Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

Volete divertirvi con noi?
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giovedì 13 novembre 2014

This Will Be (An Everlasting Love)

This will be an everlasting love
This will be the one I've waited for
This will be the first time anyone has loved me
I'm so glad you found me in time
And I'm so glad that you've rectified my mind
This will be an everlasting love on me.
Loving you is some kind of wonderful
Because you show me just how much you care
You've given me the thrill of a lifetime
And made me believe you've got more thrills to spare
This will be an everlasting love, oh yes it will now.



Brianna è riuscita a farsi assegnare una casa, un luogo accogliente in cui trascorrere le ore. Il Branco ha dimostrato di essere composto da membri degni di rispetto, visto che la Fratellanza ha praticamente invaso Belleville, alla ricerca di aiuto e legna da ardere. La Ethevyn, calato il sole, ha acceso alcune lanterne a olio e si è sdraiata sul tappeto davanti al camino scoppiettante con le mani congiunge all'altezza del grembo, il viso ovale sembra in contemplazione del soffitto con gli occhi color nocciola che scrutano le assi in silenzio, socchiudendo lentamente le palpebre. Indossa un abito invernale in lana tartan verde e blu, ha sfilato le scarpe mentre i capelli castani circondano la testa come una morbida aureola. L'aura è una sensazione piacevole, pacifica, calda quanto le fiamme poco distanti da lei. Sembra essere sola, ha portato in salvo Delight, Binky e Bilbo ma questi hanno scelto angoli strategici dell'alloggio temporaneo, inoltre entrano ed escono dalle abitazioni senza alcuno scrupolo. Lei terminati i ringraziamenti, conclusi i saluti di rito, è rimasta fra quelle pareti.
Nathaniel probabilmente è andato a procacciare del cibo, come nella migliore delle famiglie, in questo salto indietro nel tempo. Formaggio per lo più, pane, probabilmente acqua ma niente vino. Si è anche assicurato di accendere il fuoco prima di uscire a prendere qualsiasi cosa, lasciando così Brianna al caldo. Alla luce, proveniente dalle lampade, ha pensato invece la Nephilim. Non sarà difficile avvertire il suo arrivo, non per aure speciali, se non fosse effettivamente per la solita sensazione di essersi dimenticati qualcosa, ma per una serie di miagolii e il rimestare nella porta. Perché se lei ha portato tutto lo zoo che ha casa, anche lui non poteva lasciare né Iris né Gattaccio da soli. Due cuori, una capanna e tanti animali. «Sì, sì.» piccola pausa: «Adesso do da mangiare anche a voi, con calma.» la voce mantenuta bassa, anche perché non sa se Brianna stia dormendo o meno, motivo per cui, passato lo spazio tra la porta d'ingresso e il punto in cui si trova la Ethevyn, si affaccia con cautela, cercando di scrutare l'intera stanza. «Sei sveglia?» ha gli occhiali da vista sul naso, naturalmente. Addosso un giubbotto pesante, blu scuro e un paio di jeans, assieme ad un paio di scarponcini marroncini ai piedi, comodi e versatili. Ha davvero poco l'aria del "sopravvissuto", specie considerando quella da bibliotecario che si porta appresso. Si avvicina comunque, dopo aver notato i suoi occhi spalancati a fissare il soffitto. «Avevi la luce da piccola? quella elettrica, intendo.» si muove lentamente, nella semi oscurità rischiarata dalle fiammelle e dalla fiamma più prepotente del camino, tremolanti, ovviamente è seguito da tutta la fauna della coppia, tra miagolii e vari abbaiare.
Brianna non si volta, quando Nathaniel rientra. Ascolta impassibile i rumori, le voci come se giungessero da lontano, piega un angolo della bocca mentre accantona l'idea di aver scordato la borsetta alla Sede. «Dovremmo essere con padre Jorge.» parla senza intonazione, sembra che stia leggendo il bollettino meteo: «Abbiamo una Sede per le emergenze, non per i pigiama party e non scappiamo come fanciulle indifese dietro alle gambe dei Lycans.» non distoglie l'attenzione, l'osservazione è decisa, severa. «Ho sottovalutato qualcosa.» rilascia l'aria dalle labbra. Gira la testa, senza alzarla dal tappetto. «Dobbiamo rientrare. Hai notizie di Ariana e di Madison?» chiede a Nathaniel. Non può evitare di preoccuparsi delle gemelle, così come ha invitato le nipoti a Belleville per il timore accadesse loro qualcosa di male. Osserva il legno lambito dal fuoco. «In linea teorica, villa Byrne era allacciata alla rete elettrica.» racconta, il tono si fa morbido, trasportato in un tempo remoto che incrina la pacifica serenità angelica, instillandone una nostalgia umana per gli attimi perduti: «Da bambina, usavamo le lampade a olio, erano molto comode perché potevano essere regolate: la zia Violet ne posava usa sul comodino della mia camera... La mamma ne aveva un paio, le abbassava quando doveva pettinarsi, le alzava se voleva leggere.» fa una pausa. Sospira. Rebecca non era un'avida lettrice, in sostanza. «Tu cosa pensi?» domanda generica, allunga la mano destra per cercare un contatto fisico con Nathaniel.
Nathaniel, ancora qualche passo e dovrebbe essere arrivato in prossimità di Brianna. Formaggio, pane e acqua sono semplicemente lasciati sul tavolo nei pressi. «Questa è una situazione particolare, Brì.» replica, tranquillo e pacato: «Non hai sottovalutato nulla, nessuno di noi poteva sapere cosa sarebbe successo.» si stringe nelle spalle. L'osserva ancora dall'alto della sua posizione, piegando il capo su un lato, verso la spalla destra. «Rimani qui.» un sussurro dolce, mentre va a piegarsi per sedersi sul tappeto, di fianco a lei e con le gambe distese verso il fuoco: «Io andrò a fare un passo a New Orleans domani, per fare un paio di giri a controllare a casa che sia ancora chiusa, se ci sono messaggi da Madison e a casa della zia delle gemelle, per vedere se hanno bisogno di qualcosa.» la informa, piegandosi poi su un lato fino a quando non va a sdraiarsi anche lui, supino, di fianco alla Nephilim. «Una ha preferito andare dalla sua amica, l'altra da sua zia.» ma non dice nulla vocalmente, c'è solo rabbia sottocutanea, tranquillamente intuibile con l'empatia di Brianna. Rimane ad ascoltarla comunque, finendo poi per girarsi su un lato, quello verso la Ethevyn, sorreggendo il capo con la mano, mentre il gomito rimane puntato sul pavimento. «È tutto...» una breve pausa, in cui sorride, mostrando la dentatura: «Più soft, con la luce del fuoco. Piacevole, morbido. Le linee del viso delle persone che ami sono ancora più belle, come un quadro.» e la mano libera, l'allunga per percorrerne il profilo, partendo dalla fronte, con la punta dell'indice. «Come ti sentivi, con quella lucina sul comodino?» chiede, stavolta svicolando con il dito prima e poi con l'intera mano verso la sua guancia, accarezzandone la pelle con il pollice. «Penso che non cambierei questo momento, io e te assieme, con nulla al mondo.» replica, di nuovo sorridendole, per quanto Iris al momento stia tentando di guadagnare terreno per piazzarsi sulla pancia di Brianna.
Brianna resta distesa, non ha fame o sede. Cerca di stringere la mano di Nathaniel, sino a quando non lo scorge seduto accanto a lei. «Non potevo immaginare che si sarebbe scatenato il Caos.» acconsente, non alza la voce, appare piuttosto quieta: «Dovevo capire che il rapporto di Anja e Key si sarebbe riflettuto sulla Fratellanza, sulle decisioni che avremmo dovuto prendere.» confessa, nessuno udrà queste parole, neppure Beth, neppure gli altri Nephilim, solamente Nathaniel e i gatti. Sposta le dita per distrarre Iris, che finisce per usare il suo addome come un terreno di caccia, senza salirvi sopra. Lei ride, guardandola. La figura ondeggia. «Era come se la luce tenesse lontani i mostri e mi guidasse verso i sogni, era un bagliore dorato che non arrivava alla porta però ero convinta che respingesse i Diavoli, che il mio Angelo Custode fosse racchiuso in una lampada e mi proteggesse. Era una sensazione piacevole, come lo sono tante sensazioni dell'infanzia.» sorride con amara dolcezza: «Mi piacciono le ombre sul tuo viso.» solleva la sinistra per accarezzargli il collo, percepisce la rabbia, non vi indugia. «Siamo soltanto noi.» ribatte, abbassando il braccio: «Qui, esistiamo tu, io... Iris, Gattaccio, Bilbo, Delight e Binky.» all'elenco si concede una nuova risata, breve, sincera. «Sai, ho saltato la pillola per due settimane e potrei essere coperta. Ho paura che l'Oracolo sia divenuto troppo forte. Ho paura di essere quelle sventurate donne menzionate nelle Scritture!» esclama, socchiude le palpebre. Avrebbe pure una compagna di ventura: Bonnie.


Nathaniel: «Non poteva immaginarlo nessuno.» si piega, quel tanto che basta per sovrastarla ma non gravarle addosso. Semplicemente cerca di baciarle la fronte, scostandole appena i capelli con la mano che non è puntata contro la guancia: «C'è qualcosa che non va tra loro due?» solleva le sopracciglia, facendovi fare capolino oltre la montatura degli occhiali: «Hanno litigato?» si informa, dopo essersi scostato di qualche centimetro ed essere tornato nella posizione iniziale. «D'altra parte può non essere colpa loro, come non è colpa di nessuno se siamo senza elettricità. Può essere il Caos, come hai detto, ad alimentare tutto.» sospira, cercando di sorriderle ancora: «E a questo ci sarà una fine, vedrai. Tutto si sistemerà, ne sono certo.» una pausa ancora: «Domani vado in città, hai bisogno che ti prenda qualcosa? Vuoi che passi da Padre Jorge a vedere come vanno le cose e se ha bisogno di una mano?» intanto osserva Iris, cercando di far passare la stessa mano con cui carezzava prima Brianna, sotto la sua pancia, spostandola un po' più in là. Le gravi offese ai felini che, per vendetta, preferiscono allora scalare la montagna e posizionarsi sul suo fianco, in precario equilibrio. «Allora lasciati cullare alla stessa maniera. La luce dona speranza, è un puntino che scaccia i mostri, o li tiene comunque lontani.» preme le labbra tra di loro: «qui sei al sicuro.» con il solito tono calmo, tranquillo. «Mi rendo conto che la mia massima bellezza riesce a trovare libero sfogo con il gioco di chiaro-scuri.» ironizza sbuffando aria dalle narici assieme ad una risata composta, che non arriva oltre un raggio breve, in cui sono inseriti i due. Parla sottovoce, come se avesse paura di incrinare quella quiete. Alle parole successive, prova ad allungare la mano direttamente sulla sua pancia. A coppa pone sia il palmo che le dita ben larghe, quasi a protezione del suo addome: «Non permetterò che ti accada niente di male.» e quando dice così, sembra davvero, davvero intenzionato ad anteporre lei, davanti a tutto, anche alla sua stessa vita. «Ho...» una pausa ancora: «Preso in prestito una cosa, in città.» solleva ancora le sopracciglia, sgranando gli occhi dietro le lenti trasparenti. Dove, per preso in prestito, vuol dire che l'ha rubato, ripromettendosi di riportare i soldi dovuti e pure qualcosa di più, dal punto in cui l'ha preso, quando tutto sarà tornato normale. «Non dire stupidaggini.» non è duro, ma è comunque risoluto.
Brianna tenta di cingergli il collo, osservandolo quasi non lo vedesse da giorni. «Anja s'è confidata.» fa notare, questo implica che non gli dirà altro sino alla morte: «Comunque, la situazione fra loro è tesa.» resta in silenzio, piega il collo. Si morde il labbro inferiore, ingoiando qualsiasi altra replica. L'ha esposta, lo rifarà al momento opportuno, sembra piccata per una decina di secondi. «Vai in città.» ripete tra sé e sé. «Iskra è già partita, sia lodato il Cielo, non ha dovuto subire il Caos.» soggiunge. Non sa cosa voglia, benché si mostra calma è frastornata. «Lo so.» due parole, dolci, fiduciose che lascia si mischino al clima della serata. Sorride a Iris. «Non sono stupidaggini.» obietta senza grande enfasi, un sospiro basso. «Le cose non vanno come le sogni, spesso. Quando avevo sentito il desiderio di avere un figlio, non avevo messo in conto di essere rifugiata a Belleville per colpa di una creatura finita casualmente nella nostra dimensione.» posa le sue dita fra quelle di Nathaniel. «Eppure, sto bene.» è una specie di respiro a cui dà forma, un sorriso che un suono specifico, resta a guardare il Medium. «Sono felice.» massaggia il tessuto, serra le labbra tra loro. «Cos'è?» chiede circa al prestito dalla città.
Nathaniel si lascia cingere il collo e lui tenta semplicemente di avvicinarsi di più a lei, come se le distanze non fossero già abbastanza minime. Struscia la parte poggiata contro il tappeto, fino ad accostarsi quasi del tutto, parte frontale contro il suo fianco. «Mh.» storce la bocca: «Quando le donne si confidano tra loro e non dicono, non c'è mai nulla di buono.» sospira: «Mi dispiace molto per loro. A quanto mi dicevi dovevano sposarsi, ma magari è solo un periodo così.» breve pausa: «Capitano a tutti.» cerca di minimizzare, o solo alleggerire in qualche modo il carico. «Vado in città ma torno in serata, promesso.» la mano permane comunque ancora sul suo addome, accarezzandolo con piccoli gesti concentrici, delicati. «Lo sono.» le assicura: «Sai quante donne incinta o presumibilmente tali in città? E d'accordo che sei una Nephilim, ma dubito che tu, se lo fossi, dovresti attraversare la città a dorso di mulo, partorire in una grotta e dare al mondo un nuovo messia.» non lo dice con durezza, non lo dice neanche ironicamente. Semplice dato di fatto. «Niente va come sogni, Brianna... O quasi.» sorride: «Ma se anche rimanesse tutto così, l'Umanità e chi ci sta attorno, si riprenderebbe, prima o poi. O semplicemente ce ne andremmo di qui in favore di un'altra città.» allontana poi le dita dalla sua pancia, per sfilare da dietro la tasca posteriore dei jeans, un astuccio in cartone, che tuttavia nasconde con buona parte della mano, racchiudendolo nel palmo e tra le dita: «Possiamo farlo assieme. Puoi decidere di non voler vedere. Puoi anche decidere di farlo da sola, con le tue sorelle o amiche.» il dorso l'appoggia sul suo addome e quindi, aperte le dita, mostra cosa c'è ancora sul palmo: un test di gravidanza.
Brianna tenta di accarezzargli i capelli, si sporge per posargli dei baci leggeri sul collo, salvo poi ritornare distesa, circondata dal calore del camino e del corpo di Nathaniel. «Potrei accompagnarti.» azzarda, affettuosa e morbida come fosse una gatta in cerca di coccole. «Non ne ho idea, vorrei parlare con entrambi. Voglio che in nessun caso, prendano sottogamba il dovere che hanno nei riguardi della Fratellanza. Cora è stata sottoposta a un provvedimento divino, dovrebbe essere un monito per noi.» c'è maggiore fermezza, adesso. Non è abituata a condonare gli errori altrui e propri. «Restare alla Sede, mentre mancavano due fratelli è stato imbarazzante.» altra ammissione che non ripeterà. Fa un cenno con il capo. «Non possiamo restare così. L'Oracolo può vincere o perdere, non convivere e se dovesse vincere, si ciberebbe di noi.» sintetizza torva. Resta a occhi chiusi per diversi secondi. «So che tutto può aggiustarsi.» rivela, allude all'Oracolo, ai suoi fratelli, a qualsiasi tragedia, perché i Nephilim mantengono la Fede che i padri hanno smarrito. Al pensiero, ride divertita. «Vorrei mettere Eva sopra la capanna. A scaldarci useremmo Julien e Beth.» dice tra una risata e l'altra: «Gli altri sarebbero ottimi come miti pastorelli, pescivendoli, caprai.» conclude con un'ammirevole eleganza nei riguardi degli alleati. Casomai, Vladimir adeguatamente abbigliato, potrà aspirare al ruolo di Stella Cometa. Abbassa il mento e sembra indecisa se commuoversi o spaventarsi. «Voglio che tu sia con me.» trova fiato di replicare. «Non è come l'altra volta.» sembra una banale osservazione, dato che Brianna non è mai rimasta incinta è chiaro a quale evento sia diretta la frase.
E nonostante siano baci leggeri, persino casti, lui chiude gli occhi e alza il mento, quasi in effetti le stesse regalando più superficie di pelle da baciare. Ad ogni bacio trattiene brevemente il fiato. «Non è sempre facile comunicare quando qualcosa va male all'interno della coppia, fosse anche in un genere di contesto come il vostro.» non sembra scusarli, semplicemente trovare una spiegazione plausibile. Quando lei smette di baciarlo, lui riabbassa gradatamente il capo, per quanto permanga quei cinque secondi netti ancora in quella posizione, come i gatti quando regali loro grattini sotto il mento. «Sono venuti entrambi qui, alla fine? O ognuno è per i propri affari?» domanda, per quanto non abbia particolare interesse: «Sei l'ottimismo fatto in persona ultimamente, mh?» si piega, cercando di dargli un morso, leggerissimo, su una guancia. «Anche io mi cibo di te, ma non sono l'Oracolo.» ci scherza su, sdrammatizza, il tutto sussurrandoglielo all'orecchio. Purtroppo per lui comprende metà di ciò che lei dice, non conoscendo gli elementi appena citati, o almeno soltanto Eva. «Sicuramente Julien è l'asino.» una pausa, lampeggiando con le sopracciglia: «Ma non è dignitoso dare del bue a Beth. Siamo suoi ospiti.» ride comunque poco dopo. «Nella grotta? Certo che ci sarò. E prima e dopo. Devo essere il tuo Giuseppe a ruoli invertiti.» chiaramente, riferendosi all'età. «Lo so.» torna serio e ne cerca lo sguardo: «E so che non scapperai.» replica con tono di voce dolce, accompagnato da un sorriso altrettanto dolce. «Proviamo?» perché il test di gravidanza è sempre lì, che l'aspetta, sul palmo della sua mano: «Domani mattina?»

You've brought a lot of sunshine into my life
You've filled me with happiness I never knew
You gave me more joy than I ever dreamed of
And no one, no one can take the place of you, ooh
This will be, you and me, yes-sir-ee, eternally
Hugging and squeezing and kissing and pleasing
Together, forever, through rain or whatever.

Brianna rimane a guardarlo, regalandosi un grattino scherzoso, prima di soffocare una risatina. «Anja si è adatta, Key non si fa vedere.» si stringe nelle spalle, concentrandosi su una delle lanterne: «Gli altri, ovvero Eveleen, Roseclare, Christoper e Seren sono arrivati con noi. In effetti, attendevano una mia decisione, forse avrei dovuto agire diversamente però... Ti ho mai raccontato la leggenda dei Lycans?» chiede a Nathaniel, non si ricorda quante ne ha dette sulle razze, alcune attribuibili a dicerie popolari di vecchi Nephilim bacchettoni: «Il primo Lycan fu un Fauno maledetto da un Diavolo. Si racconta che l'uomo fosse imprigionato in un lupo famelico, gigantesco che dominava la mente con istinti di sangue e il solo che non rifuggisse la sua compagnia, che cercasse di placarlo fosse un Nephilim. Fu, anzi proprio il Nephilim a chiedere l'intervento del Faering della Quercia che accettò di regolare la forma del Fauno, plasmando un lupo splendido ma temibile e regolando la sua vita in base alla luna. Il Fauno, divenuto ormai un Lycans non scordò mai ciò che il Nephilim aveva fatto per lui. Gli stessi Caduti temevano i Lycans e gli Angeli per sterminare una Fratellanza, dovevano prima di tutto, annientare un Branco.» fa una pausa, respira a fondo: «Quando ho pensato a un luogo in cui tenere al riparo i miei fratelli, mi sono venuti in mente i Lycans. È da quando sono stata Risvegliata che sento dire: 'I Lycans si ritengono soprattutto i protettori dei Nephilim. Se hai paura, cerca i Lycans perché loro ti proteggeranno senza fare domande' e... Ormai è parte di me. Di noi.» deve ammettere, perché Cassius e Beth li hanno accolti, sfamati con sincera amicizia, non era strano che i Figli degli Angeli fossero lì, a unire le forze. «Beth da lupo è grande, grossa e per me può scaldare una casa.» commenta ridacchiando al morso. «Cosa dovrei pensare, venissero almeno uno alla volta!» esclama rasserenandosi un poco. Ne hanno tre in città, come minimo. «Quando farò il test.» specifica. L'altra risposta è soddisfacente. «Io non ho ragione di scappare.» dice semplicemente: «Non potrei mai scappare.» ribadisce. Mette a tacere una serie di domande puramente ormonali. «Vuoi goderti una possibile, ultima notte?» sembra ritornare allegra. Non si riferisce alla fine del mondo ma alla gravidanza, all'allattamento, agli orari dei neonati e a tutte queste piccole gioie lontane dal talamo.
Nathaniel si gode il grattino e sporge anche le labbra, tanto per gradire. Fortunatamente non è un Fauno. «Se vuoi, domani vado a cercarlo io.» si stringe nelle spalle, per quanto la posizione glielo permetta. «Eveleen mi sembra una cara persona e molto disponibile.» per quanto, naturalmente, lui la conosca: «No, mai.» e si appresterebbe anche ad ascoltarla, stavolta cercando di sdraiarsi, di fianco a lei, schiena contro il tappeto. Il test lo lascia sulla pancia di Brianna, visto che non l'ha preso precedentemente, offrendo un braccio come cuscino alla testa della Nephilim, provando ad insinuarcisi sotto e l'altro come proprio, ripiegandolo dietro la nuca. Rimane comunque in ascolto, sollevando via via le sopracciglia mentre lei racconta. «Quindi, praticamente, un Lycan è l'evoluzione di un Fauno? Un livello superiore.» ride: «Come nei videogiochi.» si lascia scappare, seppure a voce particolarmente bassa. Insomma, son pur sempre in territorio di Lycan, meglio non aizzarseli contro. «Voi avete salvato le chiappette pelose a loro e loro di contro le salvano a voi.» piccola pausa: «Però è bella come storia, vera o falsa che sia e hai fatto bene a rifugiarti qui, prendere i tuoi fratelli e sorelle e fare altrettanto. Chi meglio di loro potrebbero farlo se no?» stringe le labbra tra di loro: «Più che altro mi chiedo che diavolo ci faccio io qui ma...» pausa ancora: «Dettagli.» ridacchia, tenendo il capo girato verso di lei. «Oh, ti assicuro che l'ho visto quanto può essere grande, grossa e pelosa.» memore probabilmente della loro personale "notte al museo". «Ultima notte? Non scherziamo.» scuote il capo: «Ti adorerei anche con il pancione anzi pure di più, se mi vorrai.» si avvicina però nuovamente, stavolta cercandone le labbra con le proprie. Le dita della mano, se è riuscito ad intrufolare il braccio sotto la sua testa, cercherebbero di premere dal lato opposto del viso per avvicinarla a sé e, di contro, accarezzarla.
Brianna si alza col busto per baciarlo, salvo poi riabbassarsi gradualmente. «Key si trova a Belleville, se vuoi cercarlo: non aspettarti buon umore ma può darsi preferisca un uomo con cui parlare.» replica meditabonda. «Eveleen è una ragazza giovanissima, dolce ma è molto coraggiosa, non si tira mai indietro e siamo orgogliosi di lei.» dice con baldanza materna. Tiene il test fra le dita, senza rigirarlo, lo sfiora solamente. «Sono creature diverse: Madison non sarebbe mai una Lycans.» vuole essere una rassicurazione: «I Vampiri nascono dagli Wakers. Un Angelo ne maledì quattro per la loro crudeltà e un Faering aggiustò le cose. Nessun Waker può essere simile a un Vampiro, oggi.» solleva lo sguardo al soffitto. «Pure se hanno una capacità inquietante, che può rivelarsi un'arma in mano a un sadico.» soggiunge quietamente, essendo Umani ha un'assenza di reale giudizio, casomai qualche biasimo. Annuisce. «Fiducia.» sintetizza in un termine: «Siamo più simili di quanto si possa immaginare.» si limita a far presente. Sospira. «I Lycans proteggono anche gli Uomini, i Nephilim proteggono gli Uomini, ti trovi nel posto in cui avevi promesso saresti stato: al mio fianco.» si volta per guardarlo: «Non sarai mai un intruso. Conosco i tuoi limiti con gli altri, non desidero cambiarti, però mi avevi fatto delle promesse e le stai mantenendo. Sei dove dove devi sei, esattamente come io sono dove devo essere. E noi dobbiamo stare insieme.» fa un lungo respiro. «In tal caso, potrei farlo anche ora.» è la logica conseguenza. Si scosta per lasciar scivolare le dita sul collo. «Credo di non aver mai smesso di volerti da quando ci siamo baciati, la prima volta.» mormora, prima di azzerare le distanze fra i due corpi, premendo il test fra i due busti.
Nathaniel ci mette un po' prima di riemergere dal bacio. Ha ascoltato tutto, ma al momento sembra più propenso ad assaggiare a lungo le sue labbra e a prolungare finché può quel bacio, quel contatto morbido. Il braccio che teneva sotto la sua testa, serve anche per abbracciarla, poco dopo, avvolgerla in una stretta che vorrebbe farla sentire, almeno un po', sicura. Lì, in quel posto, in quel momento e si spera anche per quelli che verranno. C'è esigenza, bisogno in quel bacio e quell'intreccio di due cuori, con al centro chissà, forse un terzo, tra test di gravidanza e addome di Brianna. Quando si distacca, forse semplicemente lo fa per non far capitombolare le cose, forse per ansia di sapere, di scoprire. «Lo cercherò domani. E se vorrà parlarmi bene, altrimenti si passerà solo un po' di tempo assieme, se vorrà.» ha ancora le palpebre semi abbassate. «Mi stai rendendo l'uomo più felice sulla terra, Brianna Byrne, lo sai?» sorride: «E detto da qualcuno che è in mezzo all'Apocalisse... Direi che ha il suo peso.» ride stavolta, facendo sobbalzare le spalle: «Noi medium non ci evolviamo invece?» sembra curioso, riallacciandosi all'argomento precedente. «Mi trovo al tuo fianco e diciamocelo, sono qui grazie a te, non per la protezione che viene data a noi da voi o dai Lycans.» non è duro, ma è un dato di fatto: Belleville non è invasa da esseri umani, tutt'altro. «Facciamolo.» determinato ma ancora sorridente, annuendo un paio di volte di fila.
Brianna si aggrappa a lui, serrando le braccia, chiudendo gli occhi e cercando di scacciare qualsiasi inquietudine; per alcuni secondi sembra possibile non avere problemi, non avere timori, abbandonarsi a una gioia semplice, genuina come la maternità, travolgente quanto un amore corrisposto. Quegli attimi servono a ripagarla, lo crede perché sorridere radiosa, sicura come non lo era prima. «Sono la donna più felice della Terra da un po'.» gli risponde, tentando di strofinargli la punta del naso contro lo zigomo, mentre si scosta. «Te ne sarei grata.» cambia argomento: «Gaebriel non sarebbe il candidato ideale e per quanto sia gentile con me, non penso abbia un carattere malleabile.» fa un respiro profondo. Non ha ancora parlato con suo figlio, ma già l'ha intuito. Non smentisce, non conferma, si raddrizza con il test in mano. «Questo ti pesa?» è seria, non grave o turbata. Si riavvia i capelli, ritrae le gambe in grembo. Gli lascia il tempo di rispondere, perché la prova del nove spetta a Brianna. Si eclissa in bagno per un massimo di cinque minuti, che la Ethevyn percepisce come decenni, quindi si sentono due o tre catini finire nel water e un altro viene usato per lavare le mani, ché le norme igieniche hanno una loro importanza. Schiude la porta, le braccia sono incrociate sotto al seno. «Se lei fosse rimasta.» dice con la sua dolcezza usuale: «Le saresti rimasto vicino amandola e alla fine, io lo so... L'avresti avuta per te. L'avresti sposata. Ci penso spesso, ci penso spesso a quanto poco sia andata vicina al non conoscerti.» si mordicchia le labbra: «Oggi, io sarei sola. Avrei i Nephilim, avrei gli amici, avrei i nipoti ma sarei sola e tu sai cosa significa essere soli. Adesso, mi volterò e guarderò il risultato.» gli annuncia con gravità, neppure dovesse eleggere il Presidente: «E... Se prenderai la mia mano, se guarderai con me, allora, saremo davvero sposati e la morte ci dovrà separare o forse non potrà farlo neanche lei. Saremo dei genitori, se non oggi, fra un mese o fra un anno. Io ho scelto.» gli allunga la mano destra: «Tu?» sorride quasi a far coraggio a se stessa.
Nathaniel: «Oh sì.» annuisce, convinto, socchiudendo gli occhi e lasciandosi scappare un sorriso: «Da quando una signorina che sembrava tirarsela un po' troppo ma aveva gli occhi gentili, era in compagnia di un gruppo mal assortito, con tanto di cane che cercava di attentare alla gamba di uno del gruppo.» conclude: «Da quel momento intuivo, per poi averne la certezza, che sarei stato l'uomo più felice sulla Terra, se quella signorina sarebbe stata con me.» scosta il viso, ma non per allontanarsi, quanto piuttosto per strusciare a propria volta, guancia contro guancia. «Non è un peso, non è una missione.» una pausa: «Chicchere tra uomini, ogni tanto ci vogliono.» corruga la fronte: «Piuttosto, dovrei andare anche al lavoro, teoricamente, che per quanto il mondo sembra che stia per finire, devo farlo e soprattutto vedere se il mio collega è vivo oppure no.» ma la cosa passa comunque in secondo piano, al momento. «Cosa mi pesa?» sembra tuttavia cadere dal pero o meglio, non comprendere. Ma non avrà risposta tanto presto, dato che l'altra si eclissa in bagno: «Cazzo, però, almeno prima avvertimi che parti in quarta.» e si tirerebbe anche a sedere prima, poi rimettersi in piedi dopo. Non ce la fa effettivamente a stare fermo lì, impalato. Piuttosto passeggia avanti e indietro, fissando la porta come se dovesse uscirci il mostro di cui si aveva paura da bambini, quello nell'armadio. «Ma vada affanculo lei.» schietto, quando lei riemerge e inizia quel discorso: «Continuo ad essere la persona più felice del mondo, anche perché se n'è andata. Anzi, forse dovrei ringraziarla per questo.» una breve pausa: «Magari questo non diciamolo alle gemelle.» replica a voce bassa bassa. «L'unica cosa di cui mi pento è non averle viste crescere e poterle amare prima. Tutto il resto? Sabbia che scivola via tra le dita.» si avvicina, neanche a dirlo. E quando lei inizia con la seconda parte, lui cerca di poggiare l'indice contro le sue labbra, mentre l'altra mano, semplicemente, va a prendere la sua, stringendola con forza. «Al mio tre?» domanda, alzando le sopracciglia: «O potrei morire d'infarto ora e siamo senza defibrillatore, non mi conviene neanche provarci.» respira a fondo, incamerando più aria possibile per poi trattenerla per qualche secondo di troppo, prima di sfiatare fuori aria e numeri. «Uno... Due...» pausa: «Tre.» la voce si addolcisce su quell'ultima parte: «Sono con te. Sono il tuo sposo, il tuo amante, il tuo amico, il tuo confidente. Sono, forse, il padre di tuo figlio o tua figlia, se il destino ha deciso di donarcelo ora.»
Brianna è felice, la sua aura sembra persino visibile anche se è uno strano riflesso delle lanterne, probabilmente: «Hai detto che sei qui, perché stai con me. Ti pesa?» dice senza essere inquisitoria, pare una curiosità sua: «In qualche maniera, che tu lo voglia o meno, sei entrato nel nostro mondo, perché ti sei innamorato... Follemente ricambiato di una ragazza con gli occhi gentili che sembrava tirarsela troppo.» cerca di ampliare il concetto: «Mia mamma veniva spesso a trovarmi in Sede, c'erano un sacco di sue coetanee con cui chiacchierare, non le spiaceva essere parte di noi.» sospira.  È partita in quarta per diverse ragioni. I Byrne, alla fine, sono stati membri esterni della Fratellanza da quando David è morto a quando Gwen è nata, si sono adattati alla natura di Brianna anche più del previsto, forse spinti dall'affetto per una creatura amabile, quando una Nephilim può esserlo. Uscita, resta sulla soglia anche se lo nega, anche se vuole sembrare controllata ha il cuore che martella dolorosamente nel petto, le sue dita tremano :«Lo stesso per me, tutta la vita è stata un'eco in attesa di sentire la tua voce.» serra con forse le dita. Il timore ritorna, il grido della madre sconosciuta irrompe nella sua mente, il dolore sembra squarciarle l'anima e annuisce incerta. Il mondo è nel Caos, lei è un Abominio agli occhi del Cielo e Nathaniel ha figlie adulte che potrebbero non salutare con calore il terzo Hunt. I pensieri si ammassano, ora che è tardi e sono il riflesso della felicità che anela: più la desidera e più lo spettro di perderla è minaccioso. «Tre.» è un suono sottile. Afferra il test: produce un suono, un singulto che la svuota dell'aria, che la colma di un'emozione sconosciuta. Resta con la bocca socchiusa, gli occhi spalancati e lucidi. Un visetto paffuto sorride a Nathaniel e Brianna. «Oh... Dio.» spezza la frase in un singhiozzo: «Grazie!» scoppia in un misto di pianto e risa indecifrabile, un entusiasmo incontenibile che non sa e non vuole gestire. C'è solamente qualcosa a indisporla, un gelo innaturale che le urta la schiena, quando cerca di abbracciare Nathaniel, incapace di dire la frase di rito. Lei non può vedere nulla ma il Medium scorgerà un'anziana donna dai capelli d'argento ed il viso ombreggiato dai colori innaturali di teschio, gli occhi sono circondati di nero, mentre gli zigomi, le guance scarne, le labbra carnose sono bianche, indossa una camicia da notte di seta lunga sino ai piedi e mantiene il contegno dignitoso di  signora beneducata; l'altro è un uomo avanti con gli anni, i capelli sono di un giallo paglierino vivace, gli occhi sono chiari quanto quelli della donna, il viso spigoloso ha pesanti tratti neri sugli occhi, attorno alle labbra e ai lati del viso consunto. L'uomo non è uno sconosciuto per Nathaniel che l'avrà veduto giovane, sorridente, aitante in fotografie color seppia, qualcuno che starà per diventare zio.
Nathaniel: «Non mi sta pesando. Ho detto che ti seguirei in capo al mondo e questo sto facendo.» scuote il capo: «Non mi pesa affatto essere con te. L'unico appunto che posso fare è che io non sono dei vostri e non sono neanche dei loro. Non vorrei mi vedessero semplicemente come un intruso che se ne approfitta.» esterna i suoi pensieri con fluidità, senza trattenerli. «Lo so, lo immagino.» annuisce brevemente: «Ma ciò non toglie che, di tanto in tanto, io possa sentirmi di troppo.» la sente la mano che trema, motivo per cui, se prima l'aveva coperta soltanto con una, tenta anche con la seconda di racchiuderla interamente, cercandone lo sguardo dopo una breve occhiata alle sue dita e ciò che sorreggono. Si piega anche con il busto per tentare di baciarle, quelle dita, serrando poi, poco dopo, ancora id più la presa, fino all'apertura completa, a coppa, come ad accogliere il possibile futuro bimbo, o bimba. Un figlio tutto loro. Solo e soltanto loro. Poi trattiene il fiato, andando ad abbassare il capo per osservare quale effettivamente sia il responso. Lui non ha un singulto, ride direttamente. Una risata che nasce dal cuore, dovuta in parte anche alla tensione del momento ma che diventa pura e semplice felicità: «Siamo incinti!» e poco dopo, lascia la sua mano ma solo per tentare di acchiapparla per i fianchi, avvolgendola interamente con le braccia e sollevarla. «Siamo incinti.» lo ripete, ma stavolta traboccando davvero un amore immenso che gli si legge chiaramente negli occhi verdi, sollevati verso il suo viso, se è riuscita a tirarla su: «Siamo una faccina sorridente.» ripete ancora, prima di distrarsi a guardare dietro le spalle di Brianna e sgranare gli occhi, schiudendo anche le labbra: «E non siamo i soli a festeggiare, Brì.» le annuncia, ma senza dire ancora nulla in merito. Una piccola sorpresa per dopo.
Brianna ha fatto spallucce, pensa che il tempo aggiusterà anche questa sensazione di reggere il moccolo nella comunità sovrannaturale. «Non è un privilegio. Non è una condanna. Ci si sposa con tutta una famiglia.» rileva neutrale. Lei fatica a ricordare il giorno in cui era una semplice umana, perché non lo è mai stata e ciò ha il suo peso. Queste considerazioni sono spazzate via dalla faccina sorridente, dal suo significato e nel primo trimestre, non farà notare a Nathaniel che spetta a lei, il grosso del lavoro. È travolta anche dalla felicità di lui, si lascia sollevare, ridendo fra le lacrime, aggrappandosi fisicamente, moralmente al Medium, annuisce un paio di volte, ha il respiro affannato e una gioia istintiva, eppure ragionata in grado di stordirla, di caricarla di adrenalina. Rabbrividisce con una smorfia contraria, perché attribuisce la sensazione a una finestra socchiusa, un dettaglio che infrange un momento perfetto, una pietra angolare della sua esistenza. Gira il viso, incrocia senza poterlo sapere, gli occhi di Rebecca e questa sembra sperare sinceramente che la Ethevyn si accorga di lei, invece Brianna inquadra la finestra. Sbuffa. Ritorna a guardare Nathaniel. «No, dobbiamo avvisare gli altri!» esclama giuliva, poi aggrotta la fronte, ridacchiando: «Che vuoi dire? C'è anche il bambino...» si sfiora l'addome. Sa dell'esistenza degli Skulls, potrebbe arrivarci in altre situazioni.




So long as I'm living, true love I'll be giving
To you I'll be serving cuz you're so deserving
Hey, you're so deserving, you're so deserving

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