Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

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domenica 20 luglio 2014

The Blessing

In the morning when you rise
I bless the sun, I bless the skies
I bless your lips, I bless your eyes
My blessing goes with you
In the nighttime when you sleep
Oh I bless you while a watch I keep
As you lie in slumber deep
My blessing goes with you.
Brianna si è premurata di preparare la torta e di servirla al festeggiato, la sera prima della partenza per la vacanza a Bridport: un dolce semi-freddo al caffè con ornamenti in cioccolato fondente e panna, l'ha sistemata sul tavolo della cucina con un biglietto d'auguri, prima che il Medium rientrasse. Essere una pasticcera fa la differenza in talune occasioni. La mattina del 20 Luglio 2014 è scivolata fuori dal letto con l'agilità silenziosa di una gatta per appoggiare sul comodino un pacco avvolto nella carta da regalo blu tempestata di minuscole stelline, chiuso da un fiocco dorato in cui è anche assicurato il secondo biglietto, chiuso in una bustina. Di qualsiasi cosa si tratti, il dono è compatto, ha un peso ragguardevole e non produce alcun rumore allo scuotimento. Al risveglio di Nathaniel, ha usato le doti persuasive per convincerlo ad aprirlo durante una romantica passeggiata sul lungomare, quando avessero trovato una panchina su cui sedersi, possibilmente senza troppi turisti nei dintorni. Indossa un abito rosa monospalla stretto da una cintura argentata che lascia scoperte le gambe, ai piedi ha i consueti tacchi vertiginosi in tinta con il vestito e al collo brilla una collanina d'oro con due ciondoli a forma di stella e di falce di luna. È accuratamente truccata con i lunghi capelli castani raccolti alla nuca. Si sta godendo questa pausa da New Orleans, risulta più vivace e serena del solito e soprattutto, sembra felice di poter stare con Nathaniel senza doversi crucciare per i suoi doveri nei confronti della Sede.



Il lungomare si affaccia direttamente sulla spiaggia. Spiaggia costellata qua e là da qualche falò perché lì sì, pare che si possano ancora fare senza rischiare di rompere le scatole al prossimo. Tutto sommato, se si escludono alcuni gruppetti di giovanissimi in prossimità della riva, quel posto è tranquillo e silenzioso, visto che la maggior parte della folla di turisti e abitanti si sarà con ogni probabilità spostata in direzione del centro e dei vari locali tra bar, ristoranti, gelaterie, qualche pub. È in quest'ultima categoria di locale, che Nathaniel avrà insistito per farle vedere proprio quello dove si è ubriacato, durante il famosissimo capodanno di cui le ha parlato. « Posso aprirlo?» una breve pausa. «Posso aprirlo?» ancora una. «Posso aprirlo?» probabilmente non sono le prime sequele di domande del genere che le fa. È più che sicuro che l'abbia ammorbata per tutto il giorno, dal momento in cui ha visto il pacchetto sul suo comodino. «Qui sembra un posto buono, no?» curioso come una scimmia, sembra mostrare, lontano dalla pesantezza di New Orleans, un lato decisamente sconosciuto alla Nephilim. Ed è proprio la panchina che va a indicarle, che ha come meraviglioso panorama le luci delle barche e dei falò che si specchiano sulla superficie dell'oceano. Addosso ha un paio di informalissimi jeans dal lavaggio scuro e una polo verde i cui unici due bottoni sono stati lasciati slacciati. Soliti occhiali sul naso e capelli che si smuovono a causa della brezza marina, arruffandoli più del solito.
Brianna ha ammirato il panorama, anche se apprezza la città in cui abita è affascinata dal mare, oltre che piacevolmente colpita dalla bellezza della spiaggia. Non arde dalla voglia di sedersi, perché è affatto stanca, comunque finge di arrendersi. «Okay.» strascica un po' la parola, rivolgendogli un'occhiata divertita, la bocca è piegata in un sorriso da cui spuntano le fossette. Alza il braccio sinistro per tentare di affondare le dita fra i suoi capelli, in linea teorica dovrebbe riordinarli ma nella pratica sarebbe più una carezza dalla nuca alla fronte. Alcune delle ciocche castane le incorniciano il viso ovale. «Non sono sicura di aver fatto la scelta giusta.» ammette con un'alzata di spalle con cui tradisce una punta d'ansia: «Capirai cosa intendo.» conclude, abbassa il braccio per spostare lo sguardo all'orizzonte. Lei ha in mente di fare una seconda visita al pub, perché è scozzese ed è felice di ascoltare i racconti di Nathaniel, gli aneddoti sulla sua vita tranne quelli che lui ha saggiamente taciuto per evitarle un'ulcera. «Mi piace pensare che i giorni non passino, che tutta la nostra esistenza vada avanti come in questi ultimi giorni.» riflette ad alta voce, pensosa: «Vorrei che conoscessi Aberdeen, che vedessi la villa dei Byrne e poi il punto in cui c'era la pasticceria del signor Jannigs con la sua casa al piano superiore.» ispira ed espira scacciando quelle osservazioni, neanche pianificasse la conquista del mondo. «Dai, apri.» lo incoraggia allegramente.
Nathaniel ha una velocità che non ci si aspetterebbe, quando Brianna accetta. Si siede buono per qualche secondo sulla panchina, poi sembra smaniare perché lei lo raggiunga. Non è stanco neanche il Medium ma ha il suo pacchetto poggiato su una coscia trattenuto con entrambe, le mani come se dovesse essere protetto. Risponde alla carezza con un piegare il capo dalla parte del braccio e provare a farle una carezza resa ruvida dalla barba, direttamente sull'avambraccio. Gli occhi non si staccano dal suo viso, anche ora che ha la possibilità di aprire il suo regalo: «Grazie.» un ringraziamento che viene dal cuore, reso più morbido dalla voce che diventa un sussurro: «Per essere venuta qui, per avermi ascoltato anche quando ero noioso, per avermi sorretto, sempre e comunque.» una piccola pausa: «Grazie.» lasciando per qualche momento il pacchetto, per poggiarsi sul suo braccio e risalire con due dita, come una formichina, verso la spalla fino a fermarsi ponendosi a coppa sul suo viso e cercando di disegnare con il polpastrello del pollice una delle fossette. «Qualsiasi cosa sia, l'hai scelta tu e l'avrai fatto sicuramente per un motivo. Non ti vedo a prendere un portachiavi a forma di cane quando a chi viene regalato piacciono i gatti.» ipotizza, essendo però quasi certo che non ci sia proprio quello, lì dentro. Solleva entrambe le sopracciglia e dopo l'ennesima carezza leggera sulla sua pelle fresca, resa tale dalla brezza serale, torna ad afferrare il pacchetto con entrambe. «Portami.» fermo e convinto di ciò che sta dicendo: «Domani anche, se vuoi. Fammi vedere i tuoi posti, sono curioso e voglio condividerli con te.» annuisce piano ma quando lei gli dà il via non esita neanche per un secondo ad aprire con una certa meticolosità il pacchetto, quasi volesse rimandare il momento e prolungare l'attesa. Apre in effetti soltanto un lato, privandolo dello scotch, infilando poi le dita all'interno e provando a tirare verso l'esterno. Lo guardo, ogni tanto, va al viso di Brianna ma per la maggiore rimane su ciò che piano piano la carta va a scoprire. E sgrana gli occhi, così come dischiude le labbra, quando si accorge lentamente che sono libri. Non ha ancora visto i titoli comunque e ancor ameno ha visto il resto dei particolari.
Brianna si accomoda qualche istante dopo di lui, sempre con attenzione a mantenere una posa elegante perché sono in pubblico e non sul divano. Il contatto con la barba è simile al solletico, non è sgradevole anzi la fa sorridere ancora. «Tu non sei mai noioso. Non hai bisogno di essere sorretto, perché sei forte ma starti vicino è il dono che tu hai concesso a me.» gli risponde affettuosa, ma pacifica. Al resto delle parole, ride per alcuni secondi. «Beh... Io tento di capire i gusti degli altri, ma alla fine, non posso mai avere la certezza.» minimizza con leggerezza, senza scostarsi quando le dita arrivano sulla guancia. «Penso che si debbano amare tutti gli animali.» aggiunge un giudizio gratuito, quelli che sono i suoi marchi di fabbrica. Resta con le mani congiunte in grembo, le ginocchia sigillate, la schiena dritta e il capo inclinato per fissare il Medium scartare il regalo. «Mia nipote ha le chiavi della villa, non ci andiamo spesso: consuma moltissimo a livello di elettricità, riscaldamento, acqua.» rileva neutrale, sono pur sempre scozzesi. «Le pareti sono impregnate di ricordi, di voci... Sono io che diventerei pesante, Nathaniel.» fa presente tra il serio ed il faceto. «Però, vorrei tanto andarci con te. Quando lo desideri, prenotiamo il volo: domani, fra dieci anni non ha importanza.» conferma con entusiasmo. Amava viaggiare da sola, figurarsi in compagnia. «Mi hai parlato della tua collezione di prime edizioni, anzi l'ho pure vista.» spiega mostrando i palmi delle mani: «I tre libri sono stati venduti singolarmente, all'inizio come hanno fatto con i volumi di Harry Potter. Questa è la Trilogia con l'autografo del Professore.» prosegue, mostrandogli un cofanetto con i tomi accuratamente rilegati, restaurati così da rendere possibile la consultazione; la firma dell'autore si trova sulla prima pagina, sotto al titolo 'La Compagnia dell'Anello', in un riquadro plasticato che lo protegge dagli agenti esterni. «Mio padre era appassionato di Letteratura, nonché di Mitologia. Tolkien e Lewis avevano combattuto la Grande Guerra come lui e non era raro che si scrivessero. Quando fu pubblicato Il Signore degli Anelli, papà gli chiese una copia autografata e lui gliela fece recapitare.» prende una bocca d'aria, non sembra aver freddo: «Non mi sembrava l'avessi, però so di avere una memoria pessima in certi casi.» termina un po' tesa, aspetta.
Nathaniel scuote piano il capo: «Non sono forte.» replica alla Nephilim: «Rischio di andare in pezzi come tutti, specie se si toccano certi punti o le fondamenta, o quelle che sono le nuove fondamenta.» intanto continua a sfasciare stavolta privando dello scotch anche la parte inferiore, senza stracciare la carta. «Era un esempio, Brianna.» non riesce a trattenersi e poco dopo sbuffa una risata leggera: «Anche io amo entrambi. Ho preferenze ma avessi un cane certamente non lo odierei. O un cavallo. O un criceto, una cavia, un coniglio.» si stringe nelle spalle: «Sei davvero così sicura di non sapere i miei gusti?» solleva poi il cofanetto, mostrandoglielo: «Questo.»calcando sul termine: «Sei proprio sicura che possa non piacermi?» allarga velocemente la bocca, scoprendo in breve la dentatura: «È perfetto.» e ancora non sa, ovviamente, quali altri tesori nasconda. «Te l'ho detto: domani. Se vuoi partiamo domani in mattinata e andiamo.» ancora si ritrova a scuotere il capo: «Sono sicuro che non mi annoierai e se lo farai, ti riempirò di pizzichi costantemente per riportarti sulla retta via.» sta ovviamente scherzando e lo si intuisce non solo dal tono di voce ma anche dall'espressione, non propriamente seria anzi, tutt'altro. «Con l'autografo?» sbotta, alzando di qualche tonalità la voce: «Una prima edizione?» domanda ancora, con espressione balba. Sopracciglia sollevate fino a far comparire rughe d'espressione sulla fronte, occhi talmente sgranati da mostrare il bianco e il colore degli stessi. «Oh mio Dio, mi hai preso davvero la prima edizione del Signore degli Anelli?» ancora un'altra domanda, incredulo: «Ma quanto ti è costato? Una fortuna.» e prova a lanciarsi, letteralmente, verso di lei. Inizialmente prova a baciarla ma si blocca nel momento stesso in cui dice le ultime frasi. «È di tuo padre?» si scosta di qualche centimetro: «Davvero, no.» scuote il capo: «Non posso accettarlo.» cerca anche di allungare la Trilogia verso di lei. «Seriamente. È un ricordo. Non posso privartene.» ma ha gli occhi che brillano e smania dalla voglia di dare un'occhiata, si vede lontano un miglio.
Brianna ascolta, la fronte è attraversata da una ruga d'espressione. «Sono metafore?» domanda con sincerità, non essendo sicura del significato della frase. Non può tenere la mente sempre accesa, poi si consuma. Piega un angolo della bocca. «Credo di conoscerti abbastanza da sapere cosa può piacerti o meno, però ho imparato a non dar mai nulla per scontato.» si limita a replicare. Sembra soddisfatta, non ha bisogno di rispondere alle altre parole e cerca solamente di posare la mano destra sul suo polso. «Purtroppo, non sarei riuscita ad acquistarla. Avevo cercato in giro, ma sinceramente sarei finita a vendere i polmoni dei miei fratelli.» ridimensiona in maniera ilare la situazione economica della Ethevyn, non è che debba suonare l'armonica nella stazione della metropolitana ma non ha una sconfinata rendita a disposizione. Sembra sorpresa. «Era di mio padre.» ripete, la voce è bassa e sicura: «Sì, ha un valore ancora maggiore a quello monetario per me. Sì, mi ricorda quando lo leggeva davanti al camino.» finisce la frase in un sospiro pieno di nostalgia, come i suoi occhi: «Per questo, desidero che sia tu ad averlo: perché abbia nuovi ricordi. Perché tu somigli a Malcolm, non saprei dire in che modo, forse perché sei un uomo buono come sapeva esserlo lui.» tenta di spingere indietro il cofanetto: «Sono tuoi. Sono tuoi e lo sarà anche il mio passato. Tienili, ti prego.» insiste con dolcezza. «Non mi privi di nulla, anzi sono contenta che siano di qualcuno che amo. Che li ama.» ribadisce con decisione. Si umetta le labbra. «Ho promesso a Cora che l'avrei aiutata con i Faerings. Non hanno mai stipulato patti con i Nephilim, io stessa non ho idea di cosa possano chiedere.» distende la bocca in un sorriso di scuse.

This is my prayer for you
There for you, ever true
Each, every day for you
In everything you do.
And when you come to me
And hold me close to you
I bless you
And you bless me, too.


Nathaniel: «Sono metafore.» conferma, annuendo lentamente, ancora la sacra reliquia stretta tra le mani ma spinta in direzione della Nephilim: «Tu sei il mio pilastro portante.» glielo annuncia con un sorriso reso addolcito, mentre gli occhi ne ricercano ancora lo sguardo, i tratti del viso. «Saggia, saggia donna. Ma in questo caso, seriamente, non potevi farmi regalo migliore.» replica inspirando a lungo: «E per questo non posso accettarlo. Non perché non mi piaccia, non perché io non abbia voglia di mettermi a sfogliarlo forsennatamente seduto su questa panchina...» ancora inspira poi spinge fuori l'aria in un sospiro, come se dire le parole successive gli costasse fatica. «Ma è di tuo padre.» una piccola pausa: «Sei davvero sicura di volertene privare? È tuo di diritto.» le parole successive hanno di nuovo il potere di farlo avvicinare, staccare una mano dal suo tesoro e provare a portare le dita dietro la sua nuca, per avvicinarla a sé. Ne bacia le labbra, gli angoli della stessa, le guance. Non è frenetico: è anche abbastanza lento, ma sembra non riuscire a fermarsi. «Grazie.» ogni tanto qualche intervallo lo fa. «È uno dei regali più belli, dopo il tuo amore.» quando terminato e sempre che lei non si sia scostata, proverebbe anche a poggiare la fronte contro la sua: «Lo tratterò come una reliquia.» le assicura: «Come il tesoro più grande.» la mano rimane ancora sulla sua nuca, stringendo la presa con le dita. «Cosa pensi che possano chiederti?» e come se solo ora si fosse accorto della gravità, libro e mano che lo reggono calano inevitabilmente verso il basso, come anche le spalle si piegano come sotto un peso invisibile.
Brianna acconsente col capo. «Oh.» mormora alla prima spiegazione: «Uhm... In questo senso, sei il mio muro portante.» ribatte subito: «Tu sei più forte di quanto credi, ho già spiegato perché lo dico.» cerca di sporgersi per baciarlo, non indugia a lungo: «Non penso sia quel genere di libro.» dice in maniera calma, abbassando gli occhi sui volumi: «Hai ragione: era mia, ma io preferisco sia tua. Sono sicura che mio padre sarebbe d'accordo. Sono sicura di fare una cosa giusta.» replica annuendo. Cerca di cingergli il torace con le braccia, ricambiandolo e sfiorandogli il viso con la punta del naso. «Sono felice tu l'abbia accettato.» mormora al suo orecchio, non specifica cosa e rimane contro di lui per diversi minuti, ascoltandone il respiro. «Mi basta che non li scordi sul treno.» ride piano, piega un po' la testa. «I Faerings sono Spiriti delle Piante.» piega le labbra in una smorfia: «Cosa possiamo dare a simili esseri, dimmelo tu, se lo sai.» confessa in uno sbuffo, non è contrariata però non sa cosa aspettarsi dalla Corte. «Noi siamo diversi con esigenze, con obbiettivi differenti. Ci sono leggende che narrano le loro imprese: l'Essenza di Bella di Notte ha generato i Vampiri. Io non so cosa possa essersi bevuta.» commenta con una punta di sarcasmo, dando per scontato che fosse una Faerings: «Con tutte le brave persone che poteva aiutare, decise di graziare degli Wakers sadici e depravati.» muove le mani lungo la schiena di Nathaniel: «Possono volere di tutto. O niente.» conclude arresa alla possibile sorpresa che l'attende.
Nathaniel ride alle parole successive della Nephilim: «Non pensavo di destabilizzarti così tanto che oltre a dimenticarti le cose, non capissi neanche le metafore.» prova a spingere ancora il capo in avanti, ma stavolta non per baciarla bensì strofinando la punta del naso contro la sua. «Ti assicuro che questo va dritto dritto a finire in una vetrina e guai a chi prova soltanto a toccarlo.» pare pensarci un po' su ciondolando infine con il capo a destra e manca: «Giusto tu potrai farlo.» la rassicura sull'ipotesi. «Posso aprirli?» domanda come un bambino che chiede educatamente di mangiare l'ultima fetta di torta rimasta. Si discosta anche di qualche centimetro, per quanto le spalle siano ancora incurvate, dopo la meravigliosa notizia avuta: «Scordarli sul treno? Questa eventualità non è neanche contemplata.» sgrana gli occhi: «Scherzi? Verranno letti accuratamente, girando le pagine con le pinzette e soltanto a casa.» piccola pausa ancora: «Grazie. Davvero mille volte grazie, non saprò mai dirti quanto, a parole, io ami questo regalo.» ma se lo porta al petto, trattenendolo ad altezza cuore per qualche momento. Il resto lo ascolta con estrema attenzione. «Come è il capo dei Fae?» domanda velocemente: «Ti sembra una persona ragionevole? È tuo amico? Lo conosci?» la riempe ancora di domande, corrugando la fronte tanto da formare un leggero solco tra le sopracciglia: «Certo un'alleanza dovrebbe basarsi quanto meno sulla fiducia, non nel dare come pegno il proprio figlio primogenito e maschio.» ci ironizza su ma sembra discretamente svuotato, al momento, al di là del meraviglioso regalo che stringe tra le dita.

When your weary heart is tired
If the world would leave you uninspired
When nothing more of love's desired
My blessing goes with you.
When the storms of life are strong
When you're wounded, when you don't belong
When you no longer hear my song
My blessing goes with you.


Brianna non trattiene una risatina. «Poteva avere un senso anche a livello fisico.» osserva solamente, ma dove essersi distratta sul serio: «Dovresti sentirti in colpa per farmi comportare come una sedicenne alla prima cotta.» tenta di posare la fronte sulla sua: «A sedici anni, comunque, non avevo nessuna infatuazione. Credo. Conoscevo due soli uomini non imparentati: erano preti cattolici.» specifica con ironia. Ha avuto un'adolescenza frustrante, la figlia di Haniel. «Le pagine reggono ancora il contatto con delle dita pulite, casomai evita che i gatti ci dormano sopra e non è precisamente qualcosa di semplice: Binky si sdraia su qualsiasi libro, lo apre con zampette neanche fosse una brandina.» racconta uno sprazzo delle serate nella Biblioteca dei Nephilim con felini sui tavoli, cani sulle poltrone e bipedi che chiedono il permesso per muoversi. «Sì, sì.» assicura circa i volumi: «Hanno le cartine disegnate da Tolkien, stampate certo ma sono opera sua.» sposta il braccio destro per indicargli la copertina di un testo a caso fra i tre. «Mi basta che tu mi abbia ringraziato, che ti piaccia davvero. Non desideravo altro.» si sporge per sfiorargli lo zigomo con le labbra. «Non conosco l'attuale capo, si chiama Evelyn. Sembra in gamba, oltre che ragionevole. So che uno dei Faerings è innamorato di Cora. Lui è stato incaricato da Evelyn di propormi quest'alleanza. Ha scelto qualcuno che sapeva trattare con noi: denota del tatto, della diplomazia. No?» lo chiede, forse è ottimista. «C'è fiducia: non c'è alcuna belligeranza fra noi, né ruggine però i Faerings sono legati alla Natura, anzi ne sono la personificazione. Noi siamo fra gli Umani e gli Angeli. Dobbiamo scambiarci qualcosa per cementificare l'alleanza, un che di utile. Io non so cosa possa essere utile a un Faering.» cerca di mostrare la sua perplessità sul lato pratico: «Ne ho incontrati pochi nella mia vita, un fratello mi disse che erano tanti... Secoli addietro, ma poi la Natura è stata violata dall'Umanità e alcuni Faerings sono scomparsi. Sono come svaniti.» fa un profondo respiro. Era un Nephilim ubriaco, ad onor di cronaca.
Nathaniel la fissa per qualche momento, incredulo. Sopracciglia sollevate che fanno capolino oltre l'orlo superiore degli occhiali, labbra appena dischiuse. Alla perplessità si aggiunge anche un'espressione che palesa un sempre più evidente divertimento, tanto da sbattere ripetutamente le palpebre: «Ti prego. Ora spiegami, per cortesia, in che senso a livello fisico.» alza la mano libera per spingersi indietro gli occhiali, ma c'è un mezzo sorriso indecifrabile a sollevare gli angoli della bocca: «E lo capisco, certo. Non si può non sottostare al fascino discreto ed irresistibile di un gentleman inglese, anche quando fa certe domande.» si stringe nelle spalle ma non dà delucidazioni di chi fosse infatuato a sedici anni, evitando un discorso piuttosto pungente. «A proposito di gatti... » piccola pausa: «Ho adottato lo scarificatore con un occhio solo.» poco dopo specifica. «Quello che credevo essere il gatto della vicina ma non era lui, in realtà. Il suo è tornato a casa, serenamente, il giorno dopo.» sospira. Ne cerca ancora lo sguardo: «Ma questo forse lo sapevi già da te.» che se lo sarebbe tenuto, naturalmente. Abbassa però lo sguardo sul cofanetto. Ne preleva con delicatezza immensa il primo poi semplicemente va ad aprirlo e sfogliarlo. Lo fa con un accuratezza esasperante. «Sono davvero le sue?» domanda, ancora una volta stupito, passando un singolo dito a tracciare i segni sulla cartina per quanto stampata: «Mi piace da morire.» la rassicura ancora e pare non ci siano dubbi, né nell'espressione, né in quella luce negli occhi, né nel sorriso che torna a rivolgerle. «Hai chiesto a Cora consiglio?» domanda piegando il capo verso la spalla destra: «Lei dovrebbe conoscerlo meglio di te, no? »umetta le labbra: «Non metterti nei guai, Brianna.» piccola pausa: «Per favore.» inspira nuovamente a fondo. «Una...» pausa. «...Piantina?» incerto: «Ti suggerirei letame ma sarebbe davvero poco carino e lusinghiero nei loro confronti.» ironizza, premendo le labbra per non ridere.



Brianna finge un'espressione distaccata. «Pensavo alla spina dorsale, che se lesionata può comportare dei danni gravi o agli organi vitali.» bofonchia, portandosi una mano ai capelli ancora stretti nel fermaglio con una smorfia. «Sono una specie in via di estinzione, li si studia ammirati come fossero panda.» non è seria, anzi soffoca una risata con un colpo di tosse. Sulla turbolenta pubertà di Nathaniel ha appreso a sufficienza, intuisce che svicola di proposito dalla conversazione e non fa pressioni per sapere quanto tempo abbia speso dietro alla madre delle gemelle, né desidera avere i dettagli. «Bisogna trovargli un nome, allora.» ribatte candidamente: «Tornati a New Orleans, puoi farlo vaccinare. Delight è solitamente pacifica, mentre Bilbo ha bisogno del suo tempo per socializzare.» congettura ad alta voce. «Sì, Tolkien era un bravo illustratore. Per descrivere nel dettaglio la Terra di Mezzo, era chiaro che avesse una bozza. L'ha perfezionata, quando l'editore l'ha chiesta.» spiega al Medium. «Ottimo. Quest'anno è andata bene.» chiosa sorniona. «Non proprio, perché non voglio che pensino stia sfruttando il loro legame. Lei mi farà da tramite, perché effettivamente li conosce meglio ma poi dovrò essere io a comportarmi bene.» abbassa la mano sulla gonna, ispira l'aria di mare ed espira svuotando la cassa toracica. «L'ultima cosa che desidero è farmi altri nemici, come non ne avessi già abbastanza!» esclama con enfasi, alza lo sguardo al cielo. «Lavoro alla Verte Etoile: posso fare lo sconto. Ammesso che non chiedano la liberazione degli alberelli dai vasi.» ribatte divertita. Non è educato parlare così di una nobile razza. «Quello ne hanno abbastanza alla fattoria.» non è che rabbrividisce, perché i Byrne avevano i cavalli ma ridacchia. «Vedrò... Può darsi abbiano solo delle domande sulla situazione attuale.» scrolla le spalle con noncuranza. «Circa i guai. Mi ero scordata di dirti. O forse te l'ho detto?» affetta tutta l'innocenza di questo mondo sul viso: «Che ho parlato con la proprietaria del Radius Night Club. È una Baali. La figlia di un Diavolo. È una ragazza volgare, avida, senza scrupoli. È lei il mostro delle fotografie, ne sono sicura.» finisce così la narrazione, perché spia la sua reazione con un sorriso lieve, che vorrebbe essere molto rassicurante. Ammirevole la stima che nutre per Sayuri, inoltre.
Nathaniel: «La spina dorsale.» annuisce lentamente, ad occhi sgranati: «Capito.» non spiega tuttavia, in nessun modo. «I panda sono goffi e cicciotti. Noi gentleman al massimo siamo un po' pingui.» massaggia la zona addome con la mano libera, per quanto non abbia un filo di pancia pur essendo una buona forchetta, se cucinano gli altri. «Capitan barbarossa? Polifemo?» ironizza anche sulla menomazione del gatto: «Sicuramente lo farò, per quanto al momento stia in clinica veterinaria per tutti gli accertamenti del caso e perché non potevo lasciarlo da solo a casa con Iris, non sapendo se avesse malattie o meno.» torna comunque a dedicare la propria attenzione al libro, dopo una breve parentesi al suo viso.«Sai disegnare?» la butta lì: «Io al massimo so fare qualche uomo stecco, casette sbilenche degne di un bambino di due anni e soli sorridenti.» sbuffa una risata che stavolta non contiene, ma lascia libera. «È un consiglio. Non la stai costringendo e credo che abbia la maturità giusta per comprendere il motivo per cui tu possa chiederle un consiglio del genere. Vuole bene a lui e vuole bene a te, conosce entrambi e sa cosa possa essere vantaggioso per tutti e due.» la lascia finire di parlare: «Certo, tu sei poi la mente, ma il braccio destro o sinistro che dir si voglia, c'è sempre e lei ha una marcia in più in questo, come consigliera.» ride anche alle parole successive. «Fronte di liberazione degli alberelli. Dovrai andare di casa in casa a liberarli tutti.» cerca di poggiare l'indice sotto il suo mento poi afferrarlo gentilmente anche con il pollice. «Forse non è mai abbastanza.» una carezza leggera, poi ritira l'arto. «Perché non mi hai fatto andare?» corruga la fronte: «Pensi che non ne sarei stato in grado? Si trattava soltanto di guardare e sentire, nient'altro.» si stringe nelle spalle: «Dimmi che almeno non sei andata sola...» ma dall'espressione che fa e da come protende il viso in avanti, con tanto di sopracciglio destro, non sembra aspettarsi una risposta affermativa.
Brianna cerca di assestargli un colpetto sulla pancia con la mano destra. «Polifemo era un essere mostruoso, lui è micetto. Potresti chiamarlo One Eye ma è scontato.»  propone, fa una pausa, aggrotta la fronte: «Ciclope. È anche uno degli X-Men.» gli fa presente, insomma lei va a pescare nella più fine mitologia antica. «Oppure, potresti chiamarlo Ermes. Era un messaggero degli Dei come Iris.» annuisce quando Nathaniel spiega che il gatto è giustamente monitorato da un veterinario, ché non tutti sono come lei che ha portato Bilbo in clinica dopo un paio di giorni che le poltriva in casa. «Ho imparato al collegio, sai, padre George era il mio insegnante preferito: ho imparato qualcosa sulla prospettiva ma non è la mia dote principale. Padre George ci diceva che la nostra espressività, se è sincera, se è volta a trasmettere qualcosa a chi la guarda può definirsi Arte. In barba ai canoni dell'Estetica. In effetti, lui sosteneva che non si dovesse piegare la creatività alla ragione ma all'emotività. L'Arte doveva emozionare. Qualche volta, scarabocchio ma per tenere le mani occupate.» taglia corto con un'alzata di spalle. «Cora è il mio braccio destro. È la prima che abbia trovato a New Orleans, però ho anche rispettato una richiesta di Cedric. Ciò che sono loro non entrerà in contatto con i rapporti fra Corte e Fratellanza, visto che non saremo mai in guerrarespira a fondo, saranno le ultime parole famose. Ricambia il suo sguardo, senza replicare subito. «C'è qualcuno di simile a te, in quel locale.» dice quasi atona, non si espone nei giudizi: «Conosco bene la sensazione che si prova vicino a un Medium, può darsi sia un Waker. Non un Fauno, perché non sopporterebbe la vicinanza di una Baali.» sta tergiversando, se lui fosse in dubbio: «Io vorrei ancora che tu dessi un'occhiata alla gentaglia che la circonda, casomai ci fosse qualche innocente che ha ingannato.» ma dal tono pare dubitarne: «Dovevo parlarle. Doveva sapere che avrebbe saldato il conto e che le sue azioni non passano inosservate. Non può agire come le pare e piace, né lei, né nessuno della sua specie.» indurisce lo sguardo. «Io credo che tu sia in grado di cercare di capire cosa succede lì dentro: se ci sono altri come te, potresti... Avvicinarti, sino a quando saprai perché stanno accanto alla figlia di un Diavolo che ha sventrato sua madre per venire al mondo.» prosegue con voce più morbida: «Io volevo sapere, comunque, a cosa andavi incontro.» butta fuori le parole con l'aria: «Non perché abbia poca fiducia, ma... Tu pure vuoi sapere cosa aspetta me.» fa una pausa: «Ero sola. Il locale era aperto, se avesse provato a uccidermi, l'avrei trapassata con i miei pugnali: è inesperta, risvegliata da poco e lo sa bene.» termina senza pensarci troppo. In teoria, sarebbe andata così ma la Fortuna è mutevole. «Io so che tu puoi fare cose straordinarie, Nathaniel Hunt, perché hai già salvato il mondo e quindi, goditi questa giornata e pensa che presto ne avremo altre.» aggiunge accostandosi a lui per baciarlo. 
This is my prayer for you
There for you, ever true
Each, every day for you
In everything you do.
And when you come to me
And hold me close to you
I bless you
And you bless me, too.

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