Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

Volete divertirvi con noi?
Venite qui: Winter's Tale GdR

giovedì 11 dicembre 2014

At Last

'Le Chateaux', più precisamente, si trova nella lussuosa Prytania Street. Si presenta dall'esterno come una bianca villa vittoriana in perfetto stile col resto del quartiere, illuminata per l'occasione da filamenti di lucette bianche che si attorcigliano anche attorno al gazebo che ripara l'entrata all'edificio, seguendo un viottolo che taglia un giardino ben curato, sebbene per forza di cose deperito. Per non rovinare la festa a nessuno, continuiamo a rifiutarci di far piovere. Alana si è aggiudicata il numero di apertura, l'esibizione che accompagnerà il primo ballo della coppia di neo sposini: la nostra cantante avrà già avuto modo di accordarsi coi tecnici del suono e di prendere posto sul palco allestito all'interno della villa, accompagnata da una band di eccezione, al suo servizio. Tutto è predisposto, ogni dettaglio così come era stato ideato - e di certo non manca il cibo. Agli ospiti non resta che divertirsi.
Alana si è allontanata prima degli altri ospiti dalla chiesa, prendendo un taxi con il denaro gentilmente offerto dagli sposi (?) per il lavoro di stasera, in modo da arrivare prima degli altri alla villa. Non che ci fosse molto da preparare, ma sapete come sono fatti gli artisti, devono studiare l'energia del posto prima di fare quello che fanno di solito e ovunque, devono tirarsela un po'. Adesso, nonostante il brusio allegro degli invitati che prendono posto nella sede dei festeggiamenti per il matrimonio, si avvicina al microfono camminando sul piccolo palco semicircoare addossato alla parete principale della grande sala. Tossicchia scostando la testa dal microfono, tanto per non far sentire a tutti quant'è brava a schiarirsi la voce. Poi riavvicina le labbra al gelato metallico, con un semplice e diretto « Salve ». La sua voce è piatta, lo sappiamo un po' tutti, ma il suo viso è carico di espressività: un velo di emozione, di trepidazione le riempie tutta la faccia. Si è rinfrescata il trucco in taxi e non ha più la giacca addosso, di modo che tutti ora possano ammirare il panneggio color melone e dorato che ha scelto per festeggiare l'unione di Brianna e Nathaniel. «Innanzitutto, benvenuti gli sposi. Sono onorata che abbiate scelto me per onorare il vostro amore. Vi auguro tutta la felicità di questo mondo. E che possa bagnare un po' anche tutti noi, che vi viviamo accanto. » accompagna l'introduzione con un sorriso che non scopra i denti - sia mai- e gli occhi lucidi. Guarda i musicisti disposti tutt'intorno a lei, vicini e compatti, per cercare l'intesa iniziale. E uno. E due. E tre.
«AAAAAT LLLAAAAAAAAST. My looove as come alooone. My lonely days are over. » sapete tutti come andrà a finire. Tutti l'abbiamo cantata almeno una volta nella vita, l'abbiamo sentita nella scena cruciale di un film d'amore e abbiamo sognato che suonasse per noi. Stasera, tutto questo è dei nostri fortunati sposini. «AND LIFE IS LLLLIIIIIKE A SOONG» Alana - che quando lavora è solo Miss Smith - sorride e guarda il pubblico dritto in faccia, facendo qualche passo in mezzo ai suoi colleghi. «THE SKYES ABOVE ARE BLUE. My heart was wrapped up in clover THE NIIIIGHT I looked at you...» questo pezzo è quello più emozionato, da parte sua, grazie al gioco di società di ieri sera. Ma continua, passeggiando lentamente fra i musicisti e scendendo, meno goffamente di quanto ci aspettassimo, dal palchetto, per camminare in emzzo ai tavoli - più specificamente, verso proprio Brianna e Nathaniel. E stavolta non importa gli occhi di chi diventino come, lei non si distrarrà. «I found a THRIIIILL to press my cheeck to. A thrill that IIIIII have never known... oooh yeah.» li guarderebbe tutti e due, allontanando dal busto il braccio che non tiene il microfono. Sarà finita sicuramente al centro dell'attenzione, ma con la musica non le importa poi tanto. Anzi. «And then the spell was cast. And here we are in.. hheavenn » sospira piano, annuendo in un muto "amen sorella" comunicato ad Etta James attraverso il Velo -fatecela passare. Adesso si allontana di un paio di passi all'indietro, abbassando busto e testa come in una riverenza ai due innamorati: «For.. YOU ARE MIIIIIINE. AT LAAAAAAAAASTTTT ». Qualche attimo di silenzio, per riprendere fiato e raddrizzare la schiena, simulando un applauso con l'lamico metallico. « Un applauso a questa magnifica coppia! » incita la folla, per quanto il suo timbro nel parlato le permetta. Tranquilli, i vostri soldi non sono andati sprecati: per nostra fortuna, è un timbro completamente diverso dal cantato.
Brianna trascina Nathaniel in pista, non importa quanto le costi e se debba strapparlo ai parenti, ai brindisi, al cibo, ai regali. Le luci si abbassano, accarezzano Alana che intona quella canzone che ha richiesto espressamente per il suo primo ballo come signora Hunt. «Ricordi?» mormora con voce morbida, bassa, cercando di avvicinarsi al suo orecchio: «Mi hai invitata a ballare, in strada. Sentivamo appena la musica e io non credevo che qualcuno avrebbe voluto danzare con me, in un locale jazz.» sorride, commossa e felice. È stanca dalla lunga giornata. Lascia che le note scivolino fra loro, ascolta il canto di Alana, a tratti strofina la punta del naso contro il collo di Nathaniel. «Eravamo felici, quella sera. Lo saremo ancora e ancora.» sembra volerlo rassicurare o promettergli un'esistenza più serena di quanto sia stata, poserebbe la mano sinistra sulla sua spalla. La Ethevyn è pure incinta, perciò si trova squassata da un turbine emotivo, al languido sentimento che l'avvolge, si aggiungono le visioni dei mesi trascorsi accanto a Nathaniel, vanno a ritroso sino ad raggiungere Alfred, Rebecca, Malcom, tutti i cari che non può abbracciare o sentire, che continua ad amare. Un gelo innaturale non distante dal palco le suggerisce qualcosa, ma lei prosegue a ballare, ad ascoltare la musica anche se i due Skulls sono arrivati: Alfred con i capelli color paglia, il volto ossuto è un teschio bianco e nero, morto di cancro è magro, nervoso con una maglietta che mostra dei tatuaggi alle braccia, stira un sorriso a Nathaniel; non una smorfia dolente, un vero sorriso breve, leggero ma sincero; lei è avvolta in una veste da camera bianco, una donna anziana dai capelli d'argento raccolti alla nuca, il teschio smorza appena la sua bellezza mantenuta nella vecchiaia, ha le mani strette al cuore, sembra stia piangendo, anche lei sorride. Svaniscono sulle ultime note, senza disturbare, senza turbare, senza messaggi, testimoni di quel momento di felicità. Brianna, ignara, applaudirà Alana, la abbraccerà, la ringrazierà per far proseguire l'intrattenimento previsto. #marysuemodeon. #somanyfeels
Nathaniel, in effetti viene strappato all'affetto dei parenti e amici, per essere trascinato via, giustamente, da quella nuova famiglia, costituita da Brianna e colui o colei che porta in grembo. Non è mai stato un individuo che ama mettersi in mostra, essere al centro dell'attenzione e tutta quella giornata, sembra metterlo decisamente alla prova, per quanto al momento ci sia solo la rilassatezza dopo la cerimonia e l'abbraccio di coloro che sono venuti a festeggiare quell'evento con loro. Quello è, tuttavia, un momento solo della coppia, uno dei più intimi della giornata e ovviamente gustabili anche dagli invitati. Accetta di buon grado, senza sbuffi, senza arrossire, di andare a ballare con la sua controparte femminile, poggiandole dolcemente una mano sul fianco più tondetto, data la gravidanza e l'altra a cercare la sua mano, un po' come ha fatto, innumerevoli volte, durante la cerimonia. Per quanto ci sia il desiderio inaspettato di buttare ai rovi la cravatta, per il momento la cosa risulta sopportabile, perdendosi inevitabilmente in quel groviglio di emozioni che si intensificano, ora che è solo con lei, per quanto lo si possa essere in mezzo ad un ricevimento. C'è solo lei comunque, nessun altro. Si piega quel tanto che basta per appoggiare la guancia contro la sua, danzando esattamente come ha fatto quella prima sera, quel loro primo appuntamento, seguendo le note e la meravigliosa voce di Alana. «Io sono felice anche questa sera, anzi lo sono di più. Cosa potrei desiderare di più dalla vita, se non averti qui con me, nonostante le gioie e i dolori. Le vincite e le sconfitte?» glielo sussurra all'orecchio, muovendosi ancora, lentamente, senza per altro calpestarle i piedi, cosa più unica che rara. «E quella sera avevo paura, esattamente come questa.» replica ancora,c on voce bassa: «Una paura diversa. A quel tempo dell'ignoto, che tu non mi volessi. Ora di essere un degno marito per te, nonostante la mia rabbia di questi giorni.» un piccolo bacio, non troppo casto, tra spalla e mascella, fino a risalire ancora al suo orecchio, bisbigliandole, in stereofonia con il cantato di Alana, un pezzo della canzone, pur senza intonarla, ma solo recitandogliela. «Ho trovato un sogno a cui potevo parlare, un sogno che posso chiamare mio, ho trovato un brivido contro il quale premere la mia guancia.» e così dicendo, nuovamente sfiora la sua pelle con un bacio, sulla guancia questa volta, respirandole addosso: «Un brivido che non ho mai provato prima.»

The Royal Wedding II

Tutti amabilmente in ghingheri - fatta eccezione per quel manipolo di Skulls innocui che si aggirano fra gli invitati dello sposo, e che qualcuno di particolarmente dotato potrà notare -, tutti ai loro posti, giusto in tempo per l'ingresso della sposa. Non appena le figure di Key e Brianna si stagliano controluce sulla soglia, per una sorta di passaparola da chierichetto a chierichetto, ecco che l'Ave Maria scema in volume venendo subito rimpiazzato da un molto più genuino boato d'organo, in diretta. Dietro la tastiera siede una ragazza poco più che ventenne, concentratissima sullo spartito che ha di fronte: quello della famosa marcia nuziale di Wagner, che esegue egregiamente, accompagnando la discesa dei due Nephilim lungo la navata. I presenti, quasi in massa, si alzano in piedi e rivolgono le facce già arrossate dalla commozione verso la futura moglie, il cui tragitto è seguito da cui decine d'occhi lucidi. Qualcuno si dimostra più rigido, certo, ma l'atmosfera nel complesso è un abbraccio spirituale che stringe la coppia d'innamorati. Il sorriso dello stesso Padre Jorge si allarga, intenerito, mano a mano che vede avvicinarsi Brianna. Attenderà comunque che questa abbia raggiunto, dinnanzi all'altare, il suo compagno, e che con questo la musica si sia chetata, prima di richiamare l'attenzione della sala e prendere parola. Un segno della croce rivolto all'esterno, con un gesto ampio e comprensivo. «Brianna e Nathaniel.» Una pausa appena, la voce è forte, vitale, abituata a sfruttare al massimo la conformazione dell'edificio in cui predica. «La Chiesa partecipa alla vostra gioia, e insieme con i vostri cari vi accoglie con grande affetto nel giorno in cui davanti a Dio, nostro Padre, decidete di realizzare la comunione di tutta la vita. In questo giorno per voi di festa il Signore vi ascolti.» Gli occhi castani sono rivolti al Medium e alla Ethevyn, i più vicini, quelli a cui quell'augurio è indirizzato. «Mandi dal Cielo il suo aiuto e vi custodisca, realizzi i desideri del vostro cuore ed esaudisca le vostre preghiere.» Un ulteriore istante di silenzio, una breve inspirazione, prima che il tono placido si innalzi con potenza, appellandosi ora anche al resto degli astanti. «Riconoscenti per essere di venuti figli nel Figlio, facciamo ora memoria del Battesimo, dal quale, come da seme fecondo, nasce e prende vigore l'impegno di vivere fedeli nell'amore.» Una premessa piuttosto comunque, nient'altro che l'incipit della cerimonia. I ministranti portano a Padre Jorge un'acquasantiera, formule e ringraziamenti di rito si sprecano in un coro di voci sommesse.
Nathaniel, prima ancora dell'ingresso della sposa, lo sguardo dello sposo si adagia sui volti dei presenti, conosciuti o meno che siano, lampi fuggevoli o meno che siano. È un muto ringraziamento che rivolge ad ognuno di loro, abbracciandoli seppure con gli occhi in una stretta amorevole, commossa, come testimonia anche il continuo deglutire. Lo sguardo indugia ancora sui membri della propria famiglia, acquisiti o meno per poi spostarsi dalla parte della sposa e indugiare un po' più a lungo su Haniel, piegando appena il capo come in segno di ringraziamento, a lui riservato.



«No, niente fuga ma metti un piede sullo strascico della sposa se è lei a tentarla.»
biascica verso il testimone, occhieggiando anche la figlia come a dirle di dar man forte, per quanto è quasi certo che non ce ne sia bisogno. Quando la musica muta, cioè quando si dà l'avvio al matrimonio vero e proprio con la marcia nuziale, seppure c'era stato un lieve quietarsi, ora scompare completamente, tendendosi completamente verso l'ingresso e l'attesa, estenuante, dell'arrivo di Brianna. È quando finalmente la inquadra, bellissima nel suo abito, non può fare a meno di sorridere e, finalmente, rilassarsi. Un sorriso che viene dedicato unicamente a lei, come se a quel punto della giornata, esistesse solo la sua futura sposa. Non cede alla voglia di andarle incontro e strapparla alle braccia amorevoli di Key, attende nervoso il suo arrivo all'altare, di fianco a lui senza mai staccarle gli occhi di dosso. Ed è quando finalmente è giunta nelle sue vicinanze, che si avvicina di qualche passo e ne sfiora, per qualche secondo appena, la mano con la propria. Uno cercare smanioso delle dita contro le dita dell'altra. Una ricerca di contatto che dovrebbe dargli, al di là dell'aura della Ethevyn, la calma di cui ha bisogno, senza minimamente scalfire la felicità del momento. Si fa quindi più attento alle parole di Padre Jorge e, sempre che il contatto sia riuscito, rinunciarci a malincuore per darsi un certo contegno, degno del grande passo che stanno per compiere entrambi, assieme per la vita. Non si dimentica neanche di Key a cui sorride, ringraziandolo semplicemente con un sillabare senza voce, lui che la consegna tra le proprie braccia, in funzione di quel padre che non c'è più. E nonostante tutto, nonostante l'immensa felicità, per qualche momento è andato a cercare tra la piccola folla che si è assiepata nella chiesa, un volto conosciuto, una chioma bionda, che non ha trovato, riservando infine tutta la sua attenzione alla cerimonia e al rito che si apprestano ad officiare.
Madison trattiene una risata alle parole di Nathaniel, abbassando lo sguardo e fissandosi le mani provando a trovare la serietà che dovrebbe mantenere visto che è a portata d'occhio di un prete. E a lei mette un sacco di soggezione il prete. Le pare di avere tutti i peccati stampati addosso a chiare lettere. Prende un paio di respiri profondi, prima di lanciare uno sguardo sornione a Delcan. «Accertati solo che papà non cada giù come una pera cotta. In caso.» si sporge appena sussurrando sempre molto piano. «Pizzicagli dove sai tu.» intende le chiappe, ma ovviamente si guarda bene dal nominarle così sfacciatamente in una chiesa. Si volta quando sente la marcia e sgrana gli occhi fissando meravigliata Brianna. Non c'è niente di più bello. E non solo per l'amore che esprime, ma perché è bella. E sotto sotto, c'è anche tanta invidia. Per quanto dica o faccia, sa di non poter neanche lontanamente uguagliare l'unghia dell'alluce destro della sposa. O in generale, di molte altre donne. Insomma, il papone ha accanto la figlia bruttarella. Sposta lo sguardo, dalla sposa all'accompagnatore, che ha già scorto in precedenza ma che dubita fortemente sia il padre della donna. Sorride contenta e felice, seguendola con lo sguardo quando si accosta al padre e torna a guardare avanti, seguendo distrattamente la cerimonia. Le cose religiose non fanno tanto per lei. L'annoiano in tempo zero. E' il momento che si gusta. Quell'attimo di piena e perfetta felicità che le fa vibrare ogni più piccola corda del proprio cuoricino.
 Key , l'avanzata lungo la navata centrale , a spezzare così gli invitati in Chiesa, è lenta e permette a chiunque di posare gli occhi verso la Sorella che porta piano piano all'altare. Se la ridacchia un po', sentendo quel mormorio. Cerca comunque di non cadere nell'indecenza e trattenere comunque la risata,a livello di volume, nelle più immediate vicinanze. « Stai diventando cicciona, Brì. Sempre a mangiare pensi..Vah, guardalo come freme...» mormora in risposta,prima di rivolgerle un sorriso rassicurante. Nath è lì e non sembra in procinto di fuggire a gambe levate dalla Chiesa. Ancora pochi passi, i parenti di Brianna e Nathaniel neanche li conosce e forse avverte ora un leggero disagio nell'adempiere a quel compito lui. La presenza di un solo Fallen nell'area è singolare. Intuire chi possa essere non è nemmeno difficile. Ignorarlo è ancora più semplice,però.Neanche sa chi è,del resto.Così come ignora volutamente ogni presenza Lycans all'interno della Chiesa. I pochi passi che lo separano dall'altare vengono fatti lentamente,fino ad arrestarsi appena. «Vai... »mormora piano piano. E' il momento di lasciare che Brianna venga presa in custodia da Nathaniel, al quale rivolge un sorriso e un occhiolino amichevole. Nessuna parola, probabilmente un ringraziamento silenzioso per via di quello che avverte in Brianna in presenza dello sposo,appunto,consapevole di quanto lei sia coinvolta. Quindi si sposta,piano,senza disturbare troppo. Lo sguardo scivola un attimo sui testimoni,poi si abbassa quando va a prendere posto vicino alle prime file, lasciando comunque spazio ad eventuali familiari di Brianna. Prende posto inevitabilmente vicino agli altri Nephilim lì vicino,se ci saranno. O comunque subito dietro i parenti dell'Ethevyn. In silenzio,con attenzione. Nessuno sguardo verso nessun'altro se non verso Padre Jorge,che conosce piuttosto bene e riesce a strappargli un sorrisetto impercettibile,nel vederlo così..serio. Bonnie sarà stata intravista,ma forse nemmeno questo. Se ne sarà accorta ,come tutti coloro che hanno posato gli occhi su di lui, che non ha proprio rivolto lo sguardo verso nessuno in particolare. Se non il prete ,Nathaniel e i testimoni. Nessuna cattiveria..semplicemente si isola, mantenendo l'attenzione solo sull'altare e le persone lì vicine.
Brianna atraversata la navata, lanciando sguardi riconoscenti agli invitati e sorridendo con affetto a Key, lascia il suo braccio tremante, deglutendo un po' d'aria: «Come sei caro.» bisbiglia tra il serio ed il faceto. Ci sono Fauni, Wakers, Medium nella Chiesa, perciò Brianna avrà dimenticato anche di essere la sposa, le è sufficiente incontrare il viso di Nathaniel per avvertire il cuore sprofondare un abisso fatto di una tensione quasi piacevole, ogni battito confonde la speranza col timore e l'amore che nutre sembra un sentimento tanto vivido da potersi vedere o sentire, come se lo slancio che prova fosse noto al Cielo e agli Inferi, ai presenti, a chiunque viva sulla Terra perché è divenuto un desiderio, violento, incessante quanto la corrente di un fiume in piena, la sua razionalità ne è travolta. Ha un nugolo di parenti, amici, Fratelli, alleati, Faerings. Cercherà di chiacchierare con Key, interessandosi di questo isolamento e del suo umore in generale, ma se lo facesse adesso sarebbe sconveniente, inoltre non pensa. Il cervello elabora immagini, parole, colori, luci ma non riesce a collegarli. In apparenza è bella, felice, perfetta ma le sinapsi si sono spente. Ha il vuoto, fatica ad elaborare quanto sta dicendo il prete, lo scruta con un'espressione vagamente stolida, come una Barbie con i fianchi larghi e i capelli scuri, inclina la testa, sfarfalla le ciglia, stringe i fiori, sino a quando Eveleen non li scippa rudemente, perché non può rimanere col bouquet durante il rito ma la Ethevyn resta qualche secondo con le mani attorno all'aria, salvo poi congiungerle in grembo e poi cercare quella di Nathaniel.
Padre Jorge, per bello aitante e giovane che sia, segue quella che è una formula standard - e standard poiché sacra. Ricordato il battesimo, e innaffiato di acqua santa se stesso, gli sposi e qualche invitato nelle prime file, gli viene consegnato da uno dei diaconi una antica copia del Nuovo Testamento, che apre sul leggio ad una precisa pagina, indicata dal segnalibro in raso porpora. Ai lati del pulpito finiscono le mani; uno sguardo alla stampa che tiene sotto agli occhi, un nuovo respiro profondo, e rieccolo rivolgersi al suo gregge improvvisato con toni carismatici, senza perdere una tranquilla affettuosità di fondo. L'accento spagnolo è sfumato, niente più che un residuo. «Dalla lettera di san Paolo agli Efesini.» E con questo, il permesso di tornare a sedersi è accordato. «Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei. Allo stesso modo anche i mariti devono amare le loro mogli, come la loro propria persona. Chi ama sua moglie ama se stesso.» Lasciando il sacerdote alla sua lettura, non dimentichiamo di citare fra i presenti una commossa Helena, ed Anja che si trova ora accanto a Brianna, incoraggiante testimone. «E se vi arrabbiate, attenti a non peccare: la vostra ira sia spenta prima del tramonto del sole.» Così pare concludersi il brano selezionato, a cui Padre Jorge accompagna una breve omelia, incentrata sì su quanto appena recitato, non mancando però di attualizzare e fare riferimenti ai due individui che sorgono di fronte a lui. Ha una dialettica coinvolgente, originale e sensata, frutto degli studi teologici e di una fede che si capisce essere salda e pura. Qualcosa che non tenteremo neppure di riprodurre, per non far torto a nessuno. «Carissimi Nathaniel e Brianna...» Arieccolo; il mento vira in una curva morbida per inquadrare prima l'uno e poi l'altra. «Siete venuti insieme nella casa del Padre perché la vostra decisione di unirvi in matrimonio riceva il suo sigillo e la sua consacrazione, davanti al ministro della Chiesa e davanti alla comunità.» Un bambino, fra le ultime file di panche, spezza il silenzio assorto con un acuto pianto capriccioso, ma è sufficiente un istante prima che il piccolo ribelle ritorni a placarsi, cedendo all'influsso delle aure dei Nephilim sparsi. «Siete stati consacrati mediante il battesimo: ora Cristo vi benedice e vi rafforza con il sacramento nuziale, perché vi amiate l'un l'altro con amore fedele e inesauribile, e assumiate responsabilmente i doveri del matrimonio.» La pomposità dell'ennesima formula liturgica viene spezzata da un sorriso di fraterna complicità, senza che gli occhi scuri cessino di cercare quelli della coppia di innamorati. Il volume della voce si abbassa leggermente, in una sorta di confidenza riservata ai due. «È il momento di scambiarvi le vostre promesse.» Zittendosi conseguentemente per lasciare a loro la scena. Un chierichetto si avvicina, offrendo un microfono wireless che Medium e Ethevyn potranno o meno accettare. Dopotutto, le dimensioni contenute della St. Augustine permettono una buona acustica anche senza bisogno di aiuti particolari.
Nathaniel, un momento, fulmineo, di puro panico quando sente il suo testimone sillabare quelle parole. Sempre per quel piccolo momento abbandona il volto della propria sposa e quello di Padre Jorge per indirizzare un'occhiata poco amorevole e molto selvatica, se non addirittura incazzata, verso Declan: «Non hai le fedi?» mormora a bassa voce, spostando poi l'attenzione, simultaneamente, verso Madison. Occhi sgranati, leggera gocciolina di sudore che scivola lungo il collo e il cuore che ha preso a battere fin troppo velocemente. Se non vogliono rischiare la morte istantanea dello sposo e rendere la sposa prematuramente vedova, forse è il caso che le fedi saltino fuori. È però la solennità dell'officiante, a richiamare la sua attenzione e non può neanche muoversi a passare l'indice tra la camicia e il collo, come a volersene separare dopo essere diventato tutt'uno con la sua pelle, il tessuto. Torna a deglutire ma non a rilassarsi, dato che dopo aver cercato e trovato la mano di Brianna, è tornato comunque a congiungere le mani in grembo. Solleva di qualche millimetro il mento e ascolta, per quanto è più che probabile che stia pensando al "guaio" delle fedi, in quel preciso istante. È quando però gli si fa richiesta di fare la propria promessa, che attende che gli venga consegnato il microfono, prima di girarsi verso Brianna e tornare soltanto su di lei, cercando di prenderle una mano tra le proprie. Ne cerca lo sguardo e come la Nephilim, pur non essendo provvisto di aura, sembra davvero esplodere di gioia e pure un pò di panico, sempre per il medesimo motivo. «Mi baci con i baci la sua bocca...» ma la voce esce un poco bassa, tanto da schiarirsi velocemente la stessa, con un un colpetto discreto di tosse: «Sì, miglior e del vino è il tuo amore.» sembra acquistare un po' più di mordente e sopratutto rilassatezza. «Inebriante sono i profumi per la fragranza, aroma che si spande è il tuo nome.» inspira a fondo, con una lieve pausa, prima di riprendere. «Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, mia sposa.» stringe maggiormente la presa sulla sua mano: «Tu mi hai rapito il cuore con un solo sguardo, con una perla sola della tua collana. Quanto è soave il tuo amore mia sorella, mia sposa. Le tue labbra stillano nettare. C'è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come quello del Libano.» il sorriso si fa largo, mostrando la dentatura. «Giardino chiuso tu sei, mia sorella, mia sposa. Sorgente chiusa, fontana sigillata. I tuoi germogli sono un paradiso di melagrane, con i frutti più squisiti, alberi di cipro e nardo, nardo e zafferano, cannella e cinnamomo, con ogni specie di alberi d'incenso, mirra e aloe, con tutti gli aromi migliori.» e la frase termina, cercando di piegarsi in avanti per darle un bacio sul dorso della mano, delicato. Fortunatamente ha edulcorato il resto, essendoci presenti madre, padre, figlia, nonché Haniel e tutti i presenti. Lo sguardo che le rivolge però è piuttosto eloquente.
Brianna abbassa la testa, sorridendo beata al chierichetto. Stringe la presa, riconosce il testo anche se non l'ha letto a catechismo. Le dita tremano, l'empatia non lascia spazio a dubbi di sorta, gli occhi restano a fissare Nathaniel, le labbra si stringono tra loro e si distendono, al bacio sembra trattenere un singulto, ma non piange. «Nei tuoi pensieri tutto il giorno, tu nei miei.» esordisce con un filo di voce limpida, indugia sulle sillabe, come se faticasse a parlare: «Gli uccelli cantano al riparo di un albero. Sopra la preghiera della pioggia, un blu sterminato, non il Paradiso, che non va da nessuna parte, senza fine.» sussurra, spera che Haniel non le scagli un fulmine, non è l'autrice e lei, fra l'altro, mica è scontato che vada in Paradiso: «Perché mai le nostre vite si allontanano da noi stesse, mentre rimaniamo intrappolate nel tempo, in fila verso la morte? Sembra che nulla possa mutare lo schema dei nostri giorni, alterare la rima data da lutto in assonanza con diletto.» deglutisce, i presenti di sesso maschili possono garbatamente grattarsi: «Poi sopraggiunge l’amore come un volo lesto di uccelli dalla Terra al Paradiso dopo la pioggia.» alza gli occhi su Nathaniel: «Un tuo bacio, rievocato, sfila, come fossero perle, questa catena di parole.» respira a fondo: «Cieli immensi ci congiungono, unendo qui a lì. Desiderio e passione nell’aria che pensa.» ha un senso profondo, bellissimo, non immediato, questa poesia e l'ha scelta da ubriaca o forse confidando nella recitazione impeccabile. «Ti sarò sempre accanto, Nathaniel.» aggiunge andando nel panico: «Mio amore, mio respiro, mia gioia, mio compagno e amico, mio sostegno e mio conforto. Se non avrai la forza di andare avanti, io ti sosterrò e quando sbaglierò, saprai guidarmi alla verità e mi insegnerai ancora quanto sia profondo l'amore e naturale il perdono. Tutto ciò che ci ha fatto soffrire, in passato, non abbia spazio nel nostro futuro. Ti dono il mio cuore, ti dono i miei giorni, le mie lacrime, le mie risate, i miei sospiri, il mio dolore e la mia gioia. Accettali, te ne prego.» si schiarisce la gola, l'ultima parte è un'improvvisata. Nata in quel preciso istante.
Freddie : «Okay, magari un vestito più piccolo per evitare di inciamparci sempre... » E' inutile, è presa bene e ha deciso che oggi fa la scema. Tanto che sorride a pieni palmenti quando Alana viene individuata da entrambe, e Jenny (sì), sfregando una mano di Mamma 2 tutte gioiose davanti alla loro bambina. Ma... ahem, appunto il momento è altrui. Quindi la cerimonia va avanti e il viso viene rivolto verso la guancia di Kismet per soffiarvi piano. « Ssss... » Senza esagerare, cerca di rinfrescarla e calmarla durante il boato d'organo, e le appoggia anche una mano sulla spalla. Quindi in realtà questo l'aiuta a focalizzarsi su qualcosa, la protezione della moglie, ed evitare di fare la cogliona guardona in giro: un piccolo passo indietro per i nervi di Kismet, un grande passo per l'intera umanità. Gli occhi tornano sull'altare comunque, attenti allo scambio delle promesse per andare a stringere un po' più il pugno. C'è una certa agitazione positiva che le fa fare una sorta di «Frr » di gola. Come se rivivesse dei momenti successi solo davanti ad altri due occhi, nient'altro, davanti a quattro mura vecchie e una vasca gialla. Ma li rivive, con labbra frementi e il fiato che cerca ancora di dare sollievo alla guancia altrui.
Kismet, sarà l'atmosfera, saranno le auree pacifiche dei Nephilim, che come sempre sembrano prenderti il cuore nel palmo e sussurrargli che tutto, alla fine, andrà bene, ma Kismet sembra seriamente rilassarsi un po' man mano che la cerimonia prosegue. Il petto ammorbidisce il respiro e lo sguardo perde un po' di quella sfumatura tagliente che di solito lo rende inospitale e persino bellicoso. Si stringe un po' di più la fata vicino nel bisogno fisico di contatto, di sentire anche sulla pelle l'amore che sente provenire in ogni dove da questo luogo di culto. La radiosità della sposa, Brianna, attira più di un suo sguardo ed è su di lei che si concentra per lo più. Naturalmente ha colto in tempo il sorriso di Alana, un tempo "semplicemente" amica ora qualcosa di più simile ad una creatura sua e di Freddie in egual misura e questo le ha permesso di sorridere tra sé e sé, intimamente. Ma poi ogni tanto sbircia anche verso Key e magari ha notato quel modo di isolarsi, quella rigidità dello sguardo che si ostina a stare dritto, alto, ma non rivolto alle persone. E allora anche l'ostilità un po' s'allenta in funzione di un sospiro smorzato. Si gira per un altro bacio sulla tempia della moglie. «Io amo mia moglie, dunque amo me stessa.» sussurra verso di lei in risposta alle parole di Padre Jorge. Ovviamente si è alzata e seduta quando il rito l'ha richiesto, svettando col suo metro e novanta di tacchi e gambe lunghe tra le altre teste. E mentre ascolta le parole di Nathaniel, rimane china verso Freddie che le soffia sulla guancia. Lei chiude gli occhi. L'aroma di sangue e resina nelle narici combinato con l'influsso dei Nephilim la fa sentire come ad una mensa ricca e piacevole. A un tratto qualcosa nelle parole del wannabe sposo la fa tornare ad aprire gli occhi e corrugare la fronte. Allora cerca un altro bisbiglio verso Freddie «Sorgente chiusa e fontana sigillata.» ripete a bassissima voce ma intonazione fortemente disturbata «....» ma guarda la sua, di sposa, e il visetto assorto che negli occhi nocciola ha immagini che solo loro due conoscono le fa tornare il sorriso. La mano cerca allora la sua, la sinistra, per sfiorarne la fede all'anulare «....» e le rivolge un altro bisbiglio basso all'orecchio. [Ermes]
Madison, ora che si avvicinano anche gli altri due Nephilim, è come finire dentro la culla della mamma. Oddei non che fosse particolarmente amorevole come mamma, ma in generale. Qualcosa di bello e piacevole, che le fa venire voglia di rannicchiarsi da qualche parte e pisolare per tutto il tempo. Peccato che non può. Si guarda intorno, adocchiando chi più chi meno, prima di tornare ai protagonisti di questa importante cerimonia ancora senza smettere di sorridere. Inspira a fondo prima di guardare Declan e fare la faccina confusa. Per una manciata di secondi, per poi sorridere di nuovo, divertita perché deve far prendere a loro un infarto ora e subito. Si volta per prendere il cuscino dove si trovano le fedi e lo porge a Declan, senza mai toccarle, neanche tema di infettarle o chissà quale strana maledizione possa toccare loro se lei prova a sfiorarle senza permesso. Sarà infine come spetta al testimone tendere le fedi per gli sposini e lo fissa tutta orgogliosa neanche lui stesse dando prova di chissà quale particolare esibizione artistica davanti a tutti. Sorride a Nathaniel e gli fa segno di fare la sua parte, poi mima l'atto di respirare, profondamente. Prima che impanichi e crolli giù come un pero.
Declan muove l'anulare per tre o quattro volte, nell'aria. «Echeca...» la frase mormorata è subito soffocata dal suo rispetto per il sacro loco. Sbuffa, sempre teatrale, neppure fosse il 'Benny Hill Show'. Inizia a cercare nelle tasche dei pantaloni, della giacca, della camicia, se un individuo normale cercherebbe di sostenere psicologicamente l'amico, non scordando una romantica esternazione alla fanciulla del cuore, il nostro è pronto a uscire dalla chiesa per cercare gli anelli a casa. Sorride, perciò, sollevato a Madison. «Non era tanto vago.» finge di confidarle. Prende il cuscino, come un paggetto, lui che è allampanato e solitamente aggraziato come Mister Magooo. «Ho sempre saputo che tu sola, mi avresti salvato.» è una frase seria, detta in un sussurro ma deciso nel tono, cosa intenda non lo specifica, sorride per fare il suo dovere. Si volta, si mette ben dritto, ascolta, in attesa del momento fatidico. «Perché useranno il cuscino?» bofonchia perplesso, rimirandolo con interesse.
Alana, l'aria trasognata s'imperplessisce quando nota Declan, una vecchia e superficiale conoscenza da quando si è immessa in tutta questa storia del sovrannaturale, gesticola in un attimo di panico. Ma ehi, tutto risolto - o così sembra. Quel che è palese è che le parole snocciolate da Nathaniel vengono accolte dalle sue orecchie forte e chiaro. E non può fare a meno di ritrovarsi gli occhi umidi, lucidi, perché anche se è una paesanotta illetterata ha comunque un cuore ed un'intelligenza emotiva di sorta. Di tanto in tanto, butta l'occhio qualche fila più avanti, ma per lo più è focalizzata sugli sposi.
La cerimonia precede come previsto, senza disturbi e colpi di scena. «Alla presenza di Dio e davanti alla Chiesa qui riunita, datevi la mano destra ed esprimete il vostro consenso. Il Signore, inizio e compimento del vostro amore, sia con voi sempre.» E ci si aspetta che tutto continui a filare liscio. Dopo i voti personali e personalizzati, toccherà a Brianna e Nathaniel piegarsi alle formule rituali, quelle che avranno ripassato nei giorni scorsi e che accompagnano il fatidico scambio delle fedi - fortunatamente fatte apparire giusto in tempo, e che Padre Jorge stesso provvederà a benedire. «L'uomo non osi separare ciò che Dio unisce.» Il più è fatto: non mancheranno professioni di fede, cori di 'amen', eucarestia e quant'altro, ma la sostanza è una sola. Nathaniel e Brianna sono ufficialmente, al cospetto di Dio e dei presenti, marito e moglie. Il sacerdote si avvia alla conclusione della cerimonia. « Abbiate benedizione nei figli, conforto dagli amici, vera pace con tutti.» Per gli sposi, dapprima. «E su voi tutti, che avete partecipato a questa liturgia nuziale, scenda la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo.» Altra pioggia scrosciante di 'amen', mentre in sottofondo già riattacca l'organo, questa volta unito ai suoni più agili di un violino e a quelli vibranti di una viola. La musica che si diffonde nell'aria è ancora una volta classica, e si tratta dell'overture de 'Le Nozze di Figaro', opera di Mozart.  «Nella Chiesa e nel mondo siate testimoni del dono della vita e dell'amore che avete celebrato. Andate in pace.» Basta, liberi tutti. Invitati e neo sposini, la St. Augustine andrà velocemente svuotandosi in un trambusto di panche ma soprattutto di pance, richiamate dalla prospettiva del cibo.

The Royal Wedding I

È una bella mattinata di sole, in barba al meteo. La chiesa simbolo di Tremé, intitolata a sant'Agostino, non è una struttura che si possa definire sfarzosa né enorme, ma in previsione delle nozze che vi si celebrano quest'oggi le Perpetue e i Perpetui della diocesi si sono impegnati affinché l'edificio sacro apparisse al meglio, pulito e ordinato, pronto ad accogliere gli invitati nel gran giorno. All'interno vige un educato clima di eccitazione e attesa, un brusio sommesso ma continuo che si diffonde lungo la navata centrale e fra le fila di lunghe panche in legno disposte ai due lati di questa: sulla destra troviamo già schierati i familiari di Brianna, seduti fra le prime file a rispecchiare - sulla sinistra - i parenti di Nathaniel. Ad amici e colleghi sarà data la possibilità di scegliere a quale 'schieramento' unirsi, con l'eccezione di testimoni e damigelle, richiesti nei pressi dell'altare, dietro il quale sosta pazientemente in piedi il pacifico Padre Jorge, il giovane sacerdote di origini messicane preposto alla celebrazione del sacramento. Un umano d'inaspettata prestanza fisica, alto e fiero, con occhi castani che irradiano benevolenza e un sorriso leggero, naturale, a rilassargli il viso sbarbato. Indossa il camice, la stola e la casula bianca; attorno a lui stanno i ministranti, e a fare da ali esterne un paio di chierichetti tirati su dalla strada e ridimensionati a dovere. Già oltre le porte aperte, in strada, risuonano le note registrate di uno fra i più celebri brani di Franz Schubert: l'Ave Maria, così com'è stata interpretata dal soprano Maria Callas - la cui voce soave si diffonde in ogni angolo riscaldato della chiesa, fungendo da sottofondo agli ultimi ritocchi, all'arrivo dei quasi ritardatari e preparando all'ingresso trionfale della sposa, che ancora non si vede. Né si sente.
E come da tradizione, lo sposo è in attesa della sposa, nei pressi dell'altare. Uno sposo particolarmente ansioso, che non sta sudando sette camice ma sembra avere una gran voglia di agitare le braccia e uscirsene con un urlo liberatorio. Non è l'indecisione che lo anima o la voglia di fuggire dalla sua sposa, quanto l'ansia di per sé per la cerimonia, per i precedenti, per una situazione non propriamente tranquilla. Almeno al giorno del suo matrimonio si è pettinato, o il barbiere ha cercato di dare un senso alla capigliatura, per quanto rimangano impudentemente ricci, così come è sbarbato e privo degli occhiali da vista favorendo, invece, le lenti a contatto. Lenti a contatto che probabilmente si dimenticherà, gridando al miracolo il giorno dopo, quando riaprirà gli occhi e non vedrà la solita nebbia. Per quanto cerchi di rimanere fermo, immobile, con lo sguardo che per la maggiore fissa l'entrata della chiesa, nella realtà continua a spostare il peso del corpo da un piede all'altro, cercando agganci visivi sia su Declan, suo testimone, quanto su Madison, sua figlia e sua madre che, teneramente gli sorride o gli indica come adottare la giusta postura. Ha addosso un bel completo nero, composto da giacca più pantaloni, gilet senza maniche con bottoni trasversali, in barba alla solita conformità degli abiti da cerimonia. Camicia bianca, gemelli che gli sono stati dati da suo padre e ha accettato di buon grado, scarpe lucide e stringate, cravatta a righe tra il bianco, il nero e il grigio. Respira fin troppo velocemente, tanto che più che la sposa, c'è il rischio che lo sposo cada ai suoi piedi, svenuto, da un momento all'altro. Nonostante questo il sorriso rimane, ritrovandosi a deglutire come se dovesse mandare giù qualcosa di davvero pesante. Un sorriso dolce, innamorato, che non si smorza neanche quando la musica inizia, tendendosi solo con le spalle, in trepidante attesa di veder entrare la sua promessa sposa. La Nephilim che gli ha rubato il cuore.
Freddie: « Almeno il corredo Nephilim fa effetto... » La calma la sente anche lei, che probabilmente andrebbe in iperattività in qualche modo. Non troppo avanti, sulla terza panca dall'altare, è seduta con una posa tranquilla e con il braccio di Kismet attorno alle spalle. A capelli sciolti e trucco moderato sugli occhi specialmente, un po' sulle labbra, ogni tanto si guarda attorno per individuare figure conosciute - Bonnie per esempio, immaginiamo - con quegli occhi nocciola che scandagliano la sala come un animaletto. « Ma sei sicuro che il prete non sia uno di voi? » bisbiglia alla moglie, perché chiaramente lo stereotipo Lycan è oramai sdoganato, e chi non vorrebbe un messicano mannaro. Tiene i capelli sciolti, una massa castana dai riflessi ramati cade morbidamente su spalle e schiena. Sotto una mantella blu che copre le spalle indossa un abito lungo rosa antico, in seta. Una scollo a barchetta morbido, spalline spesse; decorazioni floreali tono su tono stanno sul petto, attorno alla vita e ai fianchi. La linea scende dritta, seguendo la naturale curvatura dei fianchi e mostrandosi più affusolata in vita, facendosi giusto un po' più ampia dal ginocchio in giù. Decolleté blu dal tacco basso, che attualmente stanno strofinando i piedi l'un l'altro, completano la mise mentre lo sguardo animalesco non smette di girare. L'anello filigranato in oro, un visibile Oui, è come al solito alla mano sinistra. Sta verso la navata rispetto a Kismet, seduta più verso l'interno, e un pugno chiuso è appoggiato sul ginocchio di lei.
Kismet siede accanto a sua moglie sulla terza panca nel lato dedicato alla sposa e tiene un braccio attorno alle spalle di Alfreda, di cui ogni tanto tocchiccia in modo molesto il pugno chiuso con la mano che invece tiene posata sul proprio grembo, sospirando spesso e volentieri il proprio turbamento. Il posto è saturo dell'Aura Nephilim e questo le permette di stare così vicino alla Faering senza farsi venire i crampi di fame e anche di piegarsi a cercarle la tempia per baci sporadici dati a fior di labbra. E se il primo miracolo è vederla in chiesa, il secondo è vederla vestita da donna. Con un abito corto sagomato sulle sue forme naturali e allenate, blu scuro, privo di spalline. Le lunghe gambe nervose sono accavallate educatamente, fasciate da calze naturali che danno l'impressione abbia gambe nude. Sopra porta un blazer nero monobottone, abbastanza lungo sui fianchi e dal taglio poco accompagnato in vita. Niente spalline, ovviamente ma ugualmente un taglio rigido che ne enfatizzi la forma piena. Ha maniche arrotolate a tre quarti, a metà avambraccio, che lasciano liberi i polsi decorati da quei bracciali di pelle chiara - e parliamo di cicatrici, non di gioielli. Smalto nero alle unghie. L'unico gioiello che porta è infatti un ciondolo di onice nero, rotondo e piatto, montato su una montatura in oro, appeso a una catenella del medesimo materiale, non troppo lunga. È truccata: smoked eye che enfatizzano quel taglio affilato dello sguardo poco rilassato e un po' di phard lungo le gote spigolose. Le labbra rinvigorite un po' da un tocco di rossetto dai toni naturali. Solitamente alta, quando è entrata è svettata sui tacchi delle decolletè "nude" con cui si è mossa senza alcuna difficoltà, anzi, sfoggiando una naturalezza invidiabile e un portamento stranamente femminile pur nella totale sicurezza di sé. Quando la musica comincia, la sua schiena guizza infastidita ma per fortuna porta i tappini nelle orecchie, per altro assurdamente visibili visto che ha i capelli del ciuffo bruno mossi vicino al profilo ma il resto è fermato dietro la testa - anche se il taglio è corto - da forcine invisibili «Sicura.» risponde pure seriamente, la stolta «Non hanno il coro, in questa chiesa. Senti...? Niente coro... Io avrei voluto il coro.» si lagna ma sussurrando verso l'orecchio della moglie «E non pensare cose brutte, loro sentono tutto ciò che provi.» è un po' agitata. Tiene gli occhi verso Jeremy - ovunque egli sia - spesso e volentieri e ogni tanto occhieggia Key: che ci provi a far scattare una rissa, Kismet non vede assolutamente l'ora, anzi. Spesso si muove sul posto, cambiando microscopicamente posizione. E oltre alla luna, anche con la presenza camomillante dei mezzangeli, c'è il rammarico di non essersi sposata. Ma questo ad Alfreda non lo diremo.
Madison è lì per dar sostegno al padre, sorridendogli ogni volta che ne incrocia lo sguardo, fiera, felice. Cerca anche con gli occhi Declan, sempre che nel mentre ieri non sia morto di diarrea fulminante, prima di tornare sul padre temendo sostanzialmente che possa iniziare a dare di matto o svenire da un momento all'altro per l'emozione. Le scoppia il cuore d'amore per lui. E non vede l'ora di scorgere la bellissima sposa, per ammirarla. Lei è pacata, tutto sommato, serena perché è una bella giornata, non solo per il tempo ma per l'occasione in generale. Come suo solito indossa abiti dal taglio prettamente maschile, ma che mettono maggiormente in risalto la sua figura, le curve morbide e femminili. Un completo composto da giacca e pantalone neri, con una bianca camicia chiusa fino all'ultimo bottone, che da risalto al davanzale che si ritrova, stretta con un fiocchetto sottile. I capelli rossi sono raccolti in un'alta acconciatura, severa e stretta, tutte le ciocche tirate indietro, lasciando il suo viso esposto, truccato con particolare attenzione e cura, con nero e profondo eyeliner intorno a gli occhi di un azzurro chiarissimo, quasi di ghiaccio e labbra rosso ciliegio. Abbinate alla pochette che ricorda una rosa, con tutte le sue pieghe e le decoltè nere laccate, dal tacco sottile e vertiginoso e la suola rossa, che la slancia talmente tanto da raggiungere quasi l'altezza del padre e dare una linea più armoniosa alla sua figura. Fa caso a tutti gli eventuali lampi colorati che le capita di notare incrociando los guardo di questo o quello, ascoltando distrattamente la musica, concentrata più sulle esigenze del Medium, non tanto pronta a sostenerlo quello spetterà a Declan in caso, ma a correre a destra e manca se per caso pensa di aver dimenticato qualcosa.
Bonnie, ed eccola arrivare tutta trafelata tra le ultime panche della chiesa. Ha appena finito di sfamare i bambini e non potrà trattenersi per molto perché gli strilli di quelle due creature potrebbero svegliare un condominio intero, li ha lasciati alle amorevoli cure di mama e baba e della sorella nonché zia dei piccoli, ci dispiace molto averne approfittato, ma si tratta veramente di poco. Adocchia quindi la testolina bionda della sorella di razza, Freddie che con dei passetti rapidissimi sulle scarpette rosa antico, non passa dalla navata centrale ovviamente ma da una di quelle laterali per non dare nell'occhio, anche se un po nell'occhio a chi la vede passare comunque lo da, è vestita di un abito al ginocchio elie saab con corpetto ricamato e doppia gonna taffetà, tutto sui colori beige e rosa pallido, i capelli sono acconciati su una parte ed il suo odore naturale di Magnolia la fa da padrone. Una collana vistosa ma niente orecchini, nè anelli, quelli non ne possiede più da un poco. Slitta quindi verso la Faering il cui odore sanguigno la richiama e la sola presenza le fa scorrere adrenalina in vena, effetto tra simili. Quindi a questo punto manca solo la sposa, ringrazia chi di dovere in questo caso di non vedere altro che volti sconosciuti, tranne per quei due o tre che magari conosce pure, l'aria è calda grazie al riscaldamento e la bella voce della Callas riempe la chiesa, un sorriso sornione si dipinge sulle sue labbra a proposito della Callas, proprio in questi giorni dovrebbe andare a vedere l'opera assieme ad Adrien, ne parlavano pochi giorni fa appunto di tenori in carne e in gamba come appunto la greca dalle abilità straordinarie, che non è più tra noi. «Mi sono persa qualcosa?» chiede sottovoce arrivando a destinazione cercando di rassettarsi il ciuffo di capelli che le va intorno agli occhi. Saluta Kis nel suo nuovo aspetto che è perfetto per la pubblicità del suo nuovo negozio assieme a quello scapestrato di Julien «Ciao cara» saluta sempre con un filo di voce.
Alana, con i capelli stirati che ve dico fermateve. Miss Smith è più professionale che mai, vestita degli abiti di una donna sicura di sé, arrivata proprio dove voleva arrivare, nell'ambiente in cui è sempre voluta restare. La chiesa è un ambiente familiare per lei, che ha rilassato il viso e sciolto le spalle nel varcare l'ingresso. Non ha più tanto l'aspetto del pesce fuor d'acqua, vista così - e come biasimarla. Ha abbassato per qualche secondo le palpebre nel gustare la voce che riecheggia rimbalzando contro le pareti dell'edificio semplice, essenziale, spirituale. E' stato palese il suo attimo di imbarazzo - l'unico - nel decidere in quale schieramento piazzarsi, anche se ha già stabilito dentro di sé di starsene in disparte, quieta. Ha poi optato per andarsi ad accomodare fra le panche destinate agli invitati della sposa, senza l'ingaggio della quale non avrebbe potuto essere qui. Si guarda intorno mentre raggiunge una delle ultime file della metà destra della navata principale, gli occhioni neri truccati con una parvenza più naturale, con colori più tenui, ma pur sempre in una maschera di belletto piuttosto consistente. Di primo acchito, sembrerebbe vestita tutta d'un colore: un lungo cappotto classico color prugna, che ha l'aria di venire da un'altra epoca - appartenuto, in effetti, alla nonna paterna -, un paio di scarpe vellutate e con tacco a spillo, rossetto ed ombretto coordinati, così come lo smalto lucido che lacca le piccole unghie non più rosicchiate. Sorprendentemente, dal ginocchio in giù le gambe sono scoperte - certo, un po' intirizzite dal clima invernale, ma delle gambe di tutto rispetto. Abbiamo detto di primo acchito perché, ora che si sbottona leggermente il cappotto, fra quelle pieghe color prugna ne emergono altre color melone. No, non stiamo scherzando: non c'è atro modo per identificare questa tonalità a metà fra il pesca e il dorato, ma non troviamo nemmeno il motivo di affaticarci a cercare un altro termine. Sul tessuto, di raso ma foderato di diversi strati di lana pesante, ci sono applicazioni dorate che vogliono movimentare ma non eccedere. I capelli, dicevamo, sono stati miracolosamente s t i r a t i - non ci chiedete quanto tempo c'abbia messo, da stamattina - e faticosamente raccolti, nella più amywinehousesca delle acconciature che le abbiamo visto fino ad oggi. E' sola, ma non sembra importarle, inebriata dalle aure Nephilim nonostante i suoi sensi umani siano anche molto meno sviluppati di quando, sotto il dono di Freddie, aveva la possibilità di avvertire distintamente questo genere di cose. Da lontano non riconosce le teste, voltate, della coppia lesbo più amata di New Orleans, ma qualcosa nel profilo spigoloso della donna con i capelli tirati e l'ombretto sfumato le sa di familiare. Che poi oh, ha visto la nuova Kis soltanto una volta, quindi ci sta che non abbia ancora ben presente la sua faccia.
Declan è vicino allo sposo, insolitamente silenzioso, discreto, elegante: viso perfettamente sbarbato, corti capelli bruni accuratamente pettinati, gemelli circolari d'argento ai polsini della camicia di cotone intonsa dal colletto abbottonato. Porta un completo color petrolio di buona fattura, i pantaloni sono ben stirati, la cintura alla vita ha una fibbia argentata sottile, la giacca è chiusa lasciando intravedere la cravatta in seta regimental grigia e azzurra, ha infilato ai piedi scarpe nere, lucide e strette. Gli occhi verdi scrutano qua e là e ci sono più lampi in quella chiesa che in un temporale. Ha sorriso, salutato cortesemente, si è intrattenuto un po' con Madison per quei momenti che in un luogo sacro sono preclusi e con Bonnie per accertarsi stesse bene, altre presentazioni, strette di mano e si trovava accanto a Nathaniel. «Dai, io li distraggo e tu batti la ritirata.» cerca di quietarlo come può, ovvero con l'ironia, pure se idiota. Lo sguardo è più affettuoso di quanto lasci trapelare quel mormorio divertito.
Key non è al cento per cento dal punto di vista del riposo. L'allenamento pomeridiano l'ha fiaccato veramente tanto. Ma fa la sua porca figura all'interno di quel vestito elegante,classico,blu scuro. Si confondono quasi,i colori. Giacca e pantalone che si sposano benissimo,coprendo una camicia chiara ,bianca,ornata da una cravatta color petrolio che va a spezzare quel mare candido sottostante. Maniche della giacca che lasciano intravedere due dita di camicia che si lega ai polsi,stretta abbastanza bene lasciando comunque comodo il Gigante buono di fianco alla sposa. La comunione delle auree del Kholmya e dell'Ethevyn ,unite a quelle già presenti all'interno della Chiesa, è come far detonare una bomba atomica dentro la struttura, solo che l'effetto è un esplosione irradiante benessere, serenità,allegria,fratellanza,armonia. Calore profondo ,puro e avvolgente, per chi è in grado di percepire tanta benevolenza e magnificenza. Il nervosismo leggero che sente internamente è invece qualcosa di avvertibile per pochi,probabilmente i suoi fratelli e sorelle. Ma si tratta di un compito importante,il suo. Accompagnare la sposa è qualcosa che non ha mai fatto e che gli risveglia pensieri che forse non andrebbero toccati proprio adesso. Ma è inevitabile. Un respiro intenso,comunque, serve a provare a metterli da parte, alla ricerca della giusta serenità emotiva per ottemperare al suo onere,nonché onore. Barba curata, viso pulito,fresco,splendente per quanto non sia la sua forma angelica,quella che regala alla gente presente. Offre già il braccio alla sposa di fianco, quando i passi di Key varcano la soglia della Chiesa. Sbatte appena le palpebre avvertendo fin troppe sensazioni differenti, tutte pacifiche fortunatamente. Avanza piano piano, seguendo più il passo di Brianna che dettandone uno proprio. Sfigura,probabilmente,di fianco alla donna. Ma che importa. La MammaNephilim è nettamente più bella e ne è consapevole. Lo sguardo si ferma sull'altare,lì dove vede Nath in attesa. E i testimoni. Non dice nulla. Continua ad avanzare,apparentemente sereno. Sicuramente emozionato e contento,di fondo.
Brianna non è in ritardo, essendo la sposa entra nel momento clou e con tutta l'attenzione concentrata su di sé, fosse in condizioni normali sarebbe a disagio però stamattina percepisce la realtà in modo ovattato. Appare radiosa, non unicamente per l'aura che benevola si dirama nell'aria, sembra ora più che mai una discendente del Cielo, una creatura nata dalla perfezione angelica; ha raccolto i capelli castani, dai caldi riflessi color mogano, alla nuca in un fermaglio di argento simile al simbolo dell'infinito, due sole ciocche vanno a incorniciare l'incarnato ovale truccato per far risaltare il taglio degli occhi scuri ed il disegno delle labbra carnose, al collo ha allacciato una collana con un antico cammeo in corallo azzurro, le mani stringono un bouquet di calle bianche e rose di una tinta delicata. Si aggrappa al braccio di Key, issata su un paio di scarpe col tacco di dodici centimetri, una tortura che le costerà le caviglie, sorride agli invitati, negli ultimi posti è presente Haniel, l'aura di un Fallen non aiuta, neppure se è tuo padre e questi è un po' rigido, non ha dimestichezza con gli eventi lieti, si limita a guardare Nihael, l'ombra di un sorriso gli attraversa il viso. Brianna indossa un abito dalla scollatura a barca più che decorosa, stretto sotto al seno da una semplice cintura con sottili ricami di brillantini, le maniche si fermano al gomito; la stoffa benché adatta alla stagione è leggera perché drappeggi morbidamente la sua figura sino ai piedi, lasciando persino un accenno di strascico, la gravidanza non è evidenziata o smorzata perché il corpo della Ethevyn è accarezzato dal vestito, in maniera che la sua naturale bellezza ne esca ancora più pura e luminosa. Non ha il velo, avanza serena a testa alta, accanto al fratello. «Se scappa, andiamo comunque a mangiare» mormora scherzosa a Key, tanto per fingere di essere in sé, in realtà la voce è un suono tremante, vibrato d'emozione e l'empatia non può che confermare.

Off = Rendiamoci conto, questa è solo l'entrata in scena.


mercoledì 10 dicembre 2014

The Wedding of Brianna Byrne

 

Off| Si ringrazia player di Anja per le splendide partecipazioni. | Off
 
Lista degli Invitati:



Anja Delilah Keller, testimone della sposa.
Declan Sean Molony, testimone dello sposo.
Sarah Smith Hunt, madre dello sposo.
James Hunt, padre dello sposo.
Madison River Hall.
Key Ledhan.
Eveleen Rose Stewart, damigella d'onore.
Fanny Fionnula Byrne, damigella d'onore. Off|| Pv: Cobie Smulders ||Off
Gwendolyn Grace Byrne, damigella d'onore. Off || Jennifer Ulrich || Off
Roseclare, damigella d'onore. Off|| Pv: Bridget Regan ||Off
Seren, damigella d'onore. Off|| Pv: Logan Browning ||Off
Hope Madeline Rousseau.
Christoper David Allen. Off|| Pv: Martin Freeman ||Off
Gaebriel Jocke Astrom.
Annabeth Anderson.
Jude Calais/Kismet Massou.
Alfreda Abigail Zamboni.
Jeremy Taylor.
Helena Elsa Hastings.
Alana Smith.
Lilion Cross.
Costance Claire Byrne. Off||Pv: Dianne Rigg ||Off
Earnest Egan Byrne. Off|| William Fichtner ||Off
Enid Cordelia Hamilton Byrne. Off|| Amanda Redman ||Off
George Swinton ~ Haniel. Off|| Mark Sheppard || Off
Carlyle Coleman, Ethevyn della Fratellanza di Cork. Off||Pv: John Simm||Off
Maxwell Evans.
Bonnie Adams.
Jethro Grimes.
Ariana Hall.
Vari Hunt,
cugini dello sposo.




La Vie En Rose

Des yeux qui font baiser les miens,
Un rire qui se perd sur sa bouche,
Voila le portrait sans retouche
De l'homme auquel j'appartiens

Quand il me prend dans ses bras
Il me parle tout bas,
Je vois la vie en rose.
Il me dit des mots d'amour,
Des mots de tous les jours,
Et ca me fait quelque chose.
Il est entre dans mon coeur
Une part de bonheur
Dont je connais la cause.
C'est lui pour moi. Moi pour lui
Dans la vie,
Il me l'a dit, l'a jure pour la vie.
Et des que je l'apercois
Alors je sens en moi
Mon coeur qui bat

Des nuits d'amour a ne plus en finir
Un grand bonheur qui prend sa place
Des enuis des chagrins, des phases
Heureux, heureux a en mourir.

Quand il me prend dans ses bras
Il me parle tout bas,
Je vois la vie en rose.
Il me dit des mots d'amour,
Des mots de tous les jours,
Et ca me fait quelque chose.
Il est entre dans mon coeur
Une part de bonheur
Dont je connais la cause.
C'est toi pour moi. Moi pour toi
Dans la vie,
Il me l'a dit, l'a jure pour la vie.
Et des que je l'apercois
Alors je sens en moi
Mon coeur qui bat.


Gli occhi che si fondono coi miei,
un riso che si perde sulla sua bocca,
ed ecco il ritratto senza ritocchi
dell'uomo cui appartengo.
Quando mi prende fra le sue braccia,
e mi parla con tono basso,
desidero davvero una vita rosea.
Mi dice parole d'Amore,
parole di tutti i giorni,
E sento che qualcosa
S'è fatto spazio nel mio cuore,
una parte di felicità
di cui non conosco la causa.
Se ora c'è lui per me,
io ci sarò per lui nella vita.
Me l'ha detto, l'ha giurato sulla sua vita.
E fin dal momento in cui lo scorgo da lontano
Allora sento in me, il cuore che che batte.
Notti d'Amore a non finire,
un'immensa felicità so fa largo,
e la noia, e tutti i dispiaceri si cancellano.
Felice, felice da impazzire.

Quando mi prende fra le sue braccia,
e mi parla con tono basso,
desidero davvero una vita rosea.
Mi dice parole d'Amore,
parole di tutti i giorni,
E sento che qualcosa
S'è fatto spazio nel mio cuore,
una parte di felicità
di cui non conosco la causa.
Se ora c'è lui per me,
io ci sarò per lui nella vita.
Me l'ha detto, l'ha giurato sulla sua vita.
E fin dal momento in cui lo scorgo da lontano
Allora sento in me, il cuore che che batte.
 

venerdì 5 dicembre 2014

Everyday


Giunto all'Agenzia, Nathaniel troverà sulla propria scrivania un portagioie restaurato di forma rettangolare con decorazioni in madreperla sul legno lucido, ha una serratura sulla parte frontale e la chiave è posata accanto all'oggetto. L'interno è stato rivestito di velluto bordeaux, ha due scomparti e un ripiano superiore ma nessuno specchio. C'è un minuscolo volume, un mini libro confezionato artigianalmente, una raccolta di Khalil Gibran, per quanto sia di dimensioni ridotte, il contenuto è leggibile. C'è anche un biglietto, un foglio da corrispondenza scritto da Brianna con la sua grafia tondeggiante:
«Ogni giorno, ogni notte ti chiederò di amarmi, di essere mio marito, perché nessun legame è indistruttibile, nessun sentimento è eterno.
L'Amore può sgretolarsi davanti al Tempo, può inaridirsi attraverso la sofferenza, l'indifferenza, il silenzio.
Quello che ci unisce non sfumerà col passare degli anni, non diminuirà davanti agli ostacoli, non scorderò mai la luce che hai portato nella mia esistenza, la gioia che hai dato alla mia anima, la dolcezza che hai donato al mio cuore, non dimenticherò quanto tu mi abbia insegnato, come tu mi abbia confortata, guidata sino a oggi, sino a domani, sino a quando avrò respiro.
È tuo, il merito della forza con cui affronto il Presente. È grazie a te che accetto di essere amata, persino da Dio. È solo per i tuoi consigli, che Haniel verrà alla cerimonia e farà il possibile per proteggere nostro figlio.
Ho imparato a perseverare, a osare, a perdonare solamente standoti accanto.
Io non temo più nulla, saremo forti sostenendoci e dove non sarò io, giungerai tu.
Vivremo a lungo. Vivremo felici. Vivremo insieme.
Brianna.» 

«Sono semplicemente meravigliosi, ti ringrazio!
Ma non c'era bisogno di alcun dono, per me. Non questi.
Io ho gìà il regalo più grande che la vita potesse donarmi: tu.
È un dono che porto sempre con me, ogni mattina quando mi sveglio, ogni notte quando mi corico.
Il tuo volto mentre dormi tranquilla, il sorriso che fai durante i sogni quando mi sveglio e ti accarezzo il viso.
Il tuo corpo. Il tuo respiro quieto mentre riposi tranquilla o quello accelerato contro la mia pelle dopo che abbiamo fatto l'amore.
Le nostre litigate e sì, sono anche quelle sono un dono, perché poi arriva sempre il momento di fare la pace.
Le tue risate.
Le tue ombre e le tue luci.
I tuoi capelli che mi si incastrano nei bottoni della camicia al mattino, prima di andare al lavoro.
I tuoi occhi.»

giovedì 4 dicembre 2014

Never Again

Perdonami. Ho reagito male. Non c'è modo di levarmi questi pensieri dalla testa. Ho sbagliato. Tutti sbagliamo. Io sbaglio.
Sono stravolta, sto da schifo. Non mi fido a restare sola.
O tu o Anja o Key ma credo ci sia Chris in Sede ma è che te voglio.
Mi spiace. Torna da me.

Brianna, senti.
Chiariamo subito il punto.
Nonostante qualsiasi cosa, anche se venisse giù il mondo, anche se mi avessi fatto un palco di corna da non passare dalla porta, io sono venuto a prenderti e verrei a prenderti. La discussione per me era chiusa lì, scusa se non sono stato così brillante da esplodere di gioia per una cosa su cui, si sa benissimo, noi due abbiamo pareri discordanti.
Mi sembra di aver già dato esempio di rispettare, anche se non condividere pienamente, le tue idee discordanti dalle mie e non mettere paletti in nessun modo, nè ledere il nostro rapporto.
La rabbia? Quale rabbia? Ti assicuro che se mi arrabbiassi lo avvertiresti a km di distanza. E dovresti sapere perfettamente che per te ci sono sempre, sono pronto a consolarti ed ascoltarti e l'avrei fatto anche questa volta, tanto più che ero fermo sotto la sede quando mi hai detto di tornarmene a casa.
Hai fatto tutto da sola, mandandomi per altro affanculo.
Non credo di meritarlo, non credo di non dimostrarti che ti amo, anche senza scrivertelo in un sms.
Posso capire e anzi capisco perfettamente la tua rabbia, la tua tristezza, come ti ho detto ad inizio serata, quando me l'hai comunicato.
Ero e sono disposto ad accoglierti tra le mie braccia, nel mio letto, a guardare un film e non pensare a nient'altro.
E quando sono stato arrabbiato ti ho sempre detto, con educazione, che stavo male, o che ero girato male e avevo bisogno di stare un pò da solo.
Non mandarmi affanculo, porca troia.
Se vuoi scendere sono ancora qui ma non lo dire mai più, per piacere.


Io credo di averti dimostrato il mio amore, almeno spero che tu l'abbia percepito e non scrivendolo o con qualche banalità.
Lo so, ho sbagliato a non lasciar andare l'argomento o meglio, a insistere su un punto che poi è mera teoria, ho risparmiato Demoni che si nutrono di carne Umana perché ormai inermi, io non voglio mai uccidere, io non voglio mai combattere.
Ho dovuto dare l'ordine di avvisare i nostri alleati di Cora, loro sapranno dove cercarla e quindi, io ho la responsabilità sulle mie spalle e non è stato facile.
Lo so, sei qui malgrado tutto e malgrado tutto, io cerco di stare accanto a te. Non meritavi di essere mandato a fanculo, non meritavi di leggere i miei deliri ma è accaduto. È successo. È successo e non posso che accettare sia accaduto.
Ho sbagliato, ho agito male, sì... Non lo nego, non mi giustifico, non mi nascondo dietro a nulla che sia il mio stato o le notizie.
È un periodo difficile per te, anche per me, possiamo restare vicini o dividerci perché non c'è una via di mezzo.
Ho sbagliato con Aria, ho sbagliato stasera, sbaglierò altre mille volte e continuerò ad amarti, continuerò a volerti accanto a me, perché io sono fatta così.
Adesso scendo. Non parliamone, se non vuoi o discutiamone, non mi importa, ho solo bisogno di stare con te. Ti prego, non mi importa altro.

 Sono già qui sotto, non me ne sono andato, scemotta.

E io aspettavo vicino alla porta.

Non mi importa delle difficoltà, Brianna, se ci sei tu al mio fianco.
Ma se non ci sosteniamo a vicenda e cerchiamo di mantenere un equilibrio quando tutto il resto va a rotoli, cosa ci rimane?
Io ho te, tu hai me e non cambia nulla, puoi sempre contare sulla mia presenza, anche se infastidito, anche se arrabbiato.
Il fastidio passa, la rabbia anche, rimane comunque sempre l'amore.
Ti prego, però, di non farlo davvero mai più.
Per me un "vaffanculo" è qualcosa di definitivo e non voglio trovarmi in questa situazione, non di nuovo.
Ho tante cose di cui farmi perdonare anche io, non per ultimo averti inserito in un contesto poco felice ma, come ti ho detto, questi non saranno i soli problemi ad esserci nella vita, ma si possono superarli o comunque lenire il dolore assieme.

Ti dissi che avrei sopportato qualsiasi cosa, fossi stato con me: ero sincera.
Non accadrà più, l'ho detto mentre andavo a vomitare. Non è una scusa. È il contesto.
Io mi sono comportata male, anche egoisticamente e non avrei dovuto, tante volte credo di proteggerti, di consolarti e produco danni mentre altre, sono inghiottita da una spirale di negatività e vorrei solamente tenerti al riparo, ma allo stesso tempo, sei l'unico con cui voglia condividere tutto.
Non c'è niente che tu debba farti perdonare, sono felice, sono onorata di essere parte della tua vita, so che hai dei problemi e trovo naturale gravino su di me, però cerco di aiutarti a portarne il peso, come tu fai con me.
Spero che il futuro ci riservi cose migliori, ma quando avremo dei problemi conteneremo l'uno sull'altra, come abbiamo imparato a fare in questi mesi.
Non pensarci più, ho fatto un errore, volevo solo punirmi per qualcosa che non è colpa mia e ci sono anche riuscita. Ho solo trascinato anche te in questa follia.
C'erano anche belle notizie, però te le dirò a voce, se vorrai parlare. Mi sto rendendo presentabile, ma sono pronta, così torniamo a casa sperando di non svegliare nessuno.
Per un attimo, mi sono sentita senza di te. Per un attimo, ho creduto di affondare nelle sabbie mobili.
Non accadrà mai più. Te lo prometto. Mai più.


lunedì 1 dicembre 2014

Villa di Brianna e Nathaniel Hunt a Garden District

La facciata della villa dà su un ampio giardino, in cui spesso si giocano il cane e i gatti della coppia, il garage è sul retro dell'abitazione.




L'ingresso è luminoso, le pareti sono bianche, le vetrate ampie, l'arredamento è un connubio di moderno e vintage: sculture in cristallo, lanterne dalla struttura in legno e lampade da tavolo in vetro rendono la vivacità artistica di chi la abita. Gli ospiti hanno modo di lasciare borsette, soprabiti e quanto altro, appena oltrepassata la soglia.
 
La sala da pranzo ha una porta-finestra che immette nel giardino e resta solitamente chiusa in inverno. Il candelabro è un dono di Costance Byrne agli Hunt.

Minimale, confortevole, il soggiorno è rallegrato da un camino e come diverse altre stanze, ha una libreria colma di volumi antichi e nuovi.

La cucina è funzionale, moderna e molto grande, la penisola può tranquillamente fungere da tavolo per le cene più intime.

La lavanderia è al primo piano, accanto al bagno.

Lo studio di Nathaniel è l'ultima porta del piano, può definirsi un regalo di Brianna al marito: sono conservati i volumi restaurati, i piccoli lavori in legno e tutto ciò che può rendere riposante l'ambiente per il Medium.
La particolarità delle scale è di aver dipinto su ogni gradino una frase tratta dalla I Lettera di San Paolo ai Corinti.
La stanza matrimoniale apre la Zona Notte al secondo piano. Conserva alcuni dei mobili bassi tanto cari a Brianna e un armadio a sei ante per ospitare gli effetti personali della coppia, che sono inevitabilmente sparsi qua e là. L'impianto stereo è stato collegato da Earnest Byrne come dono di nozze.

Ogni stanza è dotata di un bagno privato.

Camera di Hester Héléne e Heath Hector, molto vicina alla camera dei genitori e a una ragionevole distanza da quella di Madison.

Stanza scelta e arredata da Madison.

Le scale sono decorate con i titolidi libri famosi, così da sembrare dorsi dei volumi stessi.

Può considerarsi il regno di Brianna: un soggiorno in cui accogliere ospiti, leggere, scrivere, ascoltare musica o solamente gustarsi qualche ora di riposo. È stato arredato dalla stessa Brianna.
 
Nicchia ricavata nella parete destra, arredata per qualche salutare riposino pomeridiano o serale e bagno personale.

martedì 25 novembre 2014

The Truth Is...

Ho sbagliato, ho commesso un errore e so che le conseguenze graveranno su Nathaniel, come se avesse bisogno di un altro macigno sulle spalle.
La verità è che sono stanca di percepire la frustrazione, la rabbia, la sofferenza che il rapporto con Ariana gli causa ed io sento i suoi sforzi di sollevarmi da questa situazione, di proteggermi e di vivere nella solitudine delle emozioni che lo tormentano, come spine nella carne, in qualche modo, lascio che graffino anche me perché è la sola via concessami per condividere il peso.
La verità è che non posso accettare che Nathaniel creda di meritare il veleno che Ariana finisce per riversagli addosso, quasi dovesse sfogare sul padre tutte le delusioni patite e lui accettasse per un senso di colpa, un senso d'inadeguatezza che lo segue da anni.
La verità è che Ariana sembra provare un sottile piacere nell'umiliare chi la ama, forse è un riflesso della scarsa stima che ha di se stessa però ciò non la giustifica totalmente, non nell'inferire o nel rivoltarsi, come una gatta selvatica.
La verità è che vorrei vivere questi giorni con serenità, invece ne racimolo dei brandelli, a causa di una ragazzina fragile, vittimista e viziata.
Nello scrivere, mi accorgo di quanto sia sciocco pretendere della maturità da una diciottenne ma la crudeltà non è mai tollerabile.
Ho rivelato ad Ariana che sposerò Nathaniel, questo l'ha resa furiosa anche nei miei confronti, mancavo soltanto io all'appello, dato che non vuole neppure parlare con Madison.
Credevo che Nathaniel si infuriasse, invece, ho letto il terrore di incorrere nelle ire della figlia e la nostra vita non sarà soggetta agli sbalzi di umore di una ragazzina.
Sono stata dura con Ariana, ma... Se Nathaniel mi incolpasse, se a causa sua, qualcosa fra noi si incrinasse, non la vorrei nel futuro di mio figlio.
Penso a tutte le ragazze che vivono l'inferno in Terra, che sono violate, sottoposte a torture indicibili da chi dovrebbe amarle, penso a Iskra che mi scrive entusiasta da New York e paragono la sua forza a quella di Ariana.
È davvero la ragazzina viziata di cui parla Anja, ma il mondo non è un posto per creature simili e tutto sommato, io desidero che maturi, che eviti di essere divorata dai mostri che bramano la sua vulnerabilità.

venerdì 21 novembre 2014

Papaveri rossi

Nel pomeriggio, nella mezz'ora che precede la cena, il fallen sarà arrivato direttamente al Dormitorio al St Charles. Avendo cura di non cercare e non incontrare né i Nephilim né tanto meno Padre Jorge, avrà consegnato un involto a qualcuno di sconosciuto ma che possa assicurargli che ciò che ha dato, verrà passato alle mani del destinatario. Chiunque sia, avrà riferito poi alla Ethevyn di un uomo molto alto e moro.
Una volta aperto una scatola di cartone lunga, di quelle che vengono abitualmente usate per i pacchi postali, troverà all'interno un contenitore tubolare, di quel tipo usato dagli studenti d'arte per inserire fogli o i propri lavori da portare a scuola, o comunque al college. Sfilato il tappo, assicurato semplicemente con dello scotch, all'interno troverà un lungo foglio, una stampa rappresentante questo:


Una stampa di ottima fattura e anche, probabilmente, molto costosa. Se sfilata dall'involucro che la proteggeva, il gesto lascerà cadere sulle gambe della nephilim una busta semplice, senza nomi.
Un foglio scritto semplicemente a mano con inchiostro nero.

Un mare di verde, con una piccola componente rossa.
Estate e colori sanguigni.
Ricordo che ti piaceva.
H.

martedì 18 novembre 2014

You Will Always Stay

Caro Nathaniel,
Ti potrà sembrare strano, ricevere una mia lettera eppure ho sfruttato questo mezzo di comunicazione per anni, adesso che la città è tornata al passato, ho deciso di adeguarmi e con un'intima soddisfazione.
È quasi l'alba, intravedo i raggi del sole filtrare dalle finestre, persino le ali delle farfalle sbiadiscono, così la lanterna a olio sul tavolo della cucina. Ho dormito diverse ore, alla fine, ho preferito alzarmi per la colazione, tu stai riposando ed è giusto così.
Provo un sincero, immutato affetto per George, chiunque egli sia e ho apprezzato i messaggi di Haniel, tanto che scoprire fossero il medesimo individuo è stato sconvolgente ma -in una bizzarra maniera- rassicurante, perché lui sa chi sono e la mia natura non lo turba o non lo contraria.
Desidero andare avanti gradualmente, senza impormi nella sua vita, senza riversagli addosso tutti i quesiti maturati in cento anni; voglio rivederlo, lasciare che siano i nostri caratteri a decidere che strada prendere, forse sarà una figura importante nel futuro della nostra famiglia o forse preferirà rimanere in disparte però sarà una scelta fatta consapevolmente, serenamente.
C'è qualcosa che ho taciuto, per paura che non riuscissi a credermi: io rinuncerei a qualsiasi cosa per stare al tuo fianco, non parlo del Paradiso perché non vi potrei accedere, bensì di ciò che ha uguale valore, la Fratellanza.
Spero che non venga il giorno di provare con i fatti, le mie parole perché starebbe a indicare, una grave mancanza nei riguardi dei miei fratelli e un tradimento imperdonabile verso i Nephilim, non la profondità di un sentimento, però se Lionel chiedesse: «Scegli, Brianna: una vita nella Fratellanza o una vita con Nathaniel?»
Io sarei obbligata a rispondere: «Una vita con Nathaniel.» perché lontano da te, qualsiasi sentimento si inaridirebbe quanto una foglia staccatasi dall'albero.
Lo vedrei come un dovere, perché non sarei degna della Fratellanza e finirei col provare acrimonia verso coloro che tanto mi sono cari.
Sceglierei di vivere con te, perché un solo mese al tuo fianco è stato più intenso, più felice di un secolo senza conoscerti.
Avrei voluto dirlo, ho provato a farlo e ho sempre avuto la sensazione che non potessi credermi, ma sbagli: tu sei parte della mia anima, tu sei l'amore che ho aspettato, tu sei la mia famiglia, tu sei una benedizione di un Dio che -forse, un giorno- potrà perdonarmi.
Sono sincera, sono sempre stata sincera con te, perciò... Credi a questa verità.
Puoi capire Haniel, che ha amato sino a sfidare Dio, puoi capire anche che rinuncerei alla mia salvezza, per restare con te e che non me ne pentirei?
Brianna.

venerdì 14 novembre 2014

Be Free, Now

Nathaniel non osserva i due, o per lo meno riserva loro meno attenzione di quanto sta dando a chi è vivo, a chi è lì, davanti a lui e può essere visto da chiunque. Preferisce la vita, una nuova vita, alla morte alle sue spalle, anche se carica dei ricordi della madre di suo figlio o figlia e futura moglie. «Secondo te è maschio o femmina?» mentre rimane ancora avvinghiato a lei, senza l'intenzione di lasciarla e anzi, facendole fare un giretto, facendolo a propria volta su se stesso, di trecentosessanta gradi. «Devi mangiare.» lo dice istintivamente: «Non puoi stare a stomaco vuoto.» la mette giù ma non sembra avere voglia di allontanarsi tanto presto. «Adesso devi mangiare per due.» probabilmente sarebbe più che disposto a lasciare anche la sua porzione di formaggio e rimanersene a stomaco vuoto. Al momento vive di felicità, poi magari lo stomaco gli ricorderà che non può vivere soltanto di quella, purtroppo. «Certo, c'è anche il bambino.» glielo dice lentamente, con dolcezza: «Ma hai con te la presenza di due persone estremamente importanti per la tua vita. Qualcuno che veglierà su di te, sul nostro piccolo.» accarezzandole la pancia. «È dietro di te.» una pausa leggera: «Hai proprio preso la bellezza da tua madre.» le rivela, spostando lo sguardo poi su suo fratello, presumibilmente: «E Alfred.» cerca di trattenerla ancora per i fianchi, di guardarla in volto, le sopracciglia che fanno appena capolino dietro la montatura: «Ti amo.»
Brianna ride piano. Si passa le mani sulle guance umide. «Sono troppo nervosa per mangiare.» ammette, ha bisogno di calmarsi, continua a tremare in maniera impercettibile. «Non temere, l'appetito non mi manca.» lo rassicura, cercando di circondargli il torace con un braccio. Rebecca Byrne allunga la mano sinistra per cercare di sfiorare la nuca di Brianna. [Tu puoi parlare per noi.] dice la donna, in un inglese pulito, sembra la regina Elisabetta II, anche per l'età: [Non può vedere o sentire?] chiede al genero in tono sofferto. [No, non può.] gli risponde Alfred, non soltanto il viso ha tratti spigolosi ma pure la personalità: [La nostra fortuna è che abbia preso al lazzo un Medium o avresti continuato a darle consigli inascoltati.] fa una breve pausa, piega le labbra in un sorriso: [Mi riferisco a quando hai saldato il conto e sei uscita dal ristorante, quando proprio non sentiva.] ha una voce roca da fumatore incallito: [Il mio inferno è non fumare, non bere. Adesso, tocca a lei.] indica Brianna. Deve essere il metodo Bryne per mettere a suo agio la gente. «Non saprei, mi importa che sia sano, che sia un bambino felice, amato.» riflette, ispira ed espira a fondo: «Sai, ogni volta che David compie gli anni...» inizia a parlare, ignara totalmente dell'osservazione del Medium. «Grazie. Chi?» non collega i puntini, ancora. Alfred a sentir nominare il figlio pare incendiarsi. [No, basta. Falla tacere!] intima serrando i pugni. Rebecca abbassa il viso.
Nathaniel non sembra completamente presente il medium, anche perché la sua attenzione al momento, è volata dietro le spalle della Nephilim, piuttosto che il suo viso. È distratto, ascolta a tratti quello che dice e si ritrova più che altro ad annuire, tornando comunque sulla terra quando l'altra va a riferirsi al loro figlio: «Lo sarà, assolutamente.» e quando la cosa sembra prendere una brutta piega, lui si sporge in avanti, d'istinto, cercando di baciarla. Un bacio di trasporto, anche nel tentativo comunque di zittirla e non far rovesciare oggetti, cose, persone e animali da Alfred in versione Skull; sempre che sia riuscito a baciarla, piano piano lascerebbe il posto delle sue labbra, le dita della destra. «Non dirlo.» le suggerisce in un soffio, quasi a contatto ancora con la sua pelle: «Non parlare di lui.» una piccola pausa ancora: «Ti ascoltano. Sono qui. Non ne sono felici.» sgrana appena gli occhi, distaccandosi poi per qualche centimetro ancora. «Dicono che tu sia fortunata ad avermi preso al lazo perché così, almeno, loro possono comunicare con te e tua madre ti può dare consigli. Ti vogliono bene...» aggiunge di suo, riservando un'occhiata a parimente come tempo sia a Rebecca che ad Alfred. Evita accuratamente di svelare l'inferno di quest'ultimo, giusto per non turbare la neo mamma. «Vuoi dir loro qualcosa?» con delicatezza, dolcezza, mentre le dita scivolano dalle labbra per accarezzarle il viso: «E non so se hai compreso, ma sono realmente» calcando sul termine: «Qui.» corruga la fronte e guarda verso Alfred: «Che conto del ristorante?» si riferisce proprio a quest'ultimo, sbattendo le ciglia dietro le lenti trasparenti.
Brianna ha una valanga di riflessioni nella testa, galleggiano come foglie in un torrente di felicità e la sua empatia assorbe qualsiasi cosa arrivi da Nathaniel, non è in grado di concentrarsi e non vede perché debba farlo. Sente la stanza farsi fredda, però non ha contatti con gli Skulls e non li considera parte della propria esistenza. «Potrebbe essere un Fauno, come Madison e avere un amico, a sostenerlo ovunque.» azzarda con un sorriso, abbassa il viso sul ventre: «O un Medium, passeggiare incontrando nuove persone che a lui solamente si rivelano.» alza gli occhi su di lei, che sta studiando un vuoto, un'assenza che Brianna non può colmare. Rebecca congiunge le mani in grembo, silenziosa ed elegante. Alfred resta impietrito, silenzioso e frustrato.
La Ethevyn sgrana gli occhi color nocciola: «Loro?» non ha bisogno di una spiegazione. Ispira, espira tremante. Riamane silenziosa e turbata. Nathaniel Hunt: benvenuto nella famiglia Byrne! La Nephilim porta la mano destra al cuore che riprendere ad avere un ritmo accelerato. «Mi spiace.» pigola, deglutisce le lacrime, non si gira, la mano sinistra si appoggia a Nathaniel, come a puntellarsi: «Mi dispiace.» piega la bocca, non è rincrescimento, quello che la pervade è dolore. «Avrei dovuto insistere, avrei dovuto perseverare, io non so cosa abbia sbagliato...» sussurra in un lamento. Rebecca non abbandona il dignitoso contegno. Alfred sposta l'attenzione sul camino. [Parlo della morte: saldare il conto, abbandonare lo stadio, cagare l'anima.] elenca alla fine al Medium, Rebecca gli rivolge un'occhiata severa che il figlio incassa. [Bri, sono settanta fottuti anni che canti questa canzone!] ringhia. [Ho visto cosa hai scritto e sono cazzate.] non si perde nei particolari: [Tu hai qualche utilità o fai giusto il paralume?] si rivolge al cognato. [Falla sedere.] conclude. C'è qualcosa di affettuoso in questa maniera colloquiale di parlare ad Hunt, ma bisogna guardare con tanta attenzione.
Nathaniel: «A a lei.» precisa nuovamente. Insomma, non vuole proprio escludere a priori che sia una bimba, anzi. «Loro.»annuisce più volte: «Smettila di dispiacerti, Brì. Smettila di chiedere loro scusa e...» individua probabilmente il divano: «Ora, siediti.» sotto amorevole consiglio di Alfred, che va comunque a fulminare con lo sguardo, per qualche breve momento. Non perde la calma tuttavia, è pur sempre il fratello di Brianna e di certo non ha intenzione di intavolare un'amorevole discussione con il nulla, almeno in apparenza. Cerca di accompagnarla comunque verso la seduta e di farla accomodare. «Vuoi un po' d'acqua?» si informa, ancora occhieggiando il vuoto: «Sono sicuro che vogliono sentire che tu sei felice. Che sei contenta. Che sei soddisfatta, non le tue scuse.» anche perché, in quel caso, sarebbe pronto ad inveire anche contro il cielo e i due Skulls, pur di levarli di mezzo e di lì. Evita ancora accuratamente di riferire qualcosa che al momento possa turbarla, come la morte. «Avete qualcosa da dire?» il tono esce più duro di quanto in effetti vorrebbe: «Questo è il momento giusto per farlo.» non è una sfida, ma si è vagamente accigliato. «Signora Byrne?» il tono si ingentilisce, così come anche l'espressione, ritrovandosi ancora una volta a sorridere al nulla. Fortunatamente non c'è nessuno che li spii dalla finestra o gente in giro, a   parte Brianna, se si intendono persone terrene e vive, ovvio. Sta anche cominciando a maledirsi nelle lingue conosciute, poche, per averglielo riferito, chissà che non venga, tuttavia, sorpreso.
Brianna si lascia indirizzare verso il divano. «Chiunque sarà o saranno, io sarò orgogliosa e li amerò.» promette, forse non a Nathaniel. Alfred e Rebecca seguono lo spostamento della Nephilim, guardandola sospirare mentre siede sui cuscini, acconsentire a un bicchiere d'acqua per tentare di quietarsi e tacciono, anche Brianna resta in attesa. «Non è vero.» dice a Nathaniel, forse anche ai parenti: «Non è vero che debba smettere di scusarmi, perché non sono riuscita a proteggere mio nipote.» fa una pausa, nervosamente si tasta l'addome. «Forse, non posso difendere neppure un figlio.» si lamenta, sotto l'influsso ormonale. Alfred sbuffa in maniera teatrale, Rebecca sembra pronta a scoppiare in lacrime: [Tu sei stata una figlia stupenda.] cerca di fronteggiare la figlia, piega le ginocchia, ma i loro occhi non si incontrano: [Sono stata orgogliosa di te dalla nascita e non ho il rimpianto di averti messa al mondo, perché ho dato a questa realtà una creatura buona, premurosa che sa amare con tutta la forza di un cuore gentile.] allunga le mani per sfiorare la fronte di Brianna, facendola scattare indietro: [Tu sarai una brava madre, perché sei buona e sei brillante, puoi fare qualsiasi cosa tu voglia, perché hai i mezzi per riuscirci.] sospira, scuote la testa e si rivolge a Nathaniel. Alfred è vicino al camino: [David è morto. Nessuno potrà mai cambiare la verità. La colpa è di chi ha sganciato la bomba o forse di chi ha pianificato il raid aereo, oppure la colpa è lontana, è di qualcuno che ha permesso che bombardassero una città piena di civili. Non so di chi sia la colpa, non mi interessa. Ingozzarmi di veleno, non mi ha ridato David e mi ha tolto Constance. Ho lasciato mia figlia da sola, ho lasciato mia moglie, mia madre e mio padre da soli. Ho lasciato da sola te. Credevo che il dolore fosse uno scudo per respingere il mio dovere e sbagliavo, tu me l'hai insegnato, quando soffrivi e facevi ciò che dovevi, così traevi la speranza di andare avanti.] mano a mano che va avanti, il tono si ammansisce: [Perciò, sono qui perché tu sia libera: io ho rovinato la mia famiglia, io sono affogato nella rabbia. Tu hai trasportato questo fardello senza ragione: puoi amare, puoi essere amata, avrai dei bambini bellissimi e fortunati a essere cresciuti da te e da qualcuno che li amerà, quanto ama te. Non devi angosciarti. Il peggio è passato, la rabbia è svanita, c'è solamente quel nastro rosso a tenere uniti i ramoscelli.] si rivolge a Nathaniel: [Non cambiare una virgola, lei capirà.] è diventato dolce anche con lui o quasi, Rebecca gli sfiora il braccio da brava mamma. «Dove sono gli altri?» chiede Brianna all'aria. [Tuo papà è andato in pace, alla fine, i suoi figli erano adulti e capaci, l'aspettava un nipotino e ne lasciava diversi. Pensiamo sia lo stesso per Orla, visto che non è tra noi.] risponde la signora Byrne: [Dovreste accelerare le nozze, tesoro o l'abito potrebbe essere inappropriato.] fa notare con aria vagamente contrariata.
Nathaniel: «Lo so.» replica verso di lei: «Lo sanno.» aggiunge, includendo anche madre e fratello di Brianna. Li osserva, torna a sorridere loro ma poi si dedica semplicemente al bicchiere d'acqua, aprendo la bottiglia con una torsione del tappo, per poi versarne un po' in un bicchiere, perché sicuramente si sarà premurato di portare anche quelli. Alla fine va a porgerglielo ma non si siede. Rimane in disparte, un ospite in quella stanza, qualcuno che funge da traduttore, facendolo comunque con tutto il cuore e tutto l'amore possibile. Si è posizionato probabilmente nei pressi dello schienale del divano, tanto da piegarsi, con il braccio ancora teso la cui estremità regge il bicchiere, per sussurrarle all'orecchio tutto ciò che loro dicono, senza sovrastarli in alcun modo: «Sono orgogliosi di te, Brianna. Lo sono sempre stati e probabilmente sempre lo saranno.» aggiunge quella piccola postilla personale: «Non si è mai pentita di averti messa al mondo, perché ha dato a questo mondo, tutto e me compreso...» anche questo l'aggiunge lui: «Una creatura buona e premurosa, che sa amare con tutta la forza di un cuore gentile.» e l'altra mano va a sfiorarle una guancia, poi i capelli. «Questa è tua madre a dirla e...» pausa: «No, non farlo.» non la spinge e non la costringe: «Sta cercando di sfiorarti la fronte. So che può essere fastidioso, ma lo fa per amore.» le spiega, sempre in un sussurro direttamente al suo orecchio. Riferisce quindi tutto, per filo e per segno ogni singola parola di Alfred, senza davvero omettere niente, questa volta: «Vuole che tu sia libera da questo peso.» e poi prosegue ancora, annuendo serio, stavolta, sul fatto di non cambiare neanche una virgola, cosa che effettivamente ha fatto. «Sarai una brava madre, Brianna e ora non sono soltanto io a dirtelo. Sono qui per dirtelo anche loro, le persone che ti sono più care al mondo, perché tu riesca a liberarti di questo peso enorme, di non sentiti adeguata, di essere un peso, di fare qualcosa di sbagliato.» inspira a fondo: «Tuo padre non c'è perché ha trovato la pace, assieme a...» corruga la fronte: «Orla?» stavolta la voce ha un tono interrogativo, perché non ricorda nessuna Orla. Si ritrova però a ridere, mostrando quelle due fossette in mezzo alla barba, nello scoprire la dentatura: «In effetti, Signora..» sospira nuovamente: «Ma sarà a breve.» pausa ancora: «Brevissimo.» riferendo quindi poco dopo. «Insomma, tua madre dice che forse è meglio accelerare i tempi, prima che l'abito diventi inappropriato.» di nuovo sorride. Osserva ancora la signora Byrne, quindi Alfred. Vorrebbe comunicare qualcosa loro, ma essendoci Brianna, non vuole essere assolutamente indelicato: «Grazie.» è loro che ringrazia, piegando il capo in segno di riconoscimento: «Grazie per essere qui e per lei.» ma ovviamente, non è questo che vorrebbe dire loro.
Brianna cerca di vedere, si mordicchia il labbro inferiore ma c'è il soggiorno nella sua normalità. Prende il bicchiere d'acqua, sorride. «Io sono orgogliosa di essere sua figlia.» mormora: «Lei è stata un'ottima madre, io posso sperare di imitarla.» sorseggia un po' il liquido, si fa forza per non ritrarsi, come le ha consigliato Nathaniel e Rebecca riesce ad accarezzarle la fronte, una sensazione epidermica fastidiosa per la Ethevyn. «Io sono felice.» dice al vuoto, sposta il viso senza arrendersi: «Sono ancora più felice che voi siate qui, che vediate l'uomo che amo, che sappiate della mia famiglia. Io sto bene, qualsiasi cosa accada, io starò bene.» aggiunge. Rebecca si raddrizza, non mina i respiri, osserva anche il genero. [Ci sono numerose ombre all'orizzonte.] decide di parlare come la Sibilla Cumana, perché è morta e può fare come le pare e piace: [Dovrete restare uniti ed essere forti per la vostra famiglia. Abbi cura di lei, puoi più di qualsiasi altro sulla Terra e più di qualsiasi altro sulla Terra, cerca di proteggerla e di amarla.] sorride incoraggiante, lasciando intuire parte della sua bellezza passata: [Noi vorremmo donare qualcosa, ma non è possibile. È la gioia che ci ha spinti a parlarle. Vogliamo che sappia che è sempre stata amata, che è sempre stata seguita e che non le abbiamo rimproverato nulla. Mai.] fa una pausa: [Il Fallen chiederà di vederla, Nathaniel, potrebbe essere uno shock per Brianna.] si mette a confabulare con il Medium. [Orla è mia moglie. Diciamo non sono stato un marito da premiare, ma... I nostri romanzi sono nella cassapanca della zia Violet.] interrompe serenamente la madre: [Constance può andarli a prendere, c'è anche la mia cartellina dei disegni, non so quanto possa gradire... Dopo tanti anni, ma avevo cercato di... Di... Di dirle che le volevo bene, che se non ci fosse stata lei e sua madre, io sarei morto. Non le chiedo perdono, non lo merito ma sono suo padre e le voglio bene.] conclude, infilando le mani nelle tasche. Rebecca non commenta, riprende dal punto precedente: [Perché Brianna l'ha incontrato, si chiamava padre George. Non può essersi scordata di lui, perché ne parla ancora oggi, perché... Qualcosa c'è fra loro che li unisce e il Caduto proverà sentimenti impossibili da gestire, si tratta di una loro fragilità, vorrà vederla prima del tempo e devi impedirlo.] afferma materna, come non si sa. Faccia Nathaniel. [Vederla ci ha donato pace.] dice Alfred. Brianna comincia a sbuffare. «Non possono fare qualcosa?» chiede al Medium. [Noi troveremo la nostra strada, a tempo debito. Lei percorra la sua libera dai pesi del passato. C'è il futuro che l'aspetta.] aggiunge Rebecca: [E vorremo bene anche a te, anche alle tue figlie.] ha uno slancio materno. [Sino a quando amerai Brianna e i miei nipoti.] corregge con burbero cameratismo Alfred. Gli Skulls sbiadiscono, il gelo si dirada, stranamente la Ethevyn non ne trae confronto: «Falli restare.» sa che non ha senso, ma la frase le esce dalle labbra.
Nathaniel: «Parlale normalmente, ti sente. Tu non puoi sentirla e non puoi vederla, ma per lei invece sei qui.» le accarezza la fronte, scende verso la guancia, poi finisce per raddrizzarsi con il busto. «Le stiamo affrontando.» risponde a Rebecca: «Le sta affrontando soprattutto lei, con grande coraggio.» poggiandole la mani sulle spalle, con fare protettivo e poi massaggiando appena, premendo con le dita. Va nuovamente a riferirle ciò che ha appena detto, omettendo del padre Fallen, per il momento. Ha bisogno di prepararla e soprattutto evitare di stressarla ulteriormente, questa sera. Lo fa a fin di bene e nella sua omissione, va a scrutare il volto della madre di Brianna, come se potesse comunicarle la motivazione così, semplicemente con un'occhiata prolungata. «E sì, lo farò ad ogni costo.» ribadendo quello che già sa e sanno ormai tutto: «Tutto ciò che è in mio potere, lo farò.» rassicura la signora Byrne: «Vogliono farti sapere che ti hanno sempre amata, non ti hanno mai abbandonata e non ti hanno mai caricato il peso di nulla. Sono arrivati qui, spinti dalla gioia di questo momento.» stringe di più la presa. Non è fatta per dare dolore, ma soltanto rassicurazione. «I vostri romanzi sono nella cassapanca della zia Violet.» le annuncia, tutto felice di darle quella notizia: «E anche i disegni di Alfred, sono lì.» spiega poi, in seguito, ciò che dirà, si spera, a quattrocchi a Constance. Evita anche di dirle chi è stato in realtà suo padre, di averlo già incontrato. Forse aspetta di essere soli. Davvero, soli. Annuisce però a quanto detto: «Vederti ha donato pace ad entrambe e ora...» uno sguardo ai due, che pian piano svaniscono, quindi a Brianna: «È ora di riposare per tutti e tre.» preme appena le labbra tra di loro: «E tu devi guardare avanti, libera dai pensieri e dai pesi del passato, c'è il futuro che ti aspetta. Loro, non ti preoccupare, troveranno la pace.» scuote poi il capo alla sua domanda: «Sono andati, Brianna. Ma mi hanno detto di darti questo.» si piega, provando a baciarle prima una guancia, poi spostandosi dall'altro lato, su quella opposta: «E di dirti che ti vogliono bene, sempre.»
Brianna non sembra pienamente appagata dalla conversazione, perché la capta parzialmente. «Io li amerò sempre e li ringrazio.» beve piano, ancora scossa. «Mamma non apprezzerà che vada all'altare incinta, ti raccomanderà un sacco di cose da marito del secolo scorso, annuisce e fingi di crederle.» parla convinta che la madre possa udirla e Rebecca ha in effetti agitato la mano, sbottando qualche improperio educato. Alfred non è parso turbato, ha aiutato la sorella a fuggire di casa, non si scandalizzerà per un rapporto prematrimoniale, ha sorriso. I Byrne non erano una pessima famiglia, però come ogni nucleo aveva determinate fragilità, tasti dolenti, conflitti irrisolti e non si fanno venire i nodi al pettine, alle congratulazioni per la gravidanza. [Verremo a salutarvi!] si sbilancia Rebecca, intende che nulla le impedirà di ammirare i nipoti. «Credevo andassero cercati nella casa a New York.» non volta, quindi può darsi stia parlando ad Alfred, oppure a se stessa. Resta in silenzio, che è l'arma più usata dai Byrne, adatta a qualsiasi occasione. Sorride al bacio di Nathaniel. «Loro troveranno la pace?» chiede al Medium, non c'è molta acqua ma osserva come oscilla nel bicchiere. «Mi spiace.» riprende con la fissa di scusarsi per l'aria che respira. «Sei ancora felice o ti abbiamo rovinato anche questa?» domanda con una risata soffocata. Non è affatto seria. «Io penso che dovremmo festeggiare sul serio. Non saprei come, adesso ma quando si sarà sbloccata la situazione... Saremo anche vicini alle nozze.» alza gli occhi sul compagno: «Mi mancano.» aggiunge sottovoce. «Dovrai avvisare i tuoi.» è quasi una richiesta. La futura suocera è scontato sia messa al corrente, sarà anche il turno delle gemelle e Brianna, deglutisce. «Sii delicato, graduale.» gli consiglia. Deve fare i preliminari.
Nathaniel ride, sia per Brianna quanto per la madre della stessa: «Ti ha appena detto cose poco carine ma comunque sempre molto elegantemente ed educatamente.» sorride a propria volta al sorriso di Alfred. «E tuo fratello ha sorriso.» le annuncia. Quando i due sono scomparsi del tutto e non li vedrà, ne sentirà più, andrà semplicemente a sederle vicino, finalmente di nuovo soli, nonostante l'inaspettata visita non sia stata un peso, tutt'altro: «Tua madre credo che ci abbia appena minacciati dicendo che verrà a salutarci.» sgomita verso di lei o meglio, poggia la spalla contro la sua, cercando di spingerla di qualche centimetro sul lato opposto: «E invece, erano sempre stati nella cassapanca di Zia Violet.» attimo di silenzio a fissare il vuoto: «Dove è la cassapanca della Zia Violet?» le domanda, girando il capo in sua direzione. «Mi piace tua madre...» sussurra, come se fosse una confidenza tra sposini quali sono e non avesse appena visto la stessa in versione Skull, ovvio: «Mi sembra una persona gentile, premurosa e quello che è certo è che è orgogliosissima di te.» inspira a fondo: «Alfred mi sembra un bel...» cerca la parola giusta, esitando: «Personaggio.» solleva di scatto le sopracciglia e mette su quasi un sorriso di scuse, se non ridesse il momento dopo. «La troveranno.» glielo dice con sicurezza, lasciando scemare l'ilarità: «Magari non ora, ma la troveranno. Credo che questa chiacchierata abbia già dato loro modo di...» corruga la fronte, disegnando un bel solco tra le sopracciglia: «Alleggerirsi.» annuisce, cercando poi di prendere il bicchiere e, se c'è riuscito, poggiarlo altrove, per prenderle la mano. «Ora è impossibile farlo. Mi chiedo in effetti cosa dicano di noi nel resto del mondo e di questo blackout.» domanda curioso, osservandola come se lei avesse la risposta: «Ad ogni modo, non appena riprenderemo i collegamenti, tieni in conto che quando dirò loro che sei incinta e che mi sto per sposare, si catapulteranno qui.» si stringe nelle spalle: «Alla fine è loro diritto e vorranno conoscere anche le gemelle. L'hanno sempre desiderato. Mia madre credo che ci sia fatta un cruccio almeno quanto me.» annuisce poi al resto. Inspira nuovamente, come se portasse addosso un grosso peso. «Hai mai conosciuto un certo Padre George?» si informa, prendendola molto alla lontana.
Brianna sembra avere un barlume di lucidità mentale, ride senza emettere un suono. «Conosco le sue imprecazioni, lei si arrabbiava spesso con noi.» racconta a Nathaniel: «Avevamo mentalità differenti.» respira a fondo. «È stata una delle serate più intense della mia vita: sono felice, sono incredibilmente eccitata all'idea di avere un figlio e ne sono spaventata; non vedo l'ora di sposarti e di arredare la cameretta, di stare con la tua famiglia e di darti l'occasione di passare più tempo con Fanny, Gwen e mio nipote, allo stesso tempo, ho mille ipotesi che passano davanti agli occhi e ricordi che affiorano, progetti che sorgono, non so come potrò dormire. È un sensazione bellissima, non l'ho mai provata prima, vorrei piangere, vorrei ridere, vorrei ballare, vorrei svegliare tutti per dire che sarò madre, che avrò un meraviglioso figlio dal migliore fra gli uomini.» allunga il braccio per accarezzargli il viso, trema a causa dell'adrenalina. «Succede sempre così?» confida nell'esperienza di Nathaniel. Si sposta, aggrotta la fronte. «Nel cottage.» replica, come fosse scontato. «La mamma è una donna eccezionale, non ho mai incontrato una personalità come la sua: è bella, una bellezza che è fatta di luce, sembra una farfalla dalle ali colorate. È affettuosa. È giocosa. È comprensiva. Lei è stata una madre impeccabile.» sottolinea per dovere, dare della 'sgualdrina' alla signora Byrne attiva Gladio Lucis in automatico con chiunque, inclusi i Supervisori. «Alfred è il figlio ribelle, ostinato. Papà cercava di piegarlo, sai che risparmiare la verga rende deboli i figli.» dice senza alcuna variazione nel tono: «Alla fine, l'ha reso un uomo buono, ligio al suo dovere verso la famiglia. Lui amava scherzare, stare alle feste, andare a donne, lui amava trasgredire, ama scandalizzare, ma papà seppe disciplinarlo. Dopo la guerra, cadde in una Depressione patologica, all'epoca non avevamo i mezzi per riconoscerla: alcol a fiumi, pratiche estreme come i tatuaggi, infine... Infine... Tradì Orla, sua moglie, nella loro casa. Si fece praticamente trovare in cucina. Non si separarono. Non condivisero più il letto o la tavola. Constance visse questa situazione, salvo quando riuscivo a portarla da me o dai nonni. Alfred continuò a precipitare con l'oppio, con la morfina, poi risaliva a un passo dalla fine e scivolava di nuovo. Alla fine, anche se non assumeva sostanze aveva il fisico minato dai vizi, dalle punizioni che si era inferto. Non incolpa me. Incolpa se stesso.» svuota il sacco sul fratello, perché insomma quando parla di caratteri problematici, ne sa. Inclina la testa. «Ci sono dei centri in città. Io conosco un agente di Polizia, Jethro Grimes e mi fido di lui. Nel senso, che credo tenti di fare la cosa giusta o la meno sbagliata.» respira a fondo: «Penseranno sia la fine e se non ci sbrighiamo, lo sarà. Dobbiamo officiare il rituale.» sospira. Lei incinta contro l'Oracolo. Sorride all'idea. «Sarà fantastico, amore!» cinguetta nella sua altalena di umori: «E tu conoscerai i miei.» soggiunge: «La mamma vorrà vedere il piccolo.» è raggiante. Non cambia atteggiamento su padre George: «Il mio professore di Arte: un uomo speciale, ci parlava di come Dio avesse creato la Luce e amandola l'avesse resa bella e quindi il segreto della Creazione era l'amore trasfuso in bellezza. L'arte era un gesto di amore, come ogni altra fonte di sapere. Lui sapeva che parole usare, come usarle e mi piace stare con lui. È qualcuno per cui mi sarei alzata sul banco a dire 'Capitano, mio Capitano'!» esclama allegra: «Era qui? Si ricorda di me, il caro padre George?» domanda a Nathaniel.
Nathaniel: «Proprio perché è la serata più felice della tua vita, loro erano qui a condividerla con te. L'han voluto fare perché sei sempre stata estremamente amata, voluta. La piccola di casa.» si piega, cercando di darle un bacio, sulla punta del naso, niente id troppo eclatante: «Anche io lo sono, tanto.» sussurra: «Siamo incintissimi.» sorride, cercando di poggiare la mano a coppa sul suo ventre ancora perfettamente piatto: «Sai che dovremo organizzare una cena tutti assieme, vero? Saremo una tavolata enorme e credo anche piuttosto caotica.» ride al pensiero: «Prenoto io. Andiamo a cena fuori così tu non ti stanchi in nessun modo. Ci godremo la serata, qualcun altro laverà i piatti e cucinerà per noi. Sarà soltanto la nostra serata, con le persone che più amiamo.» ascolta poi il resto, con estrema attenzione, senza farsi distrarre da nulla: «Beh, alla fine vi compensavate. Lui aizzava te, tu calmavi lui.» sorride ancora, cercando di recuperare il formaggio e il pane. «Mi sembra un ottimo compromesso.» ascolta anche il resto, senza turbarsi ma corrucciandosi, questo sì.
Taglia due fette uguali di formaggio e poi una la porte alla Nephilim: «Mangia o giuro che ti sculaccio.» con tanto di lampeggiare poco serio, dopo, delle sopracciglia. «Sai, non sono proprio il massimo esempio di felicità, nello scoprire di essere diventato improvvisamente padre o stare per diventarlo.» non sospira, ride: «Diciamo che se mia madre e mio nonno fossero stati armati di fulmini, quella sera su casa Hunt ci sarebbe stato un bel temporale.» prosegue a ridere: «Poi c'era mia nonna che invitava tutti alla calma, tra urla quali : NATHANIEL, MA DOVE AVEVI LA TESTA?» ciondola appena con il capo: «No, decisamente a questo turno andrà molto meglio.» confessa, ancora divertito. «Centri per cosa?» corruga la fronte: «Ah sì, lui.» abbastanza distaccato: «Se hai modo di sentirlo, ringrazialo per quello che ha fatto per Ariana.» ma la cosa finisce lì. Gelosia? Possibile. Ascolta poi l resto, mentre cerca di sventolarle davanti al naso, sempre il formaggio. Pare che davvero sia la sua nuova missione. «Doveva e ssere un uomo speciale. Sono felice tu l'abbia incontrato e ti abbia formato.» per il momento non sgancia la bomba ma si premura di cambiare argomento: «Su, mangiamo qualcosa e poi andiamo a letto. Lo so che non hai sonno, ma domani penso di dover andare a New Olrleans, devo vedere come stanno Ariana e Madison.»
the afterlife