Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

Volete divertirvi con noi?
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martedì 25 novembre 2014

The Truth Is...

Ho sbagliato, ho commesso un errore e so che le conseguenze graveranno su Nathaniel, come se avesse bisogno di un altro macigno sulle spalle.
La verità è che sono stanca di percepire la frustrazione, la rabbia, la sofferenza che il rapporto con Ariana gli causa ed io sento i suoi sforzi di sollevarmi da questa situazione, di proteggermi e di vivere nella solitudine delle emozioni che lo tormentano, come spine nella carne, in qualche modo, lascio che graffino anche me perché è la sola via concessami per condividere il peso.
La verità è che non posso accettare che Nathaniel creda di meritare il veleno che Ariana finisce per riversagli addosso, quasi dovesse sfogare sul padre tutte le delusioni patite e lui accettasse per un senso di colpa, un senso d'inadeguatezza che lo segue da anni.
La verità è che Ariana sembra provare un sottile piacere nell'umiliare chi la ama, forse è un riflesso della scarsa stima che ha di se stessa però ciò non la giustifica totalmente, non nell'inferire o nel rivoltarsi, come una gatta selvatica.
La verità è che vorrei vivere questi giorni con serenità, invece ne racimolo dei brandelli, a causa di una ragazzina fragile, vittimista e viziata.
Nello scrivere, mi accorgo di quanto sia sciocco pretendere della maturità da una diciottenne ma la crudeltà non è mai tollerabile.
Ho rivelato ad Ariana che sposerò Nathaniel, questo l'ha resa furiosa anche nei miei confronti, mancavo soltanto io all'appello, dato che non vuole neppure parlare con Madison.
Credevo che Nathaniel si infuriasse, invece, ho letto il terrore di incorrere nelle ire della figlia e la nostra vita non sarà soggetta agli sbalzi di umore di una ragazzina.
Sono stata dura con Ariana, ma... Se Nathaniel mi incolpasse, se a causa sua, qualcosa fra noi si incrinasse, non la vorrei nel futuro di mio figlio.
Penso a tutte le ragazze che vivono l'inferno in Terra, che sono violate, sottoposte a torture indicibili da chi dovrebbe amarle, penso a Iskra che mi scrive entusiasta da New York e paragono la sua forza a quella di Ariana.
È davvero la ragazzina viziata di cui parla Anja, ma il mondo non è un posto per creature simili e tutto sommato, io desidero che maturi, che eviti di essere divorata dai mostri che bramano la sua vulnerabilità.

venerdì 21 novembre 2014

Papaveri rossi

Nel pomeriggio, nella mezz'ora che precede la cena, il fallen sarà arrivato direttamente al Dormitorio al St Charles. Avendo cura di non cercare e non incontrare né i Nephilim né tanto meno Padre Jorge, avrà consegnato un involto a qualcuno di sconosciuto ma che possa assicurargli che ciò che ha dato, verrà passato alle mani del destinatario. Chiunque sia, avrà riferito poi alla Ethevyn di un uomo molto alto e moro.
Una volta aperto una scatola di cartone lunga, di quelle che vengono abitualmente usate per i pacchi postali, troverà all'interno un contenitore tubolare, di quel tipo usato dagli studenti d'arte per inserire fogli o i propri lavori da portare a scuola, o comunque al college. Sfilato il tappo, assicurato semplicemente con dello scotch, all'interno troverà un lungo foglio, una stampa rappresentante questo:


Una stampa di ottima fattura e anche, probabilmente, molto costosa. Se sfilata dall'involucro che la proteggeva, il gesto lascerà cadere sulle gambe della nephilim una busta semplice, senza nomi.
Un foglio scritto semplicemente a mano con inchiostro nero.

Un mare di verde, con una piccola componente rossa.
Estate e colori sanguigni.
Ricordo che ti piaceva.
H.

martedì 18 novembre 2014

You Will Always Stay

Caro Nathaniel,
Ti potrà sembrare strano, ricevere una mia lettera eppure ho sfruttato questo mezzo di comunicazione per anni, adesso che la città è tornata al passato, ho deciso di adeguarmi e con un'intima soddisfazione.
È quasi l'alba, intravedo i raggi del sole filtrare dalle finestre, persino le ali delle farfalle sbiadiscono, così la lanterna a olio sul tavolo della cucina. Ho dormito diverse ore, alla fine, ho preferito alzarmi per la colazione, tu stai riposando ed è giusto così.
Provo un sincero, immutato affetto per George, chiunque egli sia e ho apprezzato i messaggi di Haniel, tanto che scoprire fossero il medesimo individuo è stato sconvolgente ma -in una bizzarra maniera- rassicurante, perché lui sa chi sono e la mia natura non lo turba o non lo contraria.
Desidero andare avanti gradualmente, senza impormi nella sua vita, senza riversagli addosso tutti i quesiti maturati in cento anni; voglio rivederlo, lasciare che siano i nostri caratteri a decidere che strada prendere, forse sarà una figura importante nel futuro della nostra famiglia o forse preferirà rimanere in disparte però sarà una scelta fatta consapevolmente, serenamente.
C'è qualcosa che ho taciuto, per paura che non riuscissi a credermi: io rinuncerei a qualsiasi cosa per stare al tuo fianco, non parlo del Paradiso perché non vi potrei accedere, bensì di ciò che ha uguale valore, la Fratellanza.
Spero che non venga il giorno di provare con i fatti, le mie parole perché starebbe a indicare, una grave mancanza nei riguardi dei miei fratelli e un tradimento imperdonabile verso i Nephilim, non la profondità di un sentimento, però se Lionel chiedesse: «Scegli, Brianna: una vita nella Fratellanza o una vita con Nathaniel?»
Io sarei obbligata a rispondere: «Una vita con Nathaniel.» perché lontano da te, qualsiasi sentimento si inaridirebbe quanto una foglia staccatasi dall'albero.
Lo vedrei come un dovere, perché non sarei degna della Fratellanza e finirei col provare acrimonia verso coloro che tanto mi sono cari.
Sceglierei di vivere con te, perché un solo mese al tuo fianco è stato più intenso, più felice di un secolo senza conoscerti.
Avrei voluto dirlo, ho provato a farlo e ho sempre avuto la sensazione che non potessi credermi, ma sbagli: tu sei parte della mia anima, tu sei l'amore che ho aspettato, tu sei la mia famiglia, tu sei una benedizione di un Dio che -forse, un giorno- potrà perdonarmi.
Sono sincera, sono sempre stata sincera con te, perciò... Credi a questa verità.
Puoi capire Haniel, che ha amato sino a sfidare Dio, puoi capire anche che rinuncerei alla mia salvezza, per restare con te e che non me ne pentirei?
Brianna.

venerdì 14 novembre 2014

Be Free, Now

Nathaniel non osserva i due, o per lo meno riserva loro meno attenzione di quanto sta dando a chi è vivo, a chi è lì, davanti a lui e può essere visto da chiunque. Preferisce la vita, una nuova vita, alla morte alle sue spalle, anche se carica dei ricordi della madre di suo figlio o figlia e futura moglie. «Secondo te è maschio o femmina?» mentre rimane ancora avvinghiato a lei, senza l'intenzione di lasciarla e anzi, facendole fare un giretto, facendolo a propria volta su se stesso, di trecentosessanta gradi. «Devi mangiare.» lo dice istintivamente: «Non puoi stare a stomaco vuoto.» la mette giù ma non sembra avere voglia di allontanarsi tanto presto. «Adesso devi mangiare per due.» probabilmente sarebbe più che disposto a lasciare anche la sua porzione di formaggio e rimanersene a stomaco vuoto. Al momento vive di felicità, poi magari lo stomaco gli ricorderà che non può vivere soltanto di quella, purtroppo. «Certo, c'è anche il bambino.» glielo dice lentamente, con dolcezza: «Ma hai con te la presenza di due persone estremamente importanti per la tua vita. Qualcuno che veglierà su di te, sul nostro piccolo.» accarezzandole la pancia. «È dietro di te.» una pausa leggera: «Hai proprio preso la bellezza da tua madre.» le rivela, spostando lo sguardo poi su suo fratello, presumibilmente: «E Alfred.» cerca di trattenerla ancora per i fianchi, di guardarla in volto, le sopracciglia che fanno appena capolino dietro la montatura: «Ti amo.»
Brianna ride piano. Si passa le mani sulle guance umide. «Sono troppo nervosa per mangiare.» ammette, ha bisogno di calmarsi, continua a tremare in maniera impercettibile. «Non temere, l'appetito non mi manca.» lo rassicura, cercando di circondargli il torace con un braccio. Rebecca Byrne allunga la mano sinistra per cercare di sfiorare la nuca di Brianna. [Tu puoi parlare per noi.] dice la donna, in un inglese pulito, sembra la regina Elisabetta II, anche per l'età: [Non può vedere o sentire?] chiede al genero in tono sofferto. [No, non può.] gli risponde Alfred, non soltanto il viso ha tratti spigolosi ma pure la personalità: [La nostra fortuna è che abbia preso al lazzo un Medium o avresti continuato a darle consigli inascoltati.] fa una breve pausa, piega le labbra in un sorriso: [Mi riferisco a quando hai saldato il conto e sei uscita dal ristorante, quando proprio non sentiva.] ha una voce roca da fumatore incallito: [Il mio inferno è non fumare, non bere. Adesso, tocca a lei.] indica Brianna. Deve essere il metodo Bryne per mettere a suo agio la gente. «Non saprei, mi importa che sia sano, che sia un bambino felice, amato.» riflette, ispira ed espira a fondo: «Sai, ogni volta che David compie gli anni...» inizia a parlare, ignara totalmente dell'osservazione del Medium. «Grazie. Chi?» non collega i puntini, ancora. Alfred a sentir nominare il figlio pare incendiarsi. [No, basta. Falla tacere!] intima serrando i pugni. Rebecca abbassa il viso.
Nathaniel non sembra completamente presente il medium, anche perché la sua attenzione al momento, è volata dietro le spalle della Nephilim, piuttosto che il suo viso. È distratto, ascolta a tratti quello che dice e si ritrova più che altro ad annuire, tornando comunque sulla terra quando l'altra va a riferirsi al loro figlio: «Lo sarà, assolutamente.» e quando la cosa sembra prendere una brutta piega, lui si sporge in avanti, d'istinto, cercando di baciarla. Un bacio di trasporto, anche nel tentativo comunque di zittirla e non far rovesciare oggetti, cose, persone e animali da Alfred in versione Skull; sempre che sia riuscito a baciarla, piano piano lascerebbe il posto delle sue labbra, le dita della destra. «Non dirlo.» le suggerisce in un soffio, quasi a contatto ancora con la sua pelle: «Non parlare di lui.» una piccola pausa ancora: «Ti ascoltano. Sono qui. Non ne sono felici.» sgrana appena gli occhi, distaccandosi poi per qualche centimetro ancora. «Dicono che tu sia fortunata ad avermi preso al lazo perché così, almeno, loro possono comunicare con te e tua madre ti può dare consigli. Ti vogliono bene...» aggiunge di suo, riservando un'occhiata a parimente come tempo sia a Rebecca che ad Alfred. Evita accuratamente di svelare l'inferno di quest'ultimo, giusto per non turbare la neo mamma. «Vuoi dir loro qualcosa?» con delicatezza, dolcezza, mentre le dita scivolano dalle labbra per accarezzarle il viso: «E non so se hai compreso, ma sono realmente» calcando sul termine: «Qui.» corruga la fronte e guarda verso Alfred: «Che conto del ristorante?» si riferisce proprio a quest'ultimo, sbattendo le ciglia dietro le lenti trasparenti.
Brianna ha una valanga di riflessioni nella testa, galleggiano come foglie in un torrente di felicità e la sua empatia assorbe qualsiasi cosa arrivi da Nathaniel, non è in grado di concentrarsi e non vede perché debba farlo. Sente la stanza farsi fredda, però non ha contatti con gli Skulls e non li considera parte della propria esistenza. «Potrebbe essere un Fauno, come Madison e avere un amico, a sostenerlo ovunque.» azzarda con un sorriso, abbassa il viso sul ventre: «O un Medium, passeggiare incontrando nuove persone che a lui solamente si rivelano.» alza gli occhi su di lei, che sta studiando un vuoto, un'assenza che Brianna non può colmare. Rebecca congiunge le mani in grembo, silenziosa ed elegante. Alfred resta impietrito, silenzioso e frustrato.
La Ethevyn sgrana gli occhi color nocciola: «Loro?» non ha bisogno di una spiegazione. Ispira, espira tremante. Riamane silenziosa e turbata. Nathaniel Hunt: benvenuto nella famiglia Byrne! La Nephilim porta la mano destra al cuore che riprendere ad avere un ritmo accelerato. «Mi spiace.» pigola, deglutisce le lacrime, non si gira, la mano sinistra si appoggia a Nathaniel, come a puntellarsi: «Mi dispiace.» piega la bocca, non è rincrescimento, quello che la pervade è dolore. «Avrei dovuto insistere, avrei dovuto perseverare, io non so cosa abbia sbagliato...» sussurra in un lamento. Rebecca non abbandona il dignitoso contegno. Alfred sposta l'attenzione sul camino. [Parlo della morte: saldare il conto, abbandonare lo stadio, cagare l'anima.] elenca alla fine al Medium, Rebecca gli rivolge un'occhiata severa che il figlio incassa. [Bri, sono settanta fottuti anni che canti questa canzone!] ringhia. [Ho visto cosa hai scritto e sono cazzate.] non si perde nei particolari: [Tu hai qualche utilità o fai giusto il paralume?] si rivolge al cognato. [Falla sedere.] conclude. C'è qualcosa di affettuoso in questa maniera colloquiale di parlare ad Hunt, ma bisogna guardare con tanta attenzione.
Nathaniel: «A a lei.» precisa nuovamente. Insomma, non vuole proprio escludere a priori che sia una bimba, anzi. «Loro.»annuisce più volte: «Smettila di dispiacerti, Brì. Smettila di chiedere loro scusa e...» individua probabilmente il divano: «Ora, siediti.» sotto amorevole consiglio di Alfred, che va comunque a fulminare con lo sguardo, per qualche breve momento. Non perde la calma tuttavia, è pur sempre il fratello di Brianna e di certo non ha intenzione di intavolare un'amorevole discussione con il nulla, almeno in apparenza. Cerca di accompagnarla comunque verso la seduta e di farla accomodare. «Vuoi un po' d'acqua?» si informa, ancora occhieggiando il vuoto: «Sono sicuro che vogliono sentire che tu sei felice. Che sei contenta. Che sei soddisfatta, non le tue scuse.» anche perché, in quel caso, sarebbe pronto ad inveire anche contro il cielo e i due Skulls, pur di levarli di mezzo e di lì. Evita ancora accuratamente di riferire qualcosa che al momento possa turbarla, come la morte. «Avete qualcosa da dire?» il tono esce più duro di quanto in effetti vorrebbe: «Questo è il momento giusto per farlo.» non è una sfida, ma si è vagamente accigliato. «Signora Byrne?» il tono si ingentilisce, così come anche l'espressione, ritrovandosi ancora una volta a sorridere al nulla. Fortunatamente non c'è nessuno che li spii dalla finestra o gente in giro, a   parte Brianna, se si intendono persone terrene e vive, ovvio. Sta anche cominciando a maledirsi nelle lingue conosciute, poche, per averglielo riferito, chissà che non venga, tuttavia, sorpreso.
Brianna si lascia indirizzare verso il divano. «Chiunque sarà o saranno, io sarò orgogliosa e li amerò.» promette, forse non a Nathaniel. Alfred e Rebecca seguono lo spostamento della Nephilim, guardandola sospirare mentre siede sui cuscini, acconsentire a un bicchiere d'acqua per tentare di quietarsi e tacciono, anche Brianna resta in attesa. «Non è vero.» dice a Nathaniel, forse anche ai parenti: «Non è vero che debba smettere di scusarmi, perché non sono riuscita a proteggere mio nipote.» fa una pausa, nervosamente si tasta l'addome. «Forse, non posso difendere neppure un figlio.» si lamenta, sotto l'influsso ormonale. Alfred sbuffa in maniera teatrale, Rebecca sembra pronta a scoppiare in lacrime: [Tu sei stata una figlia stupenda.] cerca di fronteggiare la figlia, piega le ginocchia, ma i loro occhi non si incontrano: [Sono stata orgogliosa di te dalla nascita e non ho il rimpianto di averti messa al mondo, perché ho dato a questa realtà una creatura buona, premurosa che sa amare con tutta la forza di un cuore gentile.] allunga le mani per sfiorare la fronte di Brianna, facendola scattare indietro: [Tu sarai una brava madre, perché sei buona e sei brillante, puoi fare qualsiasi cosa tu voglia, perché hai i mezzi per riuscirci.] sospira, scuote la testa e si rivolge a Nathaniel. Alfred è vicino al camino: [David è morto. Nessuno potrà mai cambiare la verità. La colpa è di chi ha sganciato la bomba o forse di chi ha pianificato il raid aereo, oppure la colpa è lontana, è di qualcuno che ha permesso che bombardassero una città piena di civili. Non so di chi sia la colpa, non mi interessa. Ingozzarmi di veleno, non mi ha ridato David e mi ha tolto Constance. Ho lasciato mia figlia da sola, ho lasciato mia moglie, mia madre e mio padre da soli. Ho lasciato da sola te. Credevo che il dolore fosse uno scudo per respingere il mio dovere e sbagliavo, tu me l'hai insegnato, quando soffrivi e facevi ciò che dovevi, così traevi la speranza di andare avanti.] mano a mano che va avanti, il tono si ammansisce: [Perciò, sono qui perché tu sia libera: io ho rovinato la mia famiglia, io sono affogato nella rabbia. Tu hai trasportato questo fardello senza ragione: puoi amare, puoi essere amata, avrai dei bambini bellissimi e fortunati a essere cresciuti da te e da qualcuno che li amerà, quanto ama te. Non devi angosciarti. Il peggio è passato, la rabbia è svanita, c'è solamente quel nastro rosso a tenere uniti i ramoscelli.] si rivolge a Nathaniel: [Non cambiare una virgola, lei capirà.] è diventato dolce anche con lui o quasi, Rebecca gli sfiora il braccio da brava mamma. «Dove sono gli altri?» chiede Brianna all'aria. [Tuo papà è andato in pace, alla fine, i suoi figli erano adulti e capaci, l'aspettava un nipotino e ne lasciava diversi. Pensiamo sia lo stesso per Orla, visto che non è tra noi.] risponde la signora Byrne: [Dovreste accelerare le nozze, tesoro o l'abito potrebbe essere inappropriato.] fa notare con aria vagamente contrariata.
Nathaniel: «Lo so.» replica verso di lei: «Lo sanno.» aggiunge, includendo anche madre e fratello di Brianna. Li osserva, torna a sorridere loro ma poi si dedica semplicemente al bicchiere d'acqua, aprendo la bottiglia con una torsione del tappo, per poi versarne un po' in un bicchiere, perché sicuramente si sarà premurato di portare anche quelli. Alla fine va a porgerglielo ma non si siede. Rimane in disparte, un ospite in quella stanza, qualcuno che funge da traduttore, facendolo comunque con tutto il cuore e tutto l'amore possibile. Si è posizionato probabilmente nei pressi dello schienale del divano, tanto da piegarsi, con il braccio ancora teso la cui estremità regge il bicchiere, per sussurrarle all'orecchio tutto ciò che loro dicono, senza sovrastarli in alcun modo: «Sono orgogliosi di te, Brianna. Lo sono sempre stati e probabilmente sempre lo saranno.» aggiunge quella piccola postilla personale: «Non si è mai pentita di averti messa al mondo, perché ha dato a questo mondo, tutto e me compreso...» anche questo l'aggiunge lui: «Una creatura buona e premurosa, che sa amare con tutta la forza di un cuore gentile.» e l'altra mano va a sfiorarle una guancia, poi i capelli. «Questa è tua madre a dirla e...» pausa: «No, non farlo.» non la spinge e non la costringe: «Sta cercando di sfiorarti la fronte. So che può essere fastidioso, ma lo fa per amore.» le spiega, sempre in un sussurro direttamente al suo orecchio. Riferisce quindi tutto, per filo e per segno ogni singola parola di Alfred, senza davvero omettere niente, questa volta: «Vuole che tu sia libera da questo peso.» e poi prosegue ancora, annuendo serio, stavolta, sul fatto di non cambiare neanche una virgola, cosa che effettivamente ha fatto. «Sarai una brava madre, Brianna e ora non sono soltanto io a dirtelo. Sono qui per dirtelo anche loro, le persone che ti sono più care al mondo, perché tu riesca a liberarti di questo peso enorme, di non sentiti adeguata, di essere un peso, di fare qualcosa di sbagliato.» inspira a fondo: «Tuo padre non c'è perché ha trovato la pace, assieme a...» corruga la fronte: «Orla?» stavolta la voce ha un tono interrogativo, perché non ricorda nessuna Orla. Si ritrova però a ridere, mostrando quelle due fossette in mezzo alla barba, nello scoprire la dentatura: «In effetti, Signora..» sospira nuovamente: «Ma sarà a breve.» pausa ancora: «Brevissimo.» riferendo quindi poco dopo. «Insomma, tua madre dice che forse è meglio accelerare i tempi, prima che l'abito diventi inappropriato.» di nuovo sorride. Osserva ancora la signora Byrne, quindi Alfred. Vorrebbe comunicare qualcosa loro, ma essendoci Brianna, non vuole essere assolutamente indelicato: «Grazie.» è loro che ringrazia, piegando il capo in segno di riconoscimento: «Grazie per essere qui e per lei.» ma ovviamente, non è questo che vorrebbe dire loro.
Brianna cerca di vedere, si mordicchia il labbro inferiore ma c'è il soggiorno nella sua normalità. Prende il bicchiere d'acqua, sorride. «Io sono orgogliosa di essere sua figlia.» mormora: «Lei è stata un'ottima madre, io posso sperare di imitarla.» sorseggia un po' il liquido, si fa forza per non ritrarsi, come le ha consigliato Nathaniel e Rebecca riesce ad accarezzarle la fronte, una sensazione epidermica fastidiosa per la Ethevyn. «Io sono felice.» dice al vuoto, sposta il viso senza arrendersi: «Sono ancora più felice che voi siate qui, che vediate l'uomo che amo, che sappiate della mia famiglia. Io sto bene, qualsiasi cosa accada, io starò bene.» aggiunge. Rebecca si raddrizza, non mina i respiri, osserva anche il genero. [Ci sono numerose ombre all'orizzonte.] decide di parlare come la Sibilla Cumana, perché è morta e può fare come le pare e piace: [Dovrete restare uniti ed essere forti per la vostra famiglia. Abbi cura di lei, puoi più di qualsiasi altro sulla Terra e più di qualsiasi altro sulla Terra, cerca di proteggerla e di amarla.] sorride incoraggiante, lasciando intuire parte della sua bellezza passata: [Noi vorremmo donare qualcosa, ma non è possibile. È la gioia che ci ha spinti a parlarle. Vogliamo che sappia che è sempre stata amata, che è sempre stata seguita e che non le abbiamo rimproverato nulla. Mai.] fa una pausa: [Il Fallen chiederà di vederla, Nathaniel, potrebbe essere uno shock per Brianna.] si mette a confabulare con il Medium. [Orla è mia moglie. Diciamo non sono stato un marito da premiare, ma... I nostri romanzi sono nella cassapanca della zia Violet.] interrompe serenamente la madre: [Constance può andarli a prendere, c'è anche la mia cartellina dei disegni, non so quanto possa gradire... Dopo tanti anni, ma avevo cercato di... Di... Di dirle che le volevo bene, che se non ci fosse stata lei e sua madre, io sarei morto. Non le chiedo perdono, non lo merito ma sono suo padre e le voglio bene.] conclude, infilando le mani nelle tasche. Rebecca non commenta, riprende dal punto precedente: [Perché Brianna l'ha incontrato, si chiamava padre George. Non può essersi scordata di lui, perché ne parla ancora oggi, perché... Qualcosa c'è fra loro che li unisce e il Caduto proverà sentimenti impossibili da gestire, si tratta di una loro fragilità, vorrà vederla prima del tempo e devi impedirlo.] afferma materna, come non si sa. Faccia Nathaniel. [Vederla ci ha donato pace.] dice Alfred. Brianna comincia a sbuffare. «Non possono fare qualcosa?» chiede al Medium. [Noi troveremo la nostra strada, a tempo debito. Lei percorra la sua libera dai pesi del passato. C'è il futuro che l'aspetta.] aggiunge Rebecca: [E vorremo bene anche a te, anche alle tue figlie.] ha uno slancio materno. [Sino a quando amerai Brianna e i miei nipoti.] corregge con burbero cameratismo Alfred. Gli Skulls sbiadiscono, il gelo si dirada, stranamente la Ethevyn non ne trae confronto: «Falli restare.» sa che non ha senso, ma la frase le esce dalle labbra.
Nathaniel: «Parlale normalmente, ti sente. Tu non puoi sentirla e non puoi vederla, ma per lei invece sei qui.» le accarezza la fronte, scende verso la guancia, poi finisce per raddrizzarsi con il busto. «Le stiamo affrontando.» risponde a Rebecca: «Le sta affrontando soprattutto lei, con grande coraggio.» poggiandole la mani sulle spalle, con fare protettivo e poi massaggiando appena, premendo con le dita. Va nuovamente a riferirle ciò che ha appena detto, omettendo del padre Fallen, per il momento. Ha bisogno di prepararla e soprattutto evitare di stressarla ulteriormente, questa sera. Lo fa a fin di bene e nella sua omissione, va a scrutare il volto della madre di Brianna, come se potesse comunicarle la motivazione così, semplicemente con un'occhiata prolungata. «E sì, lo farò ad ogni costo.» ribadendo quello che già sa e sanno ormai tutto: «Tutto ciò che è in mio potere, lo farò.» rassicura la signora Byrne: «Vogliono farti sapere che ti hanno sempre amata, non ti hanno mai abbandonata e non ti hanno mai caricato il peso di nulla. Sono arrivati qui, spinti dalla gioia di questo momento.» stringe di più la presa. Non è fatta per dare dolore, ma soltanto rassicurazione. «I vostri romanzi sono nella cassapanca della zia Violet.» le annuncia, tutto felice di darle quella notizia: «E anche i disegni di Alfred, sono lì.» spiega poi, in seguito, ciò che dirà, si spera, a quattrocchi a Constance. Evita anche di dirle chi è stato in realtà suo padre, di averlo già incontrato. Forse aspetta di essere soli. Davvero, soli. Annuisce però a quanto detto: «Vederti ha donato pace ad entrambe e ora...» uno sguardo ai due, che pian piano svaniscono, quindi a Brianna: «È ora di riposare per tutti e tre.» preme appena le labbra tra di loro: «E tu devi guardare avanti, libera dai pensieri e dai pesi del passato, c'è il futuro che ti aspetta. Loro, non ti preoccupare, troveranno la pace.» scuote poi il capo alla sua domanda: «Sono andati, Brianna. Ma mi hanno detto di darti questo.» si piega, provando a baciarle prima una guancia, poi spostandosi dall'altro lato, su quella opposta: «E di dirti che ti vogliono bene, sempre.»
Brianna non sembra pienamente appagata dalla conversazione, perché la capta parzialmente. «Io li amerò sempre e li ringrazio.» beve piano, ancora scossa. «Mamma non apprezzerà che vada all'altare incinta, ti raccomanderà un sacco di cose da marito del secolo scorso, annuisce e fingi di crederle.» parla convinta che la madre possa udirla e Rebecca ha in effetti agitato la mano, sbottando qualche improperio educato. Alfred non è parso turbato, ha aiutato la sorella a fuggire di casa, non si scandalizzerà per un rapporto prematrimoniale, ha sorriso. I Byrne non erano una pessima famiglia, però come ogni nucleo aveva determinate fragilità, tasti dolenti, conflitti irrisolti e non si fanno venire i nodi al pettine, alle congratulazioni per la gravidanza. [Verremo a salutarvi!] si sbilancia Rebecca, intende che nulla le impedirà di ammirare i nipoti. «Credevo andassero cercati nella casa a New York.» non volta, quindi può darsi stia parlando ad Alfred, oppure a se stessa. Resta in silenzio, che è l'arma più usata dai Byrne, adatta a qualsiasi occasione. Sorride al bacio di Nathaniel. «Loro troveranno la pace?» chiede al Medium, non c'è molta acqua ma osserva come oscilla nel bicchiere. «Mi spiace.» riprende con la fissa di scusarsi per l'aria che respira. «Sei ancora felice o ti abbiamo rovinato anche questa?» domanda con una risata soffocata. Non è affatto seria. «Io penso che dovremmo festeggiare sul serio. Non saprei come, adesso ma quando si sarà sbloccata la situazione... Saremo anche vicini alle nozze.» alza gli occhi sul compagno: «Mi mancano.» aggiunge sottovoce. «Dovrai avvisare i tuoi.» è quasi una richiesta. La futura suocera è scontato sia messa al corrente, sarà anche il turno delle gemelle e Brianna, deglutisce. «Sii delicato, graduale.» gli consiglia. Deve fare i preliminari.
Nathaniel ride, sia per Brianna quanto per la madre della stessa: «Ti ha appena detto cose poco carine ma comunque sempre molto elegantemente ed educatamente.» sorride a propria volta al sorriso di Alfred. «E tuo fratello ha sorriso.» le annuncia. Quando i due sono scomparsi del tutto e non li vedrà, ne sentirà più, andrà semplicemente a sederle vicino, finalmente di nuovo soli, nonostante l'inaspettata visita non sia stata un peso, tutt'altro: «Tua madre credo che ci abbia appena minacciati dicendo che verrà a salutarci.» sgomita verso di lei o meglio, poggia la spalla contro la sua, cercando di spingerla di qualche centimetro sul lato opposto: «E invece, erano sempre stati nella cassapanca di Zia Violet.» attimo di silenzio a fissare il vuoto: «Dove è la cassapanca della Zia Violet?» le domanda, girando il capo in sua direzione. «Mi piace tua madre...» sussurra, come se fosse una confidenza tra sposini quali sono e non avesse appena visto la stessa in versione Skull, ovvio: «Mi sembra una persona gentile, premurosa e quello che è certo è che è orgogliosissima di te.» inspira a fondo: «Alfred mi sembra un bel...» cerca la parola giusta, esitando: «Personaggio.» solleva di scatto le sopracciglia e mette su quasi un sorriso di scuse, se non ridesse il momento dopo. «La troveranno.» glielo dice con sicurezza, lasciando scemare l'ilarità: «Magari non ora, ma la troveranno. Credo che questa chiacchierata abbia già dato loro modo di...» corruga la fronte, disegnando un bel solco tra le sopracciglia: «Alleggerirsi.» annuisce, cercando poi di prendere il bicchiere e, se c'è riuscito, poggiarlo altrove, per prenderle la mano. «Ora è impossibile farlo. Mi chiedo in effetti cosa dicano di noi nel resto del mondo e di questo blackout.» domanda curioso, osservandola come se lei avesse la risposta: «Ad ogni modo, non appena riprenderemo i collegamenti, tieni in conto che quando dirò loro che sei incinta e che mi sto per sposare, si catapulteranno qui.» si stringe nelle spalle: «Alla fine è loro diritto e vorranno conoscere anche le gemelle. L'hanno sempre desiderato. Mia madre credo che ci sia fatta un cruccio almeno quanto me.» annuisce poi al resto. Inspira nuovamente, come se portasse addosso un grosso peso. «Hai mai conosciuto un certo Padre George?» si informa, prendendola molto alla lontana.
Brianna sembra avere un barlume di lucidità mentale, ride senza emettere un suono. «Conosco le sue imprecazioni, lei si arrabbiava spesso con noi.» racconta a Nathaniel: «Avevamo mentalità differenti.» respira a fondo. «È stata una delle serate più intense della mia vita: sono felice, sono incredibilmente eccitata all'idea di avere un figlio e ne sono spaventata; non vedo l'ora di sposarti e di arredare la cameretta, di stare con la tua famiglia e di darti l'occasione di passare più tempo con Fanny, Gwen e mio nipote, allo stesso tempo, ho mille ipotesi che passano davanti agli occhi e ricordi che affiorano, progetti che sorgono, non so come potrò dormire. È un sensazione bellissima, non l'ho mai provata prima, vorrei piangere, vorrei ridere, vorrei ballare, vorrei svegliare tutti per dire che sarò madre, che avrò un meraviglioso figlio dal migliore fra gli uomini.» allunga il braccio per accarezzargli il viso, trema a causa dell'adrenalina. «Succede sempre così?» confida nell'esperienza di Nathaniel. Si sposta, aggrotta la fronte. «Nel cottage.» replica, come fosse scontato. «La mamma è una donna eccezionale, non ho mai incontrato una personalità come la sua: è bella, una bellezza che è fatta di luce, sembra una farfalla dalle ali colorate. È affettuosa. È giocosa. È comprensiva. Lei è stata una madre impeccabile.» sottolinea per dovere, dare della 'sgualdrina' alla signora Byrne attiva Gladio Lucis in automatico con chiunque, inclusi i Supervisori. «Alfred è il figlio ribelle, ostinato. Papà cercava di piegarlo, sai che risparmiare la verga rende deboli i figli.» dice senza alcuna variazione nel tono: «Alla fine, l'ha reso un uomo buono, ligio al suo dovere verso la famiglia. Lui amava scherzare, stare alle feste, andare a donne, lui amava trasgredire, ama scandalizzare, ma papà seppe disciplinarlo. Dopo la guerra, cadde in una Depressione patologica, all'epoca non avevamo i mezzi per riconoscerla: alcol a fiumi, pratiche estreme come i tatuaggi, infine... Infine... Tradì Orla, sua moglie, nella loro casa. Si fece praticamente trovare in cucina. Non si separarono. Non condivisero più il letto o la tavola. Constance visse questa situazione, salvo quando riuscivo a portarla da me o dai nonni. Alfred continuò a precipitare con l'oppio, con la morfina, poi risaliva a un passo dalla fine e scivolava di nuovo. Alla fine, anche se non assumeva sostanze aveva il fisico minato dai vizi, dalle punizioni che si era inferto. Non incolpa me. Incolpa se stesso.» svuota il sacco sul fratello, perché insomma quando parla di caratteri problematici, ne sa. Inclina la testa. «Ci sono dei centri in città. Io conosco un agente di Polizia, Jethro Grimes e mi fido di lui. Nel senso, che credo tenti di fare la cosa giusta o la meno sbagliata.» respira a fondo: «Penseranno sia la fine e se non ci sbrighiamo, lo sarà. Dobbiamo officiare il rituale.» sospira. Lei incinta contro l'Oracolo. Sorride all'idea. «Sarà fantastico, amore!» cinguetta nella sua altalena di umori: «E tu conoscerai i miei.» soggiunge: «La mamma vorrà vedere il piccolo.» è raggiante. Non cambia atteggiamento su padre George: «Il mio professore di Arte: un uomo speciale, ci parlava di come Dio avesse creato la Luce e amandola l'avesse resa bella e quindi il segreto della Creazione era l'amore trasfuso in bellezza. L'arte era un gesto di amore, come ogni altra fonte di sapere. Lui sapeva che parole usare, come usarle e mi piace stare con lui. È qualcuno per cui mi sarei alzata sul banco a dire 'Capitano, mio Capitano'!» esclama allegra: «Era qui? Si ricorda di me, il caro padre George?» domanda a Nathaniel.
Nathaniel: «Proprio perché è la serata più felice della tua vita, loro erano qui a condividerla con te. L'han voluto fare perché sei sempre stata estremamente amata, voluta. La piccola di casa.» si piega, cercando di darle un bacio, sulla punta del naso, niente id troppo eclatante: «Anche io lo sono, tanto.» sussurra: «Siamo incintissimi.» sorride, cercando di poggiare la mano a coppa sul suo ventre ancora perfettamente piatto: «Sai che dovremo organizzare una cena tutti assieme, vero? Saremo una tavolata enorme e credo anche piuttosto caotica.» ride al pensiero: «Prenoto io. Andiamo a cena fuori così tu non ti stanchi in nessun modo. Ci godremo la serata, qualcun altro laverà i piatti e cucinerà per noi. Sarà soltanto la nostra serata, con le persone che più amiamo.» ascolta poi il resto, con estrema attenzione, senza farsi distrarre da nulla: «Beh, alla fine vi compensavate. Lui aizzava te, tu calmavi lui.» sorride ancora, cercando di recuperare il formaggio e il pane. «Mi sembra un ottimo compromesso.» ascolta anche il resto, senza turbarsi ma corrucciandosi, questo sì.
Taglia due fette uguali di formaggio e poi una la porte alla Nephilim: «Mangia o giuro che ti sculaccio.» con tanto di lampeggiare poco serio, dopo, delle sopracciglia. «Sai, non sono proprio il massimo esempio di felicità, nello scoprire di essere diventato improvvisamente padre o stare per diventarlo.» non sospira, ride: «Diciamo che se mia madre e mio nonno fossero stati armati di fulmini, quella sera su casa Hunt ci sarebbe stato un bel temporale.» prosegue a ridere: «Poi c'era mia nonna che invitava tutti alla calma, tra urla quali : NATHANIEL, MA DOVE AVEVI LA TESTA?» ciondola appena con il capo: «No, decisamente a questo turno andrà molto meglio.» confessa, ancora divertito. «Centri per cosa?» corruga la fronte: «Ah sì, lui.» abbastanza distaccato: «Se hai modo di sentirlo, ringrazialo per quello che ha fatto per Ariana.» ma la cosa finisce lì. Gelosia? Possibile. Ascolta poi l resto, mentre cerca di sventolarle davanti al naso, sempre il formaggio. Pare che davvero sia la sua nuova missione. «Doveva e ssere un uomo speciale. Sono felice tu l'abbia incontrato e ti abbia formato.» per il momento non sgancia la bomba ma si premura di cambiare argomento: «Su, mangiamo qualcosa e poi andiamo a letto. Lo so che non hai sonno, ma domani penso di dover andare a New Olrleans, devo vedere come stanno Ariana e Madison.»
the afterlife

giovedì 13 novembre 2014

This Will Be (An Everlasting Love)

This will be an everlasting love
This will be the one I've waited for
This will be the first time anyone has loved me
I'm so glad you found me in time
And I'm so glad that you've rectified my mind
This will be an everlasting love on me.
Loving you is some kind of wonderful
Because you show me just how much you care
You've given me the thrill of a lifetime
And made me believe you've got more thrills to spare
This will be an everlasting love, oh yes it will now.



Brianna è riuscita a farsi assegnare una casa, un luogo accogliente in cui trascorrere le ore. Il Branco ha dimostrato di essere composto da membri degni di rispetto, visto che la Fratellanza ha praticamente invaso Belleville, alla ricerca di aiuto e legna da ardere. La Ethevyn, calato il sole, ha acceso alcune lanterne a olio e si è sdraiata sul tappeto davanti al camino scoppiettante con le mani congiunge all'altezza del grembo, il viso ovale sembra in contemplazione del soffitto con gli occhi color nocciola che scrutano le assi in silenzio, socchiudendo lentamente le palpebre. Indossa un abito invernale in lana tartan verde e blu, ha sfilato le scarpe mentre i capelli castani circondano la testa come una morbida aureola. L'aura è una sensazione piacevole, pacifica, calda quanto le fiamme poco distanti da lei. Sembra essere sola, ha portato in salvo Delight, Binky e Bilbo ma questi hanno scelto angoli strategici dell'alloggio temporaneo, inoltre entrano ed escono dalle abitazioni senza alcuno scrupolo. Lei terminati i ringraziamenti, conclusi i saluti di rito, è rimasta fra quelle pareti.
Nathaniel probabilmente è andato a procacciare del cibo, come nella migliore delle famiglie, in questo salto indietro nel tempo. Formaggio per lo più, pane, probabilmente acqua ma niente vino. Si è anche assicurato di accendere il fuoco prima di uscire a prendere qualsiasi cosa, lasciando così Brianna al caldo. Alla luce, proveniente dalle lampade, ha pensato invece la Nephilim. Non sarà difficile avvertire il suo arrivo, non per aure speciali, se non fosse effettivamente per la solita sensazione di essersi dimenticati qualcosa, ma per una serie di miagolii e il rimestare nella porta. Perché se lei ha portato tutto lo zoo che ha casa, anche lui non poteva lasciare né Iris né Gattaccio da soli. Due cuori, una capanna e tanti animali. «Sì, sì.» piccola pausa: «Adesso do da mangiare anche a voi, con calma.» la voce mantenuta bassa, anche perché non sa se Brianna stia dormendo o meno, motivo per cui, passato lo spazio tra la porta d'ingresso e il punto in cui si trova la Ethevyn, si affaccia con cautela, cercando di scrutare l'intera stanza. «Sei sveglia?» ha gli occhiali da vista sul naso, naturalmente. Addosso un giubbotto pesante, blu scuro e un paio di jeans, assieme ad un paio di scarponcini marroncini ai piedi, comodi e versatili. Ha davvero poco l'aria del "sopravvissuto", specie considerando quella da bibliotecario che si porta appresso. Si avvicina comunque, dopo aver notato i suoi occhi spalancati a fissare il soffitto. «Avevi la luce da piccola? quella elettrica, intendo.» si muove lentamente, nella semi oscurità rischiarata dalle fiammelle e dalla fiamma più prepotente del camino, tremolanti, ovviamente è seguito da tutta la fauna della coppia, tra miagolii e vari abbaiare.
Brianna non si volta, quando Nathaniel rientra. Ascolta impassibile i rumori, le voci come se giungessero da lontano, piega un angolo della bocca mentre accantona l'idea di aver scordato la borsetta alla Sede. «Dovremmo essere con padre Jorge.» parla senza intonazione, sembra che stia leggendo il bollettino meteo: «Abbiamo una Sede per le emergenze, non per i pigiama party e non scappiamo come fanciulle indifese dietro alle gambe dei Lycans.» non distoglie l'attenzione, l'osservazione è decisa, severa. «Ho sottovalutato qualcosa.» rilascia l'aria dalle labbra. Gira la testa, senza alzarla dal tappetto. «Dobbiamo rientrare. Hai notizie di Ariana e di Madison?» chiede a Nathaniel. Non può evitare di preoccuparsi delle gemelle, così come ha invitato le nipoti a Belleville per il timore accadesse loro qualcosa di male. Osserva il legno lambito dal fuoco. «In linea teorica, villa Byrne era allacciata alla rete elettrica.» racconta, il tono si fa morbido, trasportato in un tempo remoto che incrina la pacifica serenità angelica, instillandone una nostalgia umana per gli attimi perduti: «Da bambina, usavamo le lampade a olio, erano molto comode perché potevano essere regolate: la zia Violet ne posava usa sul comodino della mia camera... La mamma ne aveva un paio, le abbassava quando doveva pettinarsi, le alzava se voleva leggere.» fa una pausa. Sospira. Rebecca non era un'avida lettrice, in sostanza. «Tu cosa pensi?» domanda generica, allunga la mano destra per cercare un contatto fisico con Nathaniel.
Nathaniel, ancora qualche passo e dovrebbe essere arrivato in prossimità di Brianna. Formaggio, pane e acqua sono semplicemente lasciati sul tavolo nei pressi. «Questa è una situazione particolare, Brì.» replica, tranquillo e pacato: «Non hai sottovalutato nulla, nessuno di noi poteva sapere cosa sarebbe successo.» si stringe nelle spalle. L'osserva ancora dall'alto della sua posizione, piegando il capo su un lato, verso la spalla destra. «Rimani qui.» un sussurro dolce, mentre va a piegarsi per sedersi sul tappeto, di fianco a lei e con le gambe distese verso il fuoco: «Io andrò a fare un passo a New Orleans domani, per fare un paio di giri a controllare a casa che sia ancora chiusa, se ci sono messaggi da Madison e a casa della zia delle gemelle, per vedere se hanno bisogno di qualcosa.» la informa, piegandosi poi su un lato fino a quando non va a sdraiarsi anche lui, supino, di fianco alla Nephilim. «Una ha preferito andare dalla sua amica, l'altra da sua zia.» ma non dice nulla vocalmente, c'è solo rabbia sottocutanea, tranquillamente intuibile con l'empatia di Brianna. Rimane ad ascoltarla comunque, finendo poi per girarsi su un lato, quello verso la Ethevyn, sorreggendo il capo con la mano, mentre il gomito rimane puntato sul pavimento. «È tutto...» una breve pausa, in cui sorride, mostrando la dentatura: «Più soft, con la luce del fuoco. Piacevole, morbido. Le linee del viso delle persone che ami sono ancora più belle, come un quadro.» e la mano libera, l'allunga per percorrerne il profilo, partendo dalla fronte, con la punta dell'indice. «Come ti sentivi, con quella lucina sul comodino?» chiede, stavolta svicolando con il dito prima e poi con l'intera mano verso la sua guancia, accarezzandone la pelle con il pollice. «Penso che non cambierei questo momento, io e te assieme, con nulla al mondo.» replica, di nuovo sorridendole, per quanto Iris al momento stia tentando di guadagnare terreno per piazzarsi sulla pancia di Brianna.
Brianna resta distesa, non ha fame o sede. Cerca di stringere la mano di Nathaniel, sino a quando non lo scorge seduto accanto a lei. «Non potevo immaginare che si sarebbe scatenato il Caos.» acconsente, non alza la voce, appare piuttosto quieta: «Dovevo capire che il rapporto di Anja e Key si sarebbe riflettuto sulla Fratellanza, sulle decisioni che avremmo dovuto prendere.» confessa, nessuno udrà queste parole, neppure Beth, neppure gli altri Nephilim, solamente Nathaniel e i gatti. Sposta le dita per distrarre Iris, che finisce per usare il suo addome come un terreno di caccia, senza salirvi sopra. Lei ride, guardandola. La figura ondeggia. «Era come se la luce tenesse lontani i mostri e mi guidasse verso i sogni, era un bagliore dorato che non arrivava alla porta però ero convinta che respingesse i Diavoli, che il mio Angelo Custode fosse racchiuso in una lampada e mi proteggesse. Era una sensazione piacevole, come lo sono tante sensazioni dell'infanzia.» sorride con amara dolcezza: «Mi piacciono le ombre sul tuo viso.» solleva la sinistra per accarezzargli il collo, percepisce la rabbia, non vi indugia. «Siamo soltanto noi.» ribatte, abbassando il braccio: «Qui, esistiamo tu, io... Iris, Gattaccio, Bilbo, Delight e Binky.» all'elenco si concede una nuova risata, breve, sincera. «Sai, ho saltato la pillola per due settimane e potrei essere coperta. Ho paura che l'Oracolo sia divenuto troppo forte. Ho paura di essere quelle sventurate donne menzionate nelle Scritture!» esclama, socchiude le palpebre. Avrebbe pure una compagna di ventura: Bonnie.


Nathaniel: «Non poteva immaginarlo nessuno.» si piega, quel tanto che basta per sovrastarla ma non gravarle addosso. Semplicemente cerca di baciarle la fronte, scostandole appena i capelli con la mano che non è puntata contro la guancia: «C'è qualcosa che non va tra loro due?» solleva le sopracciglia, facendovi fare capolino oltre la montatura degli occhiali: «Hanno litigato?» si informa, dopo essersi scostato di qualche centimetro ed essere tornato nella posizione iniziale. «D'altra parte può non essere colpa loro, come non è colpa di nessuno se siamo senza elettricità. Può essere il Caos, come hai detto, ad alimentare tutto.» sospira, cercando di sorriderle ancora: «E a questo ci sarà una fine, vedrai. Tutto si sistemerà, ne sono certo.» una pausa ancora: «Domani vado in città, hai bisogno che ti prenda qualcosa? Vuoi che passi da Padre Jorge a vedere come vanno le cose e se ha bisogno di una mano?» intanto osserva Iris, cercando di far passare la stessa mano con cui carezzava prima Brianna, sotto la sua pancia, spostandola un po' più in là. Le gravi offese ai felini che, per vendetta, preferiscono allora scalare la montagna e posizionarsi sul suo fianco, in precario equilibrio. «Allora lasciati cullare alla stessa maniera. La luce dona speranza, è un puntino che scaccia i mostri, o li tiene comunque lontani.» preme le labbra tra di loro: «qui sei al sicuro.» con il solito tono calmo, tranquillo. «Mi rendo conto che la mia massima bellezza riesce a trovare libero sfogo con il gioco di chiaro-scuri.» ironizza sbuffando aria dalle narici assieme ad una risata composta, che non arriva oltre un raggio breve, in cui sono inseriti i due. Parla sottovoce, come se avesse paura di incrinare quella quiete. Alle parole successive, prova ad allungare la mano direttamente sulla sua pancia. A coppa pone sia il palmo che le dita ben larghe, quasi a protezione del suo addome: «Non permetterò che ti accada niente di male.» e quando dice così, sembra davvero, davvero intenzionato ad anteporre lei, davanti a tutto, anche alla sua stessa vita. «Ho...» una pausa ancora: «Preso in prestito una cosa, in città.» solleva ancora le sopracciglia, sgranando gli occhi dietro le lenti trasparenti. Dove, per preso in prestito, vuol dire che l'ha rubato, ripromettendosi di riportare i soldi dovuti e pure qualcosa di più, dal punto in cui l'ha preso, quando tutto sarà tornato normale. «Non dire stupidaggini.» non è duro, ma è comunque risoluto.
Brianna tenta di cingergli il collo, osservandolo quasi non lo vedesse da giorni. «Anja s'è confidata.» fa notare, questo implica che non gli dirà altro sino alla morte: «Comunque, la situazione fra loro è tesa.» resta in silenzio, piega il collo. Si morde il labbro inferiore, ingoiando qualsiasi altra replica. L'ha esposta, lo rifarà al momento opportuno, sembra piccata per una decina di secondi. «Vai in città.» ripete tra sé e sé. «Iskra è già partita, sia lodato il Cielo, non ha dovuto subire il Caos.» soggiunge. Non sa cosa voglia, benché si mostra calma è frastornata. «Lo so.» due parole, dolci, fiduciose che lascia si mischino al clima della serata. Sorride a Iris. «Non sono stupidaggini.» obietta senza grande enfasi, un sospiro basso. «Le cose non vanno come le sogni, spesso. Quando avevo sentito il desiderio di avere un figlio, non avevo messo in conto di essere rifugiata a Belleville per colpa di una creatura finita casualmente nella nostra dimensione.» posa le sue dita fra quelle di Nathaniel. «Eppure, sto bene.» è una specie di respiro a cui dà forma, un sorriso che un suono specifico, resta a guardare il Medium. «Sono felice.» massaggia il tessuto, serra le labbra tra loro. «Cos'è?» chiede circa al prestito dalla città.
Nathaniel si lascia cingere il collo e lui tenta semplicemente di avvicinarsi di più a lei, come se le distanze non fossero già abbastanza minime. Struscia la parte poggiata contro il tappeto, fino ad accostarsi quasi del tutto, parte frontale contro il suo fianco. «Mh.» storce la bocca: «Quando le donne si confidano tra loro e non dicono, non c'è mai nulla di buono.» sospira: «Mi dispiace molto per loro. A quanto mi dicevi dovevano sposarsi, ma magari è solo un periodo così.» breve pausa: «Capitano a tutti.» cerca di minimizzare, o solo alleggerire in qualche modo il carico. «Vado in città ma torno in serata, promesso.» la mano permane comunque ancora sul suo addome, accarezzandolo con piccoli gesti concentrici, delicati. «Lo sono.» le assicura: «Sai quante donne incinta o presumibilmente tali in città? E d'accordo che sei una Nephilim, ma dubito che tu, se lo fossi, dovresti attraversare la città a dorso di mulo, partorire in una grotta e dare al mondo un nuovo messia.» non lo dice con durezza, non lo dice neanche ironicamente. Semplice dato di fatto. «Niente va come sogni, Brianna... O quasi.» sorride: «Ma se anche rimanesse tutto così, l'Umanità e chi ci sta attorno, si riprenderebbe, prima o poi. O semplicemente ce ne andremmo di qui in favore di un'altra città.» allontana poi le dita dalla sua pancia, per sfilare da dietro la tasca posteriore dei jeans, un astuccio in cartone, che tuttavia nasconde con buona parte della mano, racchiudendolo nel palmo e tra le dita: «Possiamo farlo assieme. Puoi decidere di non voler vedere. Puoi anche decidere di farlo da sola, con le tue sorelle o amiche.» il dorso l'appoggia sul suo addome e quindi, aperte le dita, mostra cosa c'è ancora sul palmo: un test di gravidanza.
Brianna tenta di accarezzargli i capelli, si sporge per posargli dei baci leggeri sul collo, salvo poi ritornare distesa, circondata dal calore del camino e del corpo di Nathaniel. «Potrei accompagnarti.» azzarda, affettuosa e morbida come fosse una gatta in cerca di coccole. «Non ne ho idea, vorrei parlare con entrambi. Voglio che in nessun caso, prendano sottogamba il dovere che hanno nei riguardi della Fratellanza. Cora è stata sottoposta a un provvedimento divino, dovrebbe essere un monito per noi.» c'è maggiore fermezza, adesso. Non è abituata a condonare gli errori altrui e propri. «Restare alla Sede, mentre mancavano due fratelli è stato imbarazzante.» altra ammissione che non ripeterà. Fa un cenno con il capo. «Non possiamo restare così. L'Oracolo può vincere o perdere, non convivere e se dovesse vincere, si ciberebbe di noi.» sintetizza torva. Resta a occhi chiusi per diversi secondi. «So che tutto può aggiustarsi.» rivela, allude all'Oracolo, ai suoi fratelli, a qualsiasi tragedia, perché i Nephilim mantengono la Fede che i padri hanno smarrito. Al pensiero, ride divertita. «Vorrei mettere Eva sopra la capanna. A scaldarci useremmo Julien e Beth.» dice tra una risata e l'altra: «Gli altri sarebbero ottimi come miti pastorelli, pescivendoli, caprai.» conclude con un'ammirevole eleganza nei riguardi degli alleati. Casomai, Vladimir adeguatamente abbigliato, potrà aspirare al ruolo di Stella Cometa. Abbassa il mento e sembra indecisa se commuoversi o spaventarsi. «Voglio che tu sia con me.» trova fiato di replicare. «Non è come l'altra volta.» sembra una banale osservazione, dato che Brianna non è mai rimasta incinta è chiaro a quale evento sia diretta la frase.
E nonostante siano baci leggeri, persino casti, lui chiude gli occhi e alza il mento, quasi in effetti le stesse regalando più superficie di pelle da baciare. Ad ogni bacio trattiene brevemente il fiato. «Non è sempre facile comunicare quando qualcosa va male all'interno della coppia, fosse anche in un genere di contesto come il vostro.» non sembra scusarli, semplicemente trovare una spiegazione plausibile. Quando lei smette di baciarlo, lui riabbassa gradatamente il capo, per quanto permanga quei cinque secondi netti ancora in quella posizione, come i gatti quando regali loro grattini sotto il mento. «Sono venuti entrambi qui, alla fine? O ognuno è per i propri affari?» domanda, per quanto non abbia particolare interesse: «Sei l'ottimismo fatto in persona ultimamente, mh?» si piega, cercando di dargli un morso, leggerissimo, su una guancia. «Anche io mi cibo di te, ma non sono l'Oracolo.» ci scherza su, sdrammatizza, il tutto sussurrandoglielo all'orecchio. Purtroppo per lui comprende metà di ciò che lei dice, non conoscendo gli elementi appena citati, o almeno soltanto Eva. «Sicuramente Julien è l'asino.» una pausa, lampeggiando con le sopracciglia: «Ma non è dignitoso dare del bue a Beth. Siamo suoi ospiti.» ride comunque poco dopo. «Nella grotta? Certo che ci sarò. E prima e dopo. Devo essere il tuo Giuseppe a ruoli invertiti.» chiaramente, riferendosi all'età. «Lo so.» torna serio e ne cerca lo sguardo: «E so che non scapperai.» replica con tono di voce dolce, accompagnato da un sorriso altrettanto dolce. «Proviamo?» perché il test di gravidanza è sempre lì, che l'aspetta, sul palmo della sua mano: «Domani mattina?»

You've brought a lot of sunshine into my life
You've filled me with happiness I never knew
You gave me more joy than I ever dreamed of
And no one, no one can take the place of you, ooh
This will be, you and me, yes-sir-ee, eternally
Hugging and squeezing and kissing and pleasing
Together, forever, through rain or whatever.

Brianna rimane a guardarlo, regalandosi un grattino scherzoso, prima di soffocare una risatina. «Anja si è adatta, Key non si fa vedere.» si stringe nelle spalle, concentrandosi su una delle lanterne: «Gli altri, ovvero Eveleen, Roseclare, Christoper e Seren sono arrivati con noi. In effetti, attendevano una mia decisione, forse avrei dovuto agire diversamente però... Ti ho mai raccontato la leggenda dei Lycans?» chiede a Nathaniel, non si ricorda quante ne ha dette sulle razze, alcune attribuibili a dicerie popolari di vecchi Nephilim bacchettoni: «Il primo Lycan fu un Fauno maledetto da un Diavolo. Si racconta che l'uomo fosse imprigionato in un lupo famelico, gigantesco che dominava la mente con istinti di sangue e il solo che non rifuggisse la sua compagnia, che cercasse di placarlo fosse un Nephilim. Fu, anzi proprio il Nephilim a chiedere l'intervento del Faering della Quercia che accettò di regolare la forma del Fauno, plasmando un lupo splendido ma temibile e regolando la sua vita in base alla luna. Il Fauno, divenuto ormai un Lycans non scordò mai ciò che il Nephilim aveva fatto per lui. Gli stessi Caduti temevano i Lycans e gli Angeli per sterminare una Fratellanza, dovevano prima di tutto, annientare un Branco.» fa una pausa, respira a fondo: «Quando ho pensato a un luogo in cui tenere al riparo i miei fratelli, mi sono venuti in mente i Lycans. È da quando sono stata Risvegliata che sento dire: 'I Lycans si ritengono soprattutto i protettori dei Nephilim. Se hai paura, cerca i Lycans perché loro ti proteggeranno senza fare domande' e... Ormai è parte di me. Di noi.» deve ammettere, perché Cassius e Beth li hanno accolti, sfamati con sincera amicizia, non era strano che i Figli degli Angeli fossero lì, a unire le forze. «Beth da lupo è grande, grossa e per me può scaldare una casa.» commenta ridacchiando al morso. «Cosa dovrei pensare, venissero almeno uno alla volta!» esclama rasserenandosi un poco. Ne hanno tre in città, come minimo. «Quando farò il test.» specifica. L'altra risposta è soddisfacente. «Io non ho ragione di scappare.» dice semplicemente: «Non potrei mai scappare.» ribadisce. Mette a tacere una serie di domande puramente ormonali. «Vuoi goderti una possibile, ultima notte?» sembra ritornare allegra. Non si riferisce alla fine del mondo ma alla gravidanza, all'allattamento, agli orari dei neonati e a tutte queste piccole gioie lontane dal talamo.
Nathaniel si gode il grattino e sporge anche le labbra, tanto per gradire. Fortunatamente non è un Fauno. «Se vuoi, domani vado a cercarlo io.» si stringe nelle spalle, per quanto la posizione glielo permetta. «Eveleen mi sembra una cara persona e molto disponibile.» per quanto, naturalmente, lui la conosca: «No, mai.» e si appresterebbe anche ad ascoltarla, stavolta cercando di sdraiarsi, di fianco a lei, schiena contro il tappeto. Il test lo lascia sulla pancia di Brianna, visto che non l'ha preso precedentemente, offrendo un braccio come cuscino alla testa della Nephilim, provando ad insinuarcisi sotto e l'altro come proprio, ripiegandolo dietro la nuca. Rimane comunque in ascolto, sollevando via via le sopracciglia mentre lei racconta. «Quindi, praticamente, un Lycan è l'evoluzione di un Fauno? Un livello superiore.» ride: «Come nei videogiochi.» si lascia scappare, seppure a voce particolarmente bassa. Insomma, son pur sempre in territorio di Lycan, meglio non aizzarseli contro. «Voi avete salvato le chiappette pelose a loro e loro di contro le salvano a voi.» piccola pausa: «Però è bella come storia, vera o falsa che sia e hai fatto bene a rifugiarti qui, prendere i tuoi fratelli e sorelle e fare altrettanto. Chi meglio di loro potrebbero farlo se no?» stringe le labbra tra di loro: «Più che altro mi chiedo che diavolo ci faccio io qui ma...» pausa ancora: «Dettagli.» ridacchia, tenendo il capo girato verso di lei. «Oh, ti assicuro che l'ho visto quanto può essere grande, grossa e pelosa.» memore probabilmente della loro personale "notte al museo". «Ultima notte? Non scherziamo.» scuote il capo: «Ti adorerei anche con il pancione anzi pure di più, se mi vorrai.» si avvicina però nuovamente, stavolta cercandone le labbra con le proprie. Le dita della mano, se è riuscito ad intrufolare il braccio sotto la sua testa, cercherebbero di premere dal lato opposto del viso per avvicinarla a sé e, di contro, accarezzarla.
Brianna si alza col busto per baciarlo, salvo poi riabbassarsi gradualmente. «Key si trova a Belleville, se vuoi cercarlo: non aspettarti buon umore ma può darsi preferisca un uomo con cui parlare.» replica meditabonda. «Eveleen è una ragazza giovanissima, dolce ma è molto coraggiosa, non si tira mai indietro e siamo orgogliosi di lei.» dice con baldanza materna. Tiene il test fra le dita, senza rigirarlo, lo sfiora solamente. «Sono creature diverse: Madison non sarebbe mai una Lycans.» vuole essere una rassicurazione: «I Vampiri nascono dagli Wakers. Un Angelo ne maledì quattro per la loro crudeltà e un Faering aggiustò le cose. Nessun Waker può essere simile a un Vampiro, oggi.» solleva lo sguardo al soffitto. «Pure se hanno una capacità inquietante, che può rivelarsi un'arma in mano a un sadico.» soggiunge quietamente, essendo Umani ha un'assenza di reale giudizio, casomai qualche biasimo. Annuisce. «Fiducia.» sintetizza in un termine: «Siamo più simili di quanto si possa immaginare.» si limita a far presente. Sospira. «I Lycans proteggono anche gli Uomini, i Nephilim proteggono gli Uomini, ti trovi nel posto in cui avevi promesso saresti stato: al mio fianco.» si volta per guardarlo: «Non sarai mai un intruso. Conosco i tuoi limiti con gli altri, non desidero cambiarti, però mi avevi fatto delle promesse e le stai mantenendo. Sei dove dove devi sei, esattamente come io sono dove devo essere. E noi dobbiamo stare insieme.» fa un lungo respiro. «In tal caso, potrei farlo anche ora.» è la logica conseguenza. Si scosta per lasciar scivolare le dita sul collo. «Credo di non aver mai smesso di volerti da quando ci siamo baciati, la prima volta.» mormora, prima di azzerare le distanze fra i due corpi, premendo il test fra i due busti.
Nathaniel ci mette un po' prima di riemergere dal bacio. Ha ascoltato tutto, ma al momento sembra più propenso ad assaggiare a lungo le sue labbra e a prolungare finché può quel bacio, quel contatto morbido. Il braccio che teneva sotto la sua testa, serve anche per abbracciarla, poco dopo, avvolgerla in una stretta che vorrebbe farla sentire, almeno un po', sicura. Lì, in quel posto, in quel momento e si spera anche per quelli che verranno. C'è esigenza, bisogno in quel bacio e quell'intreccio di due cuori, con al centro chissà, forse un terzo, tra test di gravidanza e addome di Brianna. Quando si distacca, forse semplicemente lo fa per non far capitombolare le cose, forse per ansia di sapere, di scoprire. «Lo cercherò domani. E se vorrà parlarmi bene, altrimenti si passerà solo un po' di tempo assieme, se vorrà.» ha ancora le palpebre semi abbassate. «Mi stai rendendo l'uomo più felice sulla terra, Brianna Byrne, lo sai?» sorride: «E detto da qualcuno che è in mezzo all'Apocalisse... Direi che ha il suo peso.» ride stavolta, facendo sobbalzare le spalle: «Noi medium non ci evolviamo invece?» sembra curioso, riallacciandosi all'argomento precedente. «Mi trovo al tuo fianco e diciamocelo, sono qui grazie a te, non per la protezione che viene data a noi da voi o dai Lycans.» non è duro, ma è un dato di fatto: Belleville non è invasa da esseri umani, tutt'altro. «Facciamolo.» determinato ma ancora sorridente, annuendo un paio di volte di fila.
Brianna si aggrappa a lui, serrando le braccia, chiudendo gli occhi e cercando di scacciare qualsiasi inquietudine; per alcuni secondi sembra possibile non avere problemi, non avere timori, abbandonarsi a una gioia semplice, genuina come la maternità, travolgente quanto un amore corrisposto. Quegli attimi servono a ripagarla, lo crede perché sorridere radiosa, sicura come non lo era prima. «Sono la donna più felice della Terra da un po'.» gli risponde, tentando di strofinargli la punta del naso contro lo zigomo, mentre si scosta. «Te ne sarei grata.» cambia argomento: «Gaebriel non sarebbe il candidato ideale e per quanto sia gentile con me, non penso abbia un carattere malleabile.» fa un respiro profondo. Non ha ancora parlato con suo figlio, ma già l'ha intuito. Non smentisce, non conferma, si raddrizza con il test in mano. «Questo ti pesa?» è seria, non grave o turbata. Si riavvia i capelli, ritrae le gambe in grembo. Gli lascia il tempo di rispondere, perché la prova del nove spetta a Brianna. Si eclissa in bagno per un massimo di cinque minuti, che la Ethevyn percepisce come decenni, quindi si sentono due o tre catini finire nel water e un altro viene usato per lavare le mani, ché le norme igieniche hanno una loro importanza. Schiude la porta, le braccia sono incrociate sotto al seno. «Se lei fosse rimasta.» dice con la sua dolcezza usuale: «Le saresti rimasto vicino amandola e alla fine, io lo so... L'avresti avuta per te. L'avresti sposata. Ci penso spesso, ci penso spesso a quanto poco sia andata vicina al non conoscerti.» si mordicchia le labbra: «Oggi, io sarei sola. Avrei i Nephilim, avrei gli amici, avrei i nipoti ma sarei sola e tu sai cosa significa essere soli. Adesso, mi volterò e guarderò il risultato.» gli annuncia con gravità, neppure dovesse eleggere il Presidente: «E... Se prenderai la mia mano, se guarderai con me, allora, saremo davvero sposati e la morte ci dovrà separare o forse non potrà farlo neanche lei. Saremo dei genitori, se non oggi, fra un mese o fra un anno. Io ho scelto.» gli allunga la mano destra: «Tu?» sorride quasi a far coraggio a se stessa.
Nathaniel: «Oh sì.» annuisce, convinto, socchiudendo gli occhi e lasciandosi scappare un sorriso: «Da quando una signorina che sembrava tirarsela un po' troppo ma aveva gli occhi gentili, era in compagnia di un gruppo mal assortito, con tanto di cane che cercava di attentare alla gamba di uno del gruppo.» conclude: «Da quel momento intuivo, per poi averne la certezza, che sarei stato l'uomo più felice sulla Terra, se quella signorina sarebbe stata con me.» scosta il viso, ma non per allontanarsi, quanto piuttosto per strusciare a propria volta, guancia contro guancia. «Non è un peso, non è una missione.» una pausa: «Chicchere tra uomini, ogni tanto ci vogliono.» corruga la fronte: «Piuttosto, dovrei andare anche al lavoro, teoricamente, che per quanto il mondo sembra che stia per finire, devo farlo e soprattutto vedere se il mio collega è vivo oppure no.» ma la cosa passa comunque in secondo piano, al momento. «Cosa mi pesa?» sembra tuttavia cadere dal pero o meglio, non comprendere. Ma non avrà risposta tanto presto, dato che l'altra si eclissa in bagno: «Cazzo, però, almeno prima avvertimi che parti in quarta.» e si tirerebbe anche a sedere prima, poi rimettersi in piedi dopo. Non ce la fa effettivamente a stare fermo lì, impalato. Piuttosto passeggia avanti e indietro, fissando la porta come se dovesse uscirci il mostro di cui si aveva paura da bambini, quello nell'armadio. «Ma vada affanculo lei.» schietto, quando lei riemerge e inizia quel discorso: «Continuo ad essere la persona più felice del mondo, anche perché se n'è andata. Anzi, forse dovrei ringraziarla per questo.» una breve pausa: «Magari questo non diciamolo alle gemelle.» replica a voce bassa bassa. «L'unica cosa di cui mi pento è non averle viste crescere e poterle amare prima. Tutto il resto? Sabbia che scivola via tra le dita.» si avvicina, neanche a dirlo. E quando lei inizia con la seconda parte, lui cerca di poggiare l'indice contro le sue labbra, mentre l'altra mano, semplicemente, va a prendere la sua, stringendola con forza. «Al mio tre?» domanda, alzando le sopracciglia: «O potrei morire d'infarto ora e siamo senza defibrillatore, non mi conviene neanche provarci.» respira a fondo, incamerando più aria possibile per poi trattenerla per qualche secondo di troppo, prima di sfiatare fuori aria e numeri. «Uno... Due...» pausa: «Tre.» la voce si addolcisce su quell'ultima parte: «Sono con te. Sono il tuo sposo, il tuo amante, il tuo amico, il tuo confidente. Sono, forse, il padre di tuo figlio o tua figlia, se il destino ha deciso di donarcelo ora.»
Brianna è felice, la sua aura sembra persino visibile anche se è uno strano riflesso delle lanterne, probabilmente: «Hai detto che sei qui, perché stai con me. Ti pesa?» dice senza essere inquisitoria, pare una curiosità sua: «In qualche maniera, che tu lo voglia o meno, sei entrato nel nostro mondo, perché ti sei innamorato... Follemente ricambiato di una ragazza con gli occhi gentili che sembrava tirarsela troppo.» cerca di ampliare il concetto: «Mia mamma veniva spesso a trovarmi in Sede, c'erano un sacco di sue coetanee con cui chiacchierare, non le spiaceva essere parte di noi.» sospira.  È partita in quarta per diverse ragioni. I Byrne, alla fine, sono stati membri esterni della Fratellanza da quando David è morto a quando Gwen è nata, si sono adattati alla natura di Brianna anche più del previsto, forse spinti dall'affetto per una creatura amabile, quando una Nephilim può esserlo. Uscita, resta sulla soglia anche se lo nega, anche se vuole sembrare controllata ha il cuore che martella dolorosamente nel petto, le sue dita tremano :«Lo stesso per me, tutta la vita è stata un'eco in attesa di sentire la tua voce.» serra con forse le dita. Il timore ritorna, il grido della madre sconosciuta irrompe nella sua mente, il dolore sembra squarciarle l'anima e annuisce incerta. Il mondo è nel Caos, lei è un Abominio agli occhi del Cielo e Nathaniel ha figlie adulte che potrebbero non salutare con calore il terzo Hunt. I pensieri si ammassano, ora che è tardi e sono il riflesso della felicità che anela: più la desidera e più lo spettro di perderla è minaccioso. «Tre.» è un suono sottile. Afferra il test: produce un suono, un singulto che la svuota dell'aria, che la colma di un'emozione sconosciuta. Resta con la bocca socchiusa, gli occhi spalancati e lucidi. Un visetto paffuto sorride a Nathaniel e Brianna. «Oh... Dio.» spezza la frase in un singhiozzo: «Grazie!» scoppia in un misto di pianto e risa indecifrabile, un entusiasmo incontenibile che non sa e non vuole gestire. C'è solamente qualcosa a indisporla, un gelo innaturale che le urta la schiena, quando cerca di abbracciare Nathaniel, incapace di dire la frase di rito. Lei non può vedere nulla ma il Medium scorgerà un'anziana donna dai capelli d'argento ed il viso ombreggiato dai colori innaturali di teschio, gli occhi sono circondati di nero, mentre gli zigomi, le guance scarne, le labbra carnose sono bianche, indossa una camicia da notte di seta lunga sino ai piedi e mantiene il contegno dignitoso di  signora beneducata; l'altro è un uomo avanti con gli anni, i capelli sono di un giallo paglierino vivace, gli occhi sono chiari quanto quelli della donna, il viso spigoloso ha pesanti tratti neri sugli occhi, attorno alle labbra e ai lati del viso consunto. L'uomo non è uno sconosciuto per Nathaniel che l'avrà veduto giovane, sorridente, aitante in fotografie color seppia, qualcuno che starà per diventare zio.
Nathaniel: «Non mi sta pesando. Ho detto che ti seguirei in capo al mondo e questo sto facendo.» scuote il capo: «Non mi pesa affatto essere con te. L'unico appunto che posso fare è che io non sono dei vostri e non sono neanche dei loro. Non vorrei mi vedessero semplicemente come un intruso che se ne approfitta.» esterna i suoi pensieri con fluidità, senza trattenerli. «Lo so, lo immagino.» annuisce brevemente: «Ma ciò non toglie che, di tanto in tanto, io possa sentirmi di troppo.» la sente la mano che trema, motivo per cui, se prima l'aveva coperta soltanto con una, tenta anche con la seconda di racchiuderla interamente, cercandone lo sguardo dopo una breve occhiata alle sue dita e ciò che sorreggono. Si piega anche con il busto per tentare di baciarle, quelle dita, serrando poi, poco dopo, ancora id più la presa, fino all'apertura completa, a coppa, come ad accogliere il possibile futuro bimbo, o bimba. Un figlio tutto loro. Solo e soltanto loro. Poi trattiene il fiato, andando ad abbassare il capo per osservare quale effettivamente sia il responso. Lui non ha un singulto, ride direttamente. Una risata che nasce dal cuore, dovuta in parte anche alla tensione del momento ma che diventa pura e semplice felicità: «Siamo incinti!» e poco dopo, lascia la sua mano ma solo per tentare di acchiapparla per i fianchi, avvolgendola interamente con le braccia e sollevarla. «Siamo incinti.» lo ripete, ma stavolta traboccando davvero un amore immenso che gli si legge chiaramente negli occhi verdi, sollevati verso il suo viso, se è riuscita a tirarla su: «Siamo una faccina sorridente.» ripete ancora, prima di distrarsi a guardare dietro le spalle di Brianna e sgranare gli occhi, schiudendo anche le labbra: «E non siamo i soli a festeggiare, Brì.» le annuncia, ma senza dire ancora nulla in merito. Una piccola sorpresa per dopo.
Brianna ha fatto spallucce, pensa che il tempo aggiusterà anche questa sensazione di reggere il moccolo nella comunità sovrannaturale. «Non è un privilegio. Non è una condanna. Ci si sposa con tutta una famiglia.» rileva neutrale. Lei fatica a ricordare il giorno in cui era una semplice umana, perché non lo è mai stata e ciò ha il suo peso. Queste considerazioni sono spazzate via dalla faccina sorridente, dal suo significato e nel primo trimestre, non farà notare a Nathaniel che spetta a lei, il grosso del lavoro. È travolta anche dalla felicità di lui, si lascia sollevare, ridendo fra le lacrime, aggrappandosi fisicamente, moralmente al Medium, annuisce un paio di volte, ha il respiro affannato e una gioia istintiva, eppure ragionata in grado di stordirla, di caricarla di adrenalina. Rabbrividisce con una smorfia contraria, perché attribuisce la sensazione a una finestra socchiusa, un dettaglio che infrange un momento perfetto, una pietra angolare della sua esistenza. Gira il viso, incrocia senza poterlo sapere, gli occhi di Rebecca e questa sembra sperare sinceramente che la Ethevyn si accorga di lei, invece Brianna inquadra la finestra. Sbuffa. Ritorna a guardare Nathaniel. «No, dobbiamo avvisare gli altri!» esclama giuliva, poi aggrotta la fronte, ridacchiando: «Che vuoi dire? C'è anche il bambino...» si sfiora l'addome. Sa dell'esistenza degli Skulls, potrebbe arrivarci in altre situazioni.




So long as I'm living, true love I'll be giving
To you I'll be serving cuz you're so deserving
Hey, you're so deserving, you're so deserving

martedì 4 novembre 2014

Here, I Stand

Stanno riposando, almeno è quanto riesco a percepire dalla cucina. Io sono troppo stanca per trovare sollievo nel sonno, sono rimasta ad accarezzare il viso stravolto dall'angoscia di Nathaniel, gli ho baciato la fronte, promettendogli che tutto sarebbe andato bene. Avevo promesso di non mentire, avevo promesso di parlare sinceramente, ma stavolta non ho potuto.
«In questa battaglia, non c'è tregua.»
L'amarezza di Alfred mi sommerge a distanza di anni, sento la morsa gelida della sofferenza annientare ogni slancio vitale, lo osservo seduto davanti a me con la sigaretta tra le labbra, parla, respira ma ha gli occhi di un uomo morto.
«Non è la tua battaglia, Bri.»
C'è una nota sprezzante nella sua voce distaccata, come se non fossi sua sorella ma una creatura aliena, estranea alla sua condizione.
Non c'è mai una risposta giusta, nei decenni, ne avrò elaborate a migliaia ed erano tutte sbagliate.
Avrei dato qualsiasi cosa, inclusa la mia vita per salvare David ma lui è al di là di qualsiasi potere terreno e noi siamo incastrati nel mondo, dobbiamo fare un passo avanti o almeno tentare.
Hai una moglie, hai una figlia, hai una famiglia che ha bisogno di te e non puoi cedere, non se il dolore che ti blocca è vero amore. Alzati, maledici il cielo e piangi con loro: non avete altro che voi stessi.
Sono aria che si disperde nel vuoto, Alfred mi fissa per cercare qualcosa che non trova.
«Ti voglio bene, Alfie.»
«Ti voglio bene anche io, Bri.»
Scorgo l'incrinatura, appare sincero e non può che essere affezionato alla bambina con cui è cresciuto, alla ragazza che gli avevano raccomandato di proteggere, però una sottile fenditura lascia trapelare un che di oscuro.
Sono la figlia di un Arcangelo, sono in grado di plasmare armi di luce ma il corpo di mio nipote resta esanime fra le mie braccia.
«Salvalo, Bri!» mia mamma non ha mai urlato tanto forte, ogni sillaba è un pugnale nel cuore.
«È morto...» mormoro, nessuno mi può udire tra le bombe, tra le grida, eppure Alfred capisce.
È in piedi, davanti a me, io sono chinata su David e i suoi occhi si spengono, affonda le mani nelle tasche dei pantaloni, mi studia che se non mi avesse mai vista prima.
Non un rimprovero, non un lamento, lui è il solo a chiudersi nel silenzio. L'arma prediletta dai Byrne.
«Non avresti sfidato il Cielo, Brianna, saresti rimasta a guardare, non metto in dubbio con immenso amore, ma non l'avresti sfidato per stare al mio fianco, o sfidare un'altra donna per lo stesso motivo. Saresti probabilmente stata ligia al tuo dovere, alla tua posizione.»
Ligia al mio dovere, come fosse un paravento da vigliacchi. Ligia al dovere, come se fosse una scappatoia dai sentimenti. Ligia al dovere, come se fosse la strada più semplice, il sentiero di chi non sa amare abbastanza.
«Che io sia maledetto sì, avrei sfidato il Cielo.. Ti avrei voluta con me con tutto ciò che comportava.»
Ovvero, perdermi come Haniel ha perso Rebecca anzi, come Haniel non ha mai davvero avuto Rebecca.
Alfred è seduto davanti a me ed è un muro di apatia, una superficie permeabile agli stimoli.
Non c'è niente da dire, non c'è nulla da fare davanti a un'anima che si sgretola.
Posso allungare la mano...
«Tu non fumi, Bri.»
Non ancora, Alfie.

lunedì 3 novembre 2014

By Your Side

Oh when you're cold, I'll be there Hold you tight to me.
And if you want to cry I am here to dry your eyes
And in no time, you'll be fine.
You think I'd leave your side baby
You know me better than that
You think id leave you down when you're down on your knees
I wouldn't do that.
I'll tell you you're right when you want
And if only you could see into me.


Brianna arretra sino al divano, vi si accomoda e abbassa la testa mentre si massaggia i polpacci, come fosse reduce da una maratona. «Dovrei assumerti come valletto personale.» arriccia il nasino, una breve risata: «Mia madre aveva una cameriera che si occupava di lei, l'avrei avuta anche io... Non fossi scappata di casa.» serra le labbra carnose. «Hai ragione, non è il caso di segnarle l'esistenza in questa maniera.» rilassa la schiena contro i cuscini. «Mi ero figurata una serata in casa, diversa da questa.» fa una pausa: «In cui ti mettevo in mano due biglietti per la Grecia, stamattina sono andata all'agenzia di viaggi per farmeli rimborsare, quando sarà tutto sistemato: partiremo. Staremo lontani per una settimana, quando lo deciderai tu.» ritorna a sorridere per una manciata di secondi: «Hai mai scritto qualcosa?» chiede. È balzata da un argomento all'altro con l'agilità e la grazia di una cerbiatta con uno sguardo adeguatamente mansueto, ma lei è uno spirito poco propenso al vittimismo, alla tristezza e in cent'anni ha visto più disgrazie di quante avrebbe pensato di sopportarne.
Quando lei si accomoda, lui cerca di fare altrettanto sedendosi vicino a lei.  La solletica nel muovere le dita, probabilmente per farle sollevare i piedi e aiutarla a disfarsi di quei due strumenti di tortura: «Ora non farci l'abitudine però.» l'ammonisce, socchiudendo gli occhi. «Me la ero figurata anche io, ma questo sembra essere un periodo così.» fa spallucce: «Ci rifaremo.» lo dice anche con uno slancio forse eccessivo di ottimismo. «Oh, Grecia...» sospira nuovamente: «Possiamo fare più di una settimana o non tornare mai più?» propone, sbuffando aria dalle narici in una sorta di risata accennata. «Grazie. È come se l'avessi già fatto. È come se li avessi già in mano.» storce appena la bocca poi a quella domanda, prendendosi il tempo per rispondere, sempre inframezzando i silenzi ai movimenti, se lei ha sollevato le gambe sulle proprie. Prova a puntellarsi e a scalzare via il primo stivale. «Da ragazzo.» spiega: «Ho lasciato però tutto a casa, a Bridport. È tutto là.» anche se in senso più ampio: vita, ambizioni, famiglia vecchia, anche se ne ha trovato una nuova, tutta sua.
Brianna gli bacia le dita, salvo poi sporgersi per tentare di prendergli il viso tra le mani. «Lo so. Lo so.» ripete in un mormorio, come se dovesse consolare un bambino: «Non devi avere questi pensieri. Tutto andrà al suo posto.» non aggiunge una sillaba. Ha già assistito allo strazio di un genitore sopravvissuto a un figlio, l'ha pure visto scivolare in un abisso di disperazione, può soltanto fare del suo meglio per essere una presenza di conforto. Alza i piedi, facendo scorrere in basso la cerniera. «Io non conosco il Greco.» è il suo commento, al momento attuale vorrebbe trovarsi in un monastero tibetano, al riparo da onde empatiche e sventure famigliari, con Nathaniel appresso è chiaro. «Perché non dovrei farci l'abitudine?» cinguetta con un respiro profondo: «È così tremendamente piacevole! E hai già rivelato le tue insuperabili doti nel distendere i muscoli della schiena e del collo. Fai sempre il possibile per rendere la mia doccia rilassante.» si direbbe maliziosa, ma stiamo parlando della figliola di un Arcangelo e quindi bisogna escluderlo a priori. «Cambieremo la data, prenoteremo un nuovo albergo e poi vedremo di girare il paese. Lo faremo non appena sarà possibile.» aggiunge, appare decisa e ferma nel suo proposito. Fosse per lei, gli stivali finirebbero sulle scale, non è saggio farle lanciare alcunché, data la leggendaria mira. «Alfred riusciva a trovare qualsiasi cosa volessi nascondere: smisi di avere un diario per usare uno dei quaderni di scuola, lo capì in un mese e così passai ai fogli, lui sapeva scovarli ovunque anche se li infilavo nei libri che non leggevo o fra le cose della zia Violet.» riprende a narrare, c'è una profonda, rassegnata tristezza nella sua voce quieta: «Decisi di sfruttare la cosa a mio vantaggio. Arrivato all'ultima parola, di quello che non era un resoconto, aggiunsi: 'Tu che ne dici?' e lui corresse alcune frasi e scarabocchiò: 'Cambia dalla prima alla terza persona. Frasi più brevi e centra il punto, hai girato a vuoto per cinquanta righe'. Lo feci.» stavolta ride, sembra quasi allontanarsi per rivivere un periodo effettivamente lieto della sua vita: «Era Luglio, ma per Natale avevamo finito il nostro primo racconto e lo sistemammo sotto l'albero. Era il nostro regalo per la famiglia. Noi avevamo l'abitudine di fare un regalo alla famiglia, una cosa anche piccola ma che fosse per tutti. I nostri genitori dissero che era meraviglioso.» si stringe nelle spalle: «Chissà...» resta in silenzio qualche secondo: «E di cosa scrivevi?» domanda di seguito. #deifattisuoi.
Nathaniel si lascia prendere il volto tra le mani e, per qualche momento, blocca anche i suoi movimenti. La fissa solamente, cercandone lo sguardo. Si piega quindi su un lato con il capo, provando a baciarne i palmi. Prima l'uno e poi l'altro. «Lo so.» anche se con minore fermezza dell'altra, ma non perché pessimista di natura, ma solo perché profondamente, estremamente, preoccupato. «Parleremo l'inglese. Non c'è bisogno di sapere sempre la lingua del posto, altrimenti ora saremmo dei dizionari viventi.» o dei Fallen, in alternativa. «Quello lo faccio sempre volentieri.» e la malizia che non ci mette lei, ce la mette lui, almeno una volta: «Anche tu sei bravissima a sciogliere le mie, di tensioni.» il sorriso si fa appena un po' più aperto, quasi divertito. «Vorrei davvero poterti dare una vita più rilassata.» questo dopo che il sorriso si è spento già da un po' e ha eliminato il primo stivale, poggiandolo a lato e poi passando al secondo, dopo aver fatto scendere la zip.
«Posso averlo anche io in regalo, per Natale?» chiede dopo che lei ha terminato di parlare: «Per favore!» sbattendo anche le palpebre dietro le lenti degli occhiali. «Uno tutto per me.» rincara la dose: «Che tipo di racconto era?» chiede nuovamente, facendo poi spallucce alla domanda dell'altra: «Racconti. Avventura, un po' di fantasy.» precisa, inspirando a fondo: «Devono ancora essere in qualche scatolone, se mamma non li ha buttati via.» cosa di cui dubita lui per primo, conoscendo la madre. «Ho una cosa da dirti...» si prende la dovuta pausa: «Dovrò parlare a breve con la loro madre.» di Madison e di Ariana, ovviamente. «Non le hanno detto niente e non mi sembra giusto, per quanto poco presente.» deglutisce e ne cerca lo sguardo, provando a massaggiarle anche un piede: «Volevo chiedere l'affido, se non di Ariana, che non so se vorrà, ma di Madison. Me l'ha chiesto espressamente lei.» una pausa ancora: «E io non vorrei rifiutare.» una pausa un po' più lunga ora: «Ti dispiacerebbe se lo proponessi?»
Brianna è rilassata sul divano, finalmente un'ombra di fatica le adombra lo sguardo. «Potremmo impararlo sul posto.» dice di rimando, inclinando il collo sullo schienale, scosta con le dita i capelli dal viso: «Ho un discreto talento manuale ma so cavarmela anche con la bocca.» chiosa ed è la frase più sconcia della sua vita. Lionel sverrà per l'orrore, la Fratellanza tutta lancerà alte grida di sgomento, solamente Vladimir sardonico, altezzoso, glaciale come il sovrano dei ghiacci, inarcherà un sopracciglio, enigmatico come sempre. «Ma io voglio la vita che puoi darmi tu, soltanto quella ha valore.» dice placida: «Era cominciata come una presunta incursione notturna in biblioteca, qualcosa che all'epoca mi era vietato.» aggrotta la fronte, ricorda la trama nel dettaglio ma parlarne sembra risultarle difficile, una sorta di pudore: «Prendevo una scaletta, mentre leggevo a lume candela il volume, questo cambiava caratteri e la lingua in cui era scritto era sconosciuta, composta di lettere oscure dal suono aspro.» si lascia sfuggire un risatina: «Mio fratello ed io decidemmo che nella rispettabile biblioteca di un insegnante, era stato nascosto un antico libro di evocazioni. L'opera maledetta di un Negromante cercata da una setta di invasati, decisi a resuscitare il loro Maestro. Una sera, il buon uomo si accorge che aprendo il libro a metà, le evocazioni sigillate nelle opere di Dickens si liberavano nella loro nefasta potenza e bloccavano questi in un limbo, una dimensione tra questa vita e l'altra, dove il Negromante aveva frenato la propria caduta all'Inferno.» si umetta la bocca con la lingua: «Per liberare l'insegnante, oltre che evitare alla setta di avere il libro e portare a termine il rituale, la moglie dell'uomo e i suoi due figli erano costretti a cercare le opere dell'Officiante, acerrimo nemico del Negromante... Garante dell'Equilibrio.» congiunge le mani sotto al mento: «Per farla breve, i nostri eroi trovavano una formula dell'Officiante capace di distruggere il libro e colui che lo possedeva, quindi traevano in inganno il Negromante e l'insegnante pronunciate le parole era libero, il libro e il suo autore annientati. La setta dispersa.» si copre la bocca con la mano sinistra. Ci sono fanfictions con trame meno articolate. «Alfred era bravo nei dettagli, io stavo sul piano generale.» socchiude le palpebre: «Sì, ma dovresti fare altrettanto per me.» allunga il braccio destro per cercare di sistemargli gli occhiali sul naso. «Andrai a cercare quegli scatoloni, vero?» chiede. È una domanda trabocchetto. Scivola in avanti, mentre si libera dell'altra calzatura. «Non devi.» gli sussurra. «È una cosa bellissima.» prova a circondargli il collo con le braccia: «Sei un buon padre.» aggiunge, appoggiandosi con la fronte alla sua tempia. «Saremo felici insieme, te lo prometto.» mormora ed appare decisa. Può addormentarsi anche così, a stomaco vuoto, attaccata come un koala all'albero, può darsi che aspetti la cena in quello stato di domi-veglia gradevole, in cui ogni preoccupazione sembra sfumare e questo sarà il fattorino della Pizza a deciderlo, quello che è partito da Napoli.

Oh when you're cold, I'll be there
Hold you tight to me
Oh when you're low
I'll be there by your side baby.
Oh when you're cold, I'll be there
Hold you tight to me
Oh when you're low
I'll be there by your side baby.