Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

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lunedì 3 novembre 2014

By Your Side

Oh when you're cold, I'll be there Hold you tight to me.
And if you want to cry I am here to dry your eyes
And in no time, you'll be fine.
You think I'd leave your side baby
You know me better than that
You think id leave you down when you're down on your knees
I wouldn't do that.
I'll tell you you're right when you want
And if only you could see into me.


Brianna arretra sino al divano, vi si accomoda e abbassa la testa mentre si massaggia i polpacci, come fosse reduce da una maratona. «Dovrei assumerti come valletto personale.» arriccia il nasino, una breve risata: «Mia madre aveva una cameriera che si occupava di lei, l'avrei avuta anche io... Non fossi scappata di casa.» serra le labbra carnose. «Hai ragione, non è il caso di segnarle l'esistenza in questa maniera.» rilassa la schiena contro i cuscini. «Mi ero figurata una serata in casa, diversa da questa.» fa una pausa: «In cui ti mettevo in mano due biglietti per la Grecia, stamattina sono andata all'agenzia di viaggi per farmeli rimborsare, quando sarà tutto sistemato: partiremo. Staremo lontani per una settimana, quando lo deciderai tu.» ritorna a sorridere per una manciata di secondi: «Hai mai scritto qualcosa?» chiede. È balzata da un argomento all'altro con l'agilità e la grazia di una cerbiatta con uno sguardo adeguatamente mansueto, ma lei è uno spirito poco propenso al vittimismo, alla tristezza e in cent'anni ha visto più disgrazie di quante avrebbe pensato di sopportarne.
Quando lei si accomoda, lui cerca di fare altrettanto sedendosi vicino a lei.  La solletica nel muovere le dita, probabilmente per farle sollevare i piedi e aiutarla a disfarsi di quei due strumenti di tortura: «Ora non farci l'abitudine però.» l'ammonisce, socchiudendo gli occhi. «Me la ero figurata anche io, ma questo sembra essere un periodo così.» fa spallucce: «Ci rifaremo.» lo dice anche con uno slancio forse eccessivo di ottimismo. «Oh, Grecia...» sospira nuovamente: «Possiamo fare più di una settimana o non tornare mai più?» propone, sbuffando aria dalle narici in una sorta di risata accennata. «Grazie. È come se l'avessi già fatto. È come se li avessi già in mano.» storce appena la bocca poi a quella domanda, prendendosi il tempo per rispondere, sempre inframezzando i silenzi ai movimenti, se lei ha sollevato le gambe sulle proprie. Prova a puntellarsi e a scalzare via il primo stivale. «Da ragazzo.» spiega: «Ho lasciato però tutto a casa, a Bridport. È tutto là.» anche se in senso più ampio: vita, ambizioni, famiglia vecchia, anche se ne ha trovato una nuova, tutta sua.
Brianna gli bacia le dita, salvo poi sporgersi per tentare di prendergli il viso tra le mani. «Lo so. Lo so.» ripete in un mormorio, come se dovesse consolare un bambino: «Non devi avere questi pensieri. Tutto andrà al suo posto.» non aggiunge una sillaba. Ha già assistito allo strazio di un genitore sopravvissuto a un figlio, l'ha pure visto scivolare in un abisso di disperazione, può soltanto fare del suo meglio per essere una presenza di conforto. Alza i piedi, facendo scorrere in basso la cerniera. «Io non conosco il Greco.» è il suo commento, al momento attuale vorrebbe trovarsi in un monastero tibetano, al riparo da onde empatiche e sventure famigliari, con Nathaniel appresso è chiaro. «Perché non dovrei farci l'abitudine?» cinguetta con un respiro profondo: «È così tremendamente piacevole! E hai già rivelato le tue insuperabili doti nel distendere i muscoli della schiena e del collo. Fai sempre il possibile per rendere la mia doccia rilassante.» si direbbe maliziosa, ma stiamo parlando della figliola di un Arcangelo e quindi bisogna escluderlo a priori. «Cambieremo la data, prenoteremo un nuovo albergo e poi vedremo di girare il paese. Lo faremo non appena sarà possibile.» aggiunge, appare decisa e ferma nel suo proposito. Fosse per lei, gli stivali finirebbero sulle scale, non è saggio farle lanciare alcunché, data la leggendaria mira. «Alfred riusciva a trovare qualsiasi cosa volessi nascondere: smisi di avere un diario per usare uno dei quaderni di scuola, lo capì in un mese e così passai ai fogli, lui sapeva scovarli ovunque anche se li infilavo nei libri che non leggevo o fra le cose della zia Violet.» riprende a narrare, c'è una profonda, rassegnata tristezza nella sua voce quieta: «Decisi di sfruttare la cosa a mio vantaggio. Arrivato all'ultima parola, di quello che non era un resoconto, aggiunsi: 'Tu che ne dici?' e lui corresse alcune frasi e scarabocchiò: 'Cambia dalla prima alla terza persona. Frasi più brevi e centra il punto, hai girato a vuoto per cinquanta righe'. Lo feci.» stavolta ride, sembra quasi allontanarsi per rivivere un periodo effettivamente lieto della sua vita: «Era Luglio, ma per Natale avevamo finito il nostro primo racconto e lo sistemammo sotto l'albero. Era il nostro regalo per la famiglia. Noi avevamo l'abitudine di fare un regalo alla famiglia, una cosa anche piccola ma che fosse per tutti. I nostri genitori dissero che era meraviglioso.» si stringe nelle spalle: «Chissà...» resta in silenzio qualche secondo: «E di cosa scrivevi?» domanda di seguito. #deifattisuoi.
Nathaniel si lascia prendere il volto tra le mani e, per qualche momento, blocca anche i suoi movimenti. La fissa solamente, cercandone lo sguardo. Si piega quindi su un lato con il capo, provando a baciarne i palmi. Prima l'uno e poi l'altro. «Lo so.» anche se con minore fermezza dell'altra, ma non perché pessimista di natura, ma solo perché profondamente, estremamente, preoccupato. «Parleremo l'inglese. Non c'è bisogno di sapere sempre la lingua del posto, altrimenti ora saremmo dei dizionari viventi.» o dei Fallen, in alternativa. «Quello lo faccio sempre volentieri.» e la malizia che non ci mette lei, ce la mette lui, almeno una volta: «Anche tu sei bravissima a sciogliere le mie, di tensioni.» il sorriso si fa appena un po' più aperto, quasi divertito. «Vorrei davvero poterti dare una vita più rilassata.» questo dopo che il sorriso si è spento già da un po' e ha eliminato il primo stivale, poggiandolo a lato e poi passando al secondo, dopo aver fatto scendere la zip.
«Posso averlo anche io in regalo, per Natale?» chiede dopo che lei ha terminato di parlare: «Per favore!» sbattendo anche le palpebre dietro le lenti degli occhiali. «Uno tutto per me.» rincara la dose: «Che tipo di racconto era?» chiede nuovamente, facendo poi spallucce alla domanda dell'altra: «Racconti. Avventura, un po' di fantasy.» precisa, inspirando a fondo: «Devono ancora essere in qualche scatolone, se mamma non li ha buttati via.» cosa di cui dubita lui per primo, conoscendo la madre. «Ho una cosa da dirti...» si prende la dovuta pausa: «Dovrò parlare a breve con la loro madre.» di Madison e di Ariana, ovviamente. «Non le hanno detto niente e non mi sembra giusto, per quanto poco presente.» deglutisce e ne cerca lo sguardo, provando a massaggiarle anche un piede: «Volevo chiedere l'affido, se non di Ariana, che non so se vorrà, ma di Madison. Me l'ha chiesto espressamente lei.» una pausa ancora: «E io non vorrei rifiutare.» una pausa un po' più lunga ora: «Ti dispiacerebbe se lo proponessi?»
Brianna è rilassata sul divano, finalmente un'ombra di fatica le adombra lo sguardo. «Potremmo impararlo sul posto.» dice di rimando, inclinando il collo sullo schienale, scosta con le dita i capelli dal viso: «Ho un discreto talento manuale ma so cavarmela anche con la bocca.» chiosa ed è la frase più sconcia della sua vita. Lionel sverrà per l'orrore, la Fratellanza tutta lancerà alte grida di sgomento, solamente Vladimir sardonico, altezzoso, glaciale come il sovrano dei ghiacci, inarcherà un sopracciglio, enigmatico come sempre. «Ma io voglio la vita che puoi darmi tu, soltanto quella ha valore.» dice placida: «Era cominciata come una presunta incursione notturna in biblioteca, qualcosa che all'epoca mi era vietato.» aggrotta la fronte, ricorda la trama nel dettaglio ma parlarne sembra risultarle difficile, una sorta di pudore: «Prendevo una scaletta, mentre leggevo a lume candela il volume, questo cambiava caratteri e la lingua in cui era scritto era sconosciuta, composta di lettere oscure dal suono aspro.» si lascia sfuggire un risatina: «Mio fratello ed io decidemmo che nella rispettabile biblioteca di un insegnante, era stato nascosto un antico libro di evocazioni. L'opera maledetta di un Negromante cercata da una setta di invasati, decisi a resuscitare il loro Maestro. Una sera, il buon uomo si accorge che aprendo il libro a metà, le evocazioni sigillate nelle opere di Dickens si liberavano nella loro nefasta potenza e bloccavano questi in un limbo, una dimensione tra questa vita e l'altra, dove il Negromante aveva frenato la propria caduta all'Inferno.» si umetta la bocca con la lingua: «Per liberare l'insegnante, oltre che evitare alla setta di avere il libro e portare a termine il rituale, la moglie dell'uomo e i suoi due figli erano costretti a cercare le opere dell'Officiante, acerrimo nemico del Negromante... Garante dell'Equilibrio.» congiunge le mani sotto al mento: «Per farla breve, i nostri eroi trovavano una formula dell'Officiante capace di distruggere il libro e colui che lo possedeva, quindi traevano in inganno il Negromante e l'insegnante pronunciate le parole era libero, il libro e il suo autore annientati. La setta dispersa.» si copre la bocca con la mano sinistra. Ci sono fanfictions con trame meno articolate. «Alfred era bravo nei dettagli, io stavo sul piano generale.» socchiude le palpebre: «Sì, ma dovresti fare altrettanto per me.» allunga il braccio destro per cercare di sistemargli gli occhiali sul naso. «Andrai a cercare quegli scatoloni, vero?» chiede. È una domanda trabocchetto. Scivola in avanti, mentre si libera dell'altra calzatura. «Non devi.» gli sussurra. «È una cosa bellissima.» prova a circondargli il collo con le braccia: «Sei un buon padre.» aggiunge, appoggiandosi con la fronte alla sua tempia. «Saremo felici insieme, te lo prometto.» mormora ed appare decisa. Può addormentarsi anche così, a stomaco vuoto, attaccata come un koala all'albero, può darsi che aspetti la cena in quello stato di domi-veglia gradevole, in cui ogni preoccupazione sembra sfumare e questo sarà il fattorino della Pizza a deciderlo, quello che è partito da Napoli.

Oh when you're cold, I'll be there
Hold you tight to me
Oh when you're low
I'll be there by your side baby.
Oh when you're cold, I'll be there
Hold you tight to me
Oh when you're low
I'll be there by your side baby.

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