elencato un milione di volte.» respira a fondo, socchiude le palpebre: «L'amore non si controlla, non si ignora. L'amore arriva, divampa e riempie la vita. Io ero un'ingenua a credermi superiore, a credere di essere diventata razionale. Ero un'ingenua e una sciocca, senza questo amore non sarei vissuta. Sarei stata uno strumento della Fratellanza, senza un'anima che potesse sentire, che potesse comprendere e quindi, sono felice che tu non abbia pensato che io ero scostante, che io non ti volevo. Ti volevo, più ti volevo e più sentivo il bisogno di scappare e di correre da te. Alla fine, ho agito bene.» finisce di mormorare. «Non mi lascerai sola, ovunque andrai mi porterai con te. Non importa come, non importa il perché. Se ti volterai, mi sentirai al mio fianco. È il solo posto in cui stia. È il solo posto a cui appartenga.» è riuscita a non scoppiare in singhiozzi ed è una piccola vittoria. Si è letteralmente avvinghiata al Medium, anche se non lo volesse, la sentirebbe quasi aderire al proprio corpo. Lo bacia con uguale passione può darsi anche maggiore, tentando di accarezzargli la nuca e da lì le spalle, non sembra volersi fermare, fra l'altro perché le labbra scivolano lungo il collo sino al colletto della camicia. Il messaggio è eloquente, tra l'altro gridato da qualsiasi suo arto. Il purity test piange.

You’re a sky, you’re a sky full of stars
Such a heavenly view
You’re such a heavenly view.

lunedì 7 luglio 2014

Shadow of the Day

Pandora sta pianificando un viaggio, non ha voluto parlare della meta. È turbata da quanto è accaduto, sollevata dall'esito positivo della vicenda.
«Credi che l'Arcangelo avrebbe permesso alle energie di scatenarsi?» le ho domandato, l'altro giorno mentre bevevamo una tazza di tea bianco al gelsomino.
«Penso che ognuno di noi abbia delle prove da superare.» ha risposto senza scomporsi, con quella sua voce dolce, malinconica che mi mancherà: «L'Arcangelo ha le proprie, noi abbiamo le nostre. Questo ostacolo è stato superato, non è confortante?» ha sorriso incoraggiante.
Ho taciuto, perché sapevo che aveva ragione. Continuo a sentirmi una bambina, davanti alla sua saggezza maturata nei millenni.
Avevo altri dubbi, in cuor mio ho capito che non ci sarebbe stata altra occasione per dissiparli: «Chi ha designato gli altri Guardiani?» ho ripreso la parola, allungando il piattino con i biscotti.
Pandora ha scrollato le spalle: «L'Arcangelo.» ha tagliato corto, non era sicura: «Erano individui capaci di adempire a un compito tanto oneroso.» mi è parso che recitasse una frase appresa a memoria, perciò ho atteso qualche minuto per farla rilassare e mangiare un boccone.
«La guardia al Museo era colui che sorvegliava sulla Guerra. Ha fatto il suo dovere. No?» ho insistito.
Pandora ha alzato gli occhi scuri, il cui sguardo è divenuto duro: «Affatto.» ha mutato il tono, ora parlava con freddo disprezzo: «Quanto è avvenuto al Washington Square Park era una valvola di sfogo per Guerra, così non ho dato peso alle parole e neanche ai sogni che aveva inviato. Erano mosse necessarie a creare un clima di ansia, di terrore che si accompagna a Guerra. Lui ha giocato d'astuzia: non ha abbandonato il suo ruolo ma si è mosso nell'ombra. Credo sia entrato in contatto con l'Entità che tanto smaniava di impadronirsi dell'anfora e che da questa sia stato ingannato.» ha spiegato senza traccia di umana misericordia.
«Perché avrebbe agito così, Pandora?» mi sono sentita frustrata dalle sue mezze verità, ho sospirato.
«Il suo nome, in un'epoca lontana era Epimeteo.» ha rivelato con un sospiro: «Non è mai stato il mio sposo. Io non sono la prima donna, fra l'altro. Era un uomo dalle singolari capacità, Epimeteo e si incaponì su di me, sebbene fossi moglie di un altro. Lui stesso non rimase solo: fece in modo di sposare mia sorella Euthalia.» ha bevuto un po' di tea per poter proseguire: «Euthalia sapeva, io non volevo suo marito ma la sua rabbia crebbe, anche perché Epimeteo smise di dividerne il talamo alla nascita di mia nipote. Passarono anni di calma apparente: la bambina cresceva, io l'amavo e lei era serena a casa nostra. Euthalia credette che l'avessi privata del ruolo di madre. E si vendicò.» a quella frase, ho sentito la sofferenza di Pandora farsi palpabile, ho guardato altrove sentendomi in colpa per la mia curiosità
«Sparse la voce che mantenessi la giovinezza sacrificando i miei bambini, che li bruciassi alla nascita e che ciò avrebbe attirato l'ira di Era, di Artemide e di Estia sulla città. Il resto è cosa nota.» ha terminato la sua storia con amarezza.
Non ho avuto parole per confortarla.
«Epimeteo credendo fossi morta, la strangolò. In quell'occasione, mi apparve un amico: mi aiutò a recuperare gli oggetti, quando le acque si sollevarono mise in salvo sua figlia e il suo promesso sposo, accettò di essere il Guardiano di Guerra. Non sapevo, allora, cosa aveva fatto a Euthalia e non l'ho perdonato per averle strappato la vita, dopo averla avvelenata con l'indifferenza.» ha sentenziato cupa, la mano si è chiusa in un pugno: «Non posso perdonare Euthalia che ha cercato la mia morte, facendo leva sul mio rammarico: non avere figli. Ha svenduto sua sorella.»
Ho lasciato che si sfogasse, poi quando era ormai orario di chiusura al negozio, ho detto: «Tutti abbiamo delle prove.» ho mormorato, non sono riuscita a tacere e mai avrò la certezza di aver agito bene: «Può darsi che tu debba perdonarli per loro, per te. Non so quale ricompensa tu desideri, ma forse superando il rancore, la otterrai.»
Pandora non ha replicato. È tornata a sistemare le sue cose, a prendere accordi per i doni da elargire.
Mi piace pensare che un gesto magnanimo doni alla sua anima stanca ristoro. Mi piace credere che esista un lieto fine anche per loro.
I close both locks below the window.
I close both blinds and turn away.
Sometimes solutions aren't so simple.
Sometimes goodbye's the only way.
Sapevo che Nathaniel aveva rischiato la vita: alla Lupin Gallery, erano tutti in pericolo.
Io aspettavo, pregavo di essere ascoltata non per i miei discutibili meriti bensì per il valore di chi si stava esponendo per proteggere l'Equilibrio, per evitare la catastrofe.
Ho ascoltato il suo respiro, quel Martedì mattina, respingendo l'ipotesi di dovermene privare, di dover sopravvivere senza la sua voce, il suo sorriso, senza la certezza che lui esistesse.
Non sarebbe bastato cambiare città. Non sarebbe stato sufficiente rinchiudermi nella Fratellanza, perché questo amore così inaspettato è violento, si impone nei pensieri e domina i desideri così che ogni notte, io riesca a prendere sonno fra le sue braccia e apra gli occhi cercando il suo viso.
«Io vedo quest'uomo che ha commesso degli errori, che ha dei difetti ma che ha la giustizia nell'anima, l'amore nel cuore. Io posso sentirlo. Sei una persona che è raro conoscere, che non è chiuso per misantropia ma per sensibilità, che è generoso. Tu sei buono, la bontà è divina quanto la giustizia. Non ti sminuire: io sono certa che Dio è fiero dell'uomo che hai scelto di essere. Io ti amo, invece.»
Lunedì sera, quando mi ha mostrato le fotografie delle sue figlie, ho promesso a me stessa di aver cura di loro e quella motivazione, unita al mio dovere verso la Fratellanza e alla fioca speranza mi ha risparmiato la pazzia.
Lui ha cercato di nascondere la verità, esclusa Cora, gli altri presenti hanno dipinto uno scenario infernale in cui era rimasto ferito.
Ha mentito, io l'ho fatto: vogliamo illuderci di vivere in una bolla separata dal mondo ma siamo immersi nella realtà. Non possiamo scappare. Dobbiamo accettare le nostre paure, convincerci persino.
«Non lo fare più. Non nascondermi le cose, ti prego. Non tacere, non mentire. Posso sopportare qualsiasi cosa. Te lo prometto. Supponevo, perché hanno parlato di mostri. Supponevo che Cora ti avesse aiutato. Non mi sono arrabbiata. Non sono spiaciuta. So che volevi proteggermi, ma se vuoi farlo: parlami e dimmi quello che desideri. È tutto quello che mi serve. Io non ti mentirò: ti scriverò quando rischio di battermi. Volevo proteggerti anche io, non farti soffrire ma ho fallito. Le omissioni e le bugie non portano a nulla di buono.»
Penso al mio futuro, qualche volta, al giorno in cui lui non sarà al mio fianco e ho paura. Nathaniel è una persona speciale, non c'è niente che modificherei, nulla che cambierei nella sua natura, vorrei si fermasse e aspettasse la fine dei miei giorni.
Ho già pianto quelle lacrime, mi sono già rialzata da quel dolore.
«Dovrai andare avanti, comunque.» ha mormorato Pandora: «Rimpiango mio marito, ogni giorno. Immagino i suoi consigli, oppure la sua risata e benché faccia male, la consapevolezza che non sia più con me, ricordarlo mi dà forza.»
So cosa intende, ho seppellito l'uomo che amavo, ho sentito il calore scivolare via dal suo corpo e capiterà di nuovo.
Un giorno lontano, così mi sembra, oggi. Un giorno che arriverà e si porterà via anche il mio cuore e spero, la mia esistenza.
And the sun will set for you,
The sun will set for you.
And the shadow of the day,
Will embrace the world in grey,
And the sun will set for you.