Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

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lunedì 20 ottobre 2014

We Can Work It Out

Try to see it my way
Do I have to keep on talking till I can't go on? While you see it your way
Run the risk of knowing that our love may soon be gone
We can work it out
We can work it out.

Nathaniel ha portato con sé giusto il necessario per vestire un uomo. E dato che fa anche discretamente freddo e sta nevicando, ha pensato bene di tirare fuori l'unica giacca veramente pesante di cui è dotato. Una di quelle imbottite, nere e un po' tristi, ma che tengono caldo anche in climi piuttosto rigidi o, appunto, in presenza di neve. Un paio di jeans, i più lunghi che ha trovato, una felpa abbastanza calda da poterci avvolgere dentro la versione maschile di Brianna. Purtroppo, con le strade ingombre di neve e senza l'ausilio delle catene, ha dovuto guidare anche piuttosto lentamente, giusto per evitare di aggiungere una tragedia ad un'altra tragedia, magari inchiodando allegramente contro un cassonetto dell'immondizia o un tir. Diciamo che il suo maggiolone rosso non è che abbia tutta 'sta tenuta e considerando che, con ogni probabilità la città di New Orleans non è così equipaggiata per eventi simili, è quasi sicuro che le strade presentino uno strato soffice, di qualche centimetro, di nevischio candido. Dopo l'ultimo sms, con la solita andatura da tartaruga, si è effettivamente avvicinato alla Chiesa, dove BriannO ha detto che l'aspettava. Ha entrambe le mani sul volante, anche se il tronco è sporto in avanti per andare oltre il vetro, nel tentativo di scorgerlo. Ha il cuore che batte all'impazzata, neanche a dirlo e ha pure discretamente freddo, contando che è una macchina abbastanza vecchia da non potersi permettere un sistema di riscaldamento opportuno, pur indossando un cappotto nero e semplice, sensibilmente più leggero della giacca che consegnerà al Nephilim. È quando ormai è nei pressi dell'ingresso alla chiesa, che rallenta pian piano, fino a fermarsi. I tergicristalli sono l'unico segnale di vita per lunghi istanti; solo passata una discreta manciata di secondi, finalmente si decide a battere il palmo sul clacson e poi sporgersi lateralmente, verso il sedile del passeggero, per tirare giù il finestrino. Ne fa la comparsa un viso arrossato in zona naso e guance, con tanto di occhiali da vista, dietro i quali lo sguardo si assottiglia.
Benedict solleva il braccio destro per farsi notare. È difficile ignorarlo, vestito in maniera troppo leggera, tremante, assolutamente inadeguato alla situazione, lo sguardo smarrito ha la gentilezza, la purezza che anima la Ethevyn. Lui non ha perduto una sola traccia della natura angelica, dell'eredità avuta attraverso Haniel, ma voltata al maschile. Tamburella l'aria fredda con le dita, infine sembra sovrastato dal timore, dall'imbarazzo, dalla paura. Si vede negli occhi di Nathaniel: è un individuo capace di spiazzarlo, qualcuno che non suscita alcuna emozione piacevole, non serve l'empatia per comprenderlo. La mano scivola sulle labbra, fa un cenno di diniego con il capo, volge le spalle al Medium per rientrare in Chiesa. Vuole la sorte, che la porta sia stata sprangata, che debba recuperare le chiavi dalla tasca sinistra dei jeans per scivolare dentro. «Oh.» esclama, quando infila le dita nella tasca, smarrito da chissà che oscuro contatto. I polpastrelli sono quasi insensibili per la neve ma qualcosa è rimasto al caldo. Scuote la maniglia, speranzosa che Anja sia nei paraggi, non sia andata a consultare 'Erezione' su Wikipedia per dare nozioni scientifiche, precise a Brianna, anzi a Benedict, come le era stato domandato. «Ehi!» tuona. La voce è profonda, ha un timbro basso, un tono solitamente morbido, speculare a quello femminile. Anja sta aggiornando Facebook e questo signore non sfonda usci a spallare.#dramaking
Nathaniel deglutisce quando intravede la figura maschile, tuttavia si impone di non mostrare tutta la propria angoscia, neanche con un singolo sollevarsi delle sopracciglia. «Dai, entra in macchina.» glielo urla direttamente dall'abitacolo, mentre all'interno penetra il freddo polare esterno, come se non fosse già una ghiacciaia: «Così mi fai sembrare un adescatore di giovani uomini piacenti!» cerca di buttarla su qualcosa che sia il meno melodrammatico possibile, aggiungendoci pure un sorriso stinto. «Oh, diamine...» bisbiglia poi tra sé e sé: «Non farti inseguire come in una scena da film d'amore.» si piega quel tanto che basta per recuperare dal sedile posteriore prima la felpa, poi direttamente la giacca. Mollato il pedale della frizione, ovviamente la macchina si spegne di botto. Fortuna vuole che i finestrini si possano sollevare manualmente, cosa che fa rapidamente, anche se non fino in cima, prima di uscire di fretta dal maggiolone e percorrere lo spazio che lo separa da BriannO in poche rapide, scivolose, falcate. «Dove scappi, diamine!» la voce sempre più vicina, mentre un'ultima sostanziosa scivolata lo fa quasi capitombolare a terra. È vestito decisamente in maniera troppo leggera: cappotto, maglia fine di lana con leggero scollo a v da cui spunta una t-shirt bianca e jeans, semplicemente. E mentre lui/lei è impegnato/a a litigare con la porta, lui sferra l'ultimo attacco, cercando di poggiare sulle sue spalle la giacca pesante ed avvolgercelo/a. «Dai...» il tono decisamente più conciliante, caldo: «Sali in macchina. Avrai bisogno di una bella doccia calda.» e nonostante le sembianze decisamente troppo maschili, prova pure a sfregargli la schiena, oltre il tessuto artificiale del giubbotto.
Benedict scrolla le spalle, come a comunicargli una resa e non ascolta le sue rimostranze, sospirando affranto, in qualche maniera umiliato. «Non essere arrabbiato con me.» farfuglia confusamente, quando percepisce la sua vicinanza, una sensazione di smarrimento che fa vacillare il contegno che s'è imposto. Fa schioccare la lingua nel palato, ingoia le lacrime, tira su col naso. Avverte il calore del tessuto, sembra espirare tutta l'aria che ha nei polmoni, appoggiando la fronte sulla parete di legno. «Non essere arrabbiato con me.» ribadisce, un lamento, una supplica. Si gira, senza staccare la pelle dalla superficie liscia: «Tu hai ragione ad esserlo: avrei dovuto evitare i rischi per ciò che esiste fra noi ma io ho un dovere verso i miei fratelli, verso il mondo intero. È un dovere che scavalca i miei interessi, sin quando ero sola, accettarlo era semplice. Adesso, devo accettare che il dovere vada oltre te. Sarebbe stato meglio non arrivare a questo punto, sarebbe stato meglio capirlo prima. Ti sto costringendo a un'esistenza orribile, fatta di mostri, di paura, di morte e di...» allarga le braccia, le mani vanno a puntellare la sua figura imponente, deglutisce: «Eppure, l'idea che tu possa allontanarti, che tu possa soltanto guardare un'altra è una lama nel cuore, nella mente. È un dolore superiore a qualsiasi altro.» resta in quella posizione, anche se i tremiti si diradano. «Per quanto potrai perdonare?» è una richiesta retorica.



Nathaniel procede ad accarezzargli la schiena, pur senza il trasporto solito o il bisogno fisico di starle appiccicato. Tuttavia si dimostra come sempre, in termini di affetto, provando pure a cingergli le spalle con il proprio braccio. «Non sono arrabbiato con te.» scuote piano il capo, cercando di intravedere il suo volto, anche se così tremendamente diverso dal solito, oltre i suoi gesti: «Smettila.» non è un'imposizione e non lo dice neanche duramente, solo con un cipiglio particolarmente risoluto. «Ora infilati la giacca.» lascia la presa sulla sua spalla, sempre che sia riuscito ad abbracciarlo poco prima, provando ad acchiappargli un polso e sollevargli il braccio. Il tentativo sarebbe quello di infilarglielo direttamente nella manica. I movimenti sono ancora una volta pazienti, quasi amorevoli. «Per quanto potrò perdonare?» sembra pensarci, sollevando lo sguardo verso il cielo reso ingrigito, lasciando che qualche fiocco di neve si depositi tra la barba e poi finisca per sciogliersi: «Quanto sarà necessario. Tutte le volte, più una.» replica, provando a spostarsi dal lato opposto, sempre che sia riuscito nell'intento di fargli entrare un braccio nella manica. «Ho fatto due promesse, no?» preme le labbra tra di loro, mentre ad ogni parola esce una nuvoletta lattiginosa assieme al fiato, dalle labbra: «Una di restare al tuo fianco finché vorrai, così come sono. L'altra in Belize.» ne cerca lo sguardo, se possibile.
Benedict fa una smorfia dolente, purtroppo non ha l'impatto drammatico dovuto, perché non è più una dolce fanciulla dai lineamenti delicati. Stacca una mano per infilare l'arto nella manica. Scosta la testa dal battente. «Cosa dirai alle ragazze?» solleva la testa alla tettoia, indeciso fra il tono disperato e quello ironico. Ha qualche linea di febbre per aver camminato sotto la neve, senza alcuna protezione, per aver usato molta energia nella Guarigione, soprattutto per la sconvolgente scoperta. «Non penso sia il caso di parlare di nozze.» borbotta, sforza un sorriso lieve: «Io non ho la più pallida idea di cosa stia accadendo, però non potrai mai desiderare il mio corpo.» afferma, quietamente persuaso sia la verità: «Sono trascorse poche ore, perciò non possiamo sapere come si evolverà la situazione. Sarai al mio fianco, non ne dubito e io vorrò averti vicino ma in che veste, non puoi dirlo.» si schiarisce la voce, un verso nasale poco delicato.
Nathaniel l'osserva per qualche momento e sì, ha ancora una grossa difficoltà a pensare che in quell'involucro ci sia la donna che ama o meglio, la persona che ama. Con il tempo, probabilmente, per ora non ancora. «Per ora non dirò loro niente.» scuote piano il capo: «Penseremo poi assieme cosa fare, okay?» una rapida occhiata ancora, mentre cerca di infilargli anche l'altro braccio nella manica, prima di tentare di farlo girare frontalmente a sé. «Amare una persona non vuol dire per forza sesso, Brianna.» gli risponde brevemente: «La passione, prima o poi, anche nelle coppie migliori si spegne... E se non c'è qualcosa di più del desiderare il corpo altrui, non c'è nulla.» replica, stavolta senza guardarlo, ma tentando pure di allacciargli la giacca e tirare poi su la zip: «Troveremo una soluzione, mio bel maschione.» sbuffa aria dalle narici, arricciando appena la bocca in un sorriso tenue: «Chi è stato a farti questo, comunque? O cosa?» gli domanda, sollevando appena un po' mento, nel caso l'altro fosse più alto di lui. «Raccontami cosa è successo...» uno sguardo lateralmente: «Ma prima entriamo in macchina. Non c'è il riscaldamento ma almeno fa più caldo che qui fuori.»
Benedict fosse nato con questo sesso, sarebbe diventato uno sciupafemmine inveterato, qualcuno di cui Haniel sarebbe stato maschiamente orgoglioso: un Alpha che non si faceva sfuggire una gonnella dalla scoperta della sessualità al 2014. Adesso, sente lo spirito imprigionato in una gabbia, un contenitore estraneo che non soddisfa le sue necessità, che sembra fuori da ogni contesto. «Sì, hai ragione.» conclude. Rabbrividisce, cerca di chiudere la giacca, perché nevica come se Elsa si fosse messa a cantare alla balconata della Maison Laveau. «Non funziona così.» obietta petulante, litigando con le estremità dell'indumento: «Due coniugi anziani provano comunque uno slancio fisico, per così dire e l'attrazione fisica deve essere presente nella vita di coppia, altrimenti ci si sposerebbe per simpatia.» soggiunge, si morde l'interno della bocca. «La Creatura.» ormai la chiama così, risentito: «Eravamo nella Foresta e s'è manifestata come cinque figure di fuoco. Ha detto che dobbiamo restituirle due bambine, salvate giusto ieri e altro ancora. Va scacciata, non so come.» risponde senza esitazione, deciso. Fa un respiro profondo. «Ci sono tanti di quei pensieri, nella mia testa. Sembra che sia una cosa da nulla: Brianna ha il pene... Che buffo!» esclama con enfasi teatrale: «Io mi sento in trappola. Non c'è niente che rifletta me stessa, in questo corpo. Non mi riconosco. Io sto male.» soffoca l'accenno di pianto. Distoglie lo sguardo da Nathaniel, dolente. «Non posso abituarmi, perché mi sento diversa da quello che c'è nello specchio, da chi sembro. È una sensazione orribile.» si ammutolisce, rannuvolata. «Perciò, proprio lo escludi?» insiste sulla domanda: «Perché ciò che provo io non è mutato.» fa presente, porta la mano sinistra al cuore, sospira.
Sia ringraziato il cielo, che pur ha permesso questo cambio di sesso non richiesto, se Brianna è nata donna invece che uomo. Nathaniel gli sistema meglio la giacca, poi chiude il proprio cappotto, precedentemente lasciato slacciato sul davanti. Ne acchiappa i lembi, ingobbisce appena le spalle e poi ci si avvolge per buona parte dentro. «Che ti devo dire, Brianna? Anche se ti dicessi che ti sposerei domani, tu non mi crederesti...» sospira e assieme al respiro naturale, esce anche la solita nuvoletta lattiginosa: «Allora facciamo così: pensiamo ad oggi, non a domani. Pensiamo a cosa possiamo fare per far tornare la situazione alla normalità.» incassa il capo tra le spalle e si ritrova ad ingobbirsi ancora di più: «E... E poi esiste, come ultimissima spiaggia, la chirurgia.» bisbiglia piano. «Beh, intanto c'è una Creatura e quindi una causa, o meglio chi ha scatenato tutto questo. Niente è realmente imbattibile, quindi probabilmente sarà solo questione di tempo.» discosta i gomiti dal tronco, come a voler simulare l'allargarsi delle braccia, pur mantenendo la presa sul cappotto. «Quanto, non posso dirtelo e purtroppo...» calcando sul termine: «Non lo so. Ma la soluzione, presto o tardi ci sarà.» e lo dice anche con un cipiglio sicuro e accompagnato da un annuire piuttosto solenne. «Non sapete nient'altro su questa Creatura? Solo chi era presente con te l'ha vista?» ignora totalmente, per il momento, peni e quant'altro, facendosi scivolare via tutto di dosso.
Benedict fa una sorta di suono inarticolato, uno sbuffo. «Torniamo a casa e facciamo la doccia insieme, quindi.» ribatte alzando appena la voce, sventolandogli l'indice sotto al naso: «Mi avresti sposata domani, oggi, se fossi stata Brianna e non l'ho mai messo in dubbio. L'avrei fatto anche io, perché io mi sento tua moglie e ti vedo come mio marito.» prosegue ad esporre le sue argomentazioni. Tremè è un quartiere densamente abitato, qualcuno avrà gettato un'occhiata di biasimo ai due scostumati davanti alla Chiesa: lui, Brianna o Benedict che si agita quanto Michel Serrault ne 'Il Vizietto' mentre Nathaniel è il più sobrio Ugo Tognazzi. «Ho dato un'occhiata.» uggiola praticamente: «Cure ormonali, psichiatriche, operazioni su operazioni: è un calvario. Lo farò, ma non soltanto perché tu riabbia il pozzo delle meraviglie, ma perché io sono tremendamente sbagliata.» sentenzia indurendo il timbro. È una donna moderna, non una geisha che si adegua ai desideri del suo compagno. «L'hanno intravista come Ombra o hanno scorto la sua Ombra... Non sappiamo che forma abbia, però i Caduti non la ricordano e loro, ricordano molte cose di questo mondo.» piega un angolo della bocca in una smorfietta. «Presto, vedremo di accordare una strategia d'attacco. Sembra abbia marchiato Cedric. Non so per quale oscura ragione. No, temo perché lo voglia... E questa è una delle ragioni per cui bisogna allontanarla.» rilascia l'aria dalla bocca. «C'è una soluzione. Non so in cosa consista, non so che tempistiche abbia.» confessa sottovoce.
Nathaniel chiude per un momento gli occhi e con una sola mano abbandona la presa sul cappotto, sollevandola per pigiare con indice e pollice l'apice del naso, sollevando pure di qualche millimetro gli occhiali, nel compiere quel movimento. Se ne rimane così ancora per qualche momento, in silenzio, con i capelli ormai resi pesanti dalla neve e dall'assenza di ombrello per ripararsi. Ormai la carnagione ha assunto tonalità tra il latte e il rosato, quest'ultimo sempre in prossimità di naso e guance. «Non ho voglia di litigare Brianna, okay?» si sfrega un occhio poi li apre entrambi, allontanando la mano per infilarsi nella tasca del cappotto: «Non stasera. Potrei non avere la pazienza necessaria.» solleva entrambe le sopracciglia, di scatto. «Non ho voglia di litigare su chi farà cosa per chi.» risoluto, mentre l'attimo dopo serra i denti e indurisce ulteriormente la linea della mascella. «Hai chiesto a Cedric delucidazioni o, nel caso, cosa si siano detti o se effettivamente qualcosa gli è stato detto?» sporge appena le labbra: «E se non fosse di questa dimensione o semplicemente si fosse sempre nascosta?» ipotizza, certo, perché lui di questa storia non ne sa assolutamente nulla, salvo ciò che gli è stato raccontato. «Allora vediamo di scoprirlo e presto riavrai ciò che vuoi.» tenendo a precisare,stavolta, che non è lui a volerla, giusto per evitare altre discussioni con una Brianna non solo uomo, ma anche piuttosto nervosetta. Giustamente. «La soluzione c'è, magari non immediata e sotto gli occhi, ma ci sarà.»
Benedict non era arrabbiato, non seriamente. «Non voglio litigare con te.» risponde addolcendo la voce e lo sguardo, abbandona le mani sui fianchi: «Io non lo vorrei mai. Oggi, non riesco a fermare la testa su un pensiero, sfreccia tutto a una velocità impressionante. Ti prego, so quanto sia difficile per te ma lo è altrettanto per me.» spiega, incamerando aria in silenzio. «Ho scritto anche a Cora, voglio che non faccia imprudenze.» dice, solleva stancamente gli occhi su Nathaniel. «Sì.» mormora, gli punta addosso uno sguardo da coniglietto abbagliato dai fari di un tir, un'espressione che sul viso di Brianna aveva un certo ascendente sul Medium, ma che è stampata su una faccia virile per quanto non sgradevole. È lampante che lo stia fissando con amore, un sentimento profondo, sincero, vivido come lo era nell'altra versione della Ethevyn, accompagnato da una sofferenza rassegnata, priva di enfasi, turbato dalla paura. Può darsi voglia essere abbracciato, confortato, coccolato, anche baciato. Non lo esterna, non sfugge una sillaba, si limita a rivolgergli un'occhiata a cui fa seguire un sorriso incoraggiante, negli intenti. «Non pensavo a niente, senonché a guardarti. È in questo che si nasconde l'infinito, non bisogna neppure guardare troppo lontano, a volte. È questa la felicità. Eri tu, semplicemente tu seduto accanto a me.» sussurra, neppure fossero le ultime volontà. Una parte di lei, gradirebbe essere morta ed è anche un po' un'esagerazione, ma Brianna è una drama queen come la sua mamma e come il suo papà.
Nathaniel: «Non credo di farti pesare la situazione, Brianna. Ti ho già detto mille volte che io ti amo comunque. Ti ho spiegato... E non ti ho mai detto che io sono una povera vittima e che dovrei strapparmi i capelli mentre tu no.» sgrana gli occhi, sollevando anche lentamente le sopracciglia: «Credo che Cedric glielo impedirà.» una pausa: «Spero.» ciondola il capo, storcendo la bocca in una smorfia: «Lo so, non è facile Brianna, ma se ti allontani da me, se litighiamo, le cose sicuramente non si aggiusterebbero, si complicherebbero. Quando tutto questo sarà finito per te, ci daremo dei deficienti per possibili stupidi litigi.» quando poi lei... O meglio lui, gli punta addosso quello sguardo, lui sospira ma alla fine si avvicina, allontanando le reticenze della sua eterosessualità, per cercare di cingerla in un abbraccio stretto, confortante. Tuttavia il bacino si tiene abbastanza lontano da quello di BriannO. Il resto non si differenzia dal solito, per quanto mantenga gli occhi socchiusi. Non lo stritola, ma con le braccia attorno al suo tronco, quella che va a finire sulla sua schiena, gliela sfrega e massaggia. «Dai, andiamocene a casa. Ci guardiamo qualcosa, mangiamo e poi andiamo a dormire.» si scosta poco per volta, ritrovandosi a deglutire. Prova anche a prendergli un polso e fare qualche passo verso l'auto.
Benedict annuisce, sembra smarrito ed è reduce da un attacco di panico. «Non accadrà, ho detto a Cora di evitarlo e ci sono i Faerings ad aiutarlo.» salta il discorso, ormai scende a patti con la realtà. «Ti amo ugualmente, non importa cosa sia al momento, so chi sei tu: la persona che desidero al mio fianco, quella di cui voglio sentire la voce al mattino, sei il centro del mio mondo e ti ho aspettato per tanto tempo, Nathaniel.» si lascia abbracciare, trattiene le lacrime, aggrappandosi all'uomo, come fosse una nanerottola. Resta basita dal contatto con l'altra testa, infatti, ridacchia meravigliato. Non è abituato a taluni accorgimenti, vi si adegua. Sente, d'un tratto, una strana pressione che è affatto spiacevole, che ha già sentito ma in maniera diversa, perché questa volta, pulsa. «Andiamo.» acconsente, si stacca in un impeto di pudore, prima che si possa notare qualche mutamento. «Questa cosa, alla fine, si risolverà e poi, andremo in vacanza. Tu ed io.» gli tende la mano, la ritrae di colpo. «Un premio, per aver superato la prova.» ritrova un po' dell'ottimismo, della pacifica filosofia di vita che gli è propria. L'umore resterà così, rassegnato, mite sino al risveglio, quando dovrà fare i conti con la terrificante erezione mattutina, ventilata, minacciata da circa tutti i suoi contatti. Si chiuderà nel vano doccia, beccandosi un paio di raffiche di acqua gelata, tanto per calmarsi. #eraunpgserio.

Life is very short, and there's no time
For fussing and fighting, my friend
I have always thought that it's a crime
So I will ask you once again.
Try to see it my way Only time will tell if I am right or I am wrong
While you see it your way
There's a chance that we may fall apart before too long
We can work it out
We can work it out.

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