Doverosa Nota

Brianna Berenice Byrne non esiste e così la sua famiglia.
Tutto quello che viene riportato su queste pagine virtuali, quindi, non è realmente successo.
È frutto della fantasia di un gruppo di players che si divertono.

Volete divertirvi con noi?
Venite qui: Winter's Tale GdR

venerdì 18 settembre 2015

Se Mi Dimentichi


Orbene,
se a poco a poco cessi di amarmi
cesserò d'amarti a poco a poco.
Se d'improvviso
mi dimentichi,
non cercarmi,
ché già ti avrò dimenticata.

Se consideri lungo e pazzo
il vento di bandiere
che passa per la mia vita
e ti decidi
a lasciarmi alla riva
del cuore in cui affondo le radici,
pensa
che in quel giorno,
in quell'ora,
leverò in alto le braccia
e le mie radici usciranno
a cercare altra terra.



lunedì 14 settembre 2015

No Light, No Light

Il mio amore è una bianca lapide. Il mio amore è un germoglio mai sbocciato.
Sento il cuore lacerato da lame infuocate, perché ancora batte al ritmo del suo respiro.
Sono stata da mio padre, una notte, abbiamo parlato a lungo: il suo amore per la mamma, il mio per Nathaniel, fallimenti brucianti come braci nel camino.
Abbiamo coinvolto i nostri figli innocenti, in un'illusione che si è infranta, simile a un'onda contro gli scogli.
«La sua rabbia verso chi non era umano, la sua invidia verso chi non era come lui, ha corroso un sentimento debole, posato su romanticherie inutili.» ha detto Haniel: «Al matrimonio, tu parlasti col cuore, gli offristi la tua vita e lui recitò parole scritte da altri. Non aveva niente da rivelarti sul suo proposito di vita. Era geloso, era possessivo, era aggressivo perché non eri che un suo desiderio, non una persona reale.» Questo dovrebbe consolarmi?
La notte, sento che getterei la dignità al vento, pur di riaverlo con me e poi guardo i miei figli: loro meritano tutta la serenità che abbia da offrire e attualmente, questa si trova accanto ai miei fratelli, fra i Nephilim, tra gli amici che lui non tollerava.
Non penso che riuscirò ad innamorarmi ancora, al dito porto la fede nuziale, perché io sono una moglie ripudiata, che mantiene la promessa fatta. Sento di dovergli essere fedele, perché lo amo con tutta me stessa, ma sono distante dalla sua mente, ormai.
Siamo rimasti soli, una coppia di pappagalli, tre gatti, un cane che ci hanno seguito, due bambini meravigliosi: non sono macerie, sono gli arbusti verdi, dalle radici profonde che avvolgono l'arida roccia di una separazione.




You are the hole in my head
You are the space in my bed
You are the silence in between
What I thought and what I said

You are the night time fear
You are the morning when it's clear
When it's over you're the start
You're my head, you're my heart

No light, no light in your bright blue eyes
I never knew daylight could be so violent
A revelation in the light of day
You can't choose what stays and what fades away

And I'd do anything to make you stay
No light, no light
No light
Tell me what you want me to say

Through the crowd, I was crying out
And in your place there were a thousand other faces
I was disappearing in plain sight
Heaven help me, I need to make it right

You want a revelation,
You wanna get it right
But it's a conversation,
I just can't have tonight
You want a revelation
Some kind of resolution
You want a revelation

No light, no light in your bright blue eyes
I never knew daylight could be so violent
A revelation in the light of day,
You can't choose what stays and what fades away

And I'd do anything to make you stay
No light, no light
No light
Tell me what you want me to say

Would you leave me,
If I told you what I've done?
And would you need me,
If I told you what I've become?
'Cause it's so easy,
To say it to a crowd
But it's so hard, my love,
To say it to you out loud

No light, no light in your bright blue eyes
I never knew daylight could be so violent
A revelation in the light of day,
You can't choose what stays and what fades away

And I'd do anything to make you stay
No light, no light
No light
Tell me what you want me to say

You want a revelation,
You wanna get it right
But it's a conversation,
I just can't have tonight
You want a revelation
Some kind of resolution
You want a revelation

You want a revelation,
You wanna get it right
But it's a conversation,
I just can't have tonight
You want a revelation, some kind of resolution
Tell me what you want me to say.

domenica 13 settembre 2015

Like a Sister

Il primo istinto di Eirene è di chiedere a Helena se per caso, esiste un modo per far sentire un potente calcio nel sedere a qualcuno lontano, anche due calci. «Nathaniel ha sempre inseguito il suo sogno di paternità: le sue figlie smarrite per il mondo. È molto romantico. È molto letterario.» sorseggia la birra, misura la stanza a grandi passi: «La realtà non è così poetica: ci sono giorni che passano senza eventi straordinari, ci sono persone che non parlano come nei libri, né agiscono allo stesso modo. C’è una ragazzina anoressica, che cerca disperatamente amore, attenzione e con cui serve molta pazienza. C’è una coppia che si confronta, senza sbandierarsi devozione a ogni piè sospinto. C’è poco di letterario nella nostra vita e c’è tanto di vero.» sentenzia come se dovesse fargli la predica. «Lui ha ritrovato le sue figlie, ma non era il rapporto che sognava. L’ha tagliato. Lui voleva questo, lui voleva quello, come fosse lo scrittore di un romanzo ma non lo è. Noi non siamo le sue creature, quando ci ribelliamo, ci cancella. Non è amore, questo. È un fuoco che divampa perché… Perché è così avventuroso trovare la felicità completa, dopo una lunga ricerca?» non ci va leggera, perché si sente presa in giro a sua volta e lo vorrebbe pigliare a schiaffi sino a farsi sanguinare le mani. «Non andare da lui, Bri.» l’avverte. Non ti umiliare.

lunedì 11 maggio 2015

Jaded

Ho parlato con Haniel, come Esiliato dovrebbe conoscere molti più tormenti di me e dopo le parole incoraggianti, dopo i silenzi comprensivi, ha inviato un file audio e il testo di una canzone.

Hey jaded, you got your mama's style
But you're yesterday's child to me
So jaded
You think that's where it's at
But is that where it's supposed to be
You're gettin' it all over me and serrated

My my baby blue
Yeah I been thinkin' about you
My my baby blue
Yeah you're so jaded
And I'm the one that jaded you

Hey jaded
In all it's misery
It will always be what I love and hated
And maybe take a ride to the other side
We're thinkin' of
We'll slip into the velvet glove
And be jaded

My my baby blue
Yeah I'm thinkin about you
My my baby blue
Yeah I'm so jaded
And baby I'm afraid of you

Your thinking's so complicated
I've had it all up to here
But it's so overrated
Love and hated
Wouldn't trade it
Love me jaded

Hey jaded
There ain't no baby please
When I'm shootin the breeze with her
When everything you see is a blur
And ectasy's what you prefer

My my baby blue
Yeah I'm talkin' about you
My my baby blue
Yeah I've been thinkin' about you
My my baby blue
Yeah you're so jaded
Baby
Jaded
Baby
You're so jaded
'Cause I'm the one that jaded you.


martedì 5 maggio 2015

Watch him sleeping

«Quando ho smesso di avere paura? Credo sia stata una notte, faceva parecchio caldo e avevamo la finestra aperta, sentivo l'aria entrare, infilarsi tra le tende, avevo la sua gatta sulle gambe. Iris aveva quest'abitudine di mettersi sulle gambe, la spostavo anche sei volte. Nathaniel dormiva, vedevo appena il suo viso ma sentivo il calore del suo corpo, il suo profumo era l'unico che arrivava alle narici. Ero tra le sue braccia, immersa nel silenzio relativo di New Orleans e ho pensato che sarei rimasta per sempre, che sarei rimasta anche se lui mi avesse dimenticata, perché ogni singola cellula del mio corpo lo amava, bramava la sua presenza e l'idea stessa di essere altrove, di non poter contare i suoi respiri o baciare la sua pelle mi atterriva. È in quella notte che ho smesso di temere, ho imparato che avevo paura di essere felice, perché credevo di non meritare il suo amore. Gli dimostrerò che il Legame Diamond non toglie nulla al nostro rapporto. Io volevo che sapesse il mio nome per questa ragione, il legame Nephilim non è neppure reversibile. Volevo che avesse la prova che lui ha tutto il mio cuore, che ha tutta la mia anima e tutto ciò che desidero è con lui. Comprenderà con il tempo: siamo una famiglia, cresciamo i nostri bambini, viviamo insieme cose insignificanti e fondamentali.»

giovedì 30 aprile 2015

Hard Lesson

«Sapete, io ho attraversato due conflitti mondiali e ho sepolti quasi tutti i miei parenti. Ogni attimo che ci viene concesso è prezioso, perché domani potrei perdere qualcuno che amo, perché domani potrei morire fra le braccia di qualcuno che amo e avrei soltanto il rimpianto di aver voltato le spalle a una serata di quiete, di chiacchiere in cui ricordarci di essere vivi, in cui ricordarci che la vita non fa schifo come può sembrare, dobbiamo tenerlo a mente per quando le cose andranno davvero male. L'ho detto: la vita non è trascinarsi dall'alba al tramonto con rabbia e dolore. Non è neppure sopravvivere, quello. Vivere è qualcosa di più. Vivere è qualcosa di meglio e val bene una serata. Io finirò di mangiare, tornerò a casa dalla mia famiglia. Sarò felice di poterlo fare. Non dovete imparare a guarire i colpi inferti al corpo, ma quelli all'anima. È imparare a tenersi addosso le cicatrici. È imparare a convivere con la sofferenza, con il senso di colpa, il disagio, la voglia di mollare e comunque non perdere la voglia di ridere in compagnia, di amare, di essere amati. Voi, questo non l'avete imparato perché siete giovani. La vostra strada non è lastricata di lapidi come la mia o quella di Roseclare o di David. È questa la parte più dura. È questa la parte che richiede anni e anni di vita per essere appresa. Andate pure. La festa prosegue un altro poco. Controllerò le Stelle e saluterò per voi i miei gemelli.»

venerdì 10 aprile 2015

Brand New Day

Ho rivisto Sinead Kinner, questa settimana. Credo sia la prima Vyedas che abbia mai addestrato. Eravamo entrambe nella Fratellanza di Cork, lei covava molta rabbia nei confronti dell'Angelo, non tollerava la vista dei Fallen, sicura che aspettassero l'occasione propizia per vendicarsi della Caduta, per sfogare la rabbia di essere privati della Grazia. Era una bellissima ragazza dai capelli rossi, una manciata di efelidi sul viso ovale e una naturale propensione per la pittura.
In città è arrivata con la sua famiglia, visto che sua nipote sta per inaugurare una galleria fotografica; avevo sentito dire che si fosse sposata, avesse avuto dei bambini ma suo marito è morto cinque anni fa, un infarto in un'afosa Domenica estiva.
Ci siamo abbracciate, come ex compagne del liceo, siamo andate nella pasticceria di Fanny e Gwen per chiacchierare, per raccontarci anni di silenzio.
«I ragazzi erano grandi. Natalie soffrì moltissimo per la perdita del nonno, perché nostro figlio aveva divorziato.» ha fatto una pausa, un sospiro spiaciuto: «Prese la sua macchina fotografica. Neil sarebbe orgoglioso di lei, anzi sono certa che lui avesse visto il suo potenziale, sono sicura che l'abbia guidata alla fotografia in quel modo. È una Medium, l'abbiamo scoperto quando ci ha informato che Gatty, la sua cocker, dormiva ancora nella sua cesta e non si poteva rimuoverla.» ha soggiunto, come divertita.
Ho finito per chiederle come Neil avesse vissuto il suo ruolo nella Fratellanza.
«Si possono fare grandi discorsi, però il banco di prova sono i fatti. Smuovi le montagne con le parole, ma è davanti agli ostacoli che puoi essere forte.» ha detto, assaggiando la cheesecake: «Io venni uccisa da una Baali. Le sfregiai quel suo viso da puttana, comunque, Lyle prese il mio corpo, lo nascose mentre aspettava che la Congrega mi portasse indietro. Neil non poté vedermi, rimase a casa con nostra figlia di tre anni. Piangeva, gridava di volere la mamma, non mangiava, aveva una febbre nervosa, Neil era figlio unico, i genitori erano rimasti ad Arlow, dove io ero andata per la gente.» ha fatto una pausa, il dolore del ricordo è riaffiorato: «Non ha mai parlato nel dettaglio di quei giorni, ma quando sono tornata a casa... Abbiamo impiegato qualche settimana a ritrovare la serenità. Eravamo felici, turbati, spaventati, grati.» ha alzato il volto su di me: «Ci siamo confrontati, gli ho domandato perché fosse arrabbiato e non lo era con me bensì con se stesso, per non avermi protetta. Abbiamo dovuto superare questo ostacolo, senza troppe parole e con i fatti: non perdevo occasione per dimostrargli fiducia, sostegno, amore. Cercavo di passare del tempo con la famiglia, lasciavo che lui stesse con la bimba. In maniera graduale, abbiamo superato la nostra prova.» ha sorriso, ha capito perfettamente.
Ho annuito, sicura che avesse ragione: Nathaniel ed io cambieremo casa, passa più tempo con i gemelli, ci guardiamo attorno, facciamo progetti per il nostro futuro. La sera, scivolo nel letto per raggomitolarmi accanto a lui, talvolta è sveglio, altre è già addormentato, sento le sue emozioni, poi le sue braccia mi circondano, le sue mani mi accarezzano.
«Dormiamo, amore mio.» sussurro, mentre lo bacio: «Ci aspetta un nuovo giorno.» e ho la certezza, che tutto ciò sia confortante per me e per lui.

martedì 7 aprile 2015

Young, cool and smart


Hester: i primi jeans, la prima felpa da hipster. Non gradiva le calzine, ma le stavano benissimo.
Madison ha gusti particolari in fatto di moda neonatale.
Il nonno ha gradito.

domenica 22 marzo 2015

Everything I Do...

Talvolta, le parole possono arrivare da altri eppure essere nostre, appartenerci comunque.

Messaggio di Nathaniel:


Messaggio di Brianna:
So honey now
Take me into your loving arms
Kiss me under the light of a thousand stars
Place your head on my beating heart
I’m thinking out loud
Maybe we found love right where we are
When my hair’s all but gone and my memory fades
And the crowds don’t remember my name
When my hands don’t play the strings the same way,
I know you will still love me the same.

The Bangles Eternal Flame

Say my name, sun shines through the rain
A whole life so lonely, and then you come and ease the pain
I don't want to lose this feeling.
Close your eyes, give me your hand
Do you feel my heart beating, do you understand
Do you feel the same, am I only dreaming
Is this burning an eternal flame ...

Messaggio di Nathaniel:

Bon Jovi Thank You For Loving me

Messaggio di Brianna:
Savage Garden - I Knew I Loved You

I knew I loved you before I met you
I think I dreamed you into life
I knew I loved you before I met you
I have been waiting all my life

There's just no rhyme or reason
only this sense of completion
and in your eyes
I see the missing pieces
I'm searching for
I think I found my way home
I know that it might sound more than
a little crazy but I believe .

Messaggio di Nathaniel:
Bryan Adams - (Everything I Do) I Do It for You

Ma è vero, darei la mia vita per te.

Messaggio di Brianna:
Sì, anche io darei la mia vita per te e potrei morire non una ma mille volte per te... Però, io ti ho già donato la mia vita e per poter vivere mille giorni insieme te, svegliandomi al tuo fianco e prendendo sonno accanto a te.


Look into my eyes, you will see
What you mean to me
Search your heart, search your soul
And when you find me there you'll search no more

Don't tell me it's not worth tryin' for
You can't tell me it's not worth dyin' for
You know it's true
Everything I do, I do it for you

Look into your heart, you will find
There's nothin' there to hide
Take me as I am, take my life
I would give it all, I would sacrifice

Don't tell me it's not worth fightin' for
I can't help it, there's nothin' I want more
You know it's true
Everything I do, I do it for you
Oh yeah

There's no love, like your love
And no other, could give more love
There's nowhere, unless you're there
All the time, all the way, yeah

Look into your heart, baby

Oh, you can't tell me it's not worth tryin' for
I can't help it, there's nothin' I want more
Yeah, I would fight for you, I'd lie for you
Walk the wire for you, yeah I'd die for you

You know it's true
Everything I do, oh, I do it for you

Everything I do, darling
And we'll see it through
Oh we'll see it through
Oh yeah

Look into your heart
You can't tell me it ain't worth dying for
Oh yeah

I'll be there, yeah
I'll walk the wire
Oh, yeah

giovedì 19 marzo 2015

The Daddy in the World



Domani mattina, in cucina, Nathaniel troverà i gemelli svegli e la colazione pronta. Sul tavolo c'è un pacchetto rettangolare e un bigliettino scritto dalla Ethevyn: 'Festa del Papà 2015' è scritto sul retro della busta, aprendola, Nathaniel troverà un biglietto d'auguri con due mani argentate congiunte, aprendolo vedrà dei cartoncini scritti e colorati da Brianna: 'Daddy, You're the Best in the World x Hester, Heath'. Il regalo, ovviamente sempre da parte dei gemelli è un ciondolo portafoto realizzato totalmente in argento di forma ovale con incisioni a fantasia floreale nella parte anteriore, lucidato completamente nella parte posteriore, apertura a scatto. Dentro sono miniaturizzate due fotografia: a sinistra Hester e Heath dormono beati fra le braccia di Nathaniel, seduto in poltrona e sonnacchioso a sua volta; a destra c'è una foto di Nathaniel che sta chiacchierando con Madison nella cucina di casa Hunt.

domenica 15 marzo 2015

The Wall

«Lei sa che sono anche Umana. Siamo Figli degli Angeli, a dirla con brutalità, siamo Figli delle Umane che ci partoriscono, ci allevano, ci crescono. Siamo un raccordo fra due piani di esistenza, che la cosa possa piacere, oppure possa dispiacere. In quanto tali, non rinneghiamo nessuna delle nostre nature, né siamo disposti a tenere in una sfera di cristallo gli Uomini, considerandoli ingenui bambini incapaci di decidere cosa fare della propria vita. Credo che sia inevitabile un contatto fra il Soprannaturale e gli Umani: portali aperti in centro città, bizzarre creature che escono dai laghi, stragi non meglio specificate, ormai l'informazione viaggia su binari veloci ed è sufficiente un cellulare per rendere milioni di persone partecipi dell'esistenza di un'idra. E possiamo solamente lodare Dio, che non vi sia anche un cellulare per ogni drago che decide di svolazzare in città. Il punto non è creare la famosa bolla in cui stipare sei miliardi e rotti di anime, tenerli a guardare TG farlocchi e sciocchi serial. No, il punto è evitare delle vittime. Evitare che il fuoco bruci delle mani che non sanno che la fiamma farà male. Può sembrare un cavillo, invece mi creda è una questione etica, morale ed oggettiva di grande importanza Perciò, credo sia saggio evitare che la gente, le persone... Non sciocche, non indifese, ma ignoranti perché ignorano la realtà nella sua completezza vengano distrutte da una verità che è feroce, aggressiva e letale. In poche parole, credo che serva uno scudo fra le persone e il Soprannaturale, una parete difensiva che eviti i danni. Una parete che argini i pericoli.»

venerdì 13 marzo 2015

Piece of Me

Sono ritornata. Shane ha recuperato la mia anima, ha dato il mio corpo la scintilla che s'era bruscatamene spenta.
Il primo barlume di consapevolezza è stato per i miei figli, ho ricordato i loro volti addormentati, ho avvertito la necessità di vederli, di tenerli fra le braccia, cullarli mentre erano svegli. Ho compreso, perché il mio spirito non avesse pace: Hester, Heath hanno bisogno di me o forse, io desidero convincermene perché alla prova dei fatti, i gemelli erano puliti, profumati, sfamati.
Sono a casa, adesso. Sono circondata dalle persone che amo, dovrei sentire un senso di pace, di sollievo, invece sono stanca.
È naturale, dicono, gradualmente ritornerò ad avere la stessa energia, la medesima forza, eppure c'è dell'altro. Faccio il possibile, perché nessuno possa vederlo, avvertirlo però non lo nego a me stessa, c'è dell'altro, non so definirlo.
Piango, ogni volta che sono sola, piango sino a quando gli occhi non sono gonfi e la testa pulsa di dolore, piango senza mangiare un boccone, distesa sul divano.
«Sento come se un pezzetto di me fosse perduto.» ho detto ad Haniel, l'unico a cui abbia pensato di confidare una cosa talmente complessa e dolorosa. Gli ho telefonato barricata al terzo piano, con Beren e Luthien sistemati sul mio grembo.
«È impossibile, gli Stregoni non fanno lavori a metà.» ha ribattuto in tono pratico: «Sei te stessa, ma forse qualcosa è semplicemente cambiato. Hai cento anni, Brianna, se non ti evolvessi nel tempo, saresti una creatura sciocca e inutile, ma tu non sei né l'una, né' l'altra. Dimmi, cosa c'è?» ha chiesto.
Sono scoppiata in lacrime ed è stata la mia replica, perché Haniel non ha fatto pressione. Io non so spiegare in che senso possa essere cambiata, quale granellino della mia personalità abbia preso un'altra direzione, però è accaduto.
Trovo conforto nella stanza dei bambini, osservo la loro innocenza, progetto un futuro che sia sgombro da nubi, un avvenire di ostacoli sormontabili, mi chiedo se Nathaniel avverta qualcosa o sia troppo chiuso nelle sue emozioni per badare ai miei stati d'animo.
Non è empatico, non può sapere cosa si prova a sentire la rabbia, il dolore, il rimpianto altrui, quando distende la mano verso di me, soffoco l'impulso di raggomitolarmi di lato, di rimanere con le mie riflessioni, senza essere travolta dai suoi sentimenti negativi, in silenzio, senza farlo notare per timore che una sillaba, un sospiro, finiscano per generare una discussione che non potrei sostenere.
Rimango sveglia, preparo la colazione, sistemo Hester e Heath, li tengo svegli perché salutino il papà, talvolta anche Madison; cucino e chiedo dei miei fratelli.
«Ne hai parlato con Nathaniel?» è la domanda che mi fanno anche i fili d'erba attorno alla Sede.
Non l'ho fatto, per ora.
Voglio parlare con Nathaniel, stavolta, non importa quale sia il prezzo da pagare. Sono sfinita, devo trovare rimparo in lui, dovrebbe essere uno sforzo reciproco, venirci incontro.
Sono morta in questa casa, non mi sento a mio agio, qualcosa è cambiato per sempre.
Stavolta non posso farcela da sola.
Dovrebbe essere il primo a saperlo. Dovrebbe essere il primo a cercare di vedere quanto sappia amarlo, oltre le differenze, oltre i difetti, oltre gli sbagli.
No, no, no... Lui sa che lo amo, non può dubitarne. Abbiamo la nostra famiglia, può fare uno sforzo, può ascoltare, se non capire, solo sentire, solo accettare che io sia imperfetta, come il mio amore. Io lo amo, può cambiare il Cielo ma non il mio cuore. Lui mi ama, può cambiare il Cielo, ma non il suo cuore?
Deve solo amarmi,solo dire che ci riusciremo insieme, non importa come ma insieme. O amarmi è la disgrazia della sua vita? Temeva lo fosse per Ariana conoscere lui, ma forse è per lui, avere accanto a me.
Sono stanca, sono arrabbiata, sono confusa, piango appena sono sola, piango sino a quando non ho mal di testa e scordo di mangiare. Io non sono debole. Nessuno mi renderà debole.
È tempo di affrontare la vita.

È tempo di andare avanti.

venerdì 6 marzo 2015

One last time, say my name

Il nostro cattivo questa sera non sembra voler far sconti a nessuno. Infilza Brianna senza pietà, le fa male, ed è sempre più vicino al suo scopo. Eliminarla, distruggerla, toglierla di mezzo. Si sta accanendo su quella figura esile che è Brianna, ma è figlia di un angelo e le direttive sono precise, gli ordini vanno rispettati. Nathaniel continua imperterrito a urlare, continua ad infastidire il cacciatore che comincia a perdere la pazienza anche nei confronti del Medium. Medium che spara e colpisce dalle parti dei gioielli di famiglia, esplosione di sangue, i tappeti dovranno andare in lavanderia. Dubitiamo comunque che abbia un apparato riproduttivo quindi diremo che colpisce quella zona e allarga le braccia, indietreggia e per questo esce dalla mira di Brianna che stila testamento con il marito. E visto che qua sta finendo a sparatutto contro il cacciatore e questo sta perdendo la pazienza decisamente in tutti i sensi Proverebbe quindi a colpire Nathaniel che gli ha frantumato qualcosa con la pallottola ma non tagliandolo da parte a parte come si farebbe con il fruit ninja, bensì con il piatto della Katana per disarmarlo e poter dedicarsi alla Ethevyn, anche se comincia a sentirsi stanco, di tutte queste tarantelle.
Nathaniel urlerebbe se solo avesse il fiato per farlo. Invece si mozza, e il cuore sembra perdere qualche colpo quando vede la compagna, l'amore della sua vita, accasciarsi a terra. «Brutto fottuto bastardo! Tornatene da dove sei venuto!» non soltanto schiva alla grande il colpo che lui cerca di infliggergli, anzi si scosta abilmente sul lato, ma tenta poco diplomaticamente, il momento dopo, di abbassare le braccia, reggere l'arma con la sola mano destra e poi fare il gesto più avventato della sua vita, con ogni probabilità. Forse pure l'ultimo. Non si china a guardare come sta la moglie, non si mette a piangere. Non è il momento. Semplicemente si avventa contro il cacciatore e tentare, ovviamente facendo conto sullo slancio appena messo, se non sul proprio peso, di atterrarlo. La mano sinistra che nell'impatto, tenterebbe pure di acchiappargli il polso con cui regge la katana. È  semplicemente la forza della disperazione, mista alla rabbia più cieca, al momento. Nel movimento non viene emessa parola, né tanto meno alcun suono o respiro. Sembra semplicemente... Sospeso. E dire che sarebbe un becchino e un anonimo medium che lavora il legno e restaura libri. «Smettila!» c'è più disperazione che tentativo di zittire la moglie o essere arrabbiato per chissà quale motivo.
Brianna sapeva che non sarebbe sfuggita al Darach, l'ha compreso quando si è avventato su di lei alla Sede. È stata una sensazione epidermica, anche se Umana ha saputo riconoscere la morte, quando si è presentata. Vede altro sangue addensarsi sull'ingresso, comprende che arriva dal nemico. «Muoiono.» è la sua constatazione, è la sua consolazione. «Usa il mio cellulare.» nel parlare, sente il palato invaso da un sapore aspro, ferroso, qualcosa di caldo scivola dalla bocca. I polmoni, il cuore si muovo pigramente, stremati dalla perdita ematica, vicini al collasso. «Nathaniel.» pronuncia quel nome con amore, con gratitudine, un suono dolce immerso nella violenza della notte. «Vivi per... Noi.» è scossa da un sussulto nervoso, vorrebbe tendere le braccia, ormai non riesce a tendere alcun oggetto. «Per noi. Per noi. Io sarò con voi. Non mi abbandonare, amore. Non mi lasciare.» la velocità di pronuncia aumenta, il tono si abbassa e si confonde: «Non ti vedo. Dove sei?» domanda con angoscia: «Nath... Non posso... Perderti. Amore, non andare... Ci siamo trovati, alla fine. Dì il mio nome, solo un'altra volta... Ti prego.» ha un attacco di tosse: «Dì il mio nome, quando lo fai... Quando mi parli è come... Una luce che si accende nella mia... Anima.» sussurra, gli occhi castani si velano di lacrime. Avverte la sofferenza fisica affievolirsi, perché buona parte del sistema nervoso si è bloccato, l'aspetta l'apnea dolorosa in cui vorrà espandere il torace senza riuscirvi.
Non riesce a disarmare il Medium, e se avesse sentimenti, il cacciatore, sarebbe parecchio stizzito. Invece osserva i movimenti di entrambi. Brianna agonizzante e Nathaniel prova pure ad aggredirlo fisicamente. Il Darach si sposta, lasciando capitolare il Medium a terra, non infierisce su di lui, per ovvie ragioni, piuttosto si accanisce nuovamente contro la Ethevyn, andando ad impugnare la katana saldamente, con due mani e proverebbe a spingerla con forza contro il petto della donna, diretto al cuore. Non c'è nemmeno un filo di pentimento in quel gesto, non c'è un minimo di rispetto niente. C'è solo un ordine da rispettare, un compito da portare a termine. Guarderà subito dopo Nathaniel, come se volesse assicurarsi che abbia visto la fine della sua consorte. La crudeltà.
Nathaniel capitombola a terra, neanche a dirlo. Si sbilancia e finisce con le ginocchia piantate nel tappeto del salotto di casa Hunt. C'è orrore nello sguardo, dopo quel gesto avventato e finito davvero male. Fissa per qualche secondo il pavimento, con la consapevolezza di averla, probabilmente, condannata a morte. Poteva sparare, poteva essere più veloce, poteva darle tempo o modo di scappare, di uccidere in qualche modo il cacciatore o farlo sparire. Niente di tutto questo. Si gira lentamente, richiamato dalla voce della moglie. Non dice ancora nulla ma si avvicina, carponi, senza separarsi comunque dall'arma. Cerca di arrivare il più vicino possibile alla sua figura, di piegarsi su di lei, ma viene letteralmente gelato sul posto dall'ennesimo colpo inferto a Brianna, questa volta diretto al cuore. Segue il movimento con gli occhi sgranati, la bocca aperto in un urlo di disperazione che suonerebbe strano persino a lui e anzi, lo è. Non si rende conto di farlo, non si rende conto nemmeno di mettersi a piangere. Ma è quando la creatura si gira verso di lui, che punta nuovamente la pistola e preme il grilletto. Stavolta mira al cuore del cacciatore, così come lui ha fatto con Brianna. «Brì, non mi lasciare, ti prego...» mormora appena, tirando su con il naso e provando ad accarezzarla, a scuoterla. A cercare eventuali segni di vita: «Vediamo se ce l'hai tu, un cuore.»
Brianna fa un debole sorriso, Nathaniel ha esaudito il suo ultimo desiderio: ha pronunciato il suo nome: «Nath» è un respiro. Le è risparmiata l'apnea, non vede il Darach, avverte una fitta lancinante al cuore. È indescrivibile quanto sia potente il dolore che raggiunge i centri nervosi, incurva la schiena involontariamente, il fisico stesso è scosso da quella tremenda ferita, mentre la katana esce dal petto, il sangue si solleva in uno zampillo, l'ultimo possibile. I pensieri si confondono, velocemente intravede ombre e suoni, le sensazioni cessano, ondeggia nel vuoto senza gioia, senza rammarico, inconsapevole persino di se stessa, l'agonia è breve, alcuni minuti in cui i muscoli si rilassano, le ferite cessano di gettare sangue, il calore si abbassa sino a quando la pelle non è tiepida, imperla di sudore sulla fronte e di lacrime sulle guance.


Il colpo alla Nephilim va a buon fine, la katana viene estratta dal petto della donna e rimessa nel suo fodero. Il suo compito qui è finito. La mattanza è compiuta. C'è sangue ovunque, sangue di Brianna, sangue del Darach. Lacrime, pallottole piantate nel muro, vasi rotti. C'è un sipario che cala, tutto diventa nero, tutto sembra inutile, tutto sembra andare in frantumi in questi casi. La vita a New Orleans non è facile, avere una famiglia legata al sovrannaturale non è facile, essere un esponente di una razza non è facile. Brianna ha pagato il suo essere figlia di un angelo con la vita. Nathaniel spara, probabilmente è l'ultimo tentativo che farà, ed il Darach evita, come a voler far capire che è tutto inutile, ogni sforzo compiuto dall'altro è spreco di forze. Rimessa la katana al posto si avvierà correndo verso la porta d'ingresso, non l'aprirà, ma la stessa figura svanirà nel fumo nero, come è comparsa tra quelle mura. Brianna non andrà via del tutto, no, avrà modo di stare vicino a Nathaniel, in un'altra forma che solo ed esclusivamente il medium può vedere.
Nathaniel non prova più a sparare. Abbandona l'arma di fianco a se e cerca di raccogliere come può, infischiandosene di inzaccherarsi di sangue, con le dita che tremano, il corpo di Brianna. Cerca di stringerla a sé, mentre si piega in avanti con il busto fino a tentare di poggiare il capo, con il lato sinistro, contro il suo petto. Piange e calde lacrime prendono a scorrergli giù dagli occhi arrossati e stanchi, fino sulle guance e poi ad imperlare la barba, mischiandosi con il sangue della Nephilim. Ondeggia piano con il tronco, quasi tentasse di cullarla, dolcemente e lentamente. «Non ci sono riuscito...» deve mettere parecchie pause per riuscire a finire una frase: «Non sono riuscito a proteggerti.» la voce praticamente un sussurro spezzato dai singhiozzi. Alza però lo sguardo, carico d'odio, verso il cacciatore. E in effetti sarebbe anche pronto a difendere i suoi due bambini al piano di sopra, se questo tentasse di uccidere anche loro. Rinuncerebbe alla sua stessa vita per loro, per volontà di Brianna. Sembra sfidarlo, almeno fino a quando questo non si allontana e poi, semplicemente, sprofonda nel suo silenzioso dolore. Un dolore intenso, come essere privati del proprio, di cuore o della propria anima. Come se un pezzo di lui si fosse disgregato, spezzato con la morte di Brianna.
Brianna è immersa in quel vuoto, quando il gelo della morte va a separarla dal mondo dei vivi. C'è qualcosa della sua consapevolezza che permane, una scheggia di lucidità che dona una parvenza fisica allo spirito, appare come uno Spettro dai capelli blu e un teschio a stravolgere i lineamenti gentili, ha una sfilza di lividi sul collo, gronda sangue dal ventre, dal petto, le braccia rilassate lungo i fianchi, i piedi scalzi con solo le calze di cotone. «I bambini hanno fame.» parla in tono stranamente fermo, sicuro. È morta da una manciata di minuti, eppure sembra averlo scordato. Non è apparsa all'ingresso, infatti ma sulle scale che vuole salire per raggiungere i gemelli. L'unico che può vederla, che può sentirla è Nathaniel. «Potresti preparare il bagnetto?» domanda al marito. Non ritiene di aver ragione di volgersi o forse non desidera fare i conti con la realtà, il suo obiettivo è andare nella cameretta di Heath e di Hester, stare con loro. La sua logica è distorta, piegata da quanto avverte, non è la Ethevyn, non è neppure la stessa donna, qualcosa in lei cambia, come accade a ogni Skull, separato dal suo corpo, dal mondo e ancorato ad esso. «Nath. Vieni.» lo chiama, infine.
Nathaniel preme il viso contro di lei, affondando i singulti. Un riguardo per i bambini, si presume, anche se al piano di sopra e non ancora... "coscienti" di ciò che accade nel mondo, non almeno quanto un adulto o un bambino più piccolo. Non si preoccupa però del fatto che Madison possa arrivare da un momento all'altro e, si spera, viva e vegeta. Prosegue con quel movimento impercettibile, che chiunque gli graviti attorno, avrà potuto vedere soltanto quando ha in braccio i bambini, quando arriva la voce di Brianna direttamente a sfiorarle le orecchie. Sgrana gli occhi ma non si alza ancora da lei, da ciò che rimane del suo corpo. «A...» una pausa, deglutisce a forza: «Arrivo subito.» tira su con il naso. «Tu...» preme le labbra tra di loro e cerca di ricacciare indietro le altre lacrime: «Tu vai. Io arrivo subito, te lo prometto.» solo ora alza lentamente il capo e si asciuga frettolosamente le guance, ma non gli occhiali, che comunque rimangono spruzzati di lacrime. Macchioline minuscole che vanno ad offuscargli la vista, come se le lacrime stesse non bastassero. O la miopia. «Arrivo subito.» lo ripete nuovamente e stavolta cerca persino di sorriderle.

sabato 28 febbraio 2015

Sunshine in his smile


Il sorriso di Heath è un raggio di luce, puro e incontenibile. Inizia a muoversi, quando lo metto seduto, lancia dei gridolini deliziati.

giovedì 26 febbraio 2015

Good Morning!

Heath appena sveglio, ancora molto indeciso sul perché sia stato strappato dalle braccia di Morfeo per trovarsi in quelle della mamma.

Hester posa sul lettone di mamma e papà, ordinata, calma, leggermente vezzosa. Sua nonna Rebecca sarebbe stata oltremodo orgogliosa di lei.

lunedì 23 febbraio 2015

... And I am in Love with You

«I’m in love with you, and I know that love is just a shout into the void, and that oblivion is inevitable, and that we’re all doomed and that there will come a day when all our labor has been returned to dust, and I know the sun will swallow the only earth we’ll ever have, and I am in love with you.»

sabato 7 febbraio 2015

Tired

È da tanto che non scrivo qualcosa, ne sento la necessità ma poi altri doveri mi distraggono, talvolta sono così stanca da sentire i bervi contrarsi, sotto la pelle e non riesco a distogliere la mente dai bambini, anche mentre sono con Nathaniel e Madison o quando li affido alla Fratellanza, ho il terrore accada loro qualcosa, che possano scivolare dalle braccia di Roseclare o di Anja, che Nathaniel non controlli la temperatura del latte, però taccio ed è un bene che lui non possa condividere i miei fardelli, perché sono tanti.
Non è possibile descrivere l'affetto di una madre, perciò non tenterò di spiegare cosa senta per Hester e Heath, perché nessuno può dubitare che siano la mia gioia, che siano i battiti del mio cuore e tutto il senso che la mia esistenza può avere, però mi rendo conto di non poter continuare in questo modo.
Annullarmi per uno scopo, porterà a un crollo nervoso; io sono una creatura imperfetta che necessità di piccoli spazi personali in cui esprimersi, in cui sfogare ciò che cova nel cuore, nell'anima, nella mente.
Bonnie è partita per New York. Non mi sono stupita di ricevere la sua lettera, avevo cercato di confortarla, di incoraggiarla a vivere un'esistenza piena di amore, di gioia e non soltanto come madre, ma pure come la splendida donna che è. Vederla piangere, sentirla parlare di Maxwell mi ha addolorata. È una persona speciale, la sua forza arriva dall'immensa capacità di amare e so che, prima o poi, un uomo sarà alla sua altezza e conquisterà il suo cuore ferito, lo curerà, si accosterà ai bambini per crescerli con costanza, con affetto, come un buon patrigno.
Ho conservato la sua lettera, egoisticamente ho pianto perché gli amici lasciano un vuoto oscuro, profondo, ma ha fatto la cosa giusta.
Ci rivedremo, ci riabbracceremo guardando con meraviglia quanto in fretta crescono i nostri figli, parleremo di tante cose, perché l'amicizia non ha per ostacolo la lontananza ma l'indifferenza.
Quando ho saputo che Jethro non era più il compagno di Helena, lo ammetto, ho avuto paura di vederli partire entrambi. Helena è una donna matura, Jethro resta un membro della Schiera, il timore è irrazionale, quindi ho visto me stessa perdere altri amici, individui fidati che hanno un posto nella mia memoria, che sanno donarmi sollievo, che sanno parlarmi con serietà e rispetto, che comprendono senza condannare la mia natura.
Loro sono a New Orleans, immagino svolgano il proprio lavoro, godono di buona salute.
È rassicurante pensarlo.
Vorrei fermarmi a questo punto, ma non posso, non voglio: la prova più dura è arrivata, ho sperato di non doverla affrontare, ho pregato che le parole non fossero vento, che il senso di ciò che la Fratellanza è stata nel corso dei secoli penetrasse nel cuore di Hope, mi domando dove abbia sbagliato, se abbia commesso degli errori, non avrò mai le risposte che cerco.
Lionel ha chiesto di parlarmi, io ho ascoltato, io ho agito: indegna di essere l'Erede di una Creatura Celeste, privata della Grazia, allontanata dai Nephilim per condurre una vita Umana, forse è la strada che Hope ha desiderato percorrere sin dall'inizio.
Aveva un carattere irruento, fragile, refrattario ai consigli, vedeva le nostre norme come vincoli, sognava ciò che non poteva ottenere, fra noi ed è libera di essere una semplice ragazza, forse non è stata una punizione, forse è stato un dono.
Anja, Key, Eve non hanno commentato, non una parola di biasimo dalle loro labbra, solamente sofferenza, condivisa da tutti e un nuovo masso sul mio petto, l'ombra di Cora e del sorriso innocente sporcato dal sangue.
Sento Nathaniel scivolare nel sonno, il respiro si fa profondo, la presa attorno ai miei fianchi allenta, io posso scivolare giù dal letto, senza disturbarlo. Ha rifiutato il legame per non darmi i suoi dolori, per non condividerli, ha detto... Teme di sentire cosa provo? La tristezza senza lacrime, lo sgomento senza lamento, l'interminabile fila di cari da rimpiangere, perduti a causa della violenza, della debolezza, della malattia, dell'Equilibrio? Teme di sentire il dolore di non poter vedere crescere il proprio nipote, di stringerlo esanime fra le braccia, circondato da uno strazio insostenibile, reso più acuto dall'anima di mio fratello che si spezza? Teme di sentire le mani sporche del sangue di Nathan?
Non vuole che sappia cosa c'è nel suo passato, quando ero imbottito di farmaci e si credeva pazzo? Non vuole che senta la frustrazione di perdere Ariana?
Non lo so, vorrei chiederlo ma si chiude davanti a me, mi respinge e io non ho la forza di andare oltre, non adesso.
Ci sono notti in cui lascio che tutti dormano, che nessuno sia sveglio per riversarmi addosso la sua angoscia e ricordo la mia infanzia: il mio cavallo a dondolo bianco, i cilindri musicali della mamma,  i nastri colorati che la zia usava come segnalibri e papà che mi ascoltava leggere, correggendomi.
Rimango in quegli anni, dove c'era luce e ordine, dove correvo per il viale facendo roteare un cerchio di metallo.
Vorrei che Hester e Heath avessero un'infanzia simile, giorni lieti in cui rifugiarsi, quando fuori minaccia la tempesta.

mercoledì 28 gennaio 2015

Bellezza

«Lo scarafaggio è stato il suo unico compagno mentre lavorava a Osaka. Lei aveva turni inumani, una paga misera, nessuna garanzia. Lo scarafaggio, andò vicino alla sua mano, una sera che piangeva. Rimase lì, anche se poteva essere ucciso e lei lo prese nel palmo. Lo tenne con sé, lui cominciò a seguirla, a starle vicino come un cane. Col tempo, comprese quanto fosse profondo il legame e lo trovo bellissimo: in quella disperazione, a donarle un po' di amore e di sollievo è stato un essere minuscolo, sgradevole, disprezzato. Sai, non sempre basta vedere la bellezza dove gli altri non la trovano. Bisogna creare la bellezza, anche dove proprio non c'è.»

martedì 27 gennaio 2015

It's not a goodbye, my friend

Carissima Brianna,
odio doverti dire che ho preso una decisione,
me ne ritorno a New York da mio padre,
mi inserirò nella nuova Corte della Big Apple,
e continuerò la mia vita là.
So di darti un dispiacere, e credimi, mi dispiace così tanto,
che per un momento ritornerei sulle mie decisioni.
Ma non posso, purtroppo qui ho dei legami che preferirei non
vedere mai piu in vita mia, e sono troppo intimi per
dimenticarmeli soltanto, spero che continuerai
ad aggiornarmi su quello che accade, e spero che
la tua vita sia bella come quella che meriti.
Non è un addio, ma un arrivederci, partirò stanotte,
altrimenti potrei venir meno alla speranza di un futuro
migliore, come madre migliore per i miei figli.
Ti voglio tanto bene, davvero tantissimo.
Tua affezionatissima, Boo.

giovedì 8 gennaio 2015

Make a Wish

Brianna è adagiata sul letto nella camera d'ospedale che occupa dalla nascita di Hester e Heathcliff. È in buona salute, come lo sono i suoi bambini e il marito è andato a prendere i genitori all'aeroporto. Lei ha ricevuto la visita dei nipoti, anche di sua madre e di suo fratello, si sente felice, ma anche stanca. La stanza è addobbata come si conviene con palloncini colorati legati alla testiera del letto, con un incalcolabile numero di mazzi di fiori, vasi di piantine, scatole di cioccolati, cesti traboccanti prodotti per l'infanzia. È una stanza allestita per l'evento più lieto. È in quel momento che, bizzarramente, ricorda la sua infanzia, il periodo dorato trascorso nella villa dei Byrne, quando i suoi genitori erano giovani e suo fratello era un bambino: rivede la stanza dei giochi, dove era custodita la sua casa delle bambole, il cavallo a dondolo bianco, il trenino che Alfred aveva costruito con l'aiuto del maggiordomo, il servizio da tea per le sue bellissime bambole di porcella, immagina Hester e Heath giocare in quella cornice datata ma per lei perfetta. Percorre con la mente il corridoio, arriva in Biblioteca, scivolando sotto la scrivania, vede le gambe di suo padre e ridendo, vi si aggrappa. Malcom sta disegnando qualcosa sul bordo di un libro aperto, lascia la bambina in attesa qualche secondo, sorridente, la solleva d'istinto facendo gridare eccitata. Brianna ricorda ogni libro su cui Malcom ha disegnato, ogni fotografia scattata e sistemata negli album da sua mamma, ricorda la musica che ascoltava Rebecca mentre si pettinava davanti allo specchio e pensa che tutto questo è perduto. I suoi bambini, lei stessa non rivedranno il bel viso di Rebecca Byrne o di Malcolm, neppure in una fotografia e non ci sono più i biglietti di auguri, le lettere conservate, i calamai e i pennini... Tutto perso in quella precipitosa fuga verso la campagna, durante la Seconda Guerra Mondiale. I bombardamenti non davano tregua, seminavano morte, dovevano sfollare lontano da ferrovie e fabbriche. Presero i soldi, gli abiti, i gioielli, per il resto non c'era spazio e al ritorno, la villa era stata devasta dai soldati, i mobili spaccare per farne legna da ardere, così i libri, i giocattoli rotti o rubati. Brianna sospira. È una piccola cosa in un mondo in tumulto, però sono tasselli importanti nella sua vita, le parlano di chi ha amato, le parlano di lei e ne parleranno ai suoi figli. «Vorrei che la Villa della famiglia Byrne tornasse come era un tempo, prima della Guerra. Vorrei rivedere la camera dove dormivo, quella in cui giocavo con Alfred, vorrei ascoltare i dischi della mamma, mostrare tutte le fotografie che sono state bruciate a mio marito, ai miei figli, ai miei nipoti. Vorrei che nessuno avesse devastato, saccheggiato la nostra casa, che nessuno mi avesse tolto quelle cose che... Che sono legate alla mia famiglia, alla mia vita. So che non è una cosa di vitale importanza, ma se potessi avere quello che mi hanno tolto, io sarei felice. Sarei felice di non avere solo i ricordi, di avere qualcosa anche se piccolo come può esserlo un disco o una fotografia. Vorrei tanto rivedere la casa in cui sono cresciuta. Lo desidero con tutto il cuore.» si esprime così, alla Shamana con un sospiro. Non è il massimo dell'altruismo, ma per una volta, pensa principalmente a cosa farebbe piacere a lei: riavere una parte del suo passato.

martedì 6 gennaio 2015

Breath of my Life




Ciao, siamo Hester Héléne e Heath Hector. Siamo nati questa notte e stiamo benissimo, anche la mamma e il papà sono in ottima salute, forse un po' stanchi.
Se volete conoscerci, siamo in ospedale con la mamma.
H&H.